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Brani di vita: “Una ragazza da amare” romanzo di Carlo Silvano

“Una ragazza da amare” sono le avventure di una comitiva di amici del liceo classico “Caterina Segurana” di Napoli. È un romanzo breve, in tutto sono XIV capitoli di poche pagine, pagine quanto in media le dita di una mano, che sommano una trama in 100 pagine, di brani di vita e di buona scuola. Ha tutto il respiro per rivolgersi ad un vasto pubblico di lettori e, anzitutto, potrebbe essere una panacea per studenti, docenti e collaboratori scolastici di questi tempi. Una lettura in classe di un capitolo al giorno, e poter riflettere su una Italia primi anni Ottanta, dove sullo sfondo c’è ancora tutta la forza educativa pedagogica formativa, in una città emblema di vitalismo.

Raffaele Panico

I protagonisti di Carlo Silvano vivono un’epoca della vita italiana che attraverso la crescita gli adolescenti, in tempi via via più difficili, sono stati formati e divenuti uomini e donne oggi coscienti, capaci, maturi e portatori di valori solidi. Oramai i felici anni Sessanta, della televisione in bianco e nero e con il serale appuntamento del “Carosello” lasciavano il posto per il colore e le prime radio e i primi canali tv privati. Immancabile la presenza in classe di due ufficiali dell’Arma dei Carabinieri. Sovviene il ricordo del Pinocchio di Collodi quando per la prima volta, cento anni prima all’incirca, appaiono i Carabinieri per la prima volta in una fiaba, apparizione che sempre richiama la fedele presenza dei valori della lealtà, della legalità e dell’integrità morale e infine della prevenzione a monte, cui l’Arma è dedita da sempre. I due ufficiali appaiono qui nel romanzo e sono giunti solo per una bravata adolescenziale semplicemente redarguita in classe, stavolta, e non per le prime campagne per sensibilizzare gli alunni e il corpo docente sulla vigilanza verso i soggetti più deboli avvicinabili da elementi dediti all’espansione della mala-vita, delle droghe e con l’ombra inquietante tetra della Camorra. Era di quel tempo la pervasiva presenza di Raffaele Cutolo – che appariva anche in tv con quel sorrisetto che infastidiva al solo sentirlo parlare sul piccolo schermo televisivo; ed erano gli anni del dopo terremoto dell’Irpinia del 1980. Nulla di questa ambascia nazionale tra le pagine, piuttosto le pagine una dopo l’altra sono lette col trasporto del vitalismo di una società ancora reattiva, non annichilita, non atrofizzata… Si consiglia vivamente ritrovare questi paradigmi sociali, un tessuto sano trasparente comunicativo attraverso la diffusione di questo libro, tra i molti scritti editati di Carlo Silvano. Emerge una scrittura diretta dalle parole dei protagonisti di Carlo Silvano che è la passione per l’insegnamento, per il lavoro dei docenti, l’educazione e la sensibilità di adolescenti che crescono e vivono un sano vitalismo.  

La pubblicazione “Una ragazza da amare” beneficia del patrocinio morale del Circolo di lettura “Anna Gnesa”, la scrittrice svizzera italiana 1904-1986 che ha un posto rilevante per tornare alla bellezza della natura immutabile e conservata nel rapporto comunità-ambiente, la grande bellezza della sua “piccola patria” la comunità di Verzasca nel canton Ticino – per dirla alla Ugo Foscolo in riferimento alla patria come la piccola Zante, e poi Venezia repubblica perduta e l’Italia di lì da “farsi”. Ecco perché Anna Gnesa è ricordata e amata nella Nostra Napoli nobile e “milionaria”. Il Circolo Anna Gnesa ha sede in Pollena Trocchia (Napoli) ed è affiliato all’Associazione culturale “Nizza italiana”.

