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Galleria Futurista: l’Arte mondiale riparte da Roma

Roma risveglia l’Arte italiana 

Con tutte le ragioni si parla di Economia, di Banche, di Impresa: devono ritornare sul palco del futuro mondiale, devono ridare stabilità e credibilità ad un’Unione che vacilla, peggiorata dalla Brexit e dai suoi interni dissensi. E’ vero.

Ma, ci si chiede, senza un fondamento culturale, che preme deciso per portare l’economia dello Stato ed il suo assetto sociale, soprattutto, al giusto livello, non è altrettanto importante la creatività, il lavoro ad ampio spettro, l’energia a mille della Natura italiana?

Per secoli l’Italia è stata faro del mondo per l’arte, le idee, anche scientifiche oltre che filosofiche ed artistiche, ebbene, sembra che la scala che tutti invidiano porti in salita, e s’apre già su una bella soglia, una Galleria, Futurism & Co.

Dalla riapertura ufficiale di circa due anni fa questo spazio non grande ma ottimamente gestito, che mostra una serie notevole di opere, ha palesato lo studio per le forme d’arte più significative, guardando le quali, oltre ad incantarsi, ognuno ragiona su quanti e quali artisti d’oltreoceano e del mondo ne siano dipendenti per la scelta dei soggetti e per la maestria esecutiva.

Come già avvenuto per la Scuola di Fisica di Guglielmo Marconi e le sue scoperte strappate dalle mani dai suoi collaboratori dopo l’Armistizio, cercando di fare buio sull’Italia affidandole ad una patrignità, le amministrazioni scorse si sono affannate a nascondere opere ed autori dell’Arte che caratterizza lo Stivale nel Novecento: il Futurismo, movimento che ha narrato le gesta della modernità costruttiva, quella che prosegue la tradizione, il positivo della velocità, del volo nei cieli solari e/o turbinosi, e nelle coscienze.

Già così per la scienza dal 1919, bugiardamente detta pericolosa perchè includeva armi e ritrovati fisici particolari, i governi hanno finto di non sapere che qualunque scoperta ha un uso buono ed uno distruttivo insieme, e che dipende da come l’uomo le adopera. Di questa potente scuola artistica hanno svenduto i quadri e le opere, mistificato tutto, spostato negli USA in gran segreto, silenzio e sorrisetti d’imbarazzo. Ma l’Arte non è fascista o comunista: l’Arte è Arte e, semmai, rivela il momento che vive o, il più delle volte, anticipa ciò che verrà.

La taccia politica è solo una scusa per accaparrarsi un primato che è italiano. Una scorsa sulle mostre offerte da questa Galleria lo esprime.

Pazientemente raccolto e conservato dal collezionista Massimo Carpi, uomo sagace ed esperto del Movimento, il Futurismo è tornato a ricreare le menti di chi lo osserva, incitandolo a portare avanti il lavoro. La sua Galleria si fonda sull’Associazione da lui costituita ed avente stesso nome Futurism&Co. dall’anno 2000, con opere riprese da Fondazioni, privati, e, inoltre, fa prestiti ai Musei. Tuttora Carpi è Presidente di essa mentre nella Galleria sono presenti anche i figli Francesca e Giancarlo.

Futurism vanta 33 progetti espositivi pienamente raggiunti sulla conoscenza del luminoso periodo artistico, come “L’Elica e la Luce”, Post ZANG TUMB TUUUM, nelle quali si dà ampio spazio alle biografie di Marinetti, Balla, Boccioni ed altri, e Il Ruggito della Velocità, con le personalità nominate ed altri che ne portano avanti il discorso come Dottori, Sibo, partendo dal 1918 fino al 1943.

Se il progresso è oltreoceanico ecco che qui cade nella sua stessa trappola: il tanto vantato femminismo, reazione giusta dal secolare ostruzionismo anche lavorativo alle donne, che in quegli Stati è portato come bandiera progressista, non ha messo affatto in luce le donne pittrici e scultrici in genere, e del Futurismo, che sono state pari, sia pur con diversi linguaggi, agli artisti uomini. Perchè? E qui, a Futurism& Co., invece se ne parla.

L’opera culturale della famiglia Carpi, compresi Alessandro Bolic ed i critici e curatori specializzati amici ed affiliati, Graziano Menolascina, Maurizio Scudiero, è così ampia da avere ben 78 Istituzioni Museali in 62 città diverse ed in 18 Stati del mondo. Le opere dei campioni culturali della Penisola sono al Pompidou, al Guggenheim, in altri luoghi celebri, naturalmente al Palazzo delle Esposizioni, se l’assurda installazione confusionaria del governo scorso non li tiene pudicamente in ombra per non offendere gli invasori, e mostrare una modestia da parvenus politically correct, o peggio, per confondere e “meticciare” l’Italia mescolando opere di Stato con quelle estere, che al critico che guarda, non offrono gran che .

