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Autore: Chiara Francesca Caraffa

Impegnata da sempre nel sociale, è Manager del Terzo Settore in Italia, ove ricopre ruoli istituzionali in differenti Organizzazioni Non Profit. Collabora con ETS in Europa e negli Stati Uniti, dove promuove iniziative per la diffusione della consapevolezza dei diritti della persona, con particolare attenzione all'ambito socio-sanitario. Insegna all'International School of Europe (Milan), dove cura il modulo di Educazione alla salute. Cultrice di Storia della Medicina e della Croce Rossa Internazionale ed esperta di antiquariato, ha pubblicato diversi volumi per Silvana Editoriale e per FrancoAngeli.

Emicrania: la call to action di Fondazione Onda in un Manifesto

Emicrania: ne soffrono 6 milioni di italiani, di cui due terzi sono donne, nelle quali la malattia è maggiormente debilitante. Esordisce in età prepuberale o puberale, e connota quindi la vita delle persone che ne soffrono, sino a scemare per gravità dei sintomi solitamente dopo i 50 anni. Secondo i dati dell’Oms è la terza patologia più frequente a livello globale, soprattutto tra le quote rosa. “Gli ormoni sessuali femminili hanno un ruolo cruciale nella determinazione delle differenze di genere che si osservano nell’emicrania”, sostiene Piero Barbanti, presidente dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee e dell’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee.

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Pandemia: Omicron determina effetti negativi anche sulle donazioni di sangue

Il comunicato stampa diffuso dalla maggiore organizzazione di raccolta di sangue ed emoderivati – l’Avis – si rivolge ai donatori. Indispensabili 365 giorni all’anno.

L’incremento dei contagi da Covid-19 per via della rapida diffusione della variante Omicron sta causando disagianche a livello trasfusionale. Alcune zone del Paese, infatti, segnalano un calo fisiologico nelle donazioni di sangue, a seguito dell’innalzamento dei contagi e, di conseguenza, di persone – e donatori – che hanno contratto o che hanno avuto contatti diretti con persone risultate positive al virus.

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L’Australia e i campioni di tennis del mondo si interrogano sulla presenza di Novak Djokovic agli Open

 

 

L’esperienza di Djoker (uno dei suoi soprannomi) in Australia non è iniziata con un servizio vincente. Il campione, venerato in patria come un semidio e all’estero con ammirata circospezione, ha fatto un fallo inaccettabile.

Perché una cosa è il giocatore, altra l’uomo Novak. Irrispettoso delle regole di chi lo ospita – l’Australia, e altrettanto menefreghista delle persone incontrate a dicembre pur essendo in attesa del solo tampone valido per i contatti sociali – un antigenico negativo, il tennista segue le sue regole, le quali includono la scorciatoia, la menzogna, il sacrificio di alcuni membri dello staff.

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Milano, inaugurato il Master in Fashion e Luxury Law – MiFeLL

La Camera nazionale della moda italiana impegnata anche per il sociale

L’Italia, primo produttore di Alta moda al Mondo e Milano, con Parigi, Londra e New York, restano le piazze più apprezzate dagli addetti ai lavori.

A poche giornate dall’inaugurazione della Milano Fashion Week la città aggiunge un tassello al prezioso mondo della moda: il Master universitario di secondo livello in Fashion e Luxury Law – MiFeLL.

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Omicron, la variante dilaga: operatori sanitari allo stremo

L’obbligo vaccinale per gli over 50 sarà sufficiente a dar loro respiro?

Operatori sanitari al collasso. Tra i professionisti della salute gli infermieri hanno affrontato forse le ore più lunghe, tanto nelle strutture di ricovero che al domicilio.

I numeri

I casi totali di cittadini italiani positivi al Covid-19 registrati ieri toccano il record negativo: 219.441 persone.

Del totale dei contagi tra le professioni sanitarie – +210% in un mese – l’82% sono infermieri, la cui carenza crea seria preoccupazione.

L’Istituto superiore di sanità dirama dati allarmanti: 4.142 operatori sanitari positivi il 2 dicembre 2021 e 12.870 il 2 gennaio 2022.

+8.728 in totale, 7.160 gli infermieri. Tra questi ultimi sono 135.000 i contagiati da inizio pandemia.

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CES 2022, le tecnologie digitali che migliorano la vita

Lo show presenta l’eccellenza internazionale in ambito digitale. Il made in Italy non tradisce le aspettative

Stati Uniti, ha aperto l’edizione 2022 del Consumer Electronic Show – CES, probabilmente il più importante appuntamento annuale dedicato al mondo dell’elettronica, la manifestazione si propone di mostrare le ultime novità.

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Malattie sessualmente trasmesse: HIV e AIDS mietono ancora vittime

Adottare comportamenti adeguati diminuisce il rischio di contrarle

Trasmissioneinfezionevirusmalattia: non stiamo parlando di Covid-19, ma di HIV/AIDS.

Patologie dimenticate dalle nostre cronache, sono invece – con grande sorpresa dell’autore, il britannico Russell TDavies – al centro dell’attenzione mediatica del Regno Unito, dove la miniserie It’s a Sin è al primo posto tra le 50 trasmissioni più viste nel 2021.

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ITALIA, UN PAESE DI VECCHI CON LA PENSIONE E DI GIOVANI SENZA FUTURO

ITALIA, UN PAESE DI VECCHI CON LA PENSIONE E DI GIOVANI SENZA FUTURO

La decrescita demografica interessa anche la previdenza

L’Italia dà segnali di recupero nell’economia, ma è attraversata da un’ingravescente crisi demografica che pone seri interrogativi su forza lavoro e sostenibilità del sistema previdenziale. L’Equilibrio tra generazioni sembra essere venuto meno: abbiamo pochi giovani, la cui istruzione di base lascia a desiderare, che non lavorano e un alto numero di persone anziane che – con la loro pensione – si fanno carico di figli e nipoti.

La decrescita demografica è una pessima notizia: nel futuro avremo abbastanza lavoratori da impiegare nelle nostre industrie?

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UOMINI, QUALE RUOLO NEL PREVENIRE ATTI DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE

UOMINI, QUALE RUOLO NEL PREVENIRE ATTI DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Numeri da brivido, il cambiamento parta dalla famiglia

Violenza contro, violenza sulle donne.

Generazioni di donne spendono una parte sensibile del proprio tempo a mettere in atto comportamenti sicuri. Quando prendono un mezzo pubblico, parcheggiano l’auto, rientrano a casa: anche di giorno, anche quando sono con i loro bambini al parco. Accanto, troviamo spesso uomini inconsapevoli del ruolo che potrebbero avere per proteggerle, non solo in maniera diretta.

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MALATTIE RARE TRA LE PRIORITÀ DELLE NAZIONI UNITE/AGENDA 2030

Mattie rare. Italia tra i 54 Paesi protagonisti del cambiamento

Le Nazioni Unite adottano la prima risoluzione sui diritti dei pazienti affetti da malattie rare, declinata in 5 obiettivi strategici. “Addressing the Challenges of Persons Living with a Rare Disease and their Families” riconosce i diritti degli oltre 300 milioni di persone che in tutto il mondo vivono con una malattia rara e pone basi sicure per la loro inclusione.

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Omicron è la nuova “variante di preoccupazione” del Covid-19

Pandemica e ubiquitaria, minaccia la solidarietà globale

Omicron è il nome della nuova, ultima variante del Sars-CoV-2 che sta allarmando il Mondo e la sua stabilità. Solo adesso i 194 Stati membri dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno concordato di avviare i negoziati del Trattato internazionale sulle pandemie.

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Dare è il gioco educativo che racconta le malattie inguaribili

Quando il malato è un minore, il bisogno di una relazione efficace tra pari aumenta

Dare un segno di cambiamento lavorando sulle narrazioni, anche quando il tema è la malattia. Le Cure Palliative pediatriche non sono un gioco, ma è proprio grazie alla gamification che queste guadagneranno l’attenzione dei giovani italiani.

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MALATTIE CARDIOVASCOLARI: LA PREVENZIONE CONTA

MALATTIE CARDIOVASCOLARI: LA PREVENZIONE CONTA

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nel mondo. E sono in aumento.

Sono circa 17 milioni i decessi annui. In Italia queste patologie sono responsabili del 35.8% di tutti i decessi (32.5% negli uomini e 38.8% nelle donne), superando i 230mila casi annuali.

Dati che fanno riflettere e di cui parliamo con il professor Giovambattista Desideri, direttore della cattedra di Geriatria dell’Università degli Studi L’Aquila e consigliere della Società Italiana Prevenzione Cardiovascolare – Siprec, società scientifica multidisciplinare. Essa si avvale infatti della presenza tra i suoi membri di molteplici esperti: cardiologi, diabetologi, medici internisti, medici di medicina generale, pediatri, medici dello sport, nutrizionisti e farmacisti.

