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Autore: Adelfia Franchi

Whistleblowing con SenzaBarcode. Al tempo di Mafia capitale, rotazioni e bavagli alla PA.

Venerdì 29 maggio, alle ore 17 in via delle Vergini 18, III piano stanza 327, SenzaBarcode presenta ufficialmente “Whistleblowing SenzaBarcode” la nuova sezione del sito che, attraverso Globaleaks, consentirà ai cittadini e dipendenti della Pubblica Amministrazione di segnalare episodi di corruzione o malagestione della Cosa Pubblica.

Globaleaks consente, attraverso il browser TOR, non solo di inviare segnalazioni completamente anonime -è impossibile risalire all’indirizzo IP del segnalante- ma di interagire con il ricevente -la redazione di SenzaBarcode- dando la possibilità di inviare materiale multimadiale (pdf, mp3, jpg etc), oltre alla possibilità di verificare lo stato di avanzamento della segnalazione o finanche cancellarla.corruzione

A supporto della redazione ci saranno legali che vaglieranno le notizie inviate. Negli USA, grazie ai whistleblower, sono state recuperate circa l’85% delle somme oggetto di frodi, oltre 55 miliardi di dollari dal 1986. Ogni anno queste segnalazioni permettono di recuperare 6 miliardi di dollari. Se questo sistema fosse stato applicato in Italia quale sarebbe stata la sorte di Mafia Capitale e dei suoi protagonisti o dei tanti scandali legati alla corruzione?E’ su questo interrogativo che SenzaBarcode ha deciso di dotarsi del sistema Globaleaks.

Presenteranno Whistleblowing SenzaBarcode:
Per Centro Studi Hermes per la Trasparenza e i diritti civili digitali: 
Emmanuele Somma
Per Radical Digital Frontiers: Diego Sabatinelli
Per Trasparency International: Enrico Gallina
Per la parte Legale di SenzaBarcode: Avvocato Alessandro Gerardi
Dal Capidoglio: Fabrizio Ghera capogruppo Fratelli d’Italia – Alleanza 
Nazionale-Marcello De Vita del M5S- Emanuele Besi, Avvocato.
Per la parte sindacale
USI: Serenetta Monti
SULPL: Stefano Giannini
Modera il direttore editoriale di SenzaBarcode Sheyla Bobba
Sono stati invitati tutti i rappresentanti politici di Regione e Comune 
di ogni schieramento e l’Ambasciatore John Phillips.Ilavori sararro ripresi da Radio Radicale.

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Imu agricola : escamotage elettorale?

Imu: felici che la questione sia al centro del dibattito, speriamo non sia solo escamotage elettorale

 Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino: è tempo di agire, Governo e Parlamento devono trovare una soluzione strutturale e definitiva. Risolvere la questione dell’Imu agricola deve restare una priorità anche dopo lo spoglio dei voti.

 “E’ importante che il tema dell’Imu agricola continui a tenere banco nel dibattito politico, l’auspicio è che se ne continui a parlare anche dopo le elezioni regionali e che finalmente Governo e Parlamento trovino una soluzione a una tassa che sta mettendo in seria difficoltà migliaia di aziende”. Lo afferma Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori.IMU AGRICOLTURA

“Sfogliando in questi giorni i quotidiani e guardando i talk-show televisivi, notiamo con soddisfazione che la questione dell’Imu agricola è tra i temi centrali dei programmi di quasi tutti i candidati -osserva Scanavino-. Il fatto che si continui a parlare dell’iniquità di questa imposta è senza dubbio una notizia positiva, ma la nostra speranza è che questo fondamentale tema resti al centro del dibattito politico anche dopo lo spoglio dei voti e una soluzione venga finalmente trovata. Di contro, sarebbe oltremodo grave se si trattasse di un escamotage e si stesse semplicemente facendo campagna elettorale sulle spalle degli agricoltori, magari, dimenticandosi delle loro difficoltà il giorno dopo le elezioni”.

“Abbiamo ribadito con forza negli ultimi mesi come sia urgente una risoluzione strutturale e definitiva -prosegue il presidente della Cia-. Gli sforzi sostenuti da migliaia di agricoltori, che nei mesi scorsi hanno manifestato a Roma e sul territorio nazionale il loro dissenso nei confronti dell’eccessivo carico fiscale a partire proprio dall’Imu, hanno prodotto alcuni primi risultati. In tal senso le dichiarazioni del premier Renzi che ha definito l’Imu ‘una sciocchezza’ e la mozione approvata in Parlamento per superare al più presto (e comunque al massimo nell’ambito del riordino della local tax) le disposizioni in materia di applicazione dell’Imu, sono stati segnali positivi”.

“Adesso però è il momento di agire. E’ necessario -conclude Scanavino- che tutti facciano la propria parte e che Governo e Parlamento prendano in mano l’iniziativa per rivedere definitivamente l’impianto di funzionamento dell’imposta municipale sui terreni agricoli. È questa l’unica via per ridare certezze e ottimismo alle imprese agricole italiane”.

Il nuovo decreto ha quindi stabilito che sono esenti dall’IMU, a partire dall’anno 2015, i terreni agricoli e quelli non coltivati:

  • ubicati nei Comuni classificati come totalmente montani nell’elenco dei Comuni italiani predisposto dall’ISTAT (art. 1, co. 1, lett. a) del DL n. 4 del 2015), da chiunque posseduti;
  • ubicati nei Comuni delle isole minori di cui all’allegato A della legge n. 448 del 2001 (art. 1, co. 1, lett. a-bis) del DL n. 4 del 2015), da chiunque posseduti;
  • posseduti e condotti dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali di cui all’art. 1 del Dlgs. n. 99 del 2004, ubicati nei comuni classificati parzialmente montanidi cui allo stesso elenco ISTAT (art. 1, co. 1, lett. b) del DL n. 4 del 2015).

Quest’ultima esenzione spetta anche nel caso in cui un CD o IAP iscritto alla previdenza agricola conceda il terreno in comodato o in affitto a CD o IAP.VENDESI TERRENO

Secondo l’interpretazione fornita dall’IFEL, la dichiarazione IMU il cui termine per la presentazione è fissato al 30 giugno dell’anno successivo a quello in cui sono intervenute variazioni cui consegue un diverso ammontare dell’imposta dovuta, pur essendo obbligatoria anche per i casi di esenzione, non deve essere inviata nei casi di esenzione oggettiva(terreni ubicati nei Comuni totalmente montani o nelle isole minori) essendo le informazioni necessarie al controllo dell’imposta ricavabili dalla banca dati catastale. Diversamente, per i terreni situati nei Comuni parzialmente montani, la presentazione della dichiarazione appare necessaria, qualora sussistano le condizioni previste per l’esenzione e la qualifica del possessore non sia stata in passato già dichiarata al Comune. (Fonte: IFEL – Nota 20 Maggio 2015).

 

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La violenza non ha orari…I centri anti-violenza si

29.700 persone scomparse in Italia, dal 1974 al 30 giugno 2014: di cui più di 15mila sono minorenni. E solo nelle Marche, sono più di 500. E’ questa la lista nera stilata dal numero di emergenza nazionale che delinea un quadro tutt’altro che rassicurante sul numero delle persone scomparse in Italia e con particolare attenzione alla regione Marche e al territorio Piceno. E a denunciare uno scenario agghiacciante che sembra non avere fine è Giancarlo Piermartiri, manager esperto in sicurezza e direttore commerciale della ditta Life Care Angelo Protettore di Ripatransone, che negli ultimi mesi è stato ospite in varie trasmissioni televisive del territorio Piceno e relatore di convegni sul tema della sicurezza e della violenza di genere in molte città italiane. “Abbiamo delle statistiche che ci arrivano direttamente dal numero di emergenza nazionale – dice Piermartiri – e che sono davvero critici: a livello Italia – dati di settembre 2014 – sono state piu’ di 100 mila le richieste di aiuto, richieste che per il 90% sono arrivate da donne in difficolta’.
Un altro dato importante, di cui nessuno parla, e’ che, solo nelle Marche, sono ben oltre 500 le persone che risultano scomparse. I dati sono terrificanti, ma oltre all’esigenza di informazione e formazione per combattere questo fenomeno, ora esiste anche uno strumento che agisce nell’immediato. Il nostro è un dispositivo salvavita di fondamentale importanza nella prevenzione della violenza ma, soprattutto, in quella di genere. Nelle sue varie declinazioni – prosegue il manager – lo strumento, che non è più grande di una scatola di fiammiferi, si collega automaticamente, tramite un dispositivo LBS, chiamando 5 numeri di telefono in caso di emergenza. Nel caso di immediato pericolo si collega, a sua volta, alle utenze telefoniche preimpostate, lanciando l’allarme”. Si tratta, dunque, di un’azienda unica in Europa che produce e commercializza prodotti contro la violenza, quali stupri, femminicidio, bullismo, stalking ma anche furti, aggressioni a danno di donne, bambini ed anziani, e che “combattono – spiega ancora Piermartiri – alcuni tipi di incidenti automobilistici, causati da patologie che sono la causa del 63% degli incidenti stessi”.
Ma il manager della Life Care Angelo Protettore, guarda oltre. E non lesina aspre critiche ad alcune istituzioni locali e ad associazioni antiviolenza iscritte e non al 1522, numero telefonico della rete nazionale antiviolenza:” Ci vorrebbe più attenzione su questi temi da parte delle istituzioni – attacca Piermartiri -. Il Ministro Alfano, nel settembre scorso, aveva ordinato alle istituzioni locali italiane, e anche ai Provveditorati agli Studi, di organizzare ed installare un numero di emergenza. Ma, ad oggi, nulla ancora è stato fatto. Negli ultimi mesi, inoltre, abbiamo condotto una indagine, chiamando a tappeto tutte le associazioni antiviolenza, presenti ed iscritte e non al 1522. Alcune hanno risposto con simpatia che chiunque abbia necessità di essere soccorso, può contare sull’associazione, ma solo dalle 12 alle 14 di ogni mercoledì. Siamo fuori dalla realtà – conclude il manager -. La violenza, purtroppo, non aspetta e non ha orari”
.Giancarlo Piermartiri Life care foto 1
In foto
Da sinistra: Valeria Grasso, imprenditrice palermitana che da anni ha denunciato i suoi estorsori, icona della giustizia italiana
Giancarlo Piermartiri

Donne in campo: Agricoltura al femminile

L’agricoltura approda all’Expo con Donne in Campo della Cia. Sono loro ad accompagnare Vandana Shiwa in una cerimonia che è al contempo simbolica e rituale (l’inaugurazione del Bidiversity Park, l’area che narra al mondo l’immenso patrimonio naturale dell’Italia. 
Un patrimonio che consente oggi all’agricoltura italiana e alle imprese aderenti alla Cia di detenere il primato europeo delle coltivazioni biologiche.
Il Biodiversity Park  realizzato da Bolognafiere e di cui la Confederazione Italiana Agricoltori è main partner si articola in un percorso sensoriale emozionale didattico in cui è rappresentata tutta la flora italiana (ricordiamo che l’Italia con un trentesimo della superficie europea detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale) , in un museo della biodiversità e in uno shopping center dove i visitatori dell’Expo possono acquistare i prodotti biologici e farne esperienza di degustazione.

