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Il Cinque Maggio nella Storia d’Italia

QUANDO IL MITO INCONTRA LA REALTA’
NAPOLEONE GARIBALDI D’ANNUNZIO MUSSOLINI

Il 5 Maggio ricorrono una serie di eventi, che hanno cambiato profondamente la Storia d’Italia, e non solo. Dalla morte di Napoleone all’Impresa dei Mille di Garibaldi, dal Discorso del Vate d’Annunzio, preannuncio dell’Impresa Fiumana, alla  fondazione dell’Impero con Mussolini, il Duce del Fascismo.

5 MAGGIO 1821 NAPOLEONE BONAPARTE

Data immortalata dal titolo della celebre poesia “Il Cinque Maggio”, composta da Alessandro Manzoni per ricordare Napoleone Bonaparte, nel giorno della sua morte, 5 Maggio 1821. “Ei fu… Lui folgorante in solio, vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio: e scioglie all’urna un cantico che forse non morrà”. Manzoni assiste in silenzio alle molteplici e alterne vicende napoleoniche, il suo genio solo di fronte all’ultima ora dell’uomo fatale compone un cantico, destinato a rimanere in eterno, come la gloria di Napoleone.

Con Napoleone un mondo nuovo si profilava all’orizzonte, dopo di Lui, nulla sarà più come prima. Due secoli, due mondi si confrontano e si scontrano, due secoli, l’un contro l’altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe’ silenzio, ed arbitro, s’assise in mezzo a lor. Tra il Settecento e l’Ottocento, il Secolo dei Lumi e il Secolo del Risorgimento, si pone come arbitro Napoleone, contrassegnando e determinando un passaggio epocale, dallo Stato Assoluto allo Stato Costituzionale.

Sullo sfondo di questi eventi un sentimento d’Amor Patrio sospinge gli animi, sintetizzato dai bellissimi versi della canzone All’Italia di Giacomo Leopardi, scritta nel 1818, subito dopo il Congresso di Vienna e dell’inizio del periodo post napoleonico, che passa alla storia con il nome di Restaurazione. Il pensiero si fa azione, l’intellettuale canta la Gloria del Passato, condanna la Decadenza del Presente e invoca la Grandezza del Futuro.

5 MAGGIO 1860 GIUSEPPE GARIBALDI

Il mondo stava cambiando, la Rivoluzione Francese, il Periodo Napoleonico, i Moti Rivoluzionari del 1821, 1831 e 1848, in tutta Europa avevano profondamente minato l’assolutismo monarchico. In Italia si diffusero rapidamente le idee di Unità, Indipendenza e Libertà, principi fondanti di tutto il Risorgimento. L’elemento liberale, il movimento democratico e la tendenza repubblicana erano tutti fattori in ascesa. A Londra nel 1848 Marx ed Engels pubblicavano il Manifesto del Partito Comunista  (altra coincidenza  storica, Marx nacque il 5 Maggio). La modernità andava dominata, disciplinata e ordinata, questo l’insegnamento che il Re Carlo Alberto di Savoia lasciava in eredità al figlio, suo successore e Primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. La monarchia costituzionale parlamentare sembrava essere la soluzione, sintesi tra tradizione e modernità.

L’entusiasmo per l’Unità, il vento di Libertà e di Indipendenza dagli austriaci, ormai sospingeva i patrioti ad agire, e travolgeva tutta l’Italia. E’ in questo spirito che si può inquadrare la Spedizione dei Mille, che si verificò proprio il 5 Maggio 1860. In Sicilia nel mese di aprile scoppiarono molte rivolte, che fornirono a Garibaldi il giusto motivo per intervenire, non poteva esimersi, né poteva ignorare “il grido di dolore”, che proveniva da quelle terre. Fu così che il 5 Maggio 1860, nel giorno della morte di Napoleone, Garibaldi si imbarcava da Quarto con i suoi “Mille” volontari,  sui due piroscafi il Piemonte e il Lombardo, le storiche bandiere sono custodite nel Museo Sacrario della Marina Militare al Vittoriano a Roma. Un omaggio va alla città di Bergamo, battezzata da Garibaldi stesso “Città dei Mille”, per le circa duecento (178-174) camice rosse bergamasche che presero parte alla celebre spedizione, con il nobile intento di portare a compimento il processo di Unificazione Nazionale.