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NOVEMBRE, MESE DELLA SENSIBILIZZAZIONE SULLE MALATTIE MASCHILI

NOVEMBRE, MESE DELLA SENSIBILIZZAZIONE SULLE MALATTIE MASCHILI

 

37.000 all’anno le nuove diagnosi di tumore alla prostata in Italia

 

Informazione, prevenzione e cultura sono gli strumenti da utilizzare per combattere lo stigma della malattia maschile. E spingere gli uomini con sintomatologia a fare una visita di controllo; secondo i dati attuali quasi sempre accompagnati dal partner, il cui ascolto empatico è spesso la prima forma di assistenza sanitaria.

 

E se le donne hanno dimostrato una leadership nella lotta alle malattie di genere, gli uomini hanno semplicemente scotomizzato l’informazione. 

 

L’abolizione del servizio militare di leva, avvenuta nel gennaio del 2005, ha interrotto purtroppo una catena virtuosa: ciascun giovane di sesso maschile sino a quell’anno ha avuto l’occasione – o meglio l’obbligo – di sottoporsi a una visita medica andrologica accurata.

Da quel momento in poi vi è stato nella popolazione un lento allontanamento dalla problematica, che riemerge drammaticamente in quanti sono colpiti dalla malattia.

I dati emersi dall’indagine “La consapevolezza sul tumore alla prostata” condotta da Elma Research e Fondazione Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna, recentemente pubblicati, indicano che nel nostro Paese sono circa 564.000 gli uomini con pregressa diagnosi di tumore della prostata, pari al 33% per cento dei casi di tumore nei maschi.

La cui percezione è, per un terzo, quella di non sentirsi sufficientemente informati sul tema. Il 66% ritiene la malattia curabile e non drasticamente impattante sulla qualità di vita, mentre diversa è la percezione di chi è affetto dalla patologia.

Il desiderio di essere più informato e assistito dal proprio medico di famiglia accomuna invece la maggioranza dei 273 uomini oggetto della survey.

 

Rispetto alla quale Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda – costituita nel 2005 con lo scopo, tra l’altro, di raggiungere l’equità in tema di salute identificando le differenze di genere – osserva che “la maggior parte degli uomini intervistati, che appartengono a una fascia della popolazione particolarmente istruita, ha eseguito le visite di controllo necessarie lo scorso anno, soprattutto grazie all’importante ruolo svolto dalle proprie partner”.

 

“Infatti, risulta che l’uomo di fronte a problemi genito-urinari reagisce con comportamenti di chiusura, minimizzando il problema” afferma. “La donna continua Merzagora – ricopre un ruolo fondamentale nel motivare l’uomo alla diagnosi precoce e a sottoporsi a visite di controllo. Per questo motivo è molto utile che anche la popolazione femminile sia informata sulle tematiche di salute che riguardano i componenti maschili della famiglia”.

 

Dal 2007 Onda attribuisce il Bollino Rosa agli ospedali italiani “vicini alle donne” che offrono percorsi diagnostico-terapeutici e servizi dedicati alle patologie femminili mettendo al centro la persona malata.

 

Ed ora dopo l’esperienza positiva di quasi quindici anni del Bollino Rosa, la fondazione e i suoi partner hanno inteso estendere – con il Bollino Azzurro – la loro attenzione alla salute di genere maschile per promuovere in modo ancora più profondo e capillare la consapevolezza del tumore alla prostata sia nell’uomo che nella donna.

 

Incentivare la cultura della prevenzione diventa quindi un obiettivo primario, raggiungibile anche attraverso l’impegno degli Enti del Terzo Settore. 

 

Fondazione Onda ha avviato quindi, in questo mese di novembre denso di iniziative, il progetto Bollino Azzurro con l’obiettivo di identificare a livello nazionale i Centri che garantiscono un approccio multi-professionale e interdisciplinare nell’ambito dei percorsi diagnostici e terapeutici dedicati ai pazienti con tumore della prostata. Per poi premiarli.

 

La strategia è chiara, e soprattutto vincente: coinvolgere le 355 strutture ospedaliere che hanno già il Bollino Rosa e aprire la candidatura con termine il 14 gennaio 2022 a quante non sono ancora parte del network.

 

L’iniziativa, realizzata con il contributo incondizionato di Bayer, gode del patrocinio di AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia ed Oncologia Clinica), CIPOMO (Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), Fondazione AIOM, ROPI (Rete Oncologica Pazienti Italia) e SIUrO (Società Italiana di Uro-Oncologia).

 

Il fine più rilevante del progetto collettivo, esteso a livello nazionale, è quello di promuovere una maggiore consapevolezza sul tumore alla prostata, sull’importanza della diagnosi precoce e della necessità di rivolgersi ai centri che assicurano trattamenti personalizzati e innovativi.

 

Ne elogia il lavoro – prezioso per le sue molteplici ricadute – il Sottosegretario di Stato alla salute, Professor Pierpaolo Sileri, che ritiene l’operato di ONDA cruciale in questo particolare momento e indispensabile “sia nella promozione dell’informazione corretta presso la popolazione su temi centrali come la prevenzione primaria, la diagnosi precoce e l’aderenza terapeutica; sia per favorire il dialogo con le istituzioni centrali e regionali, coinvolgendo società scientifiche, associazioni di pazienti e media”.

Il Senatore nella missiva di ringraziamento riporta alcuni dati allarmanti riferiti ai danni causati nel settore oncologico dalla pandemia da Covid-19: – 11% di nuove diagnosi, – 13% di trattamenti farmacologici, – 18% di interventi chirurgici.

Occorre promuovere la collaborazione tra i diversi specialisti attivi nella gestione di queste malattie, quali urologo e radioterapista, oncologo, patologo, medico nucleare, radiologo, e dare informazioni corrette, accessibili, senza dimenticare di dire agli uomini che vi sono varie opzioni terapeutiche, anche poco invasive.

 

Molte le iniziative e campagne sul territorio, altrettante le organizzazioni impegnate sul tema, tra cui non si può non menzionare Movember – crasi di moustache (baffi) e november, mese tradizionalmente dedicato alla prevenzione e cura delle patologie urogenitali maschili.

Tumore alla prostata e tumore del testicolo in primis.

 

Movember, fondata da 2 amici australiani nel 2003 e presente con sedi nazionali in numerosi Paesi, è “alleanza nella motivazione”.

Umberto Pellizzari, campione mondiale di apnea, è anche quest’anno il testimonial della campagna nazionale di sensibilizzazione “Metti un baffo a novembre”, promossa da Janssen Oncology con il patrocinio di Europa Uomo, Fondazione Pro e Salute Uomo, nata nel 2016 come costola di Salute Donna.

 

Il messaggio che mandano vede alcuni concetti chiave: adozione di uno stile di vita salutare, prevenzione primaria e sorveglianza attiva, implementazione della rete di supporto.

 

Chiara Francesca Caraffa

 

 

 

 

 

 

 

 

SETTIMANA DELLA PACE

SETTIMANA DELLA PACE

A Ginevra l’appuntamento annuale che guarda alle sfide future

 

Si è appena conclusa la Geneva Peace Week 2021 – GPW21 – settimana della pace che dal 2014 si tiene annualmente a Ginevra. Il tema generale di questa edizione, “Dai semi ai sistemi di pace: superare le sfide di oggi“, ha guardo verso nuovi orizzonti.

 

Tutto ruota tutto attorno alla parola pace, nel mezzo uno spazio di ascolto e confronto, riflessione e idee. La pandemia non manca di farsi ricordare: poche le presenze fisiche e tantissime le donne e numerosi gli uomini connessi da remoto, ma in sincrono, per condividere l’esperienza fatta e disegnare il futuro.

Il GPW 2021 nutre semi di pace nei nuovi approcci e strumenti necessari per reggere le sfide contemporanee, cercando di coinvolgere e influenzare il cambiamento a livello sistemico. Le sessioni interattive online e le serie digitali GPW21 hanno seguito quattro percorsi tematici principali.

Ognuno dei quali è stato presentato unitamente a una serie di domande, utili a entrare nel mood e partecipare con maggiore consapevolezza.

 

Creare un clima per la collaborazione: vie da seguire per l’ambiente, il cambiamento climatico e la pace

 

Di fronte alla crisi globale, la volontà politica e le risorse stanno sempre più confluendo nelle risposte ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale. La ricerca e la pratica sul nesso tra pace, conflitto e ambiente naturale risalgono a diversi decenni orsono, ma ora più che mai devono essere amplificate e integrate nelle risposte a livello internazionale, statale e locale.

Ci si interroga sulla comunicazione possibile tra discipline, settori, silos e linguaggi diversi – ma in collegamento tra loro –  e su come collaborare nel rispetto delle rispettive differenze di fronte a una crisi crescente.

 

Oltre la cartolarizzazione: quali rischi (e nuovi orizzonti) per il peace-building

 

A un ritmo preoccupante, le narrazioni e gli approcci alle sfide odierne vengono presentati come minacce esistenziali che sono spesso seguite da misure militari o di emergenza, le quali giustificano azioni al di fuori dei normali limiti della procedura politica.

