Il RUOLO della STAMPA ed il LINGUAGGIO GIORNALISTICO
Raffaele Panico
ATTO PRIMO
La comunicazione del giornalista deve essere improntata alla riflessione proporzionata e razionale e al buon senso comune. Contraria all’emozione, all’esasperazione, alla drammatizzazione e alla spettacolarizzazione dell’informazione. È diminuito in questi lustri l’acquisto di quotidiani cartacei, a seguito dell’informatizzazione e al passaggio dall’analogico al digitale. Il computer si è trasformato in palmare e in cellulari satellitari.
Carabinieri Forestale “Lazio” Gruppo di Roma a tutela dei cittadini dell’ambiente della salute
Raffaele Panico
Roma provincia, ad Albano Laziale, a Rocca di Papa e a Sant’Oreste in luoghi storici antichi e bellissimi, sono state sequestrate aree di smaltimento e gestione illecita di rifiuti speciali, con 5 persone denunciate, 4 veicoli sequestrati, un lotto di 3.200 metri quadri sequestrati con 7.000 metri cubi di rifiuti accatastati nel suolo e sottosuolo. Accumulati, lasciati sul suolo e parte interrati rifiuti speciali costituiti da imballaggi per ortofrutta, cassette in legno e plastica, ingombranti in ferro, legno oltre divani, materassi, frigoriferi, lavatrici, televisori, veicoli fuori uso, ovvero camper caravan, cassoni di camion e due autoveicoli utilizzabili per piccoli smottamenti sul lotto. Una vera e propria discarica illegale con attività diremo, parallela, che vedeva impegnati a vario titolo cinque persone tre italiani e due stranieri denunciati all’Autorità Giudiziaria.
Alla fine della seconda guerra mondiale, Kim Il Sung, preso il potere, istituì in Corea del Nord un suo personale regime, di assoluta autarchia, con un culto della personalità così ricercato che permane nel tempo a dispetto del crollo dei regimi comunisti nel mondo.
È ripreso, ma portato alle massime conseguenze, il culto del Mausoleo di Lenin. Infatti, anche nella Corea del Nord si ha al centro ideale del potere – unico paese al mondo – il culto della mummia “tecnologicamente vivente”.
Nel luglio del 1994, 25 anni fa, muore Kim Il Sung. La Corea è prostata dal dolore per la fine del suo leader carismatico.
Visioni Corte International Short Film Festival. Dal 21 al 28 settembre 2019 a GAETA
Sarà in programma dal 21 al 28 settembre a Gaeta l’ottava edizione del Visioni Corte International Short Film Festival, la rassegna creata da amanti del cinema e indirizzata a tutti gli autori e i registi di cortometraggi indipendenti, non legati a grandi case di distribuzione, che ha l’obiettivo di far conoscere e diffondere il talento, abbracciando al contempo ambiti diversi, per consentire libertà di interpretazione e creatività. La manifestazione, diretta da Gisella Calabrese, ha ottenuto per il terzo anno consecutivo l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo e gode del contributo della Direzione Generale Cinema del Mibac, riconoscimenti rilasciati per l’alta valenza culturale dell’evento.
Grazia Di Michele e Maria Rosaria Omaggio in “prima d’autore”, presso Auditorium Parco della Musica (22 settembre, ore 19)
SANTE BAMBOLE PUTTANE Dieci donne in musica GRAZIA DI MICHELE (canto e chitarra), MARIA ROSARIA OMAGGIO (voce recitante): accompagnate da ANDY BARTOLUCCI (batteria), FABIANO LELLI (chitarra), PAOLO IURICH (pianoforte), FABRIZIO CUCCO (basso), canzoni di GRAZIA e JOANNA DI MICHELE, monologhi di PIETRA SELVA
Auditorium Parco della Musica
Sala Teatro Gianni Borgna, Via Pietro de Coubertin, 00196 – Roma
Tizio, Caio, Sempronio, …. i Social e “la Società Liquefatta”
di Raffaele Panico
Tizio conosce Caio. Dove? In piazza, al bar, in pausa pranzo, su un mezzo pubblico? No, sui social. E cosa fanno in un contatto virtualmente emotivo? Si insultano, litigano tra battuta e risposta in un virtuale gioco a ping pong e nel mentre si inserisce Sempronio.