Una riflessione doverosa riguarda i numerosi tentativi diplomatici, compiuti dal Sovrano Vittorio Emanuele II e dal suo Primo Ministro Cavour nei confronti del Re di Napoli, invitandolo a una soluzione pacifica tra due importanti dinastie, quella dei Savoia e quella dei Borbone, che tra l’altro in quel momento avevano legami parentali. Ricordiamo che l’ultimo Re di Napoli, il giovane Francesco, era figlio di Ferdinando di Borbone e della Venerabile Maria Cristina di Savoia e la sua sposa era la giovane Maria Sofia di Baviera, sorella dell’Imperatrice d’Austria Elisabetta, la famosa Sissi, moglie dell’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Se avesse predominato la soluzione pacifica, si sarebbe evitato tanto spargimento di sangue e inutili sofferenze ai civili, ma soprattutto la vulgata post risorgimentale avrebbe avuto meno argomenti, per portare avanti le ormai classiche tesi divisive.

5 MAGGIO 1915 GABRIELE D’ANNUNZIO

Il 5 Maggio ricorda un altro momento storico fondamentale nel processo di Unificazione Nazionale e un altro grande protagonista, il Poeta Soldato Gabriele d’Annunzio. Con lo scoppio della Grande Guerra d’Annunzio è da subito un fervente interventista, ritornato dal volontario esilio in Francia, si metteva al servizio della Patria. Il 5 Maggio 1915 da Quarto dava inizio alle Radiose Giornate di Maggio. In quell’occasione veniva inaugurato il Monumento dedicato ai Mille, a ricordo dei prodi volontari risorgimentali, ma anche dei due garibaldini Bruno e Costante, nipoti di Giuseppe Garibaldi, morti nelle Argonne, sul fronte francese. Si arruolarono volontari insieme ai fratelli e ad altri combattenti nella Legione Straniera in Francia, subito nel 1914, allo scoppio della guerra. A Gennaio del 1915 furono riportate le loro salme a Roma e celebrati solenni funerali, che scossero l’opinione pubblica. Su questa scia di sentimenti patriottici il Vate pronunciava la sua Orazione a Quarto, significativo l’incipit “Maestà del Re d’Italia, assente e presente”. In questa orazione linguaggio patriottico e linguaggio evangelico si fondono, dando vita a quello stile unico e inconfondibile dei Discorsi Dannunziani prima, durante e dopo la Grande Guerra.

Beati i giovani che sono affamati e assetati di gloria, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché avranno da tergere un sangue splendente, da bendare un raggiante dolore. Beati i puri di cuore, beati i ritornanti con le vittorie, perché vedranno il viso novello di Roma, la fronte ricoronata di Dante, la bellezza trionfale d’Italia.

Sul cielo di Quarto l’aviatore Ettore Croce invitava i giovani a “prendere il volo”, portando a compimento il processo di Unificazione Nazionale, simboleggiato dalla bandiera di Fiume, avvolta in un velo nero e consegnata a d’Annunzio da due fiumani irredentisti, Riccardo Gigante, che fu sindaco di Fiume durante la Reggenza dannunziana, e Giovanni Host Venturi, capo dei Legionari Fiumani. Dunque già a Quarto d’Annunzio abbracciava la causa fiumana e la porterà fino in fondo. Quest’anno ricorre il Centenario dell’Impresa Fiumana.

5 MAGGIO 1936 BENITO MUSSOLINI

Un altro momento importante della Storia del Regno d’Italia, che si verificò il 5 Maggio riguarda il Duce Benito Mussolini e l’Impresa Coloniale in Etiopia. Il 5 Maggio 1936 terminava la Guerra d’Abissinia, iniziata il 3 Ottobre 1935, con l’ingresso delle truppe italiane vittoriose nella città di Addis Abeba. Il 5 Maggio 1941 l’imperatore Haile Selassie ritornava a Addis Abeba, ritrovando una città modello, con infrastrutture che ancora oggi sono stimate come attuali. La pianta della città è assimilabile alla pianta per il progetto dell’EUR42.

Ricordiamo che la guerra con l’Etiopia nel 1935 non fu semplice, sull’Italia gravarono le sanzioni che le potenze internazionali e coloniali, Francia e Inghilterra, subito fecero scattare contro l’Italia. Sanzioni a cui si riuscì a far fronte con un atto unico e estremamente simbolico, che si svolse il 18 Dicembre 1935. In quella data fu stabilita la “Giornata della Fede”, in tutta la Penisola gli Italiani furono invitati a sostenere la Patria con un atto d’Amore, altamente simbolico, la donazione dell’anello nuziale. Il 9 Maggio 1936 fu proclamato l’Impero dal Balcone di Palazzo Venezia dal novello Cesare, Augusto e  Costantino. In seguito a questi eventi l’Italia si avvicinerà alla Germania, alleanza suggellata dalla visita romana del Fuhrer. Il 5 Maggio 1938 alla presenza del Re e del Duce, il Fuhrer assisteva nel Golfo di Napoli alla potente esercitazione navale della Regia Marina.