E il rispetto dei diritti umani, la sostenibilità e la solidarietà dove trovano spazio?

 

Sfruttare la sfera digitale per la pace

 

L’impatto dell’intelligenza artificiale, delle operazioni informatiche e della tecnologia digitale stava già accrescendo, prima del Covid-19, la sua influenza nel campo della pace e della sicurezza.

La domanda sottesa agli eventi che si focalizzano su questo percorso tematico riguardano, oltre che le prospettive, i rischi e i limiti dello spazio digitale e della costruzione della pace online.

GPW21 si confronta per valutare come governi, società civile e attori privati ​​stiano affrontando queste sfide: in che modo attori umanitari, agenzie di sviluppo, attivisti per i diritti umani e costruttori di pace riescono – o non riescono – a sfruttare la sfera digitale?

 

Affrontare le disuguaglianze e promuovere l’inclusione, la pace e l’SDG16

Per introdurre i Sustainable Development Goals – SDGs occorre fare una premessa.

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla quale hanno preso parte oltre 150 leader provenienti da tutto il mondo, ha adottato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la quale si articola in 17 obiettivi – i Sustainable Development Goals – e 169 sotto-obiettivi (target). Ban Ki Moon – a quell’epoca Segretario Generale delle Nazioni Unite – definì l’Agenda 2030“una promessa da parte dei leader a tutte le persone in tutto il mondo.
È un’Agenda per le persone, per sradicare la povertà in tutte le sue forme, 
un’Agenda per il pianeta, che è la nostra casa”.

Gli SDGs, ed i relativi target, indicano le priorità globali per il 2030 e definiscono un piano di azione integrato per le persone, il pianeta, la prosperità e la Pace.

A supporto del raggiungimento dei nuovi obiettivi globali, l’Agenda 2030 fornisce oltre 200 indicatori per la valutazione delle performance di sostenibilità di tutti gli attori coinvolti nel processo di cambiamento mondiale. L’SDG16 “cerca di promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, fornire accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli”.

Le domande poste sono tante, e hanno come oggetto comune la richiesta di riscontro che quanto si sta facendo sia effettivamente efficace. Ne menzioniamo una: quali prove, esperienze e storie ci dicono che promuovere l’inclusione sia la via per raggiungere la pace?

Gli attori impegnati nella promozione della pace e nella prevenzione dei conflitti nel mondo sono innumerevoli, e questa edizione della GPW dimostra la loro forza. Alcuni sono impegnati per garantire il rispetto dei diritti umani, altri si battono per condizioni di lavoro dignitose. Ricercatori, responsabili decisionali e militanti si stanno attivando a favore della protezione dell’ambiente, mentre altri hanno dedicato la loro vita all’impegno umanitario, alla tutela della salute, allo sviluppo mondiale, al disarmo, alle scienze o ancora alle arti nell’accezione più ampia del termine.

Data la natura particolarmente sfidante di questi aneliti e obiettivi, la loro attuazione rende necessaria una stretta collaborazione tra governi, imprese e società civile. In quest’ottica, il Sustainable Development Goals 17 mostra la strada e la modalità per un’efficace implementazione degli altri 16 obiettivi: Partnership for the goals, ovvero un’azione sinergica, collaborativa e proattiva da parte di tutti gli attori dello sviluppo sostenibile.

Rimbocchiamoci le maniche!

Chiara Francesca Caraffa

 

Terapie avanzate, l’Osservatorio lancia Reshape

Un nuovo strumento per raggiungere la popolazione e fare cultura sul tema. Un viaggio nella medicina del futuro

Dalle terapie avanzate alle terapie digitali: Reshape offre una panoramica sulle innovazioni terapeutiche che stanno rivoluzionando la storia della medicina.

A iniziare dal 14 ottobre 2021, con la prima puntata, già online, l’Osservatorio Terapie avanzate – OTA avvia un viaggio in 8 puntate, a cadenza quindicinale.

Il mezzo di comunicazione scelto è il podcast. Ciò conferma che il trend in corso trova proprio nella voce – si pensi alla sempre maggiore affermazione della radio – la forma più apprezzata di divulgazione. Anche di contenuti scientifici. La cui diffusione “laica”, rivolta quindi ai pazienti e alle famiglie, è il fiore all’occhiello dell’Osservatorio Malattie Rare – O.Ma.R., di cui OTA è uno dei tanti – preziosissimi – progetti.

O.Ma.R., prima e unica agenzia giornalistica, in Italia e in Europa, dedicata alle malattie rare e ai tumori rari, è riconosciuto come una delle maggiori e più affidabili fonti di informazione per le tematiche inerenti le malattie rare, i tumori rari e i farmaci orfani.

Storie rare

La testata giornalistica risponde tanto all’esigenza dei media generalisti che al bisogno dei cittadini/pazienti di poter identificare fonti e contenuti realmente affidabili. Ma al tempo stesso fruibili.

La mole di materiale che esplora la tematica medica e sanitaria oggi disponibile su Internet, infatti, non è sempre certificata e di qualità. L’accessibilità ai contenuti scientifici, inoltre, resta preclusa a un alto numero di persone, così da rendere complessa la comprensione spesso proprio a chi necessita di approfondimenti.

Podcast

L’idea del podcast diventa così una strada alternativa, accattivante e accessibile, che strizza l’occhio ai giovani, e ai giovanissimi. Sono pensate – soprattutto – per questi ultimi le storie illustrate che accompagneranno ciascuna puntata. La prima, ad esempio, racconta come – partendo dai farmaci più classici – si è arrivati a ideare terapie innovative in cui il principio attivo sono geni, cellule o addirittura software.

Tutte le puntate, realizzate con il contributo di uno o più esperti italiani e internazionali del settore, saranno disponibili gratuitamente sulle maggiori piattaforme. Spotify e Google Podcasts, Apple Podcasts, Spreaker e altre ancora.

Esperti del settore, appassionati o, più semplicemente, ascoltatori curiosi saranno accompagnati lungo il racconto della storia di queste terapie e dei pazienti per cui sono state ideate. Non mancherà la narrazione dei successi, dei traguardi raggiunti, dei tanti fallimenti.

I contenuti

Protagoniste delle puntate sono la nascita, l’evoluzione e le prospettive future delle terapie avanzate. Sono terapie o farmaci innovativi che si differenziano dai farmaci più classici perché non si basano su molecole prodotte per sintesi chimica bensì su DNA o RNA, cellule e tessuti.

Le terapie avanzate sono un settore emergente della biomedicina, frutto degli enormi progressi fatti negli ultimi venti anni nel campo delle biotecnologie. Offrono nuove opportunità per la diagnosi, la prevenzione o il trattamento di gravi patologie che hanno opzioni terapeutiche limitate o assenti, quali malattie genetiche, malattie croniche e tumori.

Si parlerà anche di terapie digitali, l’ultima frontiera dell’innovazione terapeutica.

Attenzione sarà data anche al tema delle fake news, fenomeno già noto prima della pandemia, ma che – con essa – ha raggiunto livelli di preoccupazione da non sottostimare.

Evoluzione

Alla fine dell’Ottocento, con la sintesi del precursore dell’odierno paracetamolo, nasce la farmacologia moderna. Nel 1928 la scoperta del batteriologo Alexander Fleming del primo antibiotico, la penicillina, rappresenta la rivoluzione nel mondo della medicina.

Scienza in continua evoluzione, affamata di conquiste volte al miglioramento della salute e della qualità di vita. Nascono nuove branche specialistiche, e la componente tecnologica riveste anno dopo anno maggiore rilievo. E la presenza di un nutrito numero di donne nel novero di medicichimicifisici impegnati nella ricerca e nello studio, corrisponde al raggiungimento di altrettanti traguardi.

Ereditarietà delle informazioni genetiche

Ne è un esempio Rosalind Franklin, chimica e cristallografa a raggi X che nel 1953 appuntò sul suo taccuino: “il DNA è composto da due catene distinte”.

Due settimane dopo Francis Crick e James Watson costruirono il loro celebre modello della struttura del DNA nel laboratorio di Cavendish a Cambridge. E nel 1962 furono insigniti del Premio Nobel.

DNA, molecola della vita

La descrizione della doppia elica ha ricoperto un’importanza ben più ampia della sola spiegazione della struttura e della funzionalità della molecola di DNA. Essa, difatti, è stata l’innesco per una serie di nuove conoscenze e tecnologie, tra cui la tecnologia del DNA ricombinante, che negli anni ’70 ha permesso la nascita dell’ingegneria genetica.

Un passaggio fondamentale, grazie al quale è stata poi sviluppata la terapia genica, la più nota tra le terapie avanzate.

Non solo chimica

Come è stato per il passaggio dalla cultura analogica a quella digitale, quella dai farmaci più classici, basati sulla chimica, a quelli avanzati a base di cellule e geni è un cambiamento epocale nel modo di pensare la medicina stessa.

