Skip to main content

C’era una volta la “Scuola”

Sui giornali si sta facendo un gran parlare di bullismo, infatti in questi ultimi tempi stiamo assistendo a un crescendo vertiginoso di episodi di questo genere nelle aule scolastiche, che hanno come vittime i professori, sottoposti ad atti di violenza verbale, psicologica e fisica. Un tempo i docenti avevano nella società  un ruolo di tutto riguardo, rispettato e dignitoso; oggi i docenti sono  derisi e offesi, calpestati nella loro dignità.

I tempi sono cambiati, la società non è più quella, semplice e lineare, del passato in cui tutti credevano nei valori fondamentali, ma è diventata complessa, confusa.  Al suo interno si sono sviluppate dinamiche culturali, economiche, etniche e valoriali che hanno spazzato via completamente il tessuto sociale e etico precedente; i valori  non esistono più, sostituiti come  sono, dai disvalori quali l’egocentrismo, l’apparire a tutti i costi, l’avere, il disprezzo per l’altro, l’arroganza, la prepotenza.

La scuola, che rappresentava il luogo privilegiato, deputato alla trasmissione delle conoscenze e dei valori fondanti, è diventata teatro di episodi squalificanti, che suscitano indignazione.

La gente comune che non conosce i meccanismi scolastici, si chiede come mai possano accadere così tanti episodi di bullismo verso i docenti e verso gli alunni più fragili e non vengano prese le dovute misure punitive.

La  risposta al quesito è molto semplice: per irrogare una sanzione disciplinare o sospensione che dir si voglia, bisogna istruire un vero e proprio “processo” amministrativo, lungo e farraginoso, scandito da una rigida tempistica, che fa passare la volontà di percorrere tutto l’iter. Perciò tanti docenti, di fronte a episodi non molto eclatanti, fingono di non vedere ciò che succede in classe, anche per il timore di ritorsioni e vendette contro di loro.

La scuola, per essere in regola, deve avere un suo regolamento interno in cui, tra l’altro, sono individuati i comportamenti che configurano mancanze disciplinari, le relative sanzioni, gli organi competenti a irrogarle e il relativo procedimento. Le sanzioni che comportano un periodo di allontanamento inferiore a 15 giorni sono adottate dai consigli di classe; se l’allontanamento supera i 15 giorni con l’esclusione dallo scrutinio finale, la sanzione rientra nelle competenze del consiglio di istituto.

 Non si pensi che tutto sia finito qui, niente affatto.  Contro le sanzioni che gli studenti e i genitori considerano ingiuste, si può fare ricorso, entro 15 giorni dalla comunicazione, a un organo di garanzia interno alla scuola; questo organo è composto da un docente nominato dal consiglio di istituto, da un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori, oppure due genitori nelle scuole secondarie di primo grado ed è presieduto dal dirigente scolastico. Tale organo decide entro 15 giorni.

Viene garantito il diritto di difesa perché nessuno è sottoposto a sanzioni senza essere stato invitato a esporre le proprie ragioni.

Tutto questo è scritto e codificato nel D.P.R. 249 del 24 giugno 1998, più noto al grande pubblico col nome di “Regolamento delle studentesse e degli studenti” risalente all’era berlingueriana.

Per completare il quadro dello sfacelo, non si può fare a meno di pensare a certi giudici amministrativi che promuovono d’autorità gli studenti bocciati che fanno ricorso; che condannano per violenza privata, il docente che toglie il telefonino alla studentessa; che assolvono lo studente che porta in classe la droga per paura che lo scoprissero a casa.

C’è da pensare, a questo punto, che i nemici della scuola e dei professori siano certi giudici e certi genitori sempre pronti a difendere i figli, qualunque cosa essi facciano, pensando in questo modo di proteggerli da tutti i mali del mondo.

I commenti sono chiusi.