Di seguito, alcuni passi che rendono il sospiro di una lettura piana ed avvincente. L’autore ci consegna un viaggio con la lettura che, ad ogni pausa dell’intervallo posto il segnalibro, nella pausa ci ricorda il desiderio di tornare presto alla lettura; con il semplice passaggio alla parola del rigo lasciato è vivido il ricordo dello spazio del mondo e dei protagonisti immaginato dalla lettura ripresa dal fruitore di questi – diremo senza alcun dubbio –  Brani di Buona Scuola e di una società che sapeva e prospettava ancora, pur tra difficoltà emergenti di quegli anni, dare una proiezione salda alla crescita delle persone e sul loro futuro per lavoro, famiglia figli e i valori. Valori resistenti incrollabili e riemergenti, come quei fiumi carsici che riappaiono nella pianura dove le acque limpide producono la cultura, l’humus di una sana comunicazione che è il verbo del benessere e della felicità di una comunità tanto locale, un borgo, una città, o dell’intera comunità Nazionale. Al capitolo I, pagina 3 inizia: “Da qualche ora ha smesso di piovere. L’aria è pulita. È un’esperienza unica guardare Napoli dall’alto: l’occhio si perde tra le cupole delle chiese ricche di arte e le strade che brulicano di vita, tra le aspre torri del Maschio Angioino e l’austera eleganza della reggia di Capodimonte, tra l’imponenza taciturna del Vesuvio e la placida distesa delle acque del golfo. Con l’immaginazione tutto è possibile: man mano che si plana, che lentamente si scende verso terra, tutto diventa più chiaro e distinto e ad un certo punto – con la fantasia – si può anche scorgere una giovane donna che da una porta finestra di un appartamento all’ultimo piano di un anonimo palazzo del cuore di Napoli esce per andare sul proprio balcone per raccogliere le foglie da alcune piantine aromatiche. Poi, come per abitudine, la donna si sporge lievemente dalla ringhiera in ferro battuto del balcone: sotto di lei c’è una stradina a quell’ora poco trafficata e la sua attenzione si concentra su un uomo in giacca e cravatta che arriva da un vicolo laterale e che a passo veloce e deciso percorre una breve distanza fino a raggiungere il portone di un antico palazzo che sorge proprio davanti a quello della giovane casalinga. La donna torna ad occuparsi delle sue piantine, […]  Intanto nell’aula della terza C la professoressa Giovanna De Santis, docente di greco, latino, storia e italiano, sta esponendo il proprio pensiero su quanto è avvenuto al convento delle suore per sostenere che, indipendentemente dal fatto che sia o meno una bravata di un gruppetto di ragazzi o un deliberato atto di persone mosse da fini ideologici, ciò costituisce un grave episodio, perché non si può impunemente sbeffeggiare la sensibilità religiosa delle persone. Gli allievi ascoltano in silenzio, ognuno seduto composto al proprio banco, ma sul volto di alcuni non manca un’espressione di disapprovazione. Ad un certo punto uno di loro alza la mano. La docente si ferma. Lo guarda diritto negli occhi e sul suo volto appare un’espressione come se volesse dire: anche in quest’occasione mi devi contestare? A denti stretti la docente, poco più che quarantenne e con dei lunghi capelli castani che le cadono sulle spalle, gli dice che può alzarsi e dire la sua, ma che tenga almeno presente che lei ha qualche anno più di lui e certe cose le sostiene proprio per l’esperienza di vita che ha maturato piuttosto che per la sua formazione culturale. Lo studente, un po’ magro e con i capelli ricci e castani, abbozza sul viso un’espressione sarcastica e poi, con l’approvazione di alcuni compagni di classe, tra cui Adelaide che siede nella fila di banchi centrali proprio accanto a lui, inizia a sostenere che trova ridicolo che di quel fatto avvenuto fuori al portone del convento si parli in classe dandovi una certa importanza. Lui, come tutti gli altri, vive in una città che ha rilevanti problemi legati alla criminalità, alla disoccupazione, al traffico e consumo di droghe, alle difficoltà di poter studiare in ambienti idonei alla formazione delle giovani generazioni”.

Bio-bibliografia

Carlo Silvano è nato a Cercola (Napoli) nel 1966 e dal 2005 risiede a Villorba con la propria famiglia. Si è laureato in sociologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. In formato cartaceo e digitale ha pubblicato i romanzi “Il boiaro” (2012) e “L’onda azzurra. Viaggio nel mondo di Crio” (2014). In formato digitale ha pubblicato l’indagine sociologica “I miei genitori” (2017) ed i racconti “Il bambino e l’avvoltoio e altri racconti” (2017) ed “Una ragazza da amare” (2018). Tra i volumi pubblicati in edizione cartacea si segnalano “La genesi della povertà. La piaga dell’usura” (1994), “La comunità di Pollena dal 1760 al 1819. Note di storia sociale e religiosa” (1998), “Cristiani e musulmani. Costruire il dialogo partendo dai fatti di borgo Venezia di Treviso” (2003), “Cristianesimo Chiesa Teologia” (2005), “Autorità e responsabilità nella Chiesa cattolica” (2006), “Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing nella Marca trevigiana” con Agostino La Rana (2008), “Condannati a vivere” con Pietro Zardo (2009), “Liberi reclusi. Storie di minori detenuti” (2011), “Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni” (2012), “Gente di Villorba” (2015), “Esperienze di un editore. Intervista ad Armando Fiscon” (2015), “Il prete visto dai giovani. Indagine tra 521 studenti delle scuole superiori di Treviso” (2016) e “Voci villorbesi” (2019). Dirige le collane editoriali “Questioni di identità” e “Quaderni di studi sociali e storici villorbesi”. È fondatore e presidente dell’Associazione culturale “Nizza italiana”.

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