D’Annunzio a Fiume ultima città del Risorgimento e la Costituzione Estetica dell’8 settembre
Fiumanesimo: complessità dinamiche e interconnessioni tra la libera città Stato e il resto del mondo a cent’anni dal percorso
Raffaele Panico
Impresa di Fiume, è parte importante dell’Italia dimenticata ed è uno degli aspetti delle varie questioni d’Italia. Quella Romana, anzitutto, l’annessione del Mezzogiorno e la scoperta della questione Meridionale, la questione poi dell’emigrazione di massa dal Regno dagli ultimi lustri dell’800, poi la questione Adriatica e, nel dopoguerra con la formazione della Repubblica la questione dei profughi italiani dalle province cedute col Trattato di Parigi; negli anni Cinquanta l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, infine, negli ultimi due decenni del XX secolo la questione Settentrionale con una formazione politica che proponeva una effimera ed inventata sorta di macro regione denominata Padania. Lo speciale intende inquadrare pagine di storia a cent’anni dal 12 settembre 1919 che legano la storia del Regno d’Italia e della Repubblica italiana elaborata tra corsi e ricorsi storici e problematiche ricorrenti e ritornanti della storia degli italiani ora proiettati nel XXI secolo.
Urna elettorale tricolore o solo ceneri e vaso funereo?
Questo è il dilemma!
Raffaele Panico
L’“Italia che piange” è una serie di opere artistiche in terracotta decorate da Bettino Craxi negli anni di esilio ad Hammamet fine anni Novanta. Esilio, oggi parola chiave tornata per un senso di tristezza e purtroppo spesso di rancore che accompagna l’emigrazione per quanti giovani (sono oltre 165 mila molti laureati), altri eccellenti lavoratori, che sono espatriati all’Estero, dal 2011 ad oggi. Senza considerare i tanti nostri buoni pensionati che vanno in zone non pressate dalle bolge italiane della burocrazia, tassazione, inefficienza, lungaggini varie e postille farraginose a leggi e leggine a godersi la meritata pensione, o quanti imprenditori e via dicendo convertiti sulla Via dell’Estero, perché in patria non possono reggere le sfide.
Craxi e Kohl davanti al palazzo della Cancelleria della RFT a Bonn nel 1985
Raffaele Panico
Bonn, capitale della Repubblica federale tedesca, 22 febbraio 1985, Craxi presidente del Consiglio della Repubblica italiana si trova in visita come capo del governo. Una visita di lavoro con il Cancelliere della Repubblica federale tedesca Helmut Kohl,un colloquio sulle questioni relative alla politica europea, in particolare sui preparativi per il summit europeo che si terrà a fine marzo a Bruxelles, che accetterà poi l’adesione della Spagna e del Portogallo alle Comunità ed esprime il suo accordo sui Programmi mediterranei integrati (PMI) proposti dalla Commissione. Craxi presiedeva allora il Consiglio delle Comunità europee, fu un successo per l’Italia e si era nelle fasi del passaggio dalle Comunità all’Unione europea.
