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I Volontari, gli agenti di cambiamento. Il 5 dicembre la giornata dedicata ai paladini dell’umanità

Il 5 dicembre di ogni anno si osserva la Giornata Internazionale del Volontariato. Immaginiamo un palco gremito di milioni di persone di ogni età, etnia, cultura, confessione, lingua che dicono i loro nomi a una platea grande come il globo terrestre. Perché è questa la dimensione del volontariato! Ma, volontari si nasce o si diventa?

Il volontariato è un atto spontaneo, gratuito e non retribuito, che vede nella parabola del buon Samaritano la sua genesi più intima. Non si fa volontariato per fare qualcosa, perché ci si annoia, perché “fa figo”, ma per stare accanto, accompagnare chi ha grandi problemi fisici o psichici.          Le declinazioni del volontariato sono molteplici, gli ambiti in cui operano i volontari differenti. Le celebrazioni del 5 dicembre – un giorno di ascolto e riflessione, non di autocompiacimento – vogliono proprio riconoscere gli sforzi di quegli uomini e quelle donne che, nell’essere volontari, accorciano le distanze dai fragili e dai bisognosi e si impegnano a trasformare le loro società, economie e ambienti.

La Giornata

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1985 – con la risoluzione 40/212 – ha istituito la Giornata internazionale del Volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Con tale risoluzione, i governi degli Stati membri vennero invitati a prendere misure per elevare la consapevolezza dell’importante contributo del servizio di volontariato: questo, con il fine di stimolare un maggior numero di persone di ogni condizione a offrire la propria opera come volontari, sia nel proprio Paese che all’estero. Il Programma Volontari delle Nazioni Unite coordina costantemente, dal 1985, il lavoro di rete con esponenti della società civile, agenzie governative, entità aziendali, organizzazioni non profit, singoli individui, istituzioni accademiche, per far riconoscere l’importanza del volontariato nella comunità e nella costruzione del senso di nazione. In quest’ottica, quindi, il volontariato si staglia come uno tra gli strumenti essenziali per lo sviluppo di un mondo pacifico e sostenibile.

Storia della Giornata internazionale del Volontariato

I primi esempi di volontariato risalgono all’Europa medievale, dove religione e cura dei malati andavano di pari passo. Vi erano moltissimi ospedali gestiti da congreghe di religiosi; in Inghilterra, ad esempio, queste si prendevano cura dei lebbrosi e delle vittime della peste. Qualcosa cambia nel XVIII secolo, allorquando il volontariato era quasi imparentato con il servizio militare e rispondeva meno al concetto di “restituire del bene” alla comunità.

Un ulteriore mutamento avviene quando il volontariato diventa organizzato, proprio come è oggi.  Tale maturazione avviene a cavallo del XVIII e del XIX secolo, allorquando nascono organizzazioni quali la Croce Rossa, Lions Club, Rotary Club e Y.M.C.A., che dispongono di persone dedicate ad altre persone, cause o bisogni che siano. In quel momento iniziano anche le raccolte fondi, la formazione e mobilitazione dei volontari, pronti a svolgere attività di beneficenza e servizi alla comunità.

Il Rapporto sullo stato del volontariato nel mondo

Lo State of the World’s Volunteerism Report – S.W.V.R., pubblicato dalle Nazioni Unite, viene prodotto ogni tre anni. Esso registra gli sforzi dei volontari e delle organizzazioni di volontariato in tutto il mondo e tiene traccia dei guadagni ottenuti grazie all’opera gratuita di molti. La fotografia scattata proprio per il rapporto 2022 evidenzia che il volontariato mantiene un ruolo centrale nel rafforzamento delle relazioni tra i cittadini e lo Stato e promuove, difatti, una migliore governance, aiutando a costruire delle società più eque e inclusive, che favoriscono la stabilità.

I temi cui si avvicina un sempre maggior numero di ONG e loro volontari in tutto il mondo riguarda la partnership con le autorità statali volta a affrontare, finalmente insieme, le sfide urgenti dello sviluppo. Cambiamento climatico, ecosistema e perdita di biodiversità, effetti della pandemia di Covid-19 sono attualmente le tre aree di maggiore richiamo, e relativo impegno.

Building Equal and Inclusive

E’ questo il nome dato al rapporto triennale, di cui condividiamo alcuni contenuti. Emerge in primis che le società a livello globale, nonostante i devastanti impatti socioeconomici della pandemia, non hanno diminuito il proprio interesse per il volontariato. Questo interessante dato, se da un lato trova in noi la piena consapevolezza che i volontari, anche in Italia, hanno contribuito enormemente alla migliore gestione degli effetti dell’ondata pandemica, ci pone anche nella condizione di sollevare un problema. Sono stati, infatti, numerosi e preziosissimi i contributi dei volontari impegnati nella campagna vaccinale, nei servizi di emergenza e urgenza, nella consegna di farmaci e pasti. Allo stesso tempo sono stati invece inibiti molti dei servizi di prossimità alla persona per ragioni che forse per il governo sono ovvie, ma a nostro giudizio ci sembra errata la scelta prolungata di non far accedere personale volontario competente, vaccinato e protetto, nelle RSA, nei reparti di oncologia pediatrica, negli hospice, al domicilio dei fragili soli, questo perché in questi frangenti, il concetto di uguale e inclusivo è mancato un poco.