L’azione di risveglio dei grandi italiani è rammentata anche in cinque cataloghi composti in modo insolito ed esaustivo, con un’ottima fotografia. Il primo è stato quasi un annuncio alle produzioni successive, nelle quali si è gustato uno straordinario Balla a confronto con un più recente Dorazio, e poi Boccioni con l’americano Muybridge ed il suo “Corpo con le ali”, (lo stesso ha detto: cosa ho imparato da Boccioni) sviluppato sul dinamismo del primo e quindi, la voce di Depero messo vis-à-vis con l’americano Halley, acuto nell’assunzione del contesto dell’italiano. Egli evidenzia il significato simbolico di Depero ed il legame intuibile nel messaggio astratto : per Halley le “celle” sono metafora del vivere umano nell’innaturalità delle meccaniche, per Depero i soggetti sono un semplice rapporto di compenetrazione fra uomo e macchina, ed è da questo che lo statunitense parte.

Ma la Galleria Futurism&Co. va oltre: già negli “Epifenomeni” del particolarissimo Brajo Fuso, inoltratosi verso un Neo-Pop,( onorato da Registi, Critici (Argan) ed amici intellettuali come Blasetti ed altre celebrità) si parla di illustrare le lezioni dei grandi futuristi come punto di partenza in movimenti Cute ed in generale verso tutti quei fenomeni attuali, ad esempio l’astrattismo, che tornano a dare senso alle esposizioni italiane, alle loro idee, agli attuali artisti, Burri, Cascella, Casorati. A titolo personale includo la Street art, dove il carattere italiano, pur nell’eccellenza degli autori esteri, si fa padrone, ma se ne parlerà più oltre. Non solo: non si può considerare il Futurismo come arte confinata in sè stessa, ma, vista l’infiltrazione capillarizzata di tecniche e tipi, esso ebbe influenza nel Cinema e nell’arte dei tessuti o dei gioielli (si veda Depero e Brajo Fuso) coinvolgendo, soprattutto con quest’ultimo e più attuale, il pensiero della creatività italiana nell’intero ambiente culturale mondiale.

Depero dette l’input all’uso di stoffa in arte, ecco il panno Lenci cucito per le sue grandi tele, e insieme a questi Balla, Boccioni, fecero di manifesti e réclames opere d’arte destinate a quel settore di comunicazione, spesso scadente al loro confronto, che si chiama pubblicità. Naturale conversione meno narrativa e più icastica dell’arte come applicazione commerciale, già proposta da Toulouse-Lautrec o nel Liberty, diramando come un continuum nel tessuto sociale ma prendendo posizione più netta come pensiero conoscitivo .

Il dinamismo come molla vitale, come creazione e ri-creazione continua riprendono infatti la guida della ricerca dell’arte attuale come indagatrice delle possibilità fisiche e spirituali di un “vivente” . La lectio magistralis del Futurismo rimette in evidenza l’unione dell’umano, come stasi e velocità, e del non umano, come oggetti, ambientazioni, particolari, coinvolti in armonia storica, che lascia la contemplazione, ma attiva, a chi l’ ammira.

Si ha un primo cenno verso la robotica, nota umanizzata data ad oggetti come le lampade, ad esempio,e negli stessi manifesti. Si ha l’entusiasmo verso spazi aerei, come in Dottori, panorama mozzafiato come se si guardasse da un velivolo, talvolta la vista a precipizio fra le case, col brivido dell’ultima improvvisa cabrata, per raccontare l’ingegno e l’azzardo di uno Stato che crede ai suoi figli nella bellezza della natura sfumata, nel pericolo che la mano del pilota risolve, con il rapido calcolo delle ansiose prospettive.

Voglia di comprare, dopo il gancio sorridente (Marinetti lo passi) di un’opera? Bene, la Galleria è attiva con una Banca On-line. Anche un prestito è possibile, con mani leggere, con ogni cura e restituzione.

Lo spazio Museale è un grande libro d’oro aperto sull’arte, di qualunque spazio si parli, che Roma, madre dalle grandi possibilità nutritive come l’Iside Efesina, non cessa di offrire a tutti coloro che sono assetati di Civiltà. E’ bene tuttavia seguire i passi del cammino di essa e fermarsi a leggere ed a concepire segnali, significati, moniti, messaggi in questa piccola grande Galleria, a via Mario de’ Fiori, dalla quale si va via con un senso di ammirazione ulteriore per il suolo dove i passanti, timidi, disinformati dai libri globalisti, o pieni di fuoco di conoscenza inespresso sono fermi a meditare, per ritrovarsi, per rinascere ancora.

Marilù Giannone

 

 

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