Craxi racconta: Garibaldi, la Reggenza di Tunisi, e i legami storici con l’Italia. parte II
Raffaele Panico
Craxi scrive sui rapporti stretti tra l’Italia e la Tunisia in una pubblicazione che giunge a Roma, nel 1998 alla redazione de l’Avanti, “Garibaldi a Tunisi”, di Bettino Craxi (Tunisi, MED edition 1995) di 34 pagine molto intense e testo bilingue italiano e francese. In copertina si riproduce la targa ricordo della permanenza a Tunisi di Garibaldi sita a Palazzo Gnecco – rue de la Commission. [p1] E li racconta sul luogo i rapporti, le tracce, i segni storici in una video intervista rilasciata a Marco Dolcetta nel 1998. Nel documento a stampa l’anno cruciale è il 1834 “[…] nella Reggenza di Tunisi, vivevano all’incirca 8.000 europei. Un terzo di loro erano italiani. Provenivano dalle più disparate parti d’Italia: dalla Sicilia, dalla Campania, dalla Toscana, dalla Liguria.” I Consoli italiani di Tunisi scrivevano rapporti e riferivano alle capitali degli Stati italiani pre-unitari: «Li bastimenti di bandiera francese, sarda e toscana, sono quelli che più spesso si vedono guarnire questo porto per estrarre delle lane, degli olii, cuoia e altri prodotti; essi introducono invece delle merci e manifattura di tutte specie (citazione in B. Craxi, “Garibaldi a Tunisi pag. 5)». “Ma mentre fiorivano i commerci, nel contempo si andava diffondendo il sospetto che i capitani di mare coprissero e favorissero i rapporti tra gli affiliati alle associazioni segrete che si venivano organizzando in vari centri del Mediterraneo e in particolare anche a Tunisi” (Craxi, “Garibaldi…”, pag. 5/6).
La presenza italiana in Tunisia, intervista a Craxi – parte I
Raffaele Panico
Dalla rocca strategica di Takrouna, Bettino Craxi racconta dal suo esilio in Tunisia pagine di storia antica e recente sulla presenza italiana in Tunisia, in una intervista rilasciata a Marco Dolcetta. Siamo nel 1998, a Roma si editava un’edizione de L’Avanti! In redazione quotidianamente giungevano fax, i “Fax dall’esilio”, a firma di Edmond Dantes. Ed altri con citazioni de l’Avanti degli anni Dieci del Novecento. Spesso occorreva a me stesso chiamare ad Hammamet– “Presidente dica alla segretaria di inviare di nuovo la pagina capovolta, non si leggono le ultime righe in basso”, la posta elettronica da lì a pochi mesi avrebbe ovviato tale inconveniente. Mio compito, in quanto allora segretario di redazione, esperienza molto formativa, conclusa poi tra 2000 e il 2002 con riconosciute mansioni superiori, dato che era una Cooperativa Editoriale.
Proprio lo stesso anno il 1998 giunse per posta una pubblicazione su Garibaldi a Tunisi con dedica al segretario e al caporedattore e ad altri, ma non tutti pur avendo “sposato” il mestiere di giornalista avevano e hanno mantenuto inalterata progettualità, aggiornamento ai tempi, integra la stoffa della storia intesa come maestra della vita e tenuta in riservata “Amante”, ovvero un dopolavoro, il lavoro e la ragione – prima ossia il giornalismo – intercalato dalle avventure di passioni e d’amore – per la storia, la grande Storia.
Il “Diario del Mondo” è un progetto di Marco Dolcetta, regista cinetelevisivo, scrittore, storico e corrispondente di vari giornali nazionali e stranieri. Le persone i luoghi le istituzioni, la memoria il vissuto insomma, sono queste le cose che occorre ricordare divulgare al di là e al di sopra dei fatti dovuti e notizie relative a gruppi che perseguono influenze e potere. Attraverso un giornalismo storico di altissimo profilo seppur fatto da pochi si può redigere“Il Diario del Mondo” a più voci dei protagonisti e meglio dalle voci dei vinti dalla storia.
Un po’, per farsi portavoce dei cittadini e, se è questo, per questo dovremmo porci la domanda, chi è il cittadino, nel mondo intero e paese per paese, e che cosa vuole il cittadino e quindi, di conseguenza, come e di cosa farsi portavoce? In questo caso la ricerca del giornalista in “giro per il Mondo” getterebbe le fondamenta forse sui sondaggi? O sulle istanze dei movimenti politici, sindacali, di gruppi di potere finanziario, industriale o corporativi … Tornando al punto, in linee generali un giornalista e uno scrittore di storia che oggi deve fare i conti con la multimedialità se non è la voce del potere, e se non si fa portavoce del cittadino (perché cos’è oggi il cittadino… uno nessuno o intere masse e dove e in quale paese, e dov’è cos’è, solo il fruitore di un bene di consumo?), e se non è neanche il mediatore tra il potere e il cittadino, può forse fare solo il mediatore tra la notizia e il cittadino? Ancora non ci siamo. Resta allora solo una cosa che può fare: vantare di essere il controllore del potere, o dei poteri? No! neanche questo è lo spirito del “Diario del Mondo”!