Le terapie avanzate – termine che comprende terapia genica, terapia cellulare e ingegneria tessutale – vengono ancora oggi definite medicina del futuro. Sono invece parte del nostro presente: hanno già diverse applicazioni mediche e hanno permesso di raggiungere risultati clinici prima inimmaginabili.

Software e tecnologia

Il passo successivo è rappresentato dalle terapie digitali, che integrano tecnologia e terapie tradizionali. Segnano un’ulteriore evoluzione del concetto di terapia, in grado di trasformare un software in principio attivo.

Sì, esatto. Software al posto del principio attivo di un farmaco e tecnologie che aiutano nei processi di diagnosigestione e prevenzione. Le terapie digitali – menzionate spesso in inglese come digital therapeutics – DTx, racchiudono le soluzioni tecnologiche validate e approvate in grado di implementare gli strumenti a disposizione per il trattamento di alcune patologie.

Digitale

La medicina digitale ha lo scopo di rivoluzionare l’assistenza sanitaria e il benessere.

Cosa c’é al cuore di questa rivoluzione? Lo sviluppo di soluzioni tecnologiche per monitorareelaborare e integrare vaste quantità di dati a livello del singolo e della popolazione. Obiettivo, aiutare ad affrontare problemi e sfide nell’ambito della salute.

Protagonisti i pazienti, i medici e gli stessi sistemi sanitari.

Un altro potenziale della medicina digitale, tutto da esprimere, è la democratizzazione dell’accesso alle cure. Raggiungibile dalla collettività solo se la compliance della singola persona malata sarà al centro del patto terapeutico. Impegno personale, prevenzione primaria e secondaria al centro, in quanto elementi imprescindibili da tenere sempre nella più alta considerazione.

Insomma, tecnologia e medicina si uniscono in un legame ancora più stretto, in grado di rivoluzionare – di nuovo – la scienza medica. E con Reshape – il podcast che rimodella il concetto di cura – linguaggio semplice e rigore scientifico non saranno più un ossimoro!

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Home School Hub (copertina), Nytimes, Notizie, Raccoon

www.eurocomunicazione.com/2021/02/28/malattie-rare-la-giornata-mondiale-riguarda-tutti/

www.osservatorioterapieavanzate.it/innovazioni-tecnologiche/terapie-digitali

www.spreaker.com/user/15396052/ep-1-la-medicina-del-terzo-millennio?utm_medium=widget&utm_source=user%3A15396052&utm_term=episode_title

 

ROBERTO MARCHESINI, L’ETOLOGO CHE SA CURARE CON LA PET THERAPY

ROBERTO MARCHESINI, L’ETOLOGO CHE SA CURARE CON LA PET THERAPY

Attività sinergiche e sussidiarie che rafforzano il buon esito degli interventi sanitari

Molto più che pet therapy! Incontriamo Roberto Marchesini a Bologna, dove scrive e lavora nel continuo perfezionamento della sua idea del mondo, non solo quello animale.

Filosofo, etologo e saggista italiano trova nello smascheramento di quell’errore prospettico che pone l’uomo al centro e a misura dei suoi predicati il cardine della propria proposta filosofica. Riconducibile, seppur con caratteristiche proprie, alla più ampia corrente del Post-human.

Le radici del desiderio. Alla ricerca delle motivazioni umane è la sua ultima, recentissima, opera pubblicata dalla casa editrice felsinea Apeiron.

Parliamo con lui di interventi assistiti dagli animali – IAA, cui ci si riferisce sovente con il nome generico di pet therapy, riconosciuti nel nostro Paese come cura ufficiale dal Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2003.

L’intervista

  • Professor Marchesini, come nasce questa terapia complementare a quelle tradizionali, e quali evidenze scientifiche può vantare?

«Gli interventi assistiti dagli animali hanno una lunga tradizione di evidenze scientifiche, essendo le prime ricerche strutturate databili nei primi anni ’60 a opera dello psichiatra infantile Boris Levinson che già nel 1953 aveva messo in evidenza come il prendersi cura di un animale aiuta ad abbassare situazioni di ansia e di stress».

«Nel tempo i riscontri si sono susseguiti e oggi abbiamo a disposizione una gran mole di ricerche, di esperienze e di dati che ci permettono di formulare un quadro più articolato su queste attività e, di conseguenza, un approccio molto più orientato agli effettivi bisogni della persona. È infatti evidente che i bisogni di un ragazzo con problemi di riabilitazione motoria siano diversi da un bambino autistico, un adolescente con disturbi della condotta alimentare o un anziano affetto da Alzheimer».

«Le esperienze di questi ultimi quarant’anni ci consentono di operare con estrema specificità sulle effettive esigenze della persona malata, facendo altresì attenzione alle vulnerabilità altrettanto peculiari che la contraddistinguono».

  • Come possiamo definire questo intervento e come possiamo inquadrarlo nel percorso sanitario?

«Volendo fare subito chiarezza al riguardo, occorre sottolineare che la pet therapy non è propriamente una terapia e soprattutto non si pone come intervento alternativo alle terapie tradizionali, quanto piuttosto come serie di interventi di facilitazione terapeutica, vale a dire attività sinergiche e sussidiarie capaci di rafforzare il buon esito degli interventi sanitari vigenti. Parliamo pertanto di co-terapia, in una visione dove ogni intervento assistito dagli animali si confronta sempre con le terapie in essere, con le figure sanitarie di riferimento di quell’individuo e, direi in modo più globale, con tutto il vissuto assistenziale e socio-sanitario che lo riguarda».

«Un intervento di pet therapy è sempre complementare e va strutturato in totale coerenza con tutto ciò che la persona sta ricevendo nel suo percorso di sostegno o riabilitazione. Questo, perché non avrebbe senso costruire un progetto di facilitazione terapeutica senza il pieno confronto e la partecipazione di chi si sta occupando della persona malata da un punto di vista sanitario. Anche gli obiettivi del progetto vengono concordati con il medico o lo psicologo che ha in cura il paziente, per cui non si deve mai pensare a queste attività come a interventi sostitutivi o avulsi dal percorso in essere».

  • Ci descriva i benefici prodotti dalla relazione uomo/animale.

«Diciamo che il rapporto con gli animali ha un forte potere di coinvolgimento. Richiama l’attenzione, crea un clima di buonumore, abbassa il senso d’inadeguatezza, facilita le relazioni sociali, attiva condizioni di gioco e di partecipazione, ha un forte potere motivante, diminuisce le tensioni».

«Lo vediamo in modo particolare nei bambini, che sono letteralmente catturati dagli animali: non è un caso se i personaggi dei fumetti e i giocattoli hanno in genere forma animale. Ma anche gli anziani mostrano una predilezione per gli animali e direi, più in generale, che sono proprio le persone che vivono un momento di difficoltà quelle che trovano nella relazione con gli animali un maggior beneficio».

«Si tratta di un effetto di alleggerimento dal problema, qualcosa tuttavia in più della semplice distrazione, perché non si limita ad abbassare il peso del problema o di spostarne l’attenzione, bensì di creare nuove condizioni relazionali per il paziente e di attivare delle leve di motivazione che sono estremamente utili per incentivare gli interventi terapeutici in essere. Evidentemente il rapporto con gli animali tocca corde molto profonde dell’essere umano, le stesse che hanno consentito la domesticazione, e questo rinnovare sentimenti di base ha un riscontro immediato nella persona, soprattutto quando è necessario riaccendere la speranza».

  • In che modo, allora, l’intervento (IAA) è tarato sul paziente?

«Come ho detto esiste un effetto di coinvolgimento o di beneficio generico che è di facile riscontro e che ha messo le basi di questa attività nei vent’anni dopo le ricerche di Levinson. Successivamente – possiamo dire a partire dagli anni ’90 – abbiamo cominciato ad affiancare contributi più mirati alle effettive necessità della persona malata. Se l’incontro con l’animale aveva l’effetto di favorire la relazionalità della persona e parimenti agiva come motivatore, diventava importante implementare delle attività che andassero a intervenire sui bisogni, offrendo contributi in linea con gli obiettivi prefissati. Nasceva così una pet therapy orientata al paziente, la quale ha visto il nostro Paese come capofila nella ricerca internazionale, ragione per cui possiamo vantare un gran numero di esperienze condotte su tutto il territorio nazionale».

  • Quali sono le peculiarità più rilevanti di questo approccio alla malattia?

«La pet therapy orientata alla persona malata è molto più efficace nel suo ruolo di facilitazione perché, oltre ai benefici generici suindicati, si vanno ad assommare contributi specifici per aiutare il soggetto a raggiungere gli obiettivi di progetto. Per esempio, se si vuole migliorare l’autostima del paziente si fanno attività di collaborazione, come aiutare l’animale in un particolare compito, mentre se si vuole rafforzare il decentramento e la prosocialità si fanno attività di cura».