La cerimonia di inaugurazione del Biodiversity Park di oggi ha visto la partecipazione di Duccio Campagnoli, Presidente BolognaFiere – Paolo Carnemolla, Presidente FederBio – Cinzia Pagni, Vice presidente Vicario Cia-Confederazione Italiana Agricoltori – Fabio Brescacin, Presidente EcorNaturaSì – Lucio Cavazzoni, Presidente Alce Nero – Charikleia Minotou, Presidente Ifoam Agriobiomediterraneo – Andrea Olivero, Vice Ministro Politiche Agricole Alimentari e Forestali con delega all’Agricoltura Biologica. donne in campo

A seguire si è svolta  la “Cerimonia dei semi”. Ed è stata questa l’occasione per ripercorrere un rito antico e riaffermare l’origine della sacralità dell’agricoltura. Si ripete quattromila anni dopo la celebrazione della Grande Madre in un contesto di assoluta contemporaneità qual è l’Expo a significare che l’agricoltura è il filo di continuità dell’esistenza e dell’evoluzione dell’uomo in rapporto  con la natura.  Vandana Shiwa Presidente Navdanya International “Il Manifesto Terra Viva e l ’Agricoltura Biologica” dopo la sua prolusione incentrata sul tema “La biodiversità nelle mani delle donne”  ha messo a dimora nella terra del Biodiversity Park alcuni semi rari. Con lei ci saranno le Donne in Campo della Cia. Saranno Mara Longhin  Presidente Nazionale di Donne in Campo Cia, Serena Giudici Coordinatrice Nazionale, Barbara Fidanza Presidente Donne in Campo Liguria, Renata Lovati Presidente Donne in Campo della  Lombardia e Chiara Nicolosi Coordinatrice della Lombardia, Daniela Vannelli Vice Presidente di Donnei n Campo della Toscana e Anna Maria Dini Coordinatrice Toscana, Pina Terenzi Presidente di Donne in Campo del  Lazio, Gea Turco Presidente di Donne in Campo della Sicilia e Mara Baldo Presidente di Donne in Campo Trentino a mettere a dimora semi che arrivano dalle loro regioni. Questa cerimonia collettiva ha inteso mettere in luce come alle donne sia affidato il futuro dell’agricoltura sostenibile in un segno di continuità con il passato. 

Come sottolinea la Cia, “Questa è l’occasione per far risaltare il protagonismo delle imprenditrici agricole. L’agricoltura è il settore dove le donne trovano maggiore spazio per fare impresa ma sappiamo anche che l’impresa al femminile è quella che produce maggiore valore aggiunto e contemporaneamente che ha cicli produttivi più sostenibili. Le nostre “Donne in Campo”  sono oggi al vertice delle Fattorie didattiche, degli Agriturismo, ma anche al vertice delle imprese più fortemente orientate al biologico, alla difesa delle colture rare, alla promozione e valorizzaione dell’agricoltura multiruolo e dell’agricoltura custode.Ripetere all’Expo il rito della semina è il gesto attraverso il quale rivendicare che la fertilità, la vita, il rapporto con il naturale sono nelle mani delle donne e si coltivano con le mani delle donne. E il frutto di questo lavoro è un futuro più armonico per l’umanità. L’Expo si è datta per paroa dordine “nurire il pianeta energie per la vita” ebbene domani nell’area del Biodiversity Park si compie il più autentico degli atti che servono proprio a questo: il mettere a dimora da parte delle donne nuova vita che è la perpetuazione della vita stessa”.prodotti_tipici_toscani-600x350

Ma la cerimonia di cui sono protagoniste Donne in Campo insieme con Vidana Shiwa è stata anche l’occasione per rivendicare la centralità dell’impresa femminile in agricoltura. Basti dire che ben il 9% delle imprenditrici, infatti, opera nel settore primario, a fronte di una quota che tra gli uomini si ferma 6,6%.. Anche negli anni della crisi il trend di nuove imprese agricole avviate da donne è crescente: sono aumentata in cinque anni di quasi il 13 per cento compensando gli abbandoni. E vi è una particolarità: le imprese condotte da donne sono le più creative, quelle dove i criteri gestionali sono più manageriali. Il tratto di marcata modernità delle imprese agricole femminili è dato dalla spiccata multifunzionalità. In particolare, la multifunzionalità si concretizza nelle aziende gestite dalle donne in alcuni ben precisi ambiti, specialmente quelli più innovativi per il settore, come ad esempio le fattorie didattiche (fatte 100 le imprese agricole con fattorie didattiche annesse, 33,6 hanno un capo azienda donna), gli agriturismi (32,3), le attività ricreative e sociali (31,1) e la prima trasformazione dei prodotti vegetali (29,2), mentre non è affatto radicata la tendenza a svolgere lavoro per conto terzi (7,8), sistemazione di parchi e giardini (11,1) o produzione di energie rinnovabili (16,3). La produzione media dell’impresa agricola condotta da una donna risulta superiore a quella facente capo ad un uomo (28 mila e 500 euro nel 2011 contro circa 24 mila e 800 euro); ma lo scarto aumenta vertiginosamente se si considerano le aziende multifunzionali.
In conclusione l’agricoltura al femminile produce più valore, è multifunzionale, è innovativa, è orientata al bio e a tutto tondo esprime il valore dell’agricoltura custode. Esattamente quel valore che è rappresentato in Expo dal Biodiversity Park.

Sicurezza alimentare:Convegno AISES

 

L’ACCADEMIA INTERNAZIONALE PER LO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE

in collaborazione con la Fondazione Sapienza è lieta di invitare la S.V. il 27 maggio alle ore 14.30 presso l’Aula Magna della Sapienza – Piazzale Aldo Moro 5.

L’incontro, collegato alle iniziative di EXPO 2015, verterà sul tema Cooperazione e Sicurezza Alimentare tra Tecnologie e Imprese” e vedrà la partecipazione di autorevoli personalità del mondo istituzionale, diplomatico, accademico ed imprenditoriale.

Introduce Roberto Pasca di Magliano, Presidente Fondazione Roma – Cooperazione Internazionale e Presiede Valerio De Luca, Presidente di AISES.

Dopo il saluto di Eugenio Gaudio, Magnifico Rettore della Sapienza Università di Roma, i lavori saranno aperti da Claudio De Vincenti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e proseguiranno con gli interventi, tra gli altri, diMichele Valensise, Segretario Generale del Ministero Affari Esteri, Domenico Arcuri, Amministratore Delegato di Invitalia S.p.A., Lorenzo Leuzzi, Vescovo Ausiliare di Roma, Paolo Cuccia, Presidente del Gambero Rosso, Giovanni Busi, Presidente Consorzio Chianti, Renato Guarini, Presidente Fondazione Roma Sapienza.

 

Il cinema francese gira in Italia e, s’ innamora della Maremma

“Il racconto dei racconti” è il film del regista italiano Matteo Garrone in gara al festival internazionale di Cannes. Una produzione cinematografica internazionale che per alcune scene ha scelto la Maremma, e in particolare il territorio tra Sorano e Sovana, come straordinario set naturale.

Nel cast del film ci sono attori come Vincent Cassel e Salma Hayek e la pellicola è una delle più attese in Francia. Se ne parla da tempo e sicuramente così come è accaduto per tanti altri successi cinematografici, anche il film di Garrone potrebbe contribuire a far conoscere la bellezza mozzafiato della nostra terra e del territorio di Sorano.

Goffredo Fofi
da INTERNAZIONALE-di GOFFREDO FOFI)

Ci s’interroga subito sul senso di questa operazione e si cercano risposte che il film dà solo in parte, o che non corrispondono sempre alle prime considerazioni che vengono in mente.

Perché un classico della fiaba (e della novellistica, ma la novellistica – Boccaccio – è spesso borghese, la fiaba – Basile, Pitrè – ha sempre origini popolari, e orali), che purtroppo la maggior parte dei lettori italiani ancora ignora? Perché un film ascrivibile al genere del fantasy, ma diverso da (e anzi in concorrenza con) le maxi puttanate hollywoodiane e le spielbergate? Perché un film in fuga dalla storia e dalla nostra contemporaneità mutante e perché la fascinazione dei seicento, del barocco? Perché questa propensione per l’horror? Eccetera.

Il racconto dei racconti ci comunica una sensazione di anacronismo ma non di sfida, di deviazione ma non di provocazione. Eppure non si riesce a considerarlo come una vacanza dell’autore da temi più attuali e più forti (anche se i legami con gli altri suoi film ci sono e come, non solo con i morbosi Primo amore e L’imbalsamatore, anche con la fiaba moderna Reality e le cronache nere di Gomorra).

Chiaramente il suo impegno è stato enorme: si è fatto anche produttore-organizzatore e ha pensato e voluto il suo film per un pubblico internazionale, in concorrenza col cinema più costoso e spettacoloso. Ha voluto correre grandi rischi, e c’è anche la possibilità che debba pagarne lo scotto, perché è difficile pensare a un successo di pubblico grande come quello che deve avere sognato: Il racconto dei racconti non è affatto un film astuto e facile e si tratta pur sempre, e come sempre con Garrone, di un “film d’autore”.

Dunque: perché? Ipotizziamo. Il seicento è un secolo che somiglia molto al nostro, viene dopo una grande mutazione, il cambiamento dell’immagine del mondo e della storia del pianeta con la scoperta dell’America e la conquista; il barocco ci appartiene forse oggi come non mai: barocco è il mondo, ammoniva già Gadda, altro che neorealista!; dal barocco si scivola presto nel gotico e nell’horror (e penso alle scene di peste scolpite in cera da Gaetano Zumbo, di straordinaria attualità e di cui nessuno sembra ricordarsi); mutano, con la mutazione, anche i sogni, l’immaginario, e i deliri del seicento sono affini ai nostri.

Il seicento è anche il teatro elisabettiano con la sua visionarietà e dismisura: il cuore strappato di Peccato che sia una puttana, per esempio, Il demone bianco, e ovviamente Shakespeare, la Tempesta del vecchio mondo che incontra il Caliban delle Americhe (e già Calvino aveva avvertito che tra le fiabe di Giambattista Basile e quelle di Shakespeare c’erano stretti rapporti. E già i Grimm avevano capito che il sottofondo popolare di Basile era lo stesso dei loro contadini, anche se in Basile contava altrettanto la cultura alta, debitamente riportata al basso per mescolarla con quello).

Ipotizziamo, ma non siamo convinti fino in fondo. Non crediamo che Garrone abbia avuto ben chiaro dove voleva arrivare. Più probabilmente, ha cercato di capire le basi della sua ispirazione (quella dei film già fatti e quella dei film che farà) scavando nel passato di una cultura collettiva, antropologica e non storica, quale ci viene rivelato dalla fiaba (la fantasia che nasce dall’inconscio collettivo, dall’umano più concreto in mescolanza e sintonia con il mondo vegetale e con quello animale: e sta in questa unione e in questo scambio il fascino maggiore del film) e non dalla storia (la ragione che interpreta e spiega).

Però tutto questo si rivela infine un freno, perché l’apparato – il costo proprio economico di un’operazione del genere – non aiuta la libertà dell’ispirazione, e invece la costringe. E così lo sforzo di meravigliare e affascinare si dimostra faticoso, non libero – nonostante la bellezza delle immagini – e le tre fiabe non s’intrecciano in una. Il gioco dei doppi è affascinante, e lo sono i castelli e le grotte, le corti e le stamberghe, le belle e le bestie, le perle e le viscere, la gioventù e la vecchiaia, il basso e il sublime, il vero e il magico, il seicento e il duemila.

