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Incontro con il Tevere

L’appuntamento mensile dell’Associazione VOCE ROMANA, del 4 maggio, ospitato come sempre nel chiostro di S.Maria sopra Minerva, ha offerto ai convenuti la veduta eccezionale, per non dire unica, di un Tevere da favola dalla sorgente (Monte Fumaiolo, da fiumaiolo) all’augusto Ponte Milvio.  E’ lo stesso Direttore Responsabile di Voce Romana, SANDRO BARI, che, con il libro avente titolo “Sul Tevere, storie e segreti del fiume di Roma” ha preparato un documentario che rende il giusto onore all’imperiale corso d’acqua, evidenziandone i caratteri più belli e più veri: canneti, prode tranquille ed erbose abitate da nutrie (famiglia dei castori), gruccioni, garzette, vari palmipedi dignitosi e tranquilli, sotto alberi secolari, profumati (acacie, sambuchi, pini, ed altro) spesso confini di prati e colture e di macchie dove può anche spuntare qualche cinghiale che si tuffa nell’acqua per un bagno. Non sembra Roma, infatti, ahimè, dal Ponte Milvio in poi i piloni dei ponti successivi sono luride dimore di zingari che vi fabbricano tuguri o discariche di ogni porcheria, ritrovi di chissà quali illegali e rifugiati vari, alla faccia dei sindaci che si buttano l’un l’altro addosso le responsabilità e basta, lasciando tutto andare sempre più in malora.

Ma lo spettacolo del Tevere incantato, quello che viene giù sfiorando Farfa, la vallata che dalla provincia di Rieti porta a Roma, è opera di un vero artista. Sandro Bari, oltre a musicista, scrittore, romano verace e promotore della cultura al maiuscolo è anche questo. Nulla di oleografico: egli ha semplicemente scavalcato la linearità di una ripresa accademica e piatta per donare ancora a tutti l’essenza vitale ed universale dell’Urbe, il suo fiume.

Insieme al regalo visivo che completa il libro citato, del quale è autore, come detto, Sadro Bari, un altro testo specialistico su Roma completa la conoscenza del Tevere nei suoi lati più drammatici: si tratta di “Hic Tiber ascendit” di ROSWITHA e VITTORIO DI MARTINO e MASSIMO BELATI, che ha come oggetto le inondazioni, ricordate da brani di storici e da tavole di pietra inglobate qua e là sui muri delle abitazioni.

Con ampi dati storici ed illustrazioni anche singolari, il libro è curato fino ad essere un capolavoro, un grande dono per chi ama veramente Roma, e si accosta, nelle tragedie che la prepotenza del Tevere rappresenta, alle documentazioni degli sfasci amari delle discariche di vagabondi e di amministrazioni equivoche, cattivi governanti che i romani, chissà perchè, continuano ancora a sopportare senza buttare fuori . Messo all’angolo da politiche e religioni sbagliate, che hanno negativamente influenzato l’uomo sperdendolo in distruzioni e malesseri, il Grande Fiume racconta e canta le sue furie e le vincenti speranze.

Marilù Giannone