«Nella pet therapy orientata al paziente si vanno perciò a individuare un insieme di attività di relazione con l’animale molto specifiche e differenziate tra loro, quali ad esempio le attività di cura, le attività ludiche, le attività esplorative: ciascuna di queste è capace di dare specifiche plusvalenze co-terapeutiche alla persona malata ossia di aiutarla in modo preciso, indirizzandola nel percorso riabilitativo».

  • Quali sono in pratica i vantaggi di questo approccio, quale la sua esperienza?

«Innanzitutto si definiscono degli obiettivi chiari e condivisi con la figura sanitaria di riferimento del paziente, cercando altresì di mettere in luce le fragilità specifiche della persona e parimenti le attività terapeutiche e di supporto vigenti. Una volta definiti gli obiettivi si procede alla fase prescrittiva andando a individuare quali attività inserire nel progetto perché utili per la persona e quali da evitare perché potrebbero accrescere il problema o mettere a repentaglio le sue fragilità».

«In tal modo si lavora proprio sulle risorse della persona rendendola pienamente protagonista del proprio percorso riabilitativo. Negli ultimi vent’anni abbiamo messo a punto progetti per persone anziane affette da malattia di Alzheimer in diverse province italiane e lavorato per tre anni all’OPG di Reggio Emilia con pazienti affetti da schizofrenia paranoide. Abbiamo inoltre realizzato molti progetti sulla riabilitazione motoria e sull’handicap sensoriale, così come sui disturbi cognitivi e sull’autismo. Abbiamo lavorato sui disturbi della condotta alimentare presso l’Ospedale San Raffaele Turro e realizzato alcuni progetti sul fine vita in diverse città, ottenendo ottimi risultati. La pet therapy orientata al paziente si è dimostrata un valido supporto non solo per migliorare le condizioni generali del malato, ma altresì per raggiungere gli obiettivi specifici della persona».

  • In cosa consiste la formazione degli animali impegnati a fianco della persona malata?

«Alcune precisazioni sono d’obbligo. I progetti vedono coinvolti solo animali domestici, educati fin dall’età evolutiva a stare in mezzo alle persone e a gradire l’interazione con estranei, addestrati a fare attività specifiche e quindi formati per quei particolari compiti, monitorati in modo accurato da un punto di vista medico veterinario».

«Inoltre l’animale non opera da solo, ma sempre in coppia con il suo partner, dove è la coppia ad essere certificata anche sulla base del livello d’intesa raggiunto. Inoltre ogni progetto vede la presenza, oltre che delle coppie coinvolte e delle figure sanitarie referenti, di un team di progetto composto da un medico veterinario, uno psicologo, un educatore professionale e un etologo, ciò al fine di pianificare tutte le fasi del percorso nonché le modalità di testaggio utili per verificare l’andamento riabilitativo. La formazione degli operatori sia della fase progettuale che di quella operativa segue la direttiva di apposite Linee guida. Possiamo dire pertanto che queste attività hanno finalmente trovato una formalizzazione istituzionale capace di offrire tutte quelle garanzie che la delicatezza del compito richiede».

  • Per concludere, come possiamo vedere queste attività?

«A mio parere si tratta di attività che rimettono al centro la persona e il suo bisogno di vivere in modo attivo e da protagonista la relazione con il Mondo. Gli animali giocano il ruolo di motivatori, abbassando quel senso di emarginazione, di paura del giudizio, di stress da competizione e infine di logica di omologazione che purtroppo la società di oggi rischia di porre come limite insuperabile soprattutto nei momenti di difficoltà della persona. Queste attività puntano sulla partecipazione piena del soggetto, su quella coordinata della vita attiva, per riprendere Hannah Arendt, che è indispensabile per dare speranza e soddisfazione all’individuo».

«La relazione e il principio della cura, quell’amore che è prima di tutto far dono di sé e accogliere l’altro, rappresentano i fondamentali esistenziali dell’essere umano e la relazione con la natura rappresenta la migliore palestra per poter ritrovare una presenza partecipativa all’interno della cosmopolis umana. Non si tratta pertanto di rinchiudere la persona nell’esclusiva relazione con gli animali, quasi fossero dei surrogati di un umano che manca, ma di fortificare le doti relazionali della persona proprio per accrescerne disponibilità e competenze all’incontro agapico con il prossimo».

Nel ringraziare il professor Marchesini per questo tempo prezioso e ricco di suggestioni, torna in mente Kant: “puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali“.

 

Chiara Francesca Caraffa

www.marchesinietologia.it/2021/05/12/le-radici-del-desiderio/

 

Nucleare. Stati Uniti, Regno Unito e Australia insieme per la sicurezza

Cambiano gli equilibri dello scenario geopolitico internazionale. Francia «pugnalata alle spalle»

Stati UnitiRegno Unito e Australia accomunati dalla volontà di garantire sicurezza, attraverso il nucleare. I tre Paesi stanno creando una partnership di sicurezza trilaterale con l’obiettivo ultimo di confrontarsi finalmente, di nuovo, con la Cina.

Chiare le intenzioni statunitensi. Per Joe Biden «si tratta di investire nella nostra (loro) più grande fonte di forza, le nostre alleanze, e aggiornarle per affrontare meglio le minacce di oggi e di domani». In poche parole: riunire gli alleati e i partner esistenti dell’America in modi nuovi.

Presentano congiuntamente l’iniziativa, il cui nome Aukus deriva dalle iniziali delle nazioni coinvolte, il presidente Joe Biden e i primi ministri Boris Johnson e Scott Morrison.

In nove minuti cambiano gli equilibri dello scenario geopolitico internazionale.

Insieme grazie ai sistemi di collegamento virtuale, raggiungono in videoconferenza i loro Paesi e tutte le emittenti del Mondo. Aukus è il piano congiunto per l’assemblaggio della nuova flotta di sottomarini a propulsione nucleare australiana, che sarà costruita ad Adelaide nei prossimi 18 mesi.

Il progetto renderà l’Australia il settimo Paese nel panorama mondiale dotato di sottomarini azionati da reattori nucleari.

Guerra fredda?

Gli analisti menzionano l’accordo di condivisione dell’intelligence firmato 75 anni fa, denominato UKUSA, ma comunemente noto come Five Eyes. Pubblicato nel 2010 e definito dal Time tra i documenti più importanti della guerra fredda, esso che «rivela uno dei fondamenti del rapporto speciale che il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno ancora a cuore».

Oggi invece l’alleanza Aukus – che arriva in un momento in cui molte capitali occidentali stanno ricalibrando le loro relazioni con la Cina – ha una forte dimensione tecnologica e di sicurezza.

Nei prossimi tempi ritroveremo spesso il nome Mark Milley. Generale americano pluridecorato, è il presidente dei capi di Stato Maggiore congiunti che dialogheranno per portare a termine il progetto.

Implicazioni

Morrison ritiene – relativamente agli obblighi del trattato internazionale sulla gestione del combustibile nucleare – che «ciò includerà un esame approfondito di quanto dobbiamo fare per esercitare le nostre responsabilità di gestione nucleare qui in Australia».

Precisa poi, per amor di chiarezza, che il suo Paese «non sta cercando di acquisire armi nucleari o di stabilire una capacità nucleare civile».

L’accordo

Prima d’oragli Stati Uniti hanno condiviso la loro tecnologia di propulsione nucleare solo con il Regno Unito, in un accordo che risale al 1958, ma quello di oggi è evidentemente un insieme di circostanze unico. La separazione geografica dei tre Paesi non implica, infatti, lontananza di vedute e di obiettivi.

Parlando da Londra, Johnson non esita a definire la triade come «esempio di un’alleanza naturale». Essa creerà «una nuova partnership per la difesa e favorirà aumento di posti di lavoro e prosperità». L’accordo, uno tra i progetti più complessi e tecnicamente impegnativi al Mondo, durerà decenni e richiederà l’impiego della tecnologia più avanzata.

 

Legami

Fonti britanniche hanno affermato che le conversazioni sull’accordo sull’energia nucleare sono state avviate dagli australiani a marzo. Complessità e durata del patto «legheranno in modo decisivo l’Australia agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna per generazioni», afferma un alto funzionario statunitense.

Si tratta di una decisione fondamentale, che segna la fine di un contratto da 90 miliardi di dollari firmato nel 2016 dall’Australia con la società francese Naval Group.

Francia

«Il Mondo è una giungla», osserva su Twitter l’ex ambasciatore francese a Washington, Gérard Araud. «Alla Francia è stata appena ricordata questa amara verità dal modo in cui gli Stati Uniti e il Regno Unito l’hanno pugnalata alle spalle in Australia. È la vita».

Naval Group, incaricato di costruire 12 sottomarini d’attacco all’avanguardia, ha affermato che il nuovo accordo è stato una “grande delusione“. Lo stesso si era impantanato in superamenti dei costi, ritardi e modifiche al design.

Lo scioglimento del contratto segna una spiacevole battuta d’arresto per il presidente Emmanuel Macron, proprio mentre inizia la corsa per il secondo mandato all’Eliseo.