Ma la gran furia di un barocco trionfale e di un barocco mortale è come se non fossero furia abbastanza, non ci trascinano e travolgono abbastanza. Non ci portano dentro la fiaba e nel suo panico, ce ne lasciano esterni. Il racconto dei racconti non ci riporta all’infanzia come avrebbe voluto o dovuto (non è certamente un film da e per bambini). Non trova il cammino per coinvolgerci, è un Pollicino che non semina abbastanza sassolini da poterne fare una guida per portarci da qualche parte.

Garrone subisce il tempo, il nostro, non esce forte e saggio dalla foresta delle immagini e delle suggestioni. Forse gli chiedevamo troppo, perché la sua è una condizione comune: ci perdiamo tutti nella giungla degli incubi e dei segni, e non sappiamo dove stiamo andando, dove ci stanno portando, dove vorremmo andare.

La notte dei musei, Roma rimane sveglia

NOTTE DEI MUSEI 2015

Sabato 16 maggio Musei Civici aperti dalle 20 alle 24

con ingresso a 1 euro o completamente gratuito nei piccoli musei

 

Marinelli: Sotto le stelle in compagnia della cultura. Un’ iniziativa attesa da romani e turisti.

 “Roma aderisce alla Notte dei Musei 2015 – lo dichiara Giovanna Marinelli, Assessore alla Cultura e al Turismo di Roma – Sarà una serata sotto le stelle in compagnia della cultura per scoprire, e per molti riscoprire, i nostri Musei Civici e le sue mostre, in un orario straordinario, dalle ore 20 alle ore 24 con un contributo simbolico di 1 euro. Un appuntamento sempre tanto atteso da romani e turisti che fa brillare in una notte la città di arte. Oltre ai Musei della capitale aperti anche Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale, così      come tanti altri gioielli di Roma”.

 L’iniziativa – promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – Dipartimento Cultura, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Turismo, e dalla Camera di Commercio di Roma, con il coordinamento organizzativo di Zètema Progetto Cultura – consentirà di visitare straordinariamente i Musei Civici in orario serale, con le mostre temporanee e permanenti ospitate, pagando un biglietto simbolico di 1 euro per l’ingresso (fino alle 23) a MUSEI CAPITOLINI, CENTRALE MONTEMARTINI, GALLERIA D’ARTE MODERNA DI ROMA, MACRO, MACRO Testaccio, MERCATI DI TRAIANO, MUSEI DI VILLA TORLONIA, MUSEO DELL’ARA PACIS, MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE, MUSEO DI ROMA PALAZZO BRASCHI, MUSEO CIVICO DI ZOOLOGIA, LA PELANDA.

L’accesso sarà invece totalmente gratuito, come di consueto, presso i piccoli musei: MUSEO DI SCULTURA ANTICA GIOVANNI BARRACCO, MUSEO DELLE MURA, MUSEO CARLO BILOTTI, MUSEO PIETRO CANONICA, MUSEO NAPOLEONICO, MUSEO DELLA REPUBBLICA ROMANA E DELLA MEMORIA GARIBALDINA, e, previa prenotazione allo 060608, presso il MUSEO DI CASAL DE’ PAZZI.

 Aperti anche Scuderie del Quirinale e Palazzo delle Esposizioni con le rispettive mostre. Scuderie con “Matisse. Arabesque” e Palexpo con “Numeri, tutto quello che conta da zero a infinito”, e “David La Chapelle. Dopo il diluvio”.

 Sempre con biglietto a 1 euro, sarà possibile visitare le Domus Romane di Palazzo Valentini, un percorso nel sottosuolo del Palazzo tra i resti di domus patrizie di età imperiale (ore 20.00, 21.00 e 22.00 – prenotazione obbligatoria allo 06 32810).notte dei musei

 Aderiscono alla Notte dei Musei 2015 anche il CHIOSTRO DEL BRAMANTE, dove sarà possibile visitare la mostra Chagall. Love And Life (biglietto a € 5), e l’ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA -VILLA MEDICI con la mostra di Jean-Luc Moulène. Il était une fois (biglietto 1 €).

La SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA aderisce alla Notte dei Musei con l’apertura straordinaria del suo polo museale e una serie di iniziative e attività ad ingresso gratuito riservate anche ai visitatori più piccoli. Il programma prevede mostre, spettacoli e visite guidate condotte da studiosi ed esperti nelle varie discipline.

 www.museiincomuneroma.it

 I MUSEI CIVICI

Porte aperte dunque ai Musei Capitolini, il museo pubblico più antico del mondo, le cui collezioni hanno uno stretto legame con la città di Roma, da cui proviene la maggior parte delle opere. In corso la mostra L’Età dell’Angoscia, quarto appuntamento del ciclo “I Giorni di Roma”, che illustra i grandi cambiamenti dell’età compresa tra i regni di Commodo (180-192 d.C.) e quello di Diocleziano (284-305 d.C.).

Il Museo di Roma in Palazzo Braschi custodisce un patrimonio di dipinti, sculture, stampe, fotografie e abiti attraverso i quali si snoda la storia di Roma e le sue trasformazioni tra il XVII e il XIX secolo. Qui sono in corso le mostre Feste barocche “per inciso” – selezione di cinquanta incisioni sulla festa a Roma nelle stampe del Seicento – e Gioacchino Ersoch (1815 – 1902) per celebrare il bicentenario della nascita dell’architetto che, con una lunga ed eclettica attività professionale, rispose creativamente alle esigenze di una città in evoluzione.

Il Museo Napoleonico, con la sua ricchissima varietà di materiali offre un viaggio nell’epoca napoleonica e un incontro ravvicinato con i personaggi e le vicende storiche della famiglia Bonaparte. Insieme alla mostra I Valadier. L’album di disegni del Museo Napoleonico, ottanta disegni tratti dall’Album insieme al fondo di disegni della bottega dei Valadier, più esiguo ma non meno importante, appartenente al Museo di Roma.

Uno sguardo al ricco panorama della cultura artistica a Roma sullo scorcio dell’Ottocento e lungo la prima metà del Novecento alla Galleria d’Arte Moderna di via Francesco Crispi, dove si può anche visitare la mostra Artisti dell’Ottocento: Temi e Riscoperte, con opere di estremo interesse, in parte mai esposte e sconosciute al pubblico. Nell’ambito della mostra, è previsto, inoltre, un “focus” di due sale con una selezione di opere – di scultura e grafica – del napoletano Vincenzo Gemito.

 Imperdibile il Museo dell’Ara Pacis, uno degli esempi più alti dell’arte classica i cui spazi, progettati dallo studio dell’architetto statunitense Richard Meier, sono modulati sul contrasto luce e penombra. In corso la mostra documentaria Esposizione Universale Roma. Una città nuova dal fascismo agli anni ’60, sulla progettazione e realizzazione del quartiere EUR.

Molte le mostre che offre MACRO, il museo dedicato all’arte contemporanea. Nella sede di via Nizza si possono ammirare, durante la Notte dei Musei, le mostre 100Scialoja. Azione e Pensiero, Nakis Panayotidis. Guardando l’invisibile, I Belgi. Barbari e poeti. Presso i padiglioni del MACRO Testaccio sono in corso le mostre Giuseppe Ducrot scultore e Eugene Lemay – Dimensions of dialogue, mentre a La Pelanda sarà possibile visitare la mostra Sergio Staino. Satira e sogni.

Sempre vivace il programma culturale del Museo di Roma in Trastevere, la cui collezione permanente mostra gli aspetti salienti della vita popolare romana dalla fine del Settecento alla seconda metà del Novecento, filtrata attraverso i gusti e i convincimenti degli artisti e dei folkloristi che l’hanno rappresentata. In particolare la collezione comprende una raccolta di dipinti, stampe, disegni e acquerelli, tra cui la famosa serie Roma pittoresca di Ettore Roesler Franz. In corso la mostra L’urlo indifferente. Fotografie di Stefano Cioffi, un progetto fotografico che ripercorre, 100 anni dopo, i luoghi raccontati dal diario di guerra dell’ufficiale alpino Giovanni Battista De Gasperi. Come sono straordinarie le foto esposte per l’annuale appuntamento con il World Press Photo una galleria di immagini sensazionali, ma anche documento storico che permette di rivivere gli eventi cruciali del nostro tempo.

 Nel pieno della città, ma immersi nel verde nella suggestione notturna, i Musei di Villa Torlonia, un luogo pieno di storia con angoli di grande fascino come l’ottocentesco Casino Nobile con il suo Museo della Villa e la collezione di opere della Scuola Romana, il Casino dei Principi, sede di mostre e dell’Archivio della Scuola Romana, la Casina delle Civette dove poter ammirare l’esposizione Il Guardino delle Muse danzanti: le dannunziane vasi-ritratto di Maria Cristina Crespo, pezzi unici modellati e dipinti in ceramica a più cotture, che danno vita ad una singolare installazione.

 Ancora un tuffo nel verde con il Museo Pietro Canonica nel cuore di Villa Borghese, un tempo abitazione-studio dello scultore di fama internazionale. Sempre all’interno della Villa è possibile visitare il Museo Carlo Bilotti dove sono in corso le mostre Linee di confine/Boundary Lines – La natura, il corpo, le città/Nature, the body, the cities e Chiara Dynys. Pane Al Mondo oppure il Museo Civico di Zoologia con i suoi 5 milioni di esemplari conservati dalle conchiglie di molluschi di pochi millimetri alla balenottera di sedici metri.

E i Musei Civici che al momento non ospitano mostre, sono sempre una meta imperdibile nella Notte dei Musei. Come la Centrale Montemartini, splendido esempio di riconversione in sede museale di un edificio di archeologia industriale, dove si svolgerà il concerto del compositore veneziano Gigi Masin, pioniere del genere ambient di musica elettronica.

Aperti anche i Mercati di Traiano, primo museo di architettura antica, un complesso archeologico dalle caratteristiche assolutamente uniche a Roma e nel mondo. O il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco con la sua prestigiosa collezione di sculture antiche donata al Comune nel 1904 da Giovanni Barracco e ritenuta una delle più belle raccolte museali del panorama italiano. Spostandosi dal centro verso la Porta San Sebastiano, il Museo delle Mura ripercorre la storia delle fortificazioni della città: quelle di età regia e repubblicana e quelle di Aureliano. Un viaggio nella Repubblica Romana con il Museo della Repubblica Romana e della Memoria Garibaldina, per rievocare storie e personaggi grazie a un ricco percorso espositivo con opere d’arte, materiale didattico e multimediale.

Durante la Notte dei Musei tutti potranno partecipare ad un contest su Instagram utilizzando l’hashtag #NDMroma15.

I tre autori delle foto più belle, scelte dalla nostra community e dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma, avranno la possibilità essere protagonisti di un viaggio nella storia dei Fori Imperiali, vincendo due biglietti ciascuno a scelta tra “Foro di Augusto” e “Foro di Cesare”.

Malattie professionali connesse all’ utilizzo dell’ amianto

I lavoratori affetti da mesotelioma nel nostro paese sono 20 mila.Sorvegliati speciali  circa 15 mila 

Le persone colpite, hanno un’età media di 69,5 anni con 46 anni di latenza media. 

