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Ciò che l’Europa finge di non vedere

 11 settembre 1683, VIENNA  –  11 settembre 2001, NEW YORK 

L’11 Settembre 1683, dopo un durissimo assedio che concludeva l’ invasione sanguinosa delle terre danubiane, l’esercito agguerritissimo e determinato del Sultano Solimano subiva una pesante sconfitta a Vienna, che terminò radicalmente le volontà aggressive del principe islamico: la fuga rovinosa ed umiliante del suo Vizir Kara Mustafà fece trarre all’Europa intera un gran respiro di sollievo.

L’invasione massiccia, segnata da fatti di una crudeltà estrema, da eccidi in gran numero nei paesi danubiani, fu simile all’attuale 11 Settembre delle Torri Gemelle statunitensi, atto terroristico dovuto alla matrice integralista dell’Islam, ma nessuno ricorda il parallelo viennese che costò sia economicamente che umanamente una fortuna: oggi l’Europa non fa più testo.

Il personaggio singolare, quasi un inviato da Dio, essendo cappuccino, che riuscì a fare scudo contro l’integralismo invasore ed a mettere accordo fra i principi europei fu il celebre Fra’ Marco d’Aviano. A lui si deve la reazione bellica motivata, ferma, del Re di Polonia Sobjesky, dell’Imperatore Leopoldo I° d’Austria, di altri principi europei che, sensibilizzati dalla grande forza comunicatrice e ricca di fede di Fra’ Marco d’Aviano, che dedicò la liberazione al Nome di Maria Santissima, accorsero in difesa della capitale austriaca che non doveva essere che l’ingresso per Roma del Sultano e della sua voglia di nuove terre mascherata da coranica lotta all’infedele.

E’ notorio che, da quando Roma è Roma, è il boccone ambito per chi è straniero, per il puro gusto di conquista con il pretesto solito della religione.

Anche italiano il potente distrugge , vende, modifica i tesori naturali e artistici di una bimillenaria civiltà come un invasore, con la finta parola del buon governo, ma in verità per arricchirsi. Il Sultano era sincero: se Costantinopoli era la seconda Roma di Costantino, egli, l’erede, era Imperatore romano ed in diritto di possedere Roma.

Il condottiero ventenne e disprezzato dal re di Francia, sia pure suo parente, Eugenio von Savoy, – come si faceva chiamare -, Eugenio di Savoia, italiano con un esercito inferiore di numero ma infinitamente più grande di quello turco, portò uomini ed alleati a sbarrare le porte della Mela d’Oro, Vienna, e l’Europa alle voluttà ottomane. Due italiani fermarono l’invasione, oggi nessuno ferma quella d’Italia.

L’Integralismo dopo Vienna continuò sottotraccia, ed eccoci adesso con milioni di islamici a spasso per l’Europa, molti dei quali sono integralisti e seminano morte e distruzione come gli antenati, ma che nessuno ha il coraggio di respingere. Ci vorrebbe un altro Eugenio, un altro Marco d’Aviano: chi regge il confronto, dei governanti attuali, con la loro possente personalità? E, sopra ogni cosa, con la loro Fede. Fede, fede: è una parola svuotata, è, per dirla alla Borchert, “un Dio al quale nessuno più crede”. Ma chi può assomigliare a Marco? La Curia? Non si faccia ridere: quattro lacrime, una reiterata espressione: accoglienza, che vuol dire: “ guadagno”; un Cristo che è una via di mezzo fra un vecchio parrocchiano pauroso ed una beghina. Qualche Presidente di Stato, qualche istituzione europea, somiglia ad Eugenio? Essi tremano fra paura di una guerra e paura, borghesemente, dell’altrui opinione, ed il male cresce.

L’Europa non è che la parte finale del desiderio di potere dell’Integralismo. L’ISIS vuole Roma, e lo ha detto più volte; la battaglia del Kahlemberg non si dimentica, la mezzaluna starà in cima alla cupola di S. Pietro. La bella natura italiana, i tesori di Roma e della penisola, dovranno assumere quella trista ed estremista figura nera dei suoi capi assassini, golosi di ricchezze . L’Europa, con i suoi banchieri, i suoi rampanti galletti presidenti, le schizzinose signore isolazioniste, i suoi muri, lasciano Roma inondata di poco di buono stranieri: “sono fatti loro, che si arrangino. Vogliono Roma? E che se la prendano, al limite, faremo a metà del patrimonio” .Non credono che dopo toccherà a loro, e non hanno il coraggio di reagire, loro e gli italiani, perchè nessuno di essi ha lo spessore carismatico, la volontà intelligente, il coraggio armato di dire: basta. Andate tutti via. Se volete ricchezza vi aiutiamo noi, a casa vostra. E finitela con la scusa della religione. Roma è la rosa sulla croce d’Europa, è solo nostra.

Marilù Giannone