Cina

Sebbene mai menzionata in modo specifico, la Cina è chiaramente al centro della triplice alleanza, che rappresenta la risposta alla sua spinta espansionistica nel Mar Cinese Meridionale e alla crescente belligeranza nei confronti di Taiwan. Il presidente Biden, a tal riguardo, esprime la sua visione.

«Dobbiamo essere in grado di affrontare sia l’attuale ambiente strategico nella Regione, sia la sua possibile evoluzione, perché il futuro di ciascuna delle nostre Nazioni – e in effetti del Mondo, dipende da un IndoPacifico libero e aperto, duraturo e fiorente nei decenni a venire».

Doppio binario

Prende forma una narrazione nuova, che vede nella deterrenza il fulcro reale dell’accordo, politico e strategico. Sostenerla e migliorarla attraverso la riapertura del dialogo e della cooperazione non sarà semplice.

L’imminente Conferenza sul cambiamento climatico COP26, ospitata nel Regno Unito a novembre 2021 e realizzata in partnership con l’Italiasarà un interessante banco di prova. Secondo alcuni, gli Usa e Uk vorrebbero portare la Cina dalla loro parte, per dimostrare la possibilità di avere una relazione competitiva e al contempo di cooperazione.

Biden e Xi si sono recentemente parlati al telefono. È la prima conversazione in sette mesi. Secondo il Financial Times, il presidente americano ha proposto di fissare un incontro faccia a faccia, ma il leader cinese non avrebbe ancora risposto.

Se la strategia degli alleati sia coerente o meno non è al momento di facile da valutare. Certamente, sarà necessario che distinguano con massima cautela le questioni globali come il cambiamento climatico da sicurezza e difesa.

Nucleare

L’Australia insiste sul fatto che non ha intenzione di perseguire armi nucleari e si atterrà al Trattato di non proliferazione nucleare (NPT). Per i critici la decisione potrebbe tuttavia ancora stimolare indirettamente la proliferazione delle armi.

Qualsiasi nuovo sottomarino a propulsione nucleare, alimentato con l’aiuto di uranio arricchito, impiegherà anni, forse più di un decennio, per svilupparsi. Ma una volta in mare, l’obiettivo è mettere la marina australiana – attualmente alimentata a diesel – allo stesso livello tecnologico della marina cinese, la più grande del Mondo.

Collaborazione

Oltre alla cooperazione sulla tecnologia navale, la partnership comporterà un più stretto allineamento delle politiche e delle azioni regionali. Oltre a una maggiore integrazione delle Forze Armate e delle industrie della Difesa dei tre alleati.

I quali intendono anche lavorare insieme sulla guerra informatica e sulle capacità di intelligenza artificiale.

Timori

L’energia nucleare consentirà ai sottomarini d’attacco australiani di rimanere in mare fino a cinque mesi e di operare in modo più silenzioso rispetto alle navi diesel della classe Collins esistenti del Paese, consentendo loro di eludere meglio il rilevamento del nemico.

Alcuni critici dell’accordo avvertono che costituisce un pericoloso precedente per i Paesi che sfruttano una scappatoia nel TNP. Il trattato consente alle Nazioni non dotate di armi nucleari di costruire sottomarini a propulsione nucleare e di rimuovere il materiale fissile di cui hanno bisogno per i reattori sottomarini dalle scorte monitorate.

Monitoraggio

Il monitoraggio è garantito dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, organismo di controllo globale indispensabile per evitare che i materiali siano utilizzati per fabbricare armi.

«La mia preoccupazione non è che l’Australia faccia un uso improprio del materiale nucleare che gli diamo e utilizzi la scappatoia per costruire armi nucleari», chiarisce James Acton, co-presidente del programma di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace. «La mia preoccupazione è che crei un terribile precedente di cui altri Paesi potrebbero abusare».

«L’Iran è l’esempio più ovvio. Certamente non staremmo fermi e in silenzio se rimuovesse il materiale nucleare dalle misure di sicurezza».

Scenari futuri

David Cullen del Nuclear Information Service, ha dichiarato: «Questo è successo solo una volta nella storia, quando gli Stati Uniti hanno aiutato il Regno Unito a sviluppare i suoi primi sottomarini a propulsione nucleare».

«La cosa interessante è che gli Stati Uniti sembrano aver gettato un osso al Regno Unito consentendo alla Gran Bretagna di aiutare a progettare e costruire i nuovi sottomarini australiani», aggiunge Cullen.

Chiude il suo pensiero con due quesiti: «Come verranno riforniti gli australiani? Vorranno sviluppare la propria capacità nucleare per arricchire il combustibile di uranio?».

Come verranno riforniti o smantellati i reattori australiani ancora non è chiaro.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Brendan Smialowski/AFP/Getty Images (copertina), Matt Dunham/Getty Images, Christophe Ena/AFP, The New York Times

www.eurocomunicazione.com/2021/01/11/amministrazione-joe-biden/

www.eurocomunicazione.com/2021/06/17/il-g7-e-il-nuovo-multilateralismo-europeo/

www.eurocomunicazione.eu/cina-nato-attenzione-allo-sviluppo-della-difesa-cinese/

www.eurocomunicazione.com/2020/11/22/johnson-vuole-rinverdire-i-fasti-della-potenza-militare-britannica/

 

SEMPLICEMENTE FRANCESCO

SEMPLICEMENTE FRANCESCO

Intervista a Suor Anna Monia Alfieri, legale rappresentante delle scuole Marcelline

Il nome Francesco è una promessa mantenuta. Il Santo Padre, al secolo Jorge Mario Bergoglio – CCLXVI Papa della Chiesa cattolica e vescovo di Roma – siede sul soglio di Pietro dal 13 marzo 2013.

Tutti fratelli

Il nome Francesco è una dichiarazione di pace. Un abbraccio che accoglie ogni uomo come fratello, unico e irripetibile, di cui rispettare la fede. Papa Francesco sa che, però «la fede senza le opere è morta» (Gc 2,26).

L’intervento chirurgico affrontato recentemente dal Pontefice ha fatto sì che la stampa internazionale gli rivolgesse uno sguardo particolare, talvolta deferente, spesso affettuoso, ma non sempre generoso.

Al centro dell’attenzione mediatica, negli scorsi mesi, vi è stato purtroppo lo scandalo per riciclaggio di denaro e frode che ha come oggetto un immobile londinese. Così come la frizione – fonte il New York Times – nata tra Francesco e la Chiesa statunitense: perché negare la comunione ai politici che sostengono i diritti all’aborto? O ancora le parole contenute nella recente lettera al padre gesuita James Martin, il quale opera nella comunità Lgbt.

L’intervista

Se la stampa guarda agli scandali, ai segreti, alle questioni che dividono talvolta l’opinione pubblica, i fedeli guardano al Vicario di Cristo, al Successore di Pietro, al Pescatore di uomini da portare a Dio. «Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa e le forze degli Inferi non prevarranno su di essa». Uomo di cui riconoscono le tante doti, e le molte virtù.

Diamo la parola a Suor Anna Monia Alfieri, oltre 14.000 follower sulla sua pagina Facebook, un motto da non sottovalutare: «Gli ideali sono i Fondamentali, le Ideologie sono manette». Laureata in Giurisprudenza e in Economia, è legale rappresentante delle scuole Marcelline italiane.

Il suo obiettivo è «l’istruzione chiara della mente e la coltura del cuore», la sua vita al servizio della libertà educativa.

Ritenuta da molti un punto di riferimento per il suo pensiero libero, per la capacità di intessere un confronto politico senza pregiudizi sulla libertà di scelta in educazione. Insomma, tutti uniti intorno al bene collettivo per lanciare ponti, cercare la mediazione, senza barattare la parola chiara. Il pensiero libero conquista anche chi è lontano e parla alla persona, anche attraverso i media, sfidando le logiche di chi usa e strumentalizza. Voce fuori dal coro, è ospite quasi ogni lunedì di Nicola Porro a Quarta Repubblica.

Il suo sguardo attento e affettuoso (la scuola deve essere “affettuosa”, ha affermato il ministro dell’Istruzione) sul Santo Padre aiuterà i nostri lettori ad orientarsi.

Il valore della condotta

  • Suor Anna, il servizio ela testimonianza della fede emergono in ogni gesto di Papa Francesco. Ci aiuta a leggere e comprendere il suo insegnamento?

«Penso che il primo insegnamento che emerge sia quello di una vera ricerca di coerenza fra il credo professato e il vissuto. Può un padre non essere accogliente, non essere un educatore capace di ammonire il figlio ma di accoglierlo sempre?», chiede. «Ecco, quando penso al Santo Padre, penso al padre della parabola del Figliol prodigo, così ben raffigurato dal dipinto di Rembrant. Forse un aiuto potrebbe essere il testo “L’abbraccio benedicente” di Henri Nouwen». Questo testo descrive bene tutti i personaggi della parabola. E ci fa trovare la nostra collocazione a seconda degli anni che viviamo. Quindi «la condotta del Papa domanda anzitutto una lettura di chi siamo noi e cosa cerchiamo. Questo vale per tutti».