 Ascoltati dalla Commissione Parlamentare di inchiesta una delegazione tecnica della Conferenza delle Regioni,dove è stato esposto un documento sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali del Senato, sottolineando la necessità di un protocollo di assistenza sanitaria nazionale. 

.E’ stato  sottolineato,  come potete leggere in nota stampa  “il Piano Nazionale Amianto non è ancora approvato in Conferenza Stato- Regioni per il parere negativo espresso dal Ministero dell’Economia e Finanza il 13 gennaio 2015”AMIANTO

  Roma, 12 maggio ‘15 (nota stampa) Si è tenuta oggi al Senato un’audizione di fronte alla “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con particolare riguardo al sistema della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” di una delegazione tecnica della Conferenza delle Regioni e delle province autonome. Nel corso dell’incontro Luciano Marchiori (dirigente Regione Veneto), Antonio Maritati (dirigente Regione Veneto), Alberto Chinaglia (funzionario Regione Veneto), Giuseppe Mastrangelo (Università di Padova), Massimo D’Angelo (Regione Piemonte) hanno illustrato un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni (nella seduta del 7 maggio) dedicato proprio al tema delle malattie professionali connesse all’utilizzo dell’amianto.

Il documento integrale è stato pubblicato nella sezione “Conferenze” del sito www.regioni.it.
Link: malattie professionali connesse all’utilizzo dell’amianto: documento per audizione della commissione parlamentare d’inchiesta
Di seguito una sintesi del documento.
“Le politiche che le Regioni hanno adottato sono state indirizzate alla garanzia di due obiettivi generali:
-ricerca delle patologie da amianto e sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti;
– prevenzione e vigilanza sugli insediamenti e sui lavori di bonifica dell’amianto per la tutela degli addetti e della popolazione”.downloadAMIANTO1

Così come previsto dal “Piano Nazionale di Prevenzione 2014-18 approvato in sede di Intesa Stato-Regioni del 13 novembre 2014”, inoltre – sottolinea la Conferenza delle Regioni – “corrispondono agli obiettivi indicati nella bozza Piano Nazionale Amianto”. Ma “il Piano Nazionale Amianto non è ancora approvato in Conferenza Stato- Regioni per il parere negativo espresso dal Ministero dell’Economia e Finanza il 13 gennaio 2015”.

Per quanto riguarda la ricerca delle patologie da amianto e la sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti,  ovvero la sorveglianza epidemiologica del mesotelioma, avviene “attraverso i Centri Operativi Regionali (vedi www.ispesl.it/renam) che trasmettono al Registro Nazionale gli esiti delle indagini sui casi di mesotelioma, svolte dai Servizi delle ASL” e le “informazioni raccolte, oltre ad alimentare il registro, frequentemente, consentono al medico del servizio di compilare il primo certificato medico di malattia professionale e di supportare le procedure assicurative per il riconoscimento della stessa da parte di INAIL”.

Il V rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi, in fase di pubblicazione,  riferisce di una casistica di 19.956 soggetti con età media di 69,5 anni e con 46 anni di latenza media”.
“Una seconda azione prevede – si legge ancora nel documento – il prolungamento del controllo sanitario dopo la cessazione dell’esposizione”. Le Regioni ritengono che il quadro normativo attuale renda necessario “un protocollo di assistenza sanitaria da offrire ai lavoratori ex esposti ad amianto in maniera omogenea sul territorio nazionale, superando disomogeneità e disparità nell’offerta dei servizi sanitari”.

Con riferimento invece alla prevenzione e alla vigilanza sui lavori di bonifica va detto che “nell’attuale quadro normativo, la tutela sanitaria degli esposti ad amianto è posta a carico del datore di lavoro e del medico competente dallo stesso incaricato. Gli esiti del monitoraggio sull’attività del medico competente […] riferiscono per il 2013 una popolazione di 15.922 lavoratori sorvegliati per il rischio amianto.  Rischio che per effetto della L. 257/92 risulta oggi possibile esclusivamente nell’ambito delle lavorazioni di de-coibentazione, bonifica, raccolta e smaltimento”.

“Dal 2007, le Regioni monitorano, secondo indicatori di attività condivisi, le prestazioni delle ASL nel settore della sicurezza e salute del lavoro (nel caso specifico delle fibre di amianto anche di tutela del cittadino e dell’ambiente). L’analisi dei dati evidenzia come negli ultimi anni, in media siano stati notificati alle ASL oltre 60.000 piani di bonifica dell’amianto friabile o in matrice compatta (86.386 notifiche nel 2013).  Oltre il 13 % dei cantieri adibiti ad attività di bonifica è annualmente oggetto di controllo ispettivo da parte delle ASL con riferimento prioritario alle situazioni di maggior pericolo.
La tabella seguente documenta l’attività di controllo e vigilanza svolta dalle ASL (2008-13).

2008 2009 2010 2011 2012 2013
Notifiche e piani di bonifica amianto, artt. 250, 256 pervenuti alle ASL 

51.809 65.414 69.813 87.631 85.750 86.386
Cantieri con amianto ispezionati  

11.926 11.999 12.807 13.334 11.512
I cantieri in cui viene rimosso amianto in matrice friabile sono sistematicamente oggetto di controllo e vigilanza finalizzata a controllare le condizioni di lavoro, la protezione dei lavoratori e a limitare l’aerodispersione di fibre.

Tra i compiti delle ASL vi è anche il controllo finale degli ambienti da restituire al termine della bonifica; il controllo include l’ispezione visiva e il monitoraggio ambientale delle fibre con l’emissione di un certificato di restituibilità dell’edificio bonificato.downloadamianto 3

L’azione di prevenzione e vigilanza si realizza inoltre attraverso la verifica delle segnalazioni/esposti che pervengono alle ASL, ai Comuni o Agenzie Regionali per l’Ambiente in merito a situazioni ritenute a  rischio dai cittadini”. “Presso ogni Regione – sottolinea il documento della conferenza – è attivo, inoltre, il flusso informativo […] riguardante informazioni annuali riassuntive concernenti i lavori svolti, le misure di protezione adottate, i lavoratori esposti, i livelli di esposizione dei lavoratori e i quantitativi di materiale smaltito. Il monitoraggio svolto nel 2011 ha evidenziato un quantitativo di materiale smaltito contenente amianto pari a 513.217 tonnellate con evidenza di 2259 relazioni trasmesse alle Regioni da parte delle ditte iscritte all’albo specifico”.

“Le Regioni, attraverso le ASL, garantiscono la ricerca delle patologie ad amianto avvalendosi dei Centri Operativi Regionali, coordinati dal Registro Nazionale Mesoteliomi ed offrono, in varie realtà, assistenza ai lavoratori ex esposti ad amianto secondo protocolli di sorveglianza sanitaria” che oggi sono sfociati nella proposta di protocollo unico (allegato al documento lasciato agli atti della commissione parlamentare). Secondo la Conferenza delle Regioni “l’attuazione del protocollo nazionale permetterà di offrire un livello di assistenza omogeneo su tutto il territorio nazionale basato su criteri di efficacia”.

Adelfia Fanchi

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Allegati:

Quella che storpia l’inno non è una nazione

I bambini hanno cantato l’Inno al modo che gli hanno insegnato, alla parola “vita”, Agnese, che di solito ha la stessa espressività di un uccello impagliato, si è commossa, Matteo ha naturalmente preso la palla al balzo, e giù con l’Italia che s’è desta e s’è aperta alla vita, ovvero alle magnifiche sorti e progressive dell’era di Renzi; il giorno seguente i blackbloc, anzi i quattro teppistelli, hanno risposto, la polizia ha osservato, Alfano si è felicitato con sé medesimo, ovvero col nulla,e siamo a posto, meglio vetrine e macchine bruciate, meglio la capitale dell’Expo devastata, che una sola graziosa capoccetta di delinquente spaccata. Perché noi siam pronti alla vita, no?

La verità? Non glien’è fregato niente pressoché a nessuno della storia dell’Inno smostrato. I giornali lo hanno catalogato come un grazioso aneddoto, qualche tg si è commosso con la signora Agnese, e quelli che hanno provato a indignarsi non contano niente, sono i famosi giornali berlusconiani, riusciti nell’arduo compito di essere insignificanti per lettori e pubblica opinione. Pure, i cantori dell’Era non hanno mancato di far notare che 1) si trattava di bambini; 2) noi siamo aperti alla vita,è l’Isis quello aperto alla morte; 3) l’Inno nazionale è brutto. Sono argomenti risibili e perfino volgari, pure persistenti, pure prova provata della nostra dannazione, dell’impossibilità di essere una nazione. La storia dell’Inno brutto è vecchia, ed è un dibattito unico al mondo, gli altri tenendosi quello che hanno allegramente, insegnandone il testo ai figli, i famosi bambini, cantandolo in tutte le pubbliche occasioni con convinzione. Noi no, è un dibattito che la sinistra italiana ha tenuto sempre vivo, riuscendo anche a proporre a lungo un cambio con Va Pensiero. Ora, è innegabile la bellezza del Coro del Nabucco, ma anche la sua inadeguatezza al compito, essendo il canto disperato di un popolo sconfitto, in catene, in esilio. Appunto. La sinistra italiana si cantava e ricantava l’Internazionale perché era anti italiana, vocazione mai sopita, anzi vivissima ai tempi della troika. In Parlamento preferiscono Bella Ciao, in un incubo di Resistenza eterna sempre senza verità, e discutono di obelischi da abbattere, che gli toccherebbe buttar giù mezzo Paese.

Oggi eccoci qua: tacco 14, effetto Diaz, l’accoglienza ai profughi un business mafioso, il presepe quasi proibito, le balle sulla ripresa economica, e l’Inno ad uso degli imbelli. Non c’è niente da fare perché gli italiani sono come drogati, capaci di essersi inorgogliti ad ascoltar che “siam pronti alla vita”, anche perché costa poco sforzo. La morte può essere un gesto d’amore che è meglio non praticare. Certo, si potrebbe proporre ad altre nazioni analoghe modifiche contemporanee e bimbesche dei rispettivi Inni. Che so, laddove si canta: “Di’, puoi vedere alle prime luci dell’alba ciò che abbiamo salutato fieri all’ultimo raggio del crepuscolo?Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa, sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente? E il bagliore rosso dei razzi e le bombe che esplodevano in aria hanno dato prova, nella notte, che il nostro stendardo era ancora là. Di’ dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?”, potremmo proporre “le cui larghe strisce e brillanti stelle, nel gioco di società sui bastioni che dipingevamo, sventolavano graziosamente? E il bagliore rosso dei fuochi d’artificio e dei petardi che esplodevano in aria..” Ma anche e definitivamente ” sulla terra dei rom e la patria dei carini”.
Abolita invece la strofa che insiste che “il nostro motto è abbiamo fede in Dio”.

E la Marsigliese, che è bella tosta, roba di stragi e di ghigliottina, mica the delle cinque? Basta, è culto di morte, dove dice “Andiamo andiamo, che un sangue impuro bagni i nostri campi”, si ponga un bel “Brindiamo,brindiamo, che una bella birra bagni le nostre ugole”. Sono modernizzazioni che si impongono, è la volta buona. Anzi a pensarci, l’Inno per l’Italia di oggi lo possiamo prendere pari pari da una nazione vicina. Recita più o meno così : Dio salvi la nostra graziosa Regina, viva a lungo la nostra nobile Regina, Dio salvi la Regina, mandala vittoriosa, felice e gloriosa a regnare a lungo su di noi”. E non venitemi a dire che noi non ce l’abbiamo, una regina.

di Maria Giovanna Maglie.

