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Papa Francesco ed un suo intervento a 360° nel “Sociale”

“IL DENARO NON GOVERNA” 

Un’ analisi  a cura di RICCARDO PEDRIZZI * 

Questo libro”Il denaro non governa. Politica economia ambiente nel pensiero sociale di Papa Francesco” ha il merito di far parlare il Papa attraverso i documenti: le encicliche, le lettere pastorali, le esortazioni apostoliche, i libri scritti da lui, i suoi discorsi ufficiali.

I due autori, Andrea Tornielli e Pier Paolo Saleri, quindi, non interpretano, non suppongono, non ricostruiscono, non immaginano quello che direbbe o potrebbe pensare il Pontefice. In pratica riportano il pensiero autentico di Francesco e non lo falsano, come ha fatto recentemente Eugenio Scalfari su “Repubblica” che tra virgolette gli ha fatto dire che l’inferno non esiste e che le anime non sono immortali.

Il volume ha il pregio di affrontare temi ed argomenti di grande attualità e, sopratutto, di non offrire il fianco o l’occasione per alimentare discussioni o/e polemiche, come è avvenuto su altre questioni toccate, ad esempio, dall’Esortazione “Amoris laetitia”. I temi e gli argomenti scelti e trattati in questo libro consentono, perciò, agli autori di dimostrare agevolmente che il pensiero e la pastorale di Papa Francesco si inseriscono a pieno titolo nel solco della grande tradizione del Magistero sociale cattolico. I riferimenti, le citazioni , i rinvii a documenti di altri pontefici, gli stessi ragionamenti, infatti, sono in linea con il Magistero dei suoi predecessori.

A cominciare dalle “Rerum novarum” di Leone XIII, per quanto riguarda la concezione del lavoro ed il riconoscimento, per la prima volta nella storia, della sua dignità, (Bernanos nel suo diario di un curato di campagnainsuperabile romanzo “Il diario di un curato di campagna” lo ricorda), la questione sociale con l’eliminazione della lotta di classe. Anche allora – la storia si ripete – il “Corriere della Sera” osò attribuire all’enciclica  “un’indole spiccatamente socialista”, esprimendo “un senso di delusione” rispetto alle attese, solo perché introduceva il principio della “limitazione delle ore di lavoro”, le festività settimanali, il valore etico del risparmio come lavoro accumulato, il diritto “al giusto salario” e quello di potersi legittimatamente organizzare in libere associazioni e sindacati.

Questa continuità poi la documentano i vari richiami alla “Quadrigesimo anno”, alla quale Francesco attinge a più mani, con mia grande soddisfazione, ritenendola una delle encicliche sociali più profetiche, avendo individuato Pio XI, – si pensi nel 1931 – cioè quasi 90 anni fa, ed avendo previsto la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia, la minaccia dell’“imperialismo internazionale del denaro”, come lo definisce Francesco, di un capitalismo senza volto e senza bandiera, il pericolo di una potenza enorme concentrata “nelle mani di pochi, e questi, sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento. (Cfr. “Quadrigeismo anno”).

Ed ancora il Pontefice trae interi passaggi dalla “Laborem Exercens” di San Giovanni Paolo II, che è tutta dedicata al lavoro in tutte le sue espressioni e dalla “Centesimus annus”, che dopo il crollo del comunismo, per celebrare il centenario della “Rerum novarum”, gettava uno sguardo al passato, ripercorrendo un secolo di sviluppo di tutto il pensiero sociale della Chiesa, faceva un giro d’orizzonte sul presente e guardava al futuro che, dopo la fine del socialismo reale, non poteva restare prigioniero di un Occidente pervaso fino al midollo di un materialismo pratico (come lo definiva Augusto Del Noce), né poteva essere governato da un capitalismo finanziario, come quello che già si intravedeva all’orizzonte, che uccide l’impresa come comunità, la considera solo come l’organizzazione di fattori di produzione e condiziona l’economia reale nell’ambito della quale “la Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto, come indicatore del buon andamento dell’azienda”.

E’ proprio da questa enciclica, tra gli altri “suggerimenti”, che Francesco riprende il concetto di “ecologia umana” prima che ambientale, che successivamente verrà sviluppato da Benedetto XVI nella sua insuperabile enciclica “Caritas in veritate”; in particolare per quanto riguarda i pericoli di una scienza e di una tecnica senza limiti e senza controlli. E’ qui che il cosiddetto “paradigma tecnocratico” viene messo in discussione e viene messo sotto accusa.

Questo impianto di pensiero Francesco lo recepisce totalmente nella sua “Laudato sì”. Per questo contrariamente a quanto si è cercato di far passare, questa Enciclica, alla quale gli autori del libro dedicano un intero capitolo, si pone ed è in piena sintonia con la tradizione del pensiero sociale della Chiesa. Il Santo Padre, cioè, inserisce tutto il discorso ecologico all’interno di alcune verità tradizionali della religione cattolica e della morale naturale.

Basta vedere – come si diceva – i riferimenti continui alle “Caritas in veritate”, alle tesi sull’“Ecologia umana” di Giovanni Paolo II, al pensiero del grande pensatore Romano Guardini e poi, la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale.

Non esiste, dice il Papa, un problema solamente ecologico e della natura unicamente, in senso ambientale. Il problema ecologico è prima di tutto un problema ANTROPOLOGICO e, trattandosi di Creato, un problema TEOLOGICO, ossia del rapporto della creatura con il suo Creatore. Per questo, lo stesso Papa Francesco, definisce la sua come un’enciclica “Sociale” e “non verde”.