Un uomo normale

  • Quali ragioni, a suo avviso, spingono sovente il Pontefice a chiedere ai fedeli di pregare per lui? 

«Ho pensato che da sempre, ogni domenica, ad ogni evento con i fedeli, il Papa chiede di pregare per lui, dopo aver salutato come farebbe una persona ben educata, quando entra o esce da una casa», afferma. E poi stupisce con una battuta: «Papa Francesco sa di non essere Ironman… quindi chiede di pregare per lui. Ne ha proprio la necessità, che chiunque di noi potrebbe avere. Molto semplicemente e normalmente». Riflette: «ma, ahimè, noi non siamo abituati alla normalità, allora rischiamo di rendere straordinario ciò che è normale».

  • In occasione dell’intervento chirurgico di alcuni mesi fa tutti hanno ricordatola malattia di Giovanni Paolo II. Quali riflessioni ha fatto in merito?

«Sì, San Giovanni Paolo II ci aveva abituati ad una malattia condivisa, aiutando molti ammalati a sentirsi meno soli. Papa Francesco si è mostrato più riservato rispetto alla sua salute. Si tratta di due approcci diversi, certamente, ma non da collocare agli opposti».

Suor Anna ipotizza che forse «noi etichettiamo le persone in categorie che devono dire e fare ciò che ci aspettiamo come fossero dei burattini. Ma la libertà non funziona così: essa domanda a ciascuno di noi una certa maturità nell’accogliere l’altro non come lo vorremmo ma come realmente è».

  • Qual è l’insegnamentopiù grande che Francesco, con la sua persona, sta offrendo alla comunità, non solo cristiana?

«A mio parere quello di uno sguardo accogliente e di speranza, quello di un sentimento di tenerezza nei confronti dell’umano, comprese le fragilità, senza distinzioni di ogni tipo, ma anche senza compromessi verso la volontà esplicita di andare contro l’umanità, di distruggerla o di sottometterla. Questi atteggiamenti scatenano la sua indignazione e la sua denuncia» dice con decisione.

«Basta ricordare il supporto che ha sempre offerto alle minoranze perseguitate in varie parti del Mondo, senza temere i moniti delle ambasciate potenti».

Umiltà

  • Quali virtù associa a Francesco, e per quale motivo?

«La chiarezza, l’umiltà, il coraggio». Ancora nessuna esitazione nel tratteggiare le stesse virtù che avremmo attribuito a nostra volta al Pontefice. Ecco come continua Suor Anna Monia Alfieri: «la prima è ricercata al di sopra di ogni strumentalizzazione e con qualsiasi interlocutore. Un esempio è la sua nota verbale sul ddl Zan, assolutamente aperta al dialogo intelligente e chiarificatore, su aspetti che appaiono confusi, se non dannosi e contraddittori in ordine al fine che intendono perseguire: il rispetto della persona umana».

«L’umiltà è l’impronta visibile di Gesù di Nazaret, “mite e umile di cuore”, nella vita concreta, quotidiana, nei pensieri e nei gesti di Francesco. Il Papa è il Vicario di Cristo, si dice; il vicario, appunto, abbraccia lo stile di colui che egli “rappresenta”, che “rende presente” e che considera un modello. L’umiltà è la cifra più intelligente che la persona può spendere, per parlare a tutti e per accogliere tutti. Solo Dio è infinitamente umile, perché tutti accoglie. Da qui, lo stile del Suo Vicario».

Il coraggio non contrasta affatto con l’umiltà, ma la rende vera. «Papa Francesco non è un perdente, ma un visionario: dalla luce che intravede nelle persone e nelle situazioni trae l’energia, spirituale e fisica, per affrontare le difficoltà di ogni giorno».

Coraggio

  • Il Papa ha una personalità forte e un grande coraggio nel tentare di scardinare alcuni aspetti incancreniti della Chiesacome istituzione fatta anche di persone che sbagliano. Dove è riuscito a “cambiare le cose” e in quali ambiti, invece, non gli è stato possibile promuovere il cambiamento?

«Il cambiamento fa sempre paura perché è scomodo, mina le false certezze, come avviene a tutti i livelli e per tutti», dichiara Suor Anna senza esitazioni.

«Papa Francesco, in continuità con i suoi predecessori, ha portato avanti il cammino di una Chiesa sempre più vicina al popolo, una Chiesa che ha il coraggio di dire ciò che non va e lo cura. Certamente il Papa non si fa tirare per la giacchetta: l’accoglienza del padre non è mai paternalismo, che non fa crescere la persona, non è “educativo”, nel senso letterale di “e-ducere”, “tirare fuori” il valore nascosto o la consapevolezza necessaria», dice. E poi conclude: «penso che Papa Francesco sia un padre che chiarisce e accoglie. L’accoglienza passa sempre dalla chiarezza. Charitas in veritate, in continuità con Benedetto XVI, a partire dalle questioni economiche e dallo stile di vita di chi dedica a Dio e ai fratelli in umanità la propria esistenza. Il cambiamento è in atto e riguarda tutti gli ambiti della Chiesa».

Parlando di stili di vita, intesi ora come abitudini del quotidiano, annotiamo che Papa Francesco, diversamente dai suoi predecessori, non ha mai lasciato la Santa Sede per trascorrere l’estate a Castel Gandolfo.

  • Quali ragioni, a suo avviso, rinnovano anno dopo anno questa scelta?

Suor Anna ricorda che «Papa Giovanni Paolo II amava la montagna, era uno sportivo, quindi naturale che si dedicasse alle escursioni. Benedetto XVI ricreava il suo spirito contemplando lo spettacolo della natura di Castel Gandolfo». Poi parla per un attimo di sé: «se penso a me, ad esempio, mi piace stare a casa mia, in convento, con le mie consorelle, e dedicarmi alle mie occupazioni con un ritmo più lento: per me questa è vacanza e ristoro – aggiunge. Magari anche il Papa preferisce starsene a casa in tranquillità».

Viaggio apostolico

  • Quale significato politico ha avuto il recente viaggio in Ungheria equello in Slovacchia?

Senza esitazione, Suor Anna afferma che «alcune persone sono sempre alla ricerca del significato politico, però in una accezione partitica, che divide e contrappone. Se il Papa difende gli immigrati, lo si accusa di stare da un lato, se difende la libertà di pensiero, la non discriminazione, ecco l’accusa di pendere dall’altro».

«Se, invece, consideriamo la politica la più alta forma della carità, allora questa è servizio, presa in carico dei più fragili, contrasto della povertà e della discriminazione. Il viaggio del Papa va molto oltre la politica. È il viaggio del padre verso i figli, del fratello verso la diversità, per smuovere o ravvivare le coscienze di tutti, politici compresi.

Lo Stato, ricordiamolo, è laico non ateo… o peggio, persecutore di chi ateo non è».

Il sorriso di Suor Anna si apre: «credo che Papa Francesco ci stia aiutando a maturare un approccio più semplice, sine glossa, alla storia e agli eventi. Senza retropensieri e misteri, tutto è portato alla luce, senza ledere l’intimità che va custodita».

Stiamo per salutarci, e il congedo è in un’ultima frase da conservare. Il Santo Padre «è un modello per tutti, in primis per me e, lo dico con simpatia, anche per lei!».

Chiara Francesca Caraffa

Elezioni tedesche. Merkel rimette la palla al centro

La cancelliera uscente rivede lo schema di gioco per scongiurare una virata a sinistra

Angela Merkel, secondo Forbes la donna più potente del mondo, è ancora sotto i riflettori. Non solo della sua Germania – si ricordi che nacque e passò i suoi primi 35 anni nell’Est – ma anche dell’Ue.

Il 26 settembre gli elettori tedeschi saranno chiamati al voto per eleggere i membri del Bundestag. Merkel, che darà dimissioni spontanee, è riuscita a mantenere nel tempo il proprio potere. Spostando la sua Unione Cristiano Democratica – CDU, conservatrice, al centro dell’arena politica, ed entrando in coalizione sia con il Partito Democratico Libero – FDP di centrodestra che con il Partito Social Democratico di centrosinistra – SPD. Secondo The Guardian “la CDU di Merkel è diventata il sole su cui altri partiti potevano semplicemente orbitare”.

Angela Merkel in prima linea

Il lavoro di Angela Merkel, che in 16 anni ha portato la Germania in primo piano, rendendola ago della bilancia in più occasioni, ora è orientata a tenere compatto il centro. Il rischio è altrimenti quello di osservare, nel momento della sua uscita dallo scenario politico, alla scissione in centristi e conservatori estremisti.

A tale proposito Stefan Kornelius, giornalista e scrittore con due volumi dedicati alla cancelliera, di cui uno è la sua biografia autorizzata, nota che «Merkel ha due qualità fondamentali». «È avversa al rischio e centrista nel senso che vuole unire le persone piuttosto che allontanarle. Queste qualità si applicano alla politica interna così come all’Unione europea, che è una costellazione politica con una tendenza intrinseca ad allontanarsi».

