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ITALIA & RUSSIA, la Bella Donna e la Madre Russia, bellezze nel Mondo che si parlano alla finestra

Nuovi scenari per l’Italia “Indipendenti sempre isolati mai”

Raffaele Panico

La celebre frase di Visconti Venosta, “Indipendenti sempre isolati mai”, il diplomatico, politico e più volte ministro degli Esteri, veniva spesso da lui ripetuta per la visione geopolitica del Regno d’Italia. L’Italia veniva effigiata come una Bella Donna contesa tra le altre potenze europee. Tali ricordi sono evocati per tentare di riannodare la malasorte della storia degli italiani. Storia lacerata dalla guerra – 10 giugno 1940, la fine della belligeranza attiva – l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’inizio della guerra civile, gli eserciti invasori in pesanti scontri fino al 1945 sul Belpaese e le conseguenze a “cascata” dopo il Trattato di Pace 10 febbraio 1947. Fasi importanti e occorre con realismo ricordare che gli americani avrebbero voluto un trattato molto più favorevole per l’Italia (Linea Wilson sul confine orientale, scongiurarono l’annessione della Valle d‘Aosta, erano per una estesa Amministrazione o status quo per le Colonie pre-fasciste, come avvenne solo per la Somalia fino al 1960). Dopo la tragedia del 1940-45 l’Italia riprende il percorso grazie all’aiuto degli USA, con il piano che prende il nome dal generale Marshall allora Segretario di Stato americano. Un intervento importante per la ricostruzione e la ripresa, che poi portò a vivere tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Sessanta un decennio di grande crescita economica. Un decennio di diffusione del benessere economico certo con delle luci e ombre nella società civile.

Durante gli anni della Guerra Fredda l’Italia si trovava alla frontiera della spaccatura di quella Cortina di Ferro che divideva il Nostro continente in due. Negli anni del dopoguerra i governi italiani decisero due scelte che restano fondamentali. Due pilastri che fanno parte della Costituzione repubblicana e dell’Italia nei decenni avvenire.
Il primo è il percorso dell’integrazione Europea, iniziato nel 1950 con la formazione della CECA (Comunità economica carbone e acciaio) vi aderirono l’Italia e la Francia, la Germania ovest e i paesi di Belgio, Olanda e Lussemburgo (il Benelux).
La seconda scelta politica è stata l’Alleanza Atlantica, l’immediata adesione dell’Italia alla NATO con tutto quello che ha portato, in quegli anni di contrapposizione nel Mondo intero, tra gli USA e l’URSS. Tra i due blocchi l’Italia era alla frontiera e questa esistenza alla frontiera ci ha portato a vivere momenti estremamente difficili, eventi di carattere terroristico, situazioni complicate sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica. Sono stati naturalmente anche anni di intenso dialogo, dialogo ad ampio raggio, dialogo anche con l’URSS dell’epoca, la quale si differenziava dall’Italia da scelte fondamentali e visioni di sistema politico, sociale ed economico e di libertà.
Nel 1924 l’Italia aveva iniziato da qualche anno un percorso complesso, si pensi a“l’oscillazione del pendolo politico” dopo gli armistizi del 1918 sull’intero continente europeo post bellico, è la tesi Karl Polany in “La Grande trasformazione”. L’Italia post primo conflitto è la prima nazione a stabilizzarsi tra rivoluzioni, controrivoluzioni e restaurazioni. Nonostante le istituzioni andavano verso la dittatura, l’Italia iniziava a riprendere con la potenza ex zarista, l’URSS proscritta, lasciata fuori dai giochi con il trattato di Brest-Litovsk, particolari legami. L’uscita di scena della Russia zarista fu un grave colpo e danno per le sistemazioni post belliche dell’Italia. Roma, al ‘Tavolo della Pace di Parigi’ anziché la Russia firmataria e garante del Trattato di Londra firmato nel 1914 tra Italia, Inghilterra, Francia e Russia, si ritrova gli Stati Uniti di Wilson che penalizzarono e umiliarono l’Italia che doveva avere maggiore espansione territoriale – Fiume Dalmazia e colonie Oltre mare e anche parte della Anatolia mediterranea. L’Italia aveva per prima pensato a riconoscere e poi ufficialmente fu di fatto la seconda nazione a riconoscere il governo dell’Unione sovietica. Un riconoscimento di un governo fascista a un governo bolscevico. Questo paradosso ritornò speculare dopo l’8 settembre 1943 mentre la guerra continuava con l’Italia divisa in due. Il governo Badoglio riceve il primo riconoscimento, il primo tra gli Alleati, proprio dall’URSS. E qui emergono i rapporti profondi tra l’Italia e il Paese più ad Est dell’Europa. Già da secoli con l’impero zarista l’arte e l’industriosità e l’architettura degli italiani erano presenti in Russia.

