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Covid-19: l’intervista al Dott. Mario Rampa sulle conseguenze dell’emergenza sanitaria

Partono su Consul Press una serie di interviste ai medici italiani su come hanno gestito nelle strutture in cui operano l’emergenza sanitaria causata dall’epidemia del Covid-19 nella fase del lockdown, mettendo in luce quali sono state le conseguenze che hanno coinvolto sia i pazienti che tutti gli operatori sanitari in questa fase così difficile per il nostro Paese.

 

Il Dott. Mario Rampa

La prima intervista è al Dott. Mario Rampa, specialista in prevenzione, diagnosi e cura del tumore al seno e Responsabile del servizio di Senologia della Clinica San Martino di Lecco. Svolge inoltre, la sua professione anche presso l’Ambulatorio Prevenzione della Lega Italiana per la lotta contro i tumori nella sede di Milano e nella casa di Cura La Madonnina sempre del capoluogo lombardo. Di seguito il suo racconto non del tutto ottimistico per il futuro. 

1.Quali sono state le conseguenze della pandemia per i pazienti che lei segue abitualmente? 
“La pandemia ha cambiato la vita di tutti. Diciamo che per le mie pazienti in follow up oncologico i disagi sono stati limitati, e tutti i controlli sono stati riprogrammati. Alla metà di giugno ho recuperato circa il 90% dei controlli programmati dei mesi di marzo-aprile. 
Ho continuato a fare le prime visite urgenti e dunque a mantenere attivo un primo livello di valutazione, in osservanza delle normative vigenti. Il vero grande problema sono le mancate diagnosi, causate sia dallo stop degli screening regionali sia dalla diffidenza delle donne ad andare negli ospedali/negli studi medici per fare le visite di prevenzione. Tutto si è fermato per circa 10 settimane, prevenzione e diagnosi. Ne vedremo le ricadute in termini di stadi di malattia alla diagnosi e quindi di sopravvivenza nei prossimi mesi.

2.Nella clinica dove svolge la sua professione ci sono stati casi di Covid-19? Se si, come è stata gestita questa fase, dato che i pazienti contagiati potevano già essere ammalati? 
La casa di Cura La Madonnina di Milano è stata in tutti questi mesi ed è tutt’ora una struttura Covid-Free, non ci sono stati casi grazie anche a dei percorsi di triage anti-Covid-19 molto rigidi all’ingresso della struttura, sottoponendo obbligatoriamente tutti i pazienti in nota di ricovero ad una prima valutazione anamnestica telefonica, se ok quella ad una seconda valutazione questa volta strumentale con una tac torace basale e il tampone naso faringeo che ne vincolasse l’ingresso in struttura.

3.La struttura oltre alle misure imposte a livello nazionale ha adottato altri accorgimenti per prevenire la diffusione del virus? 
Ha applicato diverse “contromisure” di sicurezza su approvvigionamenti e personale che hanno dato i loro frutti, ma onestamente per entrare nello specifico andrebbe interpellata per competenza la direzione sanitaria e operativa della Casa di Cura.

4.La prevenzione, date le misure restrittive imposte dall’emergenza sanitaria, ha subito sicuramente un rallentamento, che cosa prevede possa succedere e quali sono gli strumenti da mettere in atto per cercare di risolvere la situazione? 
Direi che più che un rallentamento, la prevenzione in ambito senologico ha subito un brusco stop. Sicuramente lo strumento più importante è la cultura e la diffusione del messaggio. É molto difficile pensare che le ATS riescano a recuperare il tempo perduto mantenendo le giuste cadenze, facile quindi pensare a ritardi che potrebbero diventare anche di alcuni mesi. 

Proprio per questo motivo dev’esserci un motu proprio delle donne che diventano fautrici in prima persona del proprio benessere, pianificando i controlli nei tempi e nei modi corretti qualora le ATS non riescano ad essere efficienti. Purtroppo in momenti difficili come quello che abbiamo faticosamente attraversato serve la comprensione e l’aiuto di tutti, soprattutto quando in gioco c’è la propria vita. 

Non dimentichiamoci che ad oggi l’arma più potente che abbiamo per vincere la battaglia contro il tumore al seno è la diagnosi precoce, grazie alla quale “riuscivamo” a guarire oltre il 90% delle donne.

Ho usato consapevolmente il termine al passato, in quanto sono purtroppo convinto che quest’anno e i prossimi non riusciremo ad avere quei risultati eccellenti come nel triennio 2017-2019. Vedremo i dati nella seconda metà dell’anno prossimo, ma le dico che per quanto sto vedendo in questi giorni la situazione non sarà così positiva. 

 

 

 

 

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