 

Expo,Milano 2015, appuntamento con il mondo

IL MONDO SI E’ DATO APPUNTAMENTO A MILANO E, L’ ITALIA RESTA A GUARDARE

 Lo spreco alimentare, stando alle stime della Fao, fa segnare cifre da capogiro: ogni anno vanno in fumo l’equivalente di 750 miliardi di dollari in cibo, ovvero circa 1/3 delle calorie prodotte nel pianeta. Ciò significa che 14 milioni di km2 di terreno e 250 km3 di acqua vengono usati solo per produrre cibo che poi andrà perso.expo 2

Producendo, peraltro, 3,3 miliardi di tonnellate di Co2. Ma il dato più impressionante è un altro: se non esistesse spreco alimentare, nel mondo non esisterebbe neanche la fame. Tutto ciò che annualmente viene prodotto e non consumato basterebbe a sfamare tutta la parte di mondo che soffre di malnutrizione.

 Il convegno è poi la tappa di avvicinamento a #Food SavingBE – Bocconi Expo2015 Competition, la competizione internazionale che dal 24 giugno al 1 luglio porterà in Bocconi circa 140 studenti del mondo per discutere del tema e proporre soluzioni.

Con il sostegno dell’Institut Français.pavillon_france-2

Questo si legge sul sito del Governo Francese, in corsa per EXPO 2025. A Milano si parla di cibo o di nutrizione?

Chi va a visitare EXPO, parte per fare una gita fuori porta, perché non sa cosa fare nel fine settimana, per vedere i padiglioni dei paese esotici, per assaggiare cibi sconosciuti? Per dire :io ci sono stato?

 Avere un ruolo primario nel mondo nel risolvere il problema della fame è il sogno di ogni capo di stato, l’ unico neo in questo sogno è il risvegliarsi ogni tot anni, al momento di possibili speculazioni.

 Questo e altro è quello che pensano in molti, anche i tanti manifestanti, buoni? Cattivi?In tanti distruttori di beni privati, quei beni che molti cittadini hanno faticosamente costruito con il loro lavoro, con le loro tasse pagate con fatica, Avere un ruolo attivo in tutto questo per noi italiani è molto difficile, forse anche per tanti altri popoli ma, avere un evento sotto casa e, non avere i soldi per pagarsi biglietto di entrata, treno e albergo, per tutta la famiglia, può generare attacchi di isteria collettiva.MANIFESTANTI

Siamo in tanti, davanti alla tv a balbettare davanti agli scempi compiuti a Milano il primo Maggio. Siamo in troppi ad assolvere e i criminali protesi alla distruzione delle infrastrutture e delle occasioni di lavoro create da altri. 

 Dunque tifare per Expo è un dovere per chiunque voglia appoggiare questo paese e partecipare alla sua ripresa?

Expo è un’occasione unica per rilanciare il nostro paese nel mondo?

Quel che conta in definitiva è che sia finalmente cominciata l’esposizione universale. L’Italia “sta uscendo “con fatica da una lunghissima recessione che ha trasformato il paese in profondità: nel fuoco della crisi le aziende si sono ristrutturate e sono diventate più competitive, chi “non è stato capace di farlo semplicemente ha chiuso”.

 Serviva, dunque, un’occasione straordinaria per dare una meta alla parte più produttiva del paese, per trainare tutto il resto in un momento magico come questo, dove il petrolio costa poco, il dollaro costa meno del solito nel cambio col dollaro e la banca centrale europea aumenta la liquidità disponibile nel sistema con il QE. Le magie rimangono nei sogni, chissà se a EXPO in qualche padiglione, ben nascosta, magicamente apparirà la lampada di Aladino? I SOGNI SONO SEMPRE GLI ULTIMI A MORIRE

Adelfia Franchi

La Monsanto e il silenzio della scienza che ci uccide

Il pesticida più diffuso in Italia e nel mondo è probabilmente cancerogeno! Lo dice uno studio di alcuni dei migliori scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma la Monsanto sta facendo di tutto per ottenere il ritiro della ricerca e lasciare il prodotto sul mercato. Secondo gli esperti l’unico modo per far prendere seriamente questa ricerca alle nostre istituzioni è una immediata mobilitazione globale.

Gli enti che regolano l’uso dei pesticidi sono in generale poco trasparenti e spesso influenzati dalle grandi multinazionali del settore chimico, ma proprio in questi giorni l’Unione Europea sta decidendo sui permessi per l’uso di questo pesticida, il glifosato. E lo stesso sta accadendo in USA, Canada e Brasile mentre Olanda, Sri Lanka e El Salvador si stanno già muovendo per vietarlo.

Togliamo subito questo veleno dai nostri supermercati! E dalle nostre acque (in Italia il glifosato e i suoi derivati si trovano nel 46% delle acque di superficie!), dai nostri campi, dalle nostre strade. Firma anche tu e condividi la petizione con tutti:

https://secure.avaaz.org/it/monsanto_dont_silence_science_loc_eu/?tyTAtbb

La Monsanto userà tutto il suo potere per mettere a tacere questa ricerca. Questo pesticida è il prodotto di punta del suo impero OGM: da solo gli fa guadagnare 6 miliardi di dollari all’anno. Dicono che secondo altre ricerche è sicuro. Ma lo studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato realizzato da 17 dei più grandi esperti di tumori al mondo usando analisi indipendenti.

Per assurdo invece gli enti che regolano questi pesticidi usano in gran parte gli studi commissionati dalle stesse multinazionali che li producono. Studi segreti, visto che non vengono resi pubblici perché contengono “informazioni commerciali confidenziali”. E poi c’è il conflitto di interessi: quasi il 60% dei componenti dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha legami diretti o indiretti con le aziende del settore! Per questo il rapporto dell’OMS rischia di essere ignorato, e per questo dobbiamo agire subito e in massa. monsanto

Alcuni Paesi hanno già vietato il glifosfato. E ora che Unione Europea, Stati Uniti, Canada e Brasile stanno decidendo cosa fare, abbiamo un’opportunità incredibile per fare sì che l’uso di questo veleno sia sospeso in tutto il mondo.

50 anni fa il DDT, un altro pesticida sempre della Monsanto, era ovunque. Poi è arrivato un libro che ha cambiato la storia, “Primavera silenziosa”, dimostrando che il DDT poteva causare il cancro. Ci vollero comunque 10 anni per vietarne la produzione. Se oggi il glifosato ci sta uccidendo, non possiamo permetterci di aspettare altri 10 anni. Chiediamo che si agisca subito. Unisciti e diffondi la petizione:

https://secure.avaaz.org/it/monsanto_dont_silence_science_loc_eu/?tyTAtbb
Sappiamo che si può fare. Abbiamo aiutato a ottenere una moratoria in tutta Europa contro i pesticidi che causavano la morte delle api, e a fermare un’enorme fabbrica di semi della Monsanto in Argentina. Ora dobbiamo difendere noi stessi. Il pianeta ha bisogno di un’agricoltura sempre più sana e sostenibile, e questa battaglia può segnare una svolta storica.

Con speranza,
Bert, Marigona, Antonia, Oliver, Alice, Emily, Danny, Nataliya, Ricken e tutto il team di Avaaz
MAGGIORI INFORMAZIONI
Il diserbante più usato al mondo è cancerogeno (Corriere della Sera)
https://www.corriere.it/ambiente/15_aprile_08/glifosato-erbicida-cancerogeno-ogm-dcc46586-dde0-11e4-9dd8-fa9f7811b549.shtml
Erbicidi e cancro, l’ultima battaglia della Monsanto (Europae)
https://www.rivistaeuropae.eu/interno/agricoltura-pesca/erbicidi-e-cancro-lultima-battaglia-della-monsanto/
I conflitti di interesse di chi valuta il glifosato (Rinnovabili.it)
https://www.rinnovabili.it/ambiente/conflitti-interesse-glifosato-333/
«Il Glifosate è autorizzato ci atteniamo al Ministero» (Quotidiano Nazionale)
https://www.ilgiorno.it/brescia/erbicida-cancerogeno-1.814566
Maggiori informazioni in inglese:
https://avaazmedia.s3.amazonaws.com/Roundupsources.pdf


Appello della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli per salvare l’opificio di San Leucio

Roma, 22/04/2015

Made in Italy, Fedeli : Salviamo l’opificio di San Leucio 
“Sapete cosa hanno in comune le stanze Quirinale e la sala Ovale della Casa Bianca? I saloni di Buckingham Palace, la residenza imperiale di San Pietroburgo e gli alti soffitti del Vaticano? Le meravigliose sete, i broccati e i damascati prodotti dall’Antico Opificio di San Leucio.SETIFICIO

Oltre due secoli fa, mesi prima che Thomas Jefferson stilasse la dichiarazione di indipendenza americana, l’Opificio era già attivo nella lavorazione di alcuni fra i tessuti più belli prodotti al mondo. Oggi, purtroppo, San Leucio sta vivendo un momento di difficoltà che rischia di impoverire il Made in Italy di uno dei suoi piccoli grandi poli di eccellenza portando con sé anche importanti ricadute occupazionali”. 

È quanto si legge nell’appello della Vicepresidente del Senato Valeria Fedeli per salvare l’opificio di San Leucio, che oggi rischia di chiudere. Nel testo, inoltrato oggi a Claudio Marenzi, Presidente Sistema Moda Italia, Carlo Capasa, Presidente Camera Nazionale della Moda, e Mario Boselli, Presidente Onorario Camera Nazionale della Moda, si legge inoltre: 
“È fondamentale sostenere l’appello rivolto dalle maestranze artigiane e dalle amministrazioni locali agli imprenditori, alle organizzazioni del commercio e del turismo, al mondo delle associazioni a tutela del patrimonio culturale del Paese. Serve individuare rapidamente degli investitori credibili – italiani o esteri – in grado di rilevare lo stabilimento e la produzione, salvaguardando l’esperienza dei nostri artigiani tra i più qualificati.SETIFICIO3

Dobbiamo tutti insieme adoperarci per trovare chi, avendo a cuore questa eccellenza, che è patrimonio comune e occasione di sviluppo per l’Italia, vi investa. Per questo ritengo necessario che ci si mobiliti per la difesa e il rilancio di questa produzione; nella storia di eccellenza dell’opificio di San Leucio è indicata la strada per sostenere il nostro futuro di qualità”. 
 A causa di un’ordinanza di sfratto esecutivo, chiuderà definitivamente l’Antico opificio serico di San Leucio, gestito dalla famiglia De Negri. Avevano iniziato a lavorarvi nel 1895, perpetuando la grande eredità di  artigianato maturato proprio negli stessi locali dell’antico complesso industriale casertano, voluto da re Ferdinando IV di Borbone, con l’obiettivo di lavorare tessuti di seta qualitativamente superiori a quelli francesi, prodotti a Lione. Le stoffe De Negri hanno fatto il giro del mondo, arrivando ad arredare le sale di Montecitorio, alcuni paramenti papali e le pareti della Casa Bianca. “Chiude l’ultima seteria ancora attiva  Colonia della Seta fondata dai Borbone nel diciottesimo secolo”,   la Campania e l’intero Paese perderanno l’ultima testimonianza di una realtà culturale e sociale irripetibile, una pietra miliare della storia dell’artigianato italiano”. L’ordinanza di sfratto è stata emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Un altro pezzo di storia e arte campana che se ne va. Dopo 120 anni di gloria  di arte e moda italiana, tutto finisce in mano al mercato cinese, la famiglia Negri spera nel Sindaco Del Gaudio che ha dichiarato:”Chiederò al governo un accordo di programma che preveda un’area da dedicare al comparto”  

Adelfia Franchi

 

 

Gli atleti delle Fiamme Gialle premiati a Roma

 GLI ATLETI DELLE FIAMME GIALLE PREMIATI A ROMA DAI VERTICI DELLA GUARDIA DI FINANZA E DELLO SPORT ITALIANO –

IL PRESIDENTE DEL CONI MALAGÒ AL COMANDANTE GENERALE: “SIETE PROPRIO BRAVI!”