A San Pietroburgo l’ingegno e il lavoro italiano hanno dato bellezza alla città della grande enorme Russia che guarda all’Europa occidentale.

Del periodo zarista è da ricordare il primo soccorso per il terremoto di Messina del 1908 quando la marina militare russa nella rada di Augusta per prima soccorse le popolazioni colpite dal sisma. Gli Accordi di Racconigi del 24 ottobre 1909 e le relazioni d’amicizia tra casa Savoia e i Romanov.

Col secondo dopoguerra e durante la Guerra Fredda continua la collaborazione tra i due Paesi, tra la FIAT e l’URSS a Togliattigrad, e con l’ENI che mantiene i suoi rapporti costanti con la Russia.
Oggi le relazioni Italia Russia si dipanano su binari bilaterali Roma Mosca ma anche attraverso l’Unione europea. Si può parlare di un destino a collaborare, cosa normale fra Paesi che si guardano, e tra nazioni che si trovano relativamente vicine e possono avere rapporti di funzionalità reciproca dal punto di vista industriale, commerciale, culturale e in queste settimane di programmazione assistenza e sicurezza sanitaria.
Le relazioni con la Russia assumono adesso un quadro di relazioni estremamente importante per il nostro Paese che è da sempre per posizione geografica anche proiettato verso l’Est. Tutte le relazioni, sono relazioni dinamiche, anche le relazioni con una nazione così importante come la Russia attraversano periodi di alti e bassi. Oggi nella situazione così grave e complessa ci possono essere delle opportunità importanti. Questo è lo spazio cui l’Italia ha già guardato e che dovrebbe guardare nelle attuali relazioni internazionali. La seconda guerra mondiale, disastrosa per l’Italia come per l’Europa intera, altro non è stata che un regolamento di conti della guerra civile europea che, dal 1914 è durata quasi l’intera prima metà del secolo scorso. È stata un’altra Guerra dei Trent’anni, come altre in Europa nei secoli, si pensi ai Trent’anni 1618-48 terminata con la Pace di Westfalia. È solo acqua stagnante e passata.
Pensare al superamento delle sanzioni sarebbe una via maestra per l’Italia e le sue relazioni con la Russia. Avviare un turismo dei russi in Italia di medio e alto livello sarebbe un ottimo rilancio e volano per l’intera filiera della cultura di alto profilo e di rilancio del Made in Italy. La nostra lingua ha un valore diffuso nel mondo e questo ci può essere d’aiuto. Anche per gli oriundi italiani nel mondo che sono in numero ben superiore ai 60 milioni di cittadini nei confini italiani. L’italiano, è bene sottolineare, è la quarta lingua più studiata al mondo, dopo l’inglese, lo spagnolo e il cinese. Questo è un dato interessante. Incentivare un turismo russo, memore del Viaggio o tour in Italia nell’età tardo romantica e nell’800, e degli oriundi nella Madre patria alla riscoperta delle origini e del Belpaese. Queste sono le risorse, e il fattore umano, relativo al Patrimonio culturale in Italia e nel Mondo.

L’italiano è la filiazione del latino, avrebbe successo oggi il latino, magari anche a sponsorizzare siti e luoghi d’arte, patrimonio Unesco, sempre meglio di uno spot in stile yankee e anglofono: oggi paghiamo un caro prezzo e gravi danni alla cultura per l’abbandono del latino negli anni Sessanta.

foto b/n Archivio dell’Autore 

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