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Il mondo è in lutto: è morto “O’Rei”, il grande Pelé

Brasile una notizia drammatica. Non sorprendente a dire il vero, perché purtroppo era nell’aria da tempo, almeno da quando le sue condizioni di salute si erano aggravate al punto da obbligarlo ad uno stato di ricovero ospedaliere permanente.

Edson Arantes do Nascimento, meglio noto come Pelé, si è spento nella serata di oggi (primo pomeriggio in Brasile). Per anni e anni, fino ancora ai nostri giorni in realtà, si è sempre dibattuto su chi fosse il più grande calciatore di sempre, Pelé o Maradona. Due miti eterni, che ora si ritrovano insieme lassù, per illuminare con le loro magie anche il paradiso. Il loro è stato il primo vero dualismo nella storia dello sport. Due geni irraggiungibili del calcio. Una grandezza che non è descrivibile né riassumibile in parole dette o scritte. Una rivalità che ha fatto la storia e che per certi aspetti è stata anche antesignana, specie a livello mediatico e di opinione pubblica, nella narrazione che è stata fatta da loro in poi rispetto a tutte le grandi sfide che hanno coinvolto le maggiori icone del mondo sportivo.

Basti pensare, in ultimo, alla rivalità che ha contraddistinto gli anni duemila e duemila dieci tra Messi e Cristiano Ronaldo. Ma non solo, perché questo tipo di comunicazione basata sul confronto – o meglio il paragone – tra i migliori,  non è stata circoscritta al solo mondo del calcio come detto, bensì si è allargata anche ad altri palcoscenici del panorama sportivo, basti pensare alle sfide Schumacher-Hakkinen, Alonso-Vettel o ancora HamiltonVerstappen in F1, passando per quella tra Rossi e Capirossi in moto gp, arrivando a quella tra Lebron James e Koby Briant nel basket. Solo per citarne alcune ovviamente.

Oggi se ne va un altro mito. Il calcio ma non soltanto, tutto il mondo, piange e piangerà una leggenda. Purtroppo una malattia lunga, inizialmente sconfitta ma ricomparsa nello scorso anno, lo hanno sottratto alla vita all’età di 82 anni. Era stato operato infatti il 4 settembre 2021 per un tumore al colon. L’annuncio è arrivato nel primo pomeriggio brasiliano proprio dall’ospedale in cui era ricoverato, l’ Albert Einstein di San Paolo. La notizia ha fatto subito il giro del mondo ed è diventata di discussione planetaria.

O’rei (il re, ndr), così era stato soprannominato è stato l’unico calciatore nella storia del calcio a vincere – da protagonista e trascinatore peraltro – 3 coppe del mondo, con il Brasile ovviamente, nel 1958, nel 1962 e nel 1970. Ma parliamo di qualcuno che è stato di più, molto di più. Qualcosa che va al di là del racconto del semplice calciatore. Quante volte abbiamo raccontato di Maradona, Pelé e Messi, 3 “menti” del pallone.

In carriera Pelé è ha realizzato la bellezza e l’enormità di 1281 reti che lo rendono il marcatore più prolifico di sempre. Fu nominato nel 1999 dalla FIFA calciatore del secolo. Pelé è uno di quei grandi uomini della storia che non ha bisogno di presentazioni, basta la pronuncia delle sue quattro lettere.

Da tempo purtroppo gli era stato diagnosticato questo carcinoma al colon, e la situazione era precipitata nell’ultimo periodo come aveva già lasciato intuire, più o meno direttamente, in alcuni messaggi social, anche la sua famiglia. Famiglia che l’ha amato e coccolato fino all’ultimo, ne è stato un segnale emblematico il fatto che essa si sia riunita tutta intorno a lui, nella sua camera d’ospedale, per le festività natalizie.

L’apprensione e le notizie che circolavano erano però aumentate negli ultimi giorni, lasciando presagire scenari nefasti. Le condoglianze sono già arrivate da tutte le parti e da tutte le autorità sportive e politiche del mondo. Perché Pelé è stato un’asticella del calcio.