 Si è svolta oggi, a Roma, alla presenza del Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen.C.A. Saverio Capolupo, del Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Dott. Giovanni Malagò, del Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Dott. Luca Pancalli, del Comandante in Seconda della Guardia di Finanza, il Gen.C.A. Pasquale Debidda, dell’Ispettore per gli Istituti d’Istruzione, il Gen.C.A. Giorgio Toschi, del Comandante del Centro Sportivo, il Gen.B. Giorgio Bartoletti e di numerosi Presidenti delle competenti Federazioni, la cerimonia di premiazione degli atleti dei Gruppi Sportivi Fiamme Gialle che si sono distinti per l’attività agonistica 2014 ed invernale 2014/2015:

Arianna VALCEPINA ed Elena VIVIANI (short track), Dorothea WIERER (biathlon)Romano BATTISTI e Francesco FOSSI, (canottaggio), Valerio ASPROMONTE e Giorgio AVOLA (scherma), Silvana Maria STANCO (tiro a volo),Alessandro PITTIN (combinata nordica), vincitori di una medaglia ai Campionati Mondiali;

Elena FANCHINI (sci alpino), Roland CLARA (sci di fondo) e Andrea GIOVANNINI(pattinaggio su ghiaccio) vincitori di prove di Coppa del Mondo;

Laura MILANIElisabetta SANCASSANIPaolo PERINO e Giuseppe VICINO(canottaggio), Enrico BERRE’ e Luigi SAMELE (scherma), Alice MIZZAU (nuoto),Dino BRIGANTI (tiro a segno) ed Oxana CORSO (atletica leggera paralimpica), vincitori di una medaglia ai Campionati Europei.

 Assenti alla Cerimonia: Tania CAGNOTTO (tuffi) e Libania GRENOT (atletica leggera) per impegni agonistici, Martina CAIRONI (atletica leggera paralimpica) per motivi familiari e Stefano GROSS (sci alpino) per motivi di salute.

L’evento si è aperto con la proiezione di un suggestivo video celebrativo dei successi relativi alla stagione agonistica 2014 ed invernale 2014/2015 nonché delle iniziative di solidarietà svolte dalle Fiamme Gialle, tra le quali l’operazione “Regaliamo un Sorriso” e il progetto “Sport e Legalità”. Momento clou della cerimonia è stata la consegna agli atleti dei brevetti delle ricompense di ordine morale da parte del Comandante Generale, del Presidente del CONI, del Presidente del CIP, del Comandante in Seconda, dell’Ispettore per gli Istituti d’Istruzione e del Comandante del Centro Sportivo. Proprio quest’ultimo ha aperto la serie di interventi che hanno caratterizzato la cerimonia. Dopo aver ringraziato le Autorità e gli ospiti presenti, tra i quali 250 studenti e i loro insegnanti, Il Generale Bartoletti ha elogiato pubblicamente tutti gli atleti e i tecnici gialloverdi per quello che hanno fatto e per quello che fanno con spirito di sacrificio e senso di appartenenza alle Fiamme Gialle, il più antico sodalizio sportivo militare. Sottolineando che: “Il Centro Sportivo promuove e mantiene le attività sportive agonistiche di alto livello al fine di accrescere il prestigio del Corpo e sviluppare il patrimonio sportivo nazionale.”

Il Presidente del Comitato Paralimpico Pancalli, nel suo intervento, ha espresso parole di gratitudine per le Fiamme Gialle: “siamo noi che dobbiamo consegnare a voi un premio per tutto quello che i vostri uomini e donne fanno per lo sport italiano ed in particolare per lo sport paralimpico, poichè permettete ai miei ragazzi di inseguire i loro sogni.”Foto di gruppo

Il Presidente Malagò, rivolgendosi a tutta la platea ed in particolare al Comandante Generale della Guardia di Finanza, non ha usato mezzi termini: “siete proprio bravi! Siete il patrimonio di tutto il sistema sportivo italiano e non solo”. Il numero uno del Comitato Olimpico  ha poi sottolineato l’importanza di fare squadra fra i vari Gruppi Sportivi militari e non, poiché “creare competizione interna sarebbe un grande errore, le risorse non sono tantissime e non è possibile pensare che tutti facciano tutto. Bisogna concentrarsi su alcune discipline ed investire sui centri di eccellenza, sui tecnici e su tutti i settori che operano con lo sport e per lo sport”.

A concludere gli interventi, Il Gen.C.A. Saverio Capolupo che ha voluto elogiare gli atleti gialloverdi per le tante medaglie conquistate, frutto di sacrifici ed abnegazione, ringraziandoli per aver saputo diffondere i principi della cultura sportiva e della leale competizione e rivolgendosi a loro ha detto: “Bravi ragazzi! Siamo fieri di voi, degli  ideali che hanno sostenuto costantemente i vostri sforzi e della vostra capacità di eccellere in un mondo sportivo sempre più difficile e competitivo”. 

Il Comandante Generale ha poisottolineato che: “non sono solo i risultati agonistici  a dover essere ricordati, ma anche l’attività che le Fiamme Gialle pongono in essere ogni giorno per la Promozione dello sport a fianco della Scuola e che ha portato alla pratica sportiva centinaia di ragazzi, cui è stato proposto un modello di crescita fondato sulla salute fisica e sui valori portanti dello sport. O più semplicemente, iniziative che hanno portato i nostri Campioni ad essere vicini, anche solo per un giorno, a chi vive situazioni di disagio e sofferenza.”

Il territorio come destino, un percorso italiano di sviluppo

Expo: la Cia presenta “Il territorio come destino”, il contributo degli agricoltori italiani alla “Carta di Milano”

 

A Roma, nella Biblioteca del Senato, la Confederazione chiude il ciclo di iniziative “ad hoc” con un documento “di idee” per la costruzione di un modello economico, sociale e produttivo sostenibile. Il presidente Scanavino: “Di fronte alle sfide del futuro, risulta determinante il valore multifunzionale del settore, che innesca processi sempre più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare”. Usare meno risorse per produrre di più con il supporto di ricerca e innovazione; accostare alle filiere dei grandi numeri reti “a maglie strette” adattate ai territori; rovesciare il rapporto città-campagna assumendo una dimensione “multideale”. Solo in Italia nei prossimi 10/15 anni le attività connesse all’agricoltura sposteranno oltre 40 miliardi con la prospettiva di garantire entro il 2020 più di 200 mila nuovi posti di lavoro.

 

Per arrivare a “nutrire il pianeta” di fronte alla competizione globale, agli scenari del cambiamento e alle sfide del futuro, la soluzione “non è un mondo senza agricoltori, un’agricoltura consegnata alle multinazionali alimentari, alle società finanziarie e ai fondi di investimento, ma un mondo con agricolture ‘plurali’ e con agricoltori più protagonisti, in grado di innescare processi più integrati con l’ambiente, il turismo, la cultura, il welfare, tra città e campagna, tra produttori e consumatori”. Con queste parole il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino ha presentato, oggi a Roma nella Sala degli Atti parlamentari alla Biblioteca del Senato, “Il territorio come destino”, un documento di sintesi del ciclo di iniziative che la Confederazione ha portato avanti nell’ultimo anno quale contributo degli agricoltori italiani alla “Carta di Milano”, il manifesto programmatico che rappresenterà l’eredità “morale” di Expo 2015.

Da Mantova a Bologna, da Napoli a Firenze, passando per Campobasso, Urbino, Fontanafredda, Gallipoli e Orvieto, la Cia nei suoi incontri ha discusso dei punti di forza ma anche delle criticità del settore primario, ha analizzato i dati e ricercato con istituzioni e rappresentanti della politica e del mondo accademico e imprenditoriale spunti e riflessioni utili per “identificare i caratteri di un modello economico, sociale e produttivo a cui auspicabilmente riferirsi nel futuro -ha dichiarato Scanavino- valido non soltanto a livello italiano ed europeo, ma per altre aree del Pianeta”.

Quel che è venuto fuori è che, rispetto alle nuove sfide che si prospettano, ancora una volta si rivela determinante il valore multifunzionale dell’agricoltura che “oltre ad assicurare la produzione di alimenti, svolge un ruolo cruciale nella produzione di beni di pubblica utilità -si legge nel documento- come l’affermazione e la salvaguardia della qualità dei paesaggi, il mantenimento della biodiversità, la stabilità del clima e la capacità di mitigare disastri naturali quali inondazioni, siccità e incendi”. Ma soprattutto “la sfida enorme che si pone di fronte all’umanità e che soprattutto gli agricoltori del pianeta dovranno contribuire a vincere è quella di usare meno risorse, per produrre di più, garantendo la sicurezza alimentare mondiale” e in questa sfida “sarà imprescindibile il ruolo dell’innovazione e della ricerca per contrastare e gestire i cambiamenti climatici, per utilizzare tecniche produttive più sostenibili, diminuendo l’impatto delle proprie attività, preservando la qualità e la fertilità del suolo per le future generazioni e utilizzando al meglio le acque” e anche “per approfondire meglio (scientificamente ed eticamente) le conseguenze del ricorso alle modificazioni genetiche”.

Ma l’agricoltura non insegna solo questo: “L’Italia, con il suo diversificato territorio, le sue mille storie e culture, sfata sul piano produttivo l’idea che l’agricoltura legata alle filiere dei grandi numeri sia più produttiva di quella delle maglie strette. Infatti essa o è estensiva (modelli nord americani) con basse rese e grandi superfici o intensiva, con forti input chimico ed energetici (modelli europei sempre più insostenibili). Ma soprattutto le filiere dei grandi numeri, basati su modelli standardizzati che non sanno adattarsi ai territori -si legge nel documento della Cia- spesso creano marginalità e abbandono”. E’ chiaro, quindi, che “sempre di più, tutte le comunità dovranno presidiare con grande attenzione i propri equilibri attraverso filiere e reti ‘a maglie strette’ in cui l’afflusso delle grandi derrate alimentari e la presenza dei grandi mercati sia integrato con produzioni (alimentari e non) coerenti con la vocazione, l’identità e la gestione organizzata del territorio, la possibilità di usufruire dei suoi paesaggi, della sua storia, delle sue strade, delle sue attrazioni, delle sue energie. Questo è vero nelle regioni dell’Africa centrale, come in quelle delle grandi aree metropolitane orientali e statunitensi, come nelle nostre regioni europee, così cariche di culture”.

