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ll Settore Alberghiero allo stremo! una dichiarazione di Roberto Necci

ALLARMANTE  SITUAZIONE PER UN “SETTORE VITALE”
DELLA NOSTRA ECONOMIA
Lo Stato dovrebbe affrontare tale problema con “visione” forte e responsabile di 
medio termine, in piena sinergia con gli operatori del settore e di tutto l’indotto  
 
COMUNICATO STAMPA SUL SETTORE ALBERGHIERO  
a cura di ROBERTO NECCI – Chairman del Gruppo Necci Hotels 
 
Come era prevedibile la crisi del turismo internazionale ha messo in ginocchio le aziende alberghiere che oramai, ferme da mesi, sono arrivate al collasso; con una diminuzione  del fatturato nell’ordine del 90 per cento ed in alcuni casi del 100 per cento c’è poco da aggiungere. 

 
Se analizzassimo la situazione al netto degli aiuti in parte ottenuti ed in parte richiesti, la maggior parte delle aziende alberghiere sarebbe tecnicamente fallita. Del resto le inadempienze contrattuali (dalle locazioni al mancato pagamento dei fornitori e tasse che sono state solamente rimandate) ad oggi non si stanno manifestando causa della chiusura dei tribunali ed il fermo delle azioni di recupero anche fiscali, ma presto o tardi l’enorme debito si manifesterà pesando come un macigno sull’ipotetica ripresa.
Dal nostro punto di osservazione (*1) vediamo aziende ferme per mancanza di mercato, ma con costi vivi che corrono inesorabilmente, pertanto senza una azione a supporto il settore entro l’anno non esisterà più.
Se queste parole possono apparire allarmistiche invito chi ha potere di governo a visionare le aziende chiuse e valutare i conti economici, vorrei capire come è possibile sostenere questo peso senza avere ricavi a supporto.

Non so inoltre quale è l’idea che il Governo ha dell’albergatore medio, quello che conosco io è generalmente una famiglia, o un imprenditore molto coraggioso, che ha messo tutte le sue risorse all’interno dell’azienda e che ora non ha risorse per andare avanti. 

Non è chiaro inoltre come si possa parlare di potenziale ripresa senza il volano del turismo e relative aziende della filiera funzionanti; le aziende che chiuderanno non assorbiranno più forza lavoro e lo Stato si troverà milioni di persone con necessità di assistenza. Occorre ricordato che il nostro settore offre lavoro a circa 1.500.000 persone. 
La distruzione del comparto alberghiero rischia di avere impatti ugualmente devastanti sulla filiera e sull’indotto, senza un albergo funzionante difficilmente i fornitori avranno sbocco per la loro merce, difficilmente gli altri attori della filiera potranno stare in piedi, penso alle agenzie di viaggi, ai tour operators, alle guide turistiche.
Quello che secondo me manca – conclude Necci – è una visione complessiva del fenomeno turistico, se ci fosse si eviterebbero “interventi spot” che non risolvono nulla e disperdono risorse le quali se fossero messe a disposizione delle imprese darebbero ritorni anche sociali diversi.

Concretamente le nostre richieste sono note: dall’aumento della durata del sostegno al reddito per i nostri dipendenti che da metà giugno potrebbero essere privi di tutele, alle incentivazioni anche con formule innovative per l’utilizzo della forza lavoro attualmente in cassa integrazione visto, che le aziende, che richiamano i lavoratori anche in assenza di ricavi, da una parte, vanno incentivate e premiate e, dall’altra, assorbendo questa forza lavoro in carico totalmente allo Stato permettono un alleggerimento dei costi che lo Stato sostiene con un vantaggio per la collettività; l’aiuto per il pagamento dei canoni di locazione degli alberghi, problema molto sentito visto che circa la metà delle strutture alberghiere italiane paga una locazione che non è in grado di onorare, ed infine, la già avanzata richiesta sia della sospensione delle tasse ed adempimenti vari che del fondo perduto che dovrà essere inteso come investimento per il futuro di questo Paese. 

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(*1)  Roberto Necci – Vice Presidente della FederAlberghi in Roma – gestisce  nella Capitale sia aziende di proprietà, sia strutture in consulenza per circa 1000 camere. 

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