Tra le sue caratteristiche più c’è quella di esser stato una bandiera, dato che ha militato praticamente per l’intera carriera nel medesimo club: il Santos. Il Santos è uno dei principali club di San Paolo che però aveva portato ad essere -grazie alle sue prodezze e alla sua fama – il club all’epoca più ambito al mondo. Con lui arrivarono ben 25 trofei, tra i quali 10 campionati paulista e 2 Copa Libertadores. Un altro numero impressionante: il suo primo gol col Brasile lo realizzò all’età di appena 16 anni, nel lontano 1956. Illuminò il mondo e divenne la prima vera star del calcio. Un calcio di altri tempi in realtà e forse proprio per questo che la sua figura è ancora così più ammirata e amata da tutti, un calcio in cui i giocatori non erano strapagati, non erano esaltati o interessato esclusivamente al lato economico.

Un uomo d’altri tempi, che avuto sempre un approccio molto positivo alla vita, sempre con il sorriso nelle occasioni pubbliche, mai una nota stonata o una condotta antisportiva o fuori posto. Ha fatto innamorare in primis i suoi connazionali, ma poi inevitabilmente tutti gli appassionati di questo sport. Se oggi ci fosse stato un Pelé avrebbe sicuramente giocato in qualche top club europeo, Bayern Monaco, Real Madrid, Manchester City, ecc.. E forse è stato proprio questo il rimpianto di tutto il mondo, ad esclusione dei brasiliani ovviamente, cioè quello di non averlo potuto vedere da vicino nel Vecchio Continente, dove il calcio si esprime ai suoi livelli più alti e spettacolari(diciamo noi, ndr). Il motivo però è presto spiegato: ai tempo in patria non si potevano schierare giocatori stranieri, e a causa di questo limite fu costretto a rimanere per gran parte della sua carriere in Brasile, fino all’esperienza crepuscolare in America.

All’epoca Pelé era il calcio, il più forte di tutti senza ombra di dubbio. Per molti lo è tuttora, perché Messi e Maradona vengono collocati da molti appassionati e addetti ai lavori un gradino sotto di lui nella scaletta dei migliori di sempre. Soprattutto per coloro che hanno potuto avere il privilegio di guardarlo incantare e segnare caterve di gol nel pieno della sua carriera. E i bambini ovviamente si ispiravano a lui nei campetti di tutto il mondo.

Anche in Italia, quando tra giovani e meno giovani, a quei tempi, si  provava a fare una giocata di rilievo nelle partitelle tra amici risuonava sempre la medesima frase: “Ma chi sei Pelé?”. Una vita, quella di Pelé, segnata anche da eventi tristi: su tutti uno dei suoi sette figli che ha avuto un serio problema di tossicodipendenza, che lo hanno portato anche ad essere incarcerato.

Circostanza che addolorò ovviamente l’uomo Pelé, il padre Pelé, al punto che quella della lotta alla droga è divenuta una delle cause  maggiormente propagandate dal fenomeno una volta ritiratosi dalle scene calcistiche. Pelé poté in particolare sfruttare anche la vasta popolarità e oseremmo dire celebrità che ormai gli era riconosciuta su scala globale, essendo stato – come detto sopra – la prima vera star del calcio. Un uomo che ha sempre avuto un potere mediatico altissimo, fino si giorni odierni. Non c’è intervento o dichiarazione che abbia fatto, anche su temo o personaggi non di primissima risonanza mediatica, che non abbiano subito fatto il giro del mondo, rimbalzi sul web, sollevato commenti o approfondimenti.

Un altro punto  per Pelé fu la sua avventura crepuscolare fatta negli Stati Uniti. Si tratta dell’esperienza coi New York Cosmos. Parliamo degli inizi anni settanta e l’America non poté che scegliere lui, l’immagine di o’rei, del più forte di tutti, per lanciare il calcio in patria.

Foto @sscnapolicalcio                                     Francesca Marti

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