E ancora, di fronte alla sfida del cambiamento, “l’agricoltura deve rovesciare il tradizionale e (non più) subalterno rapporto città-campagna”, sottolinea il documento confederale, assumendo una “dimensionemultideale in cui, al di là dei prodotti alimentari e dei servizi materiali e immateriali, si afferma la centralità e il contributo dei valori per costruire un diverso modello di sviluppo, di società, di relazione tra i cittadini che pone al centro di ogni proposta l’uomo e il suo territorio. Essa, cioè, si fa carico delle più ampie problematiche della contemporaneità, riorganizzando la capacità di produrre in modo sostenibile, di assicurare equamente il cibo ridandogli valore e affermandolo come diritto, contribuendo attivamente all’educazione alimentare quale presupposto per contrastare le diverse forme di spreco alimentare, di gestire capillarmente le risorse naturali, di impostare un nuovo welfare”.

Insomma, “non esiste un futuro senza agricoltura -ha detto il presidente della Cia-. Il nostro contributo alla Dichiarazione finale di Expo è calato in una realtà che ci dice già questo”. Solo in Italia infatti l’agricoltura e l’agroalimentare producono un fatturato vicino ai 300 miliardi l’anno. Sono oltre 20 mila gli agriturismi disseminati sul territorio e oltre 80 mila le aziende che sviluppano molteplici attività, dalla produzione di energie agli agri-nidi, dalle fattorie sociali e didattiche alla manutenzione delle aree verdi anche urbane. Già oggi questo “movimento” multifunzionale produce molto, ma ci sono ampi margini di crescita economica ed è ragionevole stimare che nei prossimi 10/15 anni le attività connesse all’agricoltura sposteranno più di 40 miliardi di euro l’anno con la prospettiva di garantire entro il 2020 tra i 200 mila e i 300 nuovi posti di lavoro. Quindi “alimentazione, salute, occupazione, sostenibilità, diritti universali, equità e coesione sociale -ha concluso Scanavino-. Questo è il contributo dell’agricoltura al futuro che vogliamo”.luca sani

Oltre al presidente Dino Scanavino, sono intervenuti la vicepresidente vicario del Senato Valeria Fedeli; il presidente commissione agricoltura Camera dei Deputati Luca Sani; il presidente del Comitato scientifico di Expo 2015 Claudia Sorlini; il vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris e il professore Francesco Adornato dell’Università di Macerata.

Riportiamo integralmente l’ intervento della Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli – XVII Leg.
Senato della Repubblica, Palazzo Madama

che gentilmente ci ha fatto pervenire in redazione.

“Autorità, Signore e Signori,

è per me un piacere essere qui oggi, in rappresentanza del Senato, per aprire i lavori di questo convegno, che costituisce la conclusione di un percorso iniziato lo scorso anno e che ha toccato le diverse tematiche che riguardano il comparto agro-alimentare italiano. Un percorso che ha attraversato idealmente il nostro Paese e che vedrà il suo naturale coronamento nella straordinaria esperienza dell’Expo, che si sta per aprire a Milano.

Il settore agro-alimentare costituisce il secondo settore industriale in Italia, dopo quello metalmeccanico, e rappresenta ben il 4% del PIL nazionale, fatturando 133 miliardi di euro e impegnando 1,3 milioni di persone. E’ un comparto che, nonostante la particolare congiuntura economica che stiamo attraversando, è particolarmente vitale e che, anzi, può rappresentare un importante volano di crescita economica per il futuro del nostro paese”.

Ciò che caratterizza, da sempre, il modello produttivo agricolo italiano è la dimensione familiare, la continuità con la tradizione e, nello stesso tempo, l’innovazione. Caratteristiche peculiari che hanno favorito un’eccezionale differenziazione dei nostri prodotti, conosciuti in tutto il mondo per la loro eccellenza.”

Adelfia Franchi

In Campidoglio “giochi di strada”

Giovedi 16 Aprile p.v., dalle 17:00 alle 19:00, si terrà in Campidoglio presso la Sala del Carroccio,    la presentazione del libro “Giochi di Strada” di Dora CIRULLI (UniversItalia Editrice), impegnata da anni nel progetto “Paese che vai, gioco che trovi”.downloadGIOCHI DI STRADA 2

La manifestazione, patrocinata da ROMA – Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione, dal CONI – Comitato Regionale Lazio, dall’I.U.S.M. (Istituto Universitario di Scienze Motorie), dall’Università degli Studi di Roma Tor Vergata  e dall’A.N.P.C.I. (Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani) è organizzata dalla Federazione Italiana Giochi e Sport Tradizionali e dallo Studio Scopelliti-Ugolini.

I saluti iniziali saranno affidati a Luca GIANSANTI, Consigliere di Roma Capitale;  a Svetlana CELLI, Presidente X C.C.P. – Personale, Statuto e Sport; a Paolo MASINI, Assessore Scuola, Sport, Politiche Giovanili e Partecipazione; e ad Umberto SOLDATELLI, Vice Presidente Coni Lazio; a seguire gli interventi dei relatori Angelo SANDRI, Direttore de “Il Popolo” e di Alessandro CIAFREI, Presidente Oratori Romani. Non mancheranno anche altri interventi, che, seppur brevi, evidenzieranno l’importanza del prezioso progetto portato avanti dall’autrice del libro, tra questi: Lucia MIGLIACCIO, Segretario Generale dell’Associazione “Prima”; Nada VALLONE, Segretaria Generale Federazione Tamburello; Mioara DONEEx Atleta Nazionale Romania – Under 17 e allenatrice di basket, che parlerà di come i Giochi di Strada siano propedeutici alla preparazione fisica degli atleti; Arturo MANERA, Vice Presidente A.N.P.C.I. (Associazione Nazionale Piccoli Comuni Italiani); Ivo PULCINIDirettore Sanitario S.S. LAZIO Calcio; Carla MAZZUCA POGGIOLINI, Presidente Club Unesco; Stefano ZOANIOpera Divin Redentore; Barbara CIMIRRO, Psicoterapeuta; Roberto ROSSIConsigliere Ordine dei Giornalisti di Roma; Carla MIRCOLI, Istruttore Federazione Scacchistica Italiana; Andrea TASCIOTTI, Responsabile Regionale Lazio M.E.D.A. (Movimento Europeo Diversamente Abili) che parlerà di come i Giochi di Strada migliorino la condizione di vita dei bambini diversamente abili.

Moderatore sarà il Professore Valerio ROCCHI

Dimmi di SìWING” di Gigi Miseferi

  Inizia stasera a Roma al Teatro San Luigi Guanella, fino alla sera dell’ 11 aprile 2015, alle ore 21 il travolgente Show a ritmo di Risate e Musica Swing, scritto, diretto e interpretato da Gigi Miseferi, Attore e Comico proveniente dalla Compagnia del Bagaglino di Roma, con la quale ha partecipato a tutte le Produzioni Televisive in diretta dal Salone Margherita di Roma, dal 1990 fino all’ultima edizione del 2009 e con cui ha ottenuto tre “Telegatti”. Attualmente impegnato sia in Radio con il Programma quotidiano “Obbligo di FREQUENZA” su TRS 102,3 e Romaweb Channel che al Cinema con “Onde Road”, nelle sale dal 26 marzo. Prodotto dalla “Gold Event”, torna in Teatro con la sua Band Larga, dopo i successi dello Show “Dalle LASAGNE al BRODway” e lo fa con “Dimmi di SìWING” affiancato dall’Attrice nonché sua partner Radiofonica, Valentina Gemelli e la sua piccola Jack Russell ”Margot”, per la prima volta in scena.
downloadBANDA LARGA
A bordo di una immaginaria macchina del tempo, il pubblico potrà godersi un viaggio sul binario dei sentimenti e dei delicati equilibri che governano il rapporto tra “Lui e Lei”. Cosa non farebbe un uomo innamorato per conquistare la donna dei suoi sogni? Potrebbe scrivere poesie, declamare versi, comporre delle melodie, cantare per lei. Tutto questo per sentirsi dire di SI. Ma se è vero che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, ecco svelato il motivo delle profonde differenze tra di loro. In una notte romana un uomo canta per conquistare la sua amata.
Ci riuscirà? E soprattutto, chi è davvero questa “Lei”? Tra divertenti gag e battibecchi Gigi Miseferi e la bella e brillante Valentina Gemelli verrà sfatato il vecchio assunto “Tra moglie e Marito non mettere il dito”, per far spazio all’esilarante “Tra Moglie e Marito non mettere la zampetta”, quella della simpatica e dolcissima Jack Russell, “Margot”, al debutto in Teatro e che in scena sarà protagonista di una divertentissima gag su come prepararsi al “provino cinematografico”. La colonna sonora delle disavventure quotidiane della Coppia è affidata alle Canzoni Swing proposte da Gigi Miseferi & la sua Band Larga e così tra risate e divertimento, il Pubblico avrà la possibilità riassaporare in modo genuino e “coinvolgente” in qualità di “Coro e sezione ritmica”, lo straordinario repertorio di simpatiche, conosciute e orecchiabili “Canzoni Swing” eseguite rigorosamente dal vivo con gli strumenti originali che hanno fatto la fortuna di questo intramontabile genere musicale. Al Sassofono Carmelo Coglitore, al Pianoforte Francesco Pappaletto, al Contrabbasso Pino Delfino, alla Batteria Tonino Palamara.

  REGGIO CALABRIA. E’ volata in cielo l’adorata mamma di Gigi Miseferi

REGGIO CALABRIA. Un grave lutto ha colpito la famiglia del noto cabarettista reggino Gigi Miseferi.  L’adorata madre è volata in cielo. I funerali hanno avuto luogo il 6 aprile  nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù . Al grande Gigi e ai suoi familiari, i questo momento di estremo dolore, giungano le più sentite condoglianza della redazione di ConsulPress.

Xylella: dall’embargo francese una minaccia reale per l’ agricoltura italiana

Xylella: dall’embargo francese una minaccia reale per l’economia pugliese e l’immagine del “made in Italy”

 Il presidente della Cia Dino Scanavino: no allarmismi per evitare possibili reazioni a catena su altre produzioni e provvedimenti analoghi di altri paesi Ue. Servono interventi urgenti a livello nazionale e comunitario per scongiurare la situazione e indennizzare gli agricoltori colpiti. 

 L’embargo della Francia su 102 specie vegetali a rischio Xylella rappresenta una minaccia reale per l’economia pugliese e, più in generale, per l’immagine dell’agricoltura italiana. Lo afferma il presidente della Cia Dino Scanavino, commentando il decreto del ministero dell’Agricoltura francese già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, a poche ore dall’incontro in Salento tra il ministro Martina e le associazioni di categoria.

Si tratta di una decisione presa unilateralmente da uno Stato Membro al limite delle regole comunitarie -osserva Scanavino- che rischia di innescare un pericoloso effetto domino che andrebbe ad aggravare una situazione già di per sé difficile.ulivo

Ecco perché -continua il presidente nazionale della Cia- ora più che mai bisogna tenere alta l’attenzione per evitare possibili reazioni a catena e ingiustificati allarmismi nei confronti delle spedizioni pugliesi di altri prodotti oltre alle piante già inserite nel provvedimento del ministro Le Foll. Anche perché l’export della Puglia verso la Francia di uva, agrumi, alberi da frutto, pomodori, piante aromatiche, frutta tropicale vale circa 40 milioni di euro e rappresenta il 14% del totale nazionale. Se poi si aggiungono anche le colture agricole non permanenti (inclusi i cereali) e le piante vive,  il valore supera i 60 milioni di euro. Un patrimonio agricolo strategico che non può essere messo a rischio e che deve essere difeso con forza nelle sedi opportune.