Fondamentale il ruolo di Merkel anche nella mediazione economica e politica tra Regno Unito e Ue nel lungo percorso che ha portato alla Brexit. Il suo demone erano – e sono – le forze centrifughe. «La più grande eredità della Merkel è che è riuscita a tenere insieme l’Unione europea in un’era di intensa tensione, qualcosa che richiede forza di volontà politica e di solito un po’ di denaro tedesco».

 

Capacità di lettura

Josef Janning, senior associate fellow del German Council on Foreign Relations, ritiene che Merkel non abbia però «mai capito che le forze centrifughe possono essere contenute nel lungo periodo solo rafforzando la forza centripeta, per tirare più fortemente al centro i corpi di massa». 

La critica che le muove è questa: «la Germania sotto la Merkel non ha amplificato l’ambizione dell’Europa […]. Si è semplicemente messa a suo agio in un allestimento imperfetto».

In effetti pare le sia mancata una visione strategica per l’Unione. 

Elezioni

Si noti che, a causa della pandemia, quest’anno si prevede che il 40-50% dell’elettorato voterà per posta. Una novità che implica incertezze maggiori del consueto.

Qual è la posizione della cancelliera rispetto agli schieramenti in lizza? Lanciata nella mischia della campagna elettorale, Merkel si oppone al tentativo del suo vicecancelliere di centrosinistra di presentarsi come suo candidato di continuità, mentre la CDU fa suonare l’allarme circa il pericolo di un Governo di coalizione di sinistra.

Olaf Scholz – SPD, vice della Merkel nel suo quarto e ultimo Governo, intanto sta facendo un lavoro davvero efficace contro i due oppositori poco brillanti. Obiettivo: convincere gli elettori che vi sono maggiori possibilità che sia lui a portare avanti l’eredità centrista e razionale del cancelliere rispetto al candidato della CDU.

Preferenze di voto per candidato

YouGov ha fatto un sondaggio tra gli elettori circa il miglior candidato cui affidare la guida il Governo. Ecco i numeri: Scholz = 27%Lindner = 12%, ex aequo Laschet e Baerbock con l’8% di preferenze. Alla domanda su quale sia il candidato più competente il 55% degli intervistati dall’istituto Infratest dimap risponde Scholz. Il 15% promuove Laschet e il 7% opta per Baerbock. Christian Lindner, presidente federale del FDP, esce in qualche modo dagli schermi: per vincere risulta d’obbligo la proposta di coalizioni forti e credibili.

I sondaggi della scorsa settimana vedono il candidato SPD in decisiva rimonta. Complice anche una campagna elettorale ben fatta, un claim di immediata comprensione: “Scholz lo risolverà”. Scholz ha ripetutamente sottolineato – in un recente dibattito televisivo – gli accordi presi con Merkel su aree politiche chiave. La cancelliera glissa, sottolineando l’enorme differenza per il futuro della Germania tra Scholz premier e il suo successore designato, Armin Laschet.

Campagne elettorali a confronto: Scholz, SPD

La campagna elettorale di Scholz è serrata e ben gestita. Secondo Frank Stauss, esperto di comunicazione politica, «l‘SPD ha escogitato la campagna perfetta». Essa, avviata nel 2020 da un noto professionista di marketing sportivo, risulta infatti «in sintonia al 100% con il messaggio di Scholz». 

Incentrata interamente intorno all’uomo che vuole portare alla vittoria elettorale, ha usato le immagini per veicolare il messaggio politico. In diversi manifesti, l’ex sindaco di Amburgo, impassibile, appoggiato allo schienale della poltrona – il volto bene in vista – tiene in mano un biglietto con i suoi impegni elettorali.

Aumento del salario minimopensioni stabilicostruzione di 400.000 case all’anno.

Aggiungerà forse altri piani, quali quello per un’aliquota minima globale dell’imposta sulle società. E poi priorità alla lotta contro la povertà infantile e riduzione del costo della vita.

In quanto a influenza internazionale poi, quella che tutti riconoscono a mani basse ad Angela Merkel, Scholz può vantare rispetto agli altri il mandato come ministro delle finanze e vicecancelliere.

Ma sappiamo tutti che le competenze nella comunicazione aiutano, ma non sono – da sole – sufficienti a garantire il raggiungimento dell’obiettivo. Potrebbero aver aiutato sin qui il consenso nei suoi confronti anche le gaffes dei Verdi, divenuti impopolari.

Se Scholz dovesse sceglierli ora come parte della sua coalizione – insieme a Die Linke,  al 6-7% e vicini alla soglia di sbarramento del 5% – darebbe vantaggio ai conservatori, che già gridano al pericolo di una deriva verso sinistra

Campagne elettorali a confronto: Annalena Baerbock, Verdi

In calo i Verdi – Die Grünen, ora al 17%. In ascesa però le donazioni, che ne sosterranno la parte che resta di questa lunga campagna elettorale. Vincono difatti loro il testa o croce per la donazione più alta, che spiazza Frau Merkel. Il donatore è l’olandese Steven Schuurman, co-fondatore della società di software Elastic, il cui patrimonio netto secondo Forbes è stimato in 2 miliardi di dollari Usa.

Martedì l’imprenditore ha trasferito ai Verdi 1,25 milioni di euro, la più grande donazione una tantum a qualsiasi partito mai stata dichiarata al Bundestag, nonché la più grande donazione singola nella storia del partito. Il quale ad aprile aveva incassato un’altra importante somma: 1 milione di euro. 

Una curiosità: Schuurman all’inizio di quest’anno ha donato un milione di euro al partito social-liberale olandese D66 e 350.000 euro al Partito per gli Animali (PvdDnei Paesi Bassi. Le ragioni del suo cuore sono naturalmente verdi: «la crisi climatica è una sfida così immensa e internazionale che puoi affrontarla solo attraverso i Governi.

«La Germania è forse il Paese più influente dell’Ue e sono rimasto colpito dal programma del partito dei Verdi e dal fatto che abbiano un candidato che riconosca l’urgenza della situazione».

Il candidato, co-leader dei Verdi, Annalena Baerbockdovrebbe raddoppiare la sua presenza in Parlamento rispetto all’ultimo voto nazionale nel 2017 e potrebbe svolgere un ruolo chiave durante la fase di costruzione della coalizione successiva al voto.

Campagne elettorali a confronto: Armin Laschet, CDU

Il favore verso Laschet, ministro-presidente della Renania Settentrionale-Vestfalia, è crollato ulteriormente nelle ultime settimane. Un sondaggio pubblicato martedì prevede che la CDU scenda sotto il 20% per la prima volta nella storia dal dopoguerra. L’SPD con il candidato Olaf Scholz è invece in testa ai sondaggi con circa il 25%. 

Merkel non tergiversa, ci mette la faccia. E la sua intemerata fa sorridere quanti ne ricordano la consueta prudenza e l’aplomb. Senza possibilità di interpretazione è infatti il suo appello durante quello che potrebbe essere l’ultimo discorso al Parlamento tedesco. Con tono appassionato, ha esortato a votare per il suo candidato – Armin Laschet – e non il suo rivale di centrosinistra, ora in ascesa.

Rivale che attacca anche relativamente all’uso improprio del termine “cavie” in riferimento ai cittadini vaccinati contro il Covid19, virus la cui diffusione nel Paese è in aumento. Annotazione: la Germania ha vaccinato con doppia dose il 61,4% della popolazione, è in ritardo rispetto a grandi Nazioni del Vecchio Continente quali ItaliaSpagnaFrancia e Regno Unito.

Secondo Merkel, la vittoria del socialdemocratico Scholz aprirebbe il varco di apertura all’estrema sinistra Die Linke in una coalizione con i Verdi. Insomma, centro sì – virata a sinistra no. 

«La posta in gioco sono decisioni economiche e fiscali che determineranno il futuro del nostro Paese, il numero di posti di lavoro».

Per la cancellliera Armin Laschet rappresenta il solo candidato in grado di formare «un governo moderato che guiderà la Germania nel futuro».

Inizia il secondo tempo

La partita è ancora lunga, e lo schema di gioco almeno in parte segreto. Combattuta per la vittoria, con la cancelliera in carica ancora straordinariamente popolare, ha esito incerto.

I candidati che si propongono come continuità della Merkel dovranno impostare le prossime due settimane con strategia e tattica, e dosare con massima prudenza e attenzione sia i gesti che le parole.

 

Chiara Francesca Caraffa

Foto © Le Figaro (copertina), Omer Messinger/Getty Images, Huffington Post, Nietfeld/dpa/Picture Alliance, Informazione.it, Espresso

www.eurocomunicazione.com/2021/01/17/il-successore-di-angela-merkel/

www.eurocomunicazione.eu/germania-spionaggio-russo-e-casi-positivi-covid-in-aumento/

www.eurocomunicazione.com/2020/06/29/svolta-epocale-in-francia-sindaci-verdi-nelle-principali-citta/

 

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