Il volontariato è un diritto

Quest’ultimo SWVR mostra, inoltre, come la cooperazione tra volontari e governi stia aiutando a costruire una cultura fondata sul processo decisionale collaborativo.  Come illustra il rapporto, il volontariato offre nuove strade per la partecipazione basata sui diritti. Si moltiplicano nuove partnership tra governi e volontari provenienti da gruppi di persone emarginate, quali – purtroppo ancora – donne e persone con disabilità, oltre ad abitanti delle baraccopoli e persone povere che vivono nelle città, con l’obiettivo di riconfigurare le “relazioni di potere”.

Il senso è quello di rendere il fare volontariato accessibile a tutti. Si evince dai dati che, mentre i volontari provenienti da situazioni di non emarginazione hanno più opportunità di impegnarsi in attività per loro significative, quei volontari provenienti, invece, da situazioni e vissuti di emarginazione, rimangono svantaggiati. Per esempio, in molti Paesi, rappresenta un limite la massiva responsabilità di assistenza e cure domestiche attesa in certi contesti da donne e ragazze che, quindi, ne impedisce l’impegno in ambito volontaristico. Di contro, l’indirizzamento nelle pratiche di volontariato può essere vitale per affrontare l’esclusione e la disparità di genere. E questo significa mirare a perseguire l’obiettivo 5/17 dell’Agenda ONU 2030.

Il Servizio civile universale

Toccando il tema del volontariato non è possibile non accennare al Servizio civile universale. Esso è la scelta volontaria di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio di difesa – non armata e non violenta – della Patria, e poi all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per le comunità e per il territorio.                      Il Servizio civile universale rappresenta una importante occasione di formazione e di crescita personale e professionale per i giovani, che sono un’indispensabile e vitale risorsa per il progresso culturale, sociale ed economico del nostro Paese.

Gli operatori volontari possono aderire, previa partecipazione al bando annuale e relativa selezione, a progetti differenziati per settore di intervento: questo è valido sia in Italia che all’estero. Gli ambiti sono protezione civile, patrimonio ambientale e riqualificazione urbana, patrimonio storico, artistico e culturale, agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale, biodiversità, educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale; abbiamo inoltre promozione della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata e poi ancora promozione e tutela dei diritti umani, cooperazione allo sviluppo nonché promozione della cultura italiana all’estero e sostegno alle comunità di italiani all’estero.

Le proposte all’estero dell’Ue

Si pensi, tra altre opportunità, a quella del Corpo Europeo di Solidarietà – ESC, esperienza di volontariato internazionale di lungo periodo all’estero. Finanziato interamente dalla Commissione europea ESC vuole, attraverso il loro impegno in un’organizzazione no-profit, migliorare le competenze dei giovani, a cui consente di vivere sino a 12 mesi consecutivi all’estero.              L’obiettivo che si intende perseguire il 5 dicembre non è solo quello di ingaggiare altre persone affinché si aggiungano al novero di volontari delle singole organizzazioni sul territorio, ma anche – e soprattutto – per seminare le premesse del cambio di mentalità, di atteggiamenti e comportamenti capace di raggiungere l’intera collettività.

Centro Sviluppo Volontariato – CSV

Se vuoi diventare volontario, il luogo a cui rivolgersi per un primo orientamento potrebbe essere il CSV. Esso, presente in ogni regione, promuove opportunità di volontariato perché crede che ogni singola persona sia una risorsa capace di produrre valore per la comunità e perché sa che le esperienze di cittadinanza attiva sono un motore di sviluppo di nuove competenze e un’opportunità per consolidare quelle già apprese. Per fare questo mette a disposizione di enti di Terzo settore e gruppi informali di cittadini, una serie di servizi gratuiti per la ricerca di volontari.

Valore aggiunto

Insomma, quando si parla di volontariato la visione è quella di poter costruire un mondo migliore: la strategia per raggiungere questo termine è mettere al centro di ogni interazione lo sviluppo sostenibile e lo spirito di equità. Il volontariato è un valore aggiunto per il singolo e per la comunità: attingere all’incredibile creatività, energia e competenza dei volontari sarà fondamentale per dare forma a un futuro inclusivo e più sostenibile.

© miriam dei

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