È urgente quindi -sottolinea Scanavino- che le istituzioni ora intraprendano tutte le iniziative nei confronti delle autorità francesi e comunitarie, per evitare di aggravare un’emergenza sanitaria di proporzioni senza precedenti. Inoltre, è altrettanto urgente l’adozione di misure di sostegno, in ambito nazionale ed europeo, per gli agricoltori che con sacrificio stanno rispettando gli impegni del Piano del commissario Silletti per contrastare il dilagare dell’emergenza e non compromettere la sostenibilità economica delle loro aziende.

A essere in gioco -evidenzia il presidente della Cia- è sia l’economia di un’intera regione che fa dell’agricoltura e dell’olivicoltura la principale leva di sviluppo, sia il valore paesaggistico legato alla presenza di ulivi secolari di inestimabile valore ambientale. xylella

Ragionando in prospettiva, infine, deve essere messa in atto una strategia comune che, attraverso un progetto di riforma degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi, possa consentire agli agricoltori di minimizzare l’esposizione al rischio cui sono soggetti. Le crisi nel settore agroalimentare, siano esse sanitarie, climatiche o di natura commerciale -conclude Scanavino- sono diventate sempre più frequenti e diffuse e le conseguenze sono spesso drammatiche per l’economia di interi territori.

ESPORTAZIONI PER ANNO DELLA PUGLIA  VERSO LE FRANCIA (VALORE)

 

Export (euro)

Incidenza puglia/Italia (%)

Prodotti di colture agricole non permanenti

20.992.023

12%

Prodotti di colture permanenti

39.132.272

14%

Piante vive

704.841

1%

 

La Pista di Pietro

Un nuovo progetto nel nome del grande Pietro Mennea. Roma Capitale (Assessorato allo Sport), Acea e GoGreen onlus hanno recentemente presentato“La pista di Pietro” un progetto esosport che si propone di realizzare nuove piste utilizzando come materiale da costruzione la gomma delle scarpe da ginnastica esauste, le sneakers dismesse, opportunamente ridotte a impasto. Se ne ottiene un’ottima pavimentazione, elastica e anti-caduta. E non solo piste si faranno in questo modo, anche le superfici per le aree giochi nei parchi.PISTA DI PIETRO MENNEA
Una delle prime ad aderire all’iniziativa è stata proprio Manuela Olivieri Mennea, moglie dell’indimenticabile “Freccia del Sud”, che ha donato un paio di scarpe da corsa del marito. E così ogni “pista di Pietro”, ogni area giochi che si farà, avrà idealmente nel cuore della sua materia un frammento delle scarpe dell’azzurro olimpionico e primatista mondiale dei 200 metri. Si comincerà con l’istituire in cento scuole romane la raccolta permanente delle scarpe sportive, diffondendo tra l’altro la cultura del riciclo tra gli studenti e abbattendo l’impatto ambientale dei materiali che altrimenti finirebbero nei cassonetti.
I raccoglitori arriveranno nelle scuole da aprile. La gomma così ottenuta sarà dal Campidoglio messa a disposizione per realizzare piste e aree giochi a cura di enti, associazioni e cittadini. Intanto chi vuole – in particolare gruppi sportivi, impianti, scuole – può partecipare alla raccolta, magari per poi realizzare con la gomma delle scarpe una propria pista o una propria area giochi; o per ristrutturare superfici esistenti. Basta scrivere alapistadipietro@comune.roma.it o a ilgiardinodibetty@comune.roma.it. Per l’estate appositi box di raccolta saranno presenti anche negli stabilimenti balneari del litorale romano, dove sarà possibile conferire calzature e infradito estive usate.
Adelfia Franchi

Guardando l’invisibile, Nakis Panayotidis al Macro

 Dal 17 aprile al 13 settembre 2015 il MACROMuseo d’Arte Contemporanea Roma accoglie la mostra dell’artista greco Nakis Panayotidis “Guardando l’invisibile”.

L’esposizione, a cura di Bruno Corà, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dall’Ambasciata di Svizzera in Italia e dall’Ambasciata di Grecia a Roma, con il patrocinio dell’Istituto Svizzero, in collaborazione con il Kunstmuseum Bern e con il supporto della Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia.

 Nato ad Atene nel 1947 e residente in Svizzera dal 1973, Panayotidis è senza dubbio tra gli artisti europei più significativi dialettici con l’Arte Povera, alla quale si è avvicinato durante il suo soggiorno a Torino negli anni Sessanta. E’ tuttavia un artista poliedrico, la cui attività artistica non può essere ricondotta solo a questo filone. Il suo stile e le tecniche usate, infatti, non permettono di classificare il suo lavoro in modo univoco.

 Panayotidis presenta al MACRO una selezione di opere realizzate negli ultimi dieci anni, che fanno parte di una scelta delle opere in mostra al Kunstmuseum Bernfino allo scorso 15 marzo per la sua retrospettiva Nakis Panayotidis. Seeing the Invisible.

Dopo la tappa di Roma, la mostra nel mese di ottobre sarà ospitata dall’Hess Art Museum, The Hess Collection Winery, Napa, USA.

 Nelle sue opere Panayotidis si avvale di tecniche variegate che utilizzano, spesso simultaneamente, immagini fotografiche, dipinti e disegni, su cui egli costruisce una complessità innestando ulteriori materiali che ne enfatizzano le caratteristiche, tra cui spiccano oggetti di uso quotidiano ed elementi in metallo e vetro, trattati sempre alla stregua di materiali poveri.

Incline all’incidentale e al transitorio, utilizza anche il vapore e la luce per alcune sue istallazioni.

 Per Panayotidis la costruzione dell’idea è sempre basata sulla totale libertà di esplorazione e improvvisazione. Anche nel medesimo gruppo di opere, ognuna di esse spicca per la propria singolarità. E’ raro trovare nei suoi lavori la ripetizione di elementi visivi.

E’ solo riflettendo sul contesto ed il significato della pluralità dei suoi lavori che si scorge l’interazione fra essi. Le opere aspirano tutte a rivelare quel che è già avvenuto e quel che avverrà. La chiave di lettura della sua opera è la consapevolezza che tutto scorre in un flusso perenne.

 Il suo lavoro è inoltre fortemente influenzato dalle sue origini e conseguentemente dalla mitologia greca. Anzi, spesso l’artista ricorre all’antico per creare il nuovo.

L’installazione Ladro di luce, presentata per la prima volta a Salonicco nel 2005, allude ad esempio al mitico gesto di Prometeo. Il furto del fuoco dal cielo degli dèi viene rappresentato da una serie di forme bronzee sporgenti dalla parete, che, come pugni chiusi dell’artista, stringono un segmento di luce al neon. L’artista ha simbolicamente sottratto la luce che Prometeo ha rubato per l’umanità; diventando allo stesso tempo ladro e nuovo portatore di luce egli offre infatti in cambio un fascio di luce blu, che rappresenta la voglia di amare, di sapere, di sognare ed essere liberi.

 Un ruolo particolare occupa, nel variegato lavoro di Panayotidis, l’utilizzo luminoso del neon.

Come osserva il curatore della mostra Bruno Corà: “In tutti i casi la luce per Panayotidis deve essere ricondotta sin dalle prime sue introduzioni nell’opera come dato di illuminazione oggettiva, ma anche come elemento metaforico di ciò che rischiara la tenebra e impedisce l’oscuramento, l’incoscienza, l’oblio”. Ed inoltre: “Per Panayotidis la luce diviene lo strumento di una sintetica trasmissione di contenuti di carattere spazio-temporale: memoria, tempo, immaginario”.

 L’artista attribuisce alla luce un valore unico, distaccato ed autonomo rispetto alla sua mera valenza funzionale. Le sue fotografie creano fenomeni di luce che rimandano ad effigi barocche di santi. I limiti temporali e spaziali appaiono sospesi, specie negli scatti di immagini del mare, che rappresenta per l’artista un eterno compagno ed un passaggio ad altri luoghi e tempi.

In Con lo sguardo del nomade, 2009 la linea dell’orizzonte resa bianca dalla retroilluminazione del lavoro comprime la linea di fuga prospettica in cui è suddiviso lo spazio.

 I soggetti dei suoi lavori fotografici non sono le eroiche rovine della Grecia classica, bensì zone industriali abbandonate nelle periferie delle città moderne, dove la natura rivendica la propria supremazia crescendo selvaggiamente, come nella stazione ferroviaria protagonista di Linee di partenza linee d’arrivo, 2005.2bisKABUL

Di rilievo i lavori a neon primari e lineari nella forma, come l’opera Kabul, 2010 in cui l’artista ribalta le lettere greche che compongono le parole “battaglia” e “fama”, senza che esse perdano di leggibilità e significato.

 Biografia

Nakis Panayotidis nasce ad Atene nel 1947. Già dall’adolescenza è vicino al mondo del teatro e della scenografia. Nel 1966 si trasferisce a Torino dove studia architettura ed entra in contatto con l’architetto Volterrani e con lo scultore Molinari, che lo iniziano alla carriera artistica.

Frequentando la Galleria Christian Stein ed i suoi artisti scopre l’Arte Povera (sarà definito da La Repubblica nel 2003 “l’ultimo dei poveri”). Nel 1967 si trasferisce a Roma e si iscrive all’Accademia di Belle Arti, seguendo, in particolare, i corsi di cinema e teatro. Ma appena un anno dopo ritorna a Torino ed inizia a lavorare per Volterrani e Molinari. E’ in quegli anni che si sviluppa la sua passione per la politica, essendo egli convinto che l’arte possa essere un veicolo efficace di per sé ideologico. Nel corso degli anni settanta si trasferisce a Berna (dove vive e lavora tuttora) dove incontra e sposa Agnès Häussler, da cui ha una figlia. Il suo percorso artistico è caratterizzato da una forte sperimentazione, non esente da critiche, che rappresentano per l’artista uno stimolo per esplorare nuovi nuove idee e nuovi linguaggi.

 

Personale scolastico, ostaggi della Giunta Marino

Le scelte di questa Amministrazione creano un divario sempre più profondo. Decine di messaggi giungono alla redazione di SenzaBarcode dagli ostaggi della Giunta Marino

Alle 8 è Lidia la prima a scrivermi “Ciao, siamo ostaggi della Giunta Marinoin un nido, a non fare niente”. La situazione è drammatica ma cerchiamo di comprenderla nel dettaglio, io stessa che la conosco la situazione di quanto fosse complessa e preoccupante. Continua Lidia “Siamo ostaggi della Giunta Marino perché costrette da un regolamento non firmato dai sindacati,  applicato bypassando una delibera a rimanere al freddo tra le mura di un nido vuoto e senza Roma Multiservizi”

Dello stesso tenore anche i messaggi delle altre ragazze, “mi sento maltrattata, questo è mobbing”, ed in effetti questa volta sembra proprio chel’Amministrazione abbia forzato la mano, gli ordini di servizio del periodo festivo sono stati richiesti dal personale nei giorni scorsi ma solo ieri è arrivata la comunicazione.

https://www.senzabarcode.it/2015/04/personale-scolastico-ostaggi-della-giunta-marino/