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La moda è un lavoro per donne: allarme gender gap

Un’industria che ruota prevalentemente su prodotti per donne acquistati da donne, ma amministrata quasi esclusivamente dagli uomini. Questa, in breve, la tesi finale elaborata in ‘The glass runway’, lo studio redatto dal Council of fashion designers of America, Glamour e McKinsey & Company di prossima pubblicazione. Le donne rappresentano l’85% delle laureate presso i principali istituti di moda americani ma nei ruoli chiave che sono effettivamente ricoperti nelle aziende i nomi femminili sono ben pochi. 

Recentemente c’è stato un maggior interesse per le diversità di orientamento sessuale e taglia, ma non abbastanza per il gender gap. “Non ne parliamo molto perché c’è la sensazione che tutti ne siano già a conoscenza, ma a volte è necessario dire qualcosa affinché le persone non facciano finta sia un problema inesistente”, ha dichiarato a riguardo Diane von Furstenberg, presidente del Cfda. La quasi totalità delle donne intervistate per lo studio ha espresso un problema di diseguaglianza nel mondo della moda riscontrando varie disparità con gli uomini tra cui salari  meno alti.

Ad oggi è soprattutto il digitale a vantare una maggior presenza femminile in ruoli di spessore; infatti realtà online di successo come Rent the runway, Moda Operandi, Glossier e The RealReal sono tutte gestite da donne che, però, sono spesso anche le ideatrici.

La disparità si riflette anche in termini di direzione stilistica, che fatta eccezione per le fondatrici di storiche maison, le donne a capo di importanti brand del lusso sono ancora minoranza. Tra le poche spiccano Sarah Burton (Alexander McQueen), Maria Grazia Chiuri (Dior), Clare Waight Keller(Givenchy) e Natacha Ramsay-Levi (Chloé).