In Sintesi: Piazza Venezia fin dal 1870 era stata scelta come centro ideale della Terza Roma, in essa si fa presente a livello visivo, tutto il percorso risorgimentale. Palazzo Venezia, sede del Gran Consiglio del Fascismo, era stato scelto dal Duce, per la sua valenza simbolica. Il Palazzo era stato fino al 1916 sede dell’Ambasciata Austriaca presso la Santa Sede, il nemico contro cui si sono combattute le quattro Guerre d’Indipendenza.

Il Vittoriano, con l’Altare della Patria, aveva sublimato il suo Alto Valore simbolico, divenendo dal 1921 il luogo di sepoltura del Milite Ignoto, simbolo del Sacrificio, compiuto in nome dell’Unità della Patria e della Libertà dei Cittadini. Ricordiamo che proprio a d’Annunzio viene attribuito il conio del titolo, Ignoto Militi. Alla base della gradinata sono presenti i due gruppi scultorei dedicati al Pensiero e all’Azione, categorie che esaltano le due figure risorgimentali di Mazzini e Garibaldi.

Palazzo Bonaparte si trova sulla Piazza, di fronte al Vittoriano, residenza romana di Letizia Bonaparte, madre di Napoleone. Il sogno napoleonico sembrava realizzarsi nuovamente “dalle Alpi alle Piramidi”, con la fondazione dell’Impero. Paradossale, che Napoleone pur perseguendo l’ideale Imperiale, non visitò mai la Città Eterna. Sullo sfondo il Colosseo e Via dei Fori Imperiali, il cerchio della Storia si chiudeva e si portava a compimento il Risorgimento d’Italia.

Significative le parole che Guglielmo Marconi pronunciò il 16 Maggio 1936 al Senato “La grande impresa compiuta ora dall’Italia fascista, nel nome del Re Vittorioso, per opera titanica del Duce”, dopo sette mesi, “di aspra guerra, sotto la guida del genio infallibile e della volontà invitta di Lui […] conclude il ciclo ideale del Risorgimento e indica l’assunzione, da parte del nostro Paese, di più vasti compiti e di più alte responsabilità in un ambito di attività mondiale. […] Alla più insensata e immorale coalizione che la storia abbia mai registrata, l’Italia ha opposto il suo indomito ardimento, la sua incrollabile unità, stringendosi intorno al Duce, sicura di Lui e per Lui”.

5 MAGGIO 2020  QUADRUMVIRATO VIRTUALE

Il 5 Maggio 2020 è il nostro Presente. Anche Noi ci troviamo ad affrontare una crisi senza precedenti, un passaggio epocale che ci interroga in prima persona. L’incontro-scontro con la tecnologia si è fatto ormai evidente. Il rapporto uomo-macchina non è più così definito, tra l’organico e l’inorganico il confine non è più netto e determinato. La sfida è audace, la lotta impari. Solo facendo leva sulle qualità propriamente umane, come l’innovazione, la creatività, il sentimento, possiamo vincere.

La Storia insegna. Un Quadrumvirato celebre.
Da questo percorso, attraverso una data simbolica, abbiamo seguito un filo unitario, passando in rassegna diverse personalità. Esaltando le capacità strategiche di Napoleone, l’abilità di improvvisazione di Garibaldi, la facoltà immaginativa di d’Annunzio e le doti dialettiche di Mussolini. Abbiamo individuato delle qualità, che ancora oggi possono risultare decisive nei momenti difficili della vita.

CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS

FU VERA GLORIA? AI POSTERI L’ARDUA SENTENZA

Nello Spirito del Tempo è custodito un Testimone. A Noi il compito di portarlo avanti. Lo Studio e la Ricerca, scientemente e metodicamente intese,  segnano  l’ora della nuova frontiera.  Da questo momento, d’ora in avanti, non un passo più in là. In avanti solo gli Arditi. Chi  non sceglie di vivere, è un uomo morto. Come quel giorno in Trincea. La Parola d’Ordine è da portare avanti ad ogni costo.
Obiettivo: Divinare il Futuro.

                                                      Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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