Il pensiero ecologista dominante, infatti, vede l’uomo in conflitto con “il resto” del mondo, cioè la natura che lo circonda, e per questo ogni politica ambientalista tende di limitare al massimo la presenza umana: sia quantitativamente, con il controllo delle nascite (ideologia Malthusiana) sia qualitativamente, con il freno allo sviluppo (l’ideologia della decrescita felice). Per gli ambientalisti il mondo sarebbe migliore, senza la presenza dell’uomo, al punto che le correnti più radicali si spingono fino ad invocare l’autoestinzione del genere umano. Per Francesco invece, nel solco di Papa Ratzinger, “il libro della natura è uno e indivisibile” e “include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti” ed esiste un’“ecologia dell’uomo” perché “anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”.

E sono proprio questi passi dell’enciclica ad essere stati eclissati sui media. “Invece di risolvere i problemi dei poveri, alcuni si limitano a proporre una riduzione della natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di ‘salute riproduttiva’, mentre – dice il Papa –  “la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale”.

E chi scrive di persona lo ha sperimentato alla Conferenza dell’ONU al Cairo su “Popolazione e sviluppo” nel 1994, allorché, come rappresentante del governo italiano, dovette far fronte comune con la delegazione Vaticana guidata dal Cardinale Martini e dal compianto Joaquin Navarro Vals, contro le politiche antinataliste degli Stati Uniti d’America e dei Paesi nordeuropei.

«Non è compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto – scrive Francesco nell’enciclica -. E non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi», o se si «giustifica lo scarto di bimbi perché non rispondono al desiderio dei loro genitori». E’ anche «preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti difendono l’integrità dell’ambiente e reclamino dei limiti alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi princìpi alla vita umana», al punto che «si giustifica che si oltrepassino tutti i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani».

«Apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario» e «non è sano un atteggiamento che pretenda [come fa l’ideologia gender] di cancellare la differenza sessuale». E’ un discorso – quello del Pontefice – inserito in una visione metafisica: «il modo migliore per collocare l’essere umano al suo posto è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo». L’uomo, rispetto al creato è dotato di «una dignità infinita», che impedisce di «equiparare tutti gli essere viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare», il quale «implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità» e gli affida il compito di «amministratore responsabile».

Dunque l’intelligente operazione che viene fatta da Andrea Tornielli e da Pier Paolo Saleri – come si vede – è veramente meritoria, perché riesce a smontare la vulgata, secondo la quale questo Papa sarebbe “di sinistra”, e lo fanno analizzando il pensiero sociale del pontefice in politica, economia ed ambiente ed escludendo gli aspetti di carattere dottrinale e quelli che attengono ai cosiddetti “princìpi non negoziabili”, per i quali  – bisogna riconoscerlo – Francesco non nutre particolare simpatia.

E diciamo la verità, i due autori ci riescono bene, utilizzando l’ermeneutica della continuità che Papa  Benedetto XVI aveva proposto, ed ai suoi tempi era riuscito a far accettare ad una parte della Chiesa, per il Concilio Vaticano II. Un’operazione che dovrebbero fare tutti quei cattolici che amano la Chiesa e che rifiutano il giudizio di “un prima” ed “un dopo”; “un prima” del Vaticano II da condannare e negare e di cui vergognarsi continuamente ed “un dopo” radioso, al passo con i tempi, con la sensibilità e le esigenze del mondo.

Un’operazione di questo genere la fece, ma molto più modestamente, il sottoscritto in occasione dell’ultimo Giubileo indetto da Papa Francesco, che molti vollero farlo apparire come un avvenimento unico, eccezionale e rivoluzionario. Dimostrai allora, riprendendo le bolle di indizione di precedenti Giubilei (quello del 1925 indetto da Pio XI, quello del 1950 indetto da Pio XII – sui quali Giovanni Papini scrisse degli articoli memorabili pubblicati dalla casa editrice Locusta – e quello del 2000 indetto da San Giovanni Paolo II), che non solo alcuni di essi erano intitolati alla stessa maniera come “Infinita Dei Misericordia” di Pio XI e “Misericordia vultus” di Francesco, o avevano lo stesso contenuto come nella lettera apostolica “Tertio millennio advemente”, che preparava il giubileo di San Giovanni Paolo II, ma la stessa struttura dei documenti era analoga con l’affidamento alla Vergine Maria (Madre della Misericordia), la richiesta di aiuto ai Santi ed ai Beati (tanto lontana dalla sensibilità protestante); la funzione del pellegrinaggio, la purificazione, la carità per i più poveri.

Per concludere: l’ultima “lezione” – se cosi possiamo definire il messaggio che ci manda questo volume – che emerge chiaramente dalla lettura di tutto il libro è l’invito a tutti noi ad essere consapevoli che solo partendo ed attingendo al grande patrimonio della Dottrina sociale della Chiesa il laico cattolico potrà “trovare nuove strade di proposte e di presenza”. E’ un tesoro che è lì, a portata di mano, che abbiamo a disposizione e che innanzitutto noi cattolici dobbiamo incominciare ad utilizzare di più e meglio, per farlo conoscere, apprezzare e realizzare a tutti gli uomini di buona volontà.

 * Presidente Nazionale Comitato Tecnico Scientifico dell’UCID

(Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti)

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Andrea Tornielli e Pier Paolo Saleri: “Il denaro non governa, Politica, economia e ambiente nel pensiero sociale di Papa Francesco”.  – Piemme Edizioni, Febbraio 2018. Pagg. 179. Euro 17,50


Riccardo Pedrizzi

Giornalista, saggista, autore di numerosi testi e direttore di importanti periodici.