Idea d’ Agosto di un “Sovranismo Comunista”
a trazione difesa dell’Ambiente
Raffaele Panico
Nel XX secolo i regimi comunisti, sovietici in Russia, nelle repubbliche democratiche popolari in Est Europa, Cina, Cuba, Vietnam, Corea del Nord, hanno mostrato alla lunga disfunzioni e corruzione burocratica anche criminale che ha contrassegnato poi, o la decadenza del comunismo nel mondo intero o, dove presente oggi, incertezze e ambiguità, disparità sociali ed economiche, poca trasparenza per non dire libertà in tema di pensiero e la sua espressione, nonostante, tali governi ancora esistono e si autodefiniscono comunisti. Il punto è che in Occidente c’è una America che sembra sempre più defilarsi con un isolazionismo tipo anni Venti post presidenza Wilson e gli europei della cosiddetta Unione, a doppia capitale Bruxelles-Strasburgo, non vedono prospettive, e solo uno spettro si aggira per l’Europa, che fa tremane la dirigenza politica: il sovranismo. E dove avanza? In Italia. E perché?
IN RICORDO di MARIO CERCIELLO REGA
Ottimo Cittadino e servitore dello Stato
Sui tribunali dell’opinione pubblica e l’ordinaria insicurezza delle città
Raffaele Panico
Mediatore! Un chiaro segno del degrado dei tempi, gli storici della società, degli usi e costumi e dei termini linguistici lo definiscono “scivolamento” del termine, ovvero un cambiamento semantico, una perdita del valore di un significato. Mediatore nei decenni scorsi evocava una mediazione commerciale, finanziaria, anche agricola e industriale in economia e lavoro. Oggi il mediatore è colui che nelle piazze e parchi delle città, sin nei piccoli paesi, funge da tramite tra l’assuntore e il piazzista di sostanze psicotrope. Traffico divenuto ingente quantitativo moltiplicato per provenienza geografica con nuova sostanza, talvolta proveniente da piantagioni a nuove latitudini e longitudini del globo, o da nuovi improvvisati laboratori chimici clandestini di sostanze sintetiche. Libere di viaggiare, come la lama del coltello di 18 centimetri arrivata dagli Stati Uniti sino a Roma.
Per un contributo italiano ai molteplici problemi d’identità e particolarità dell’Europa
Raffaele Panico
Ricordiamo, per il futuro di tutti noi, che il nucleo di fondazione dell’Unione europea è avvenuto a Roma nel 1957, nel solco della romanità quindi, con i Paesi dell’ex area carolingia con l’aggiunta del Sud Italia di ascendenza bizantina e normanno-sveva. Ma questo è solo uno dei molteplici punti di vista. Qui è già tutto avviato il dipanarsi del problema Europa, un bel gran da fare, e forse più che “fare gli europei” per analogia con la frase dell’italiano qui di seguito citata ampiamente, occorre dare dei confini netti precisi e distinti su cosa è l’Europa e qual è il suo posto nel Mondo! E ci ritorneremo in seguito nei prossimi giorni dopo questi auspici alle nuove alte cariche dell’Unione europea.
Dallo Stato politico-sociale al mercato globale i bisogni reali dei popoli e delle persone
Raffaele Panico
L’arena nel corso degli anni Novanta del secolo scorso si è allargata. Arena in quanto la tanto magnificata globalizzazione ha fatto riemergere logiche più simili alla decadenza dell’impero romano d’Occidente: tratta di essere umani, salari da poche manciate di euro, insicurezza, il ritorno di malattie infezioni già debellate, massiccia immissione di sostanze stupefacenti. Problemi igienico-sanitari, le scuole fatiscenti… Basta anche vedere i marciapiedi di Roma, i rifiuti sotto il sole d’estate, anche in strade di riferimento turistico e nelle periferie, la prostituzione di ogni genere. Durante il regno d’Italia si citava per la saggezza quotidiana, la pratica della casalinga di Voghera “la pratica rompe la grammatica” si diceva, per sostenere il buon senso e di riflesso il Buon Governo. Troviamo nella storia degli italiani i famosi dipinti medioevali l‘Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo, sono affreschi di Ambrogio Lorenzetti, conservati nel Palazzo Pubblico di Siena, databile tra il 1337-1340.
“Un futuro conosciuto in anticipo è un controsenso” scrisse Jacopo Burckhardt. Il problema però si fa esplicito nel corso del Novecento. Il mito delle “magnifiche sorti e progressive” dell’Ottocento conduce a sperimentazioni continue applicate con procedure su scala industriale, e globale, sulla vita di intere popolazioni e generazioni di uomini attraverso gli Stati nazione del tempo. Promesse di maggior benessere e rappresentanza politica, di partecipazione sociale, e si manteneva l’equilibrio del potere con la “pace armata”. È il tempo definito da Karl Polany de “La grande trasformazione” (Einaudi Torino, 1974), temperie che vede un’attenzione per il mantenimento della pace dopo il Congresso di Vienna del 1815 attraverso varie fasi. Sono stati tre i periodi dell’esercizio e del controllo dell’equilibrio del potere. Primo: è con la diplomazia che si localizzano i conflitti in regioni limitrofe e in periodi temporali ristretti, senza devastazioni totali e perdite ingenti. Polany la chiama La pace dei cento anni 1815-1914 perché, nonostante tutto, malgrado tutte le prove di forza militari, il meccanismo generale delle relazioni internazionali funzionava in modo da localizzarle, le guerre, e in generale esse erano brevi, e in un certo modo, umanizzate, nel senso che non colpivano i civili e la fibra, ossia le strutture industriali economiche delle nazioni.
Hitler il decostruttore annunciato da “Il Dr. Mabuse” film di Fritz Lang 1922 – Germania.
Da Weimar verso il male assoluto del III Reich,
una pellicola annuncia l’avvento del potere perverso
Raffaele Panico
Ha scritto Arnold Toynbee: “L’informazione minuta non è sufficiente per abilitare chi la possiede a predire risultati con esattezza e sicurezza, giacché essa non è affatto un’informazione completa. C’è una cosa che deve restare quantità ignota per l’astante meglio informato, giacché essa va oltre quanto sanno gli stessi combattenti o giocatori; ed è questo il termine più importante dell’equazione che il preteso calcolatore vorrebbe risolvere. Questa quantità ignota è la reazione degli attori quando verrà la prova. Questi impulsi psicologici, che è essenzialmente impossibile pesare e misurare e quindi valutare in modo scientifico in anticipo, sono le vere forze che in realtà decideranno dall’esito quando l’incontro avrà luogo. È per questo che i più grandi geni militari hanno sempre ammesso un elemento incalcolabile nei loro successi”.
Presidenza della Federazione delle Associazioni
degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati
Lo scorso 12 giugno il Presidente della FederEsuli, Antonio Ballarin, ha scritto una lettera per ringraziare il Primo Ministro della Repubblica di Croazia, Andrej Plenković, per la sensibile apertura al mondo della diaspora dei popoli di Istria, Fiume e Dalmazia, auspicando una nuova fase tra le due sponde dell’Adriatico. …. E ciò nel quadro dei rapporti tra popoli europei che hanno insieme superato le difficili questioni a lungo trascinate dalle oppressioni ai principi liberali e nazionali dell’Ottocento culminate nel primo conflitto mondiale, e le ideologie del Novecento che hanno segnato ancora e con più tragici esiti e profondamente le generazioni passate attraverso la feroce guerra civile europea combattuta in Spagna, il conflitto generale 1939-45, la divisione in due dell’Europa dalla città di Berlino a Gorizia e i decenni della cosiddetta Guerra fredda.