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La Nave Diciotti della Marina Militare e il centro sociale “Baobab” di Roma

MASSIMA INGRATITUDINE e PESSIMI CONSIGLIERI

un’ ampia analisi dell’ Ambasciatore Torquato Cardilli e una breve nota di Giuliano Marchetti

Nel IV libro delle favole di Fedro c’è un insegnamento, che bisognerebbe tenere a mente, secondo cui chi aiuta i cattivi, più tardi se ne pente amaramente. La favola della misericordia mal ripagata racconta di un tale che visto sul ciglio della strada coperta di neve un serpente tremante e intirizzito dal gelo, se ne impietosì, lo raccolse e se lo mise sotto la tunica nel petto per riscaldarlo.

Poco dopo il serpente, riavutosi dall’assideramento, con una mossa fulminea morse a morte il suo benefattore e saltellò via in cerca di altre prede. Un altro serpente spettatore della scena gli chiese perché avesse compiuto tale atto a tradimento e l’ingrato rettile rispose che la sua azione serviva come monito per ricordare che è meglio non far del bene a chi è di indole malvagia. Donde il detto: “covare una serpe in seno”.

Perché questa favola?

Il 21 febbraio tutte le agenzie di stampa, i radio e telegiornali, i quotidiani via web, e quelli cartacei il giorno dopo, hanno dato la notizia che 41 migranti dei 177 sbarcati dalla nave Diciotti il 25 agosto 2018, hanno presentato, tramite uno studio legale romano, un ricorso d’urgenza al Tribunale civile contro il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro dell’Interno Salvini per ottenere un indennizzo (dai 42.000 ai 71.000 euro) per la privazione della libertà personale di cui avrebbero sofferto sulla nave ancorata nel porto di Catania dal 20 al 25 agosto 2018. L’udienza ci sarà in primavera e tutto il battage pubblicitario di contorno della sinistra di opposizione non sarà che un altro assist a Salvini ed alla politica di chiusura ai barconi e di lotta vera agli scafisti.

Il ricorso è qualificabile come condotta temeraria sfociante nella malafede e nell’ingratitudine.

Chissà quante volte a centinaia, migliaia di cittadini è capitato di essere impossibilitato a muoversi in un treno bloccato in galleria senza nemmeno poter aprire le porte, in un aereo fermo sulla pista di rullaggio per ore, in un blocco di polizia invalicabile da ogni lato per motivi di sicurezza o altro, una frana o valanga che interrompe a lungo il traffico, eppure nessuno ha mai pensato di citare in giudizio per danni il primo ministro.

Invece questa volta ci pensano 41 immigrati irregolari, facenti parte di un naufragio programmato, che non solo sono stati salvati da una nave italiana, ma che sono stati anche curati, sfamati, rivestiti e alloggiati a spese del contribuente italiano. E questo grazie ai pessimi consiglieri che in pratica hanno agito contro gli interessi, contro l’onore e il prestigio del proprio paese, in cerca di una qualche visibilità mediatica fomentando una presa di posizione che non farà altro che incrementare sentimenti di rigetto da parte dei cittadini.

Ripercorriamo brevemente i fatti da cui trae origine questo vergognoso ricorso: il 16 agosto la nave italiana Diciotti, stante l’inqualificabile rifiuto maltese di intervenire, soccorre in un tratto di mare non di competenza italiana 177 migranti partiti dalla Libia con un barcone che minacciava di affondare, ma che erano dotati di telefono satellitare con l’elenco dei numeri da chiamare per essere recuperati; il 18 agosto il Governo di Malta, responsabile per quella zona di mare, rifiuta anche di far attraccare la nave italiana; il 19 agosto il nostro Ministero degli Esteri attiva tutti i canali utili per ottenere dall’Unione Europea una solidarietà concreta nella ripartizione dei naufraghi, ma l’Europa che tanto straparla si gira dall’altra parte; il 20 agosto la nave Diciotti arriva a Catania e lì resta alla fonda, rifornita di acqua, cibo e medicinali, mentre continuano i contatti diplomatici per rompere il muro del rifiuto europeo a collaborare; il 23 agosto, nell’attesa che dall’UE arrivi un qualche segnale di disponibilità, le autorità italiane consentono ad un primo gruppo di 23 minori di sbarcare; il 25 agosto ne sbarcano al mattino altri 17 e poi a tarda sera, ad accordo di principio raggiunto con alcuni paesi europei, sbarcano tutti gli altri e si accerterà che ben 11 sedicenti minori avevano indicato tutti il 1 gennaio come data di nascita, ovviamente farlocca, come è d’abitudine in Africa.

Grazie alla propaganda attivata dal PD e da vari deputati che avevano fatto passerella in motoscafo, viene sporta denuncia per sequestro di persona contro il Ministro dell’interno Salvini, perché aveva opposto il rifiuto allo sbarco nei cinque giorni di attesa. Malgrado che la Procura avesse chiesto l’archiviazione il Tribunale dei Ministri, con una memoria di 52 pagine ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere contro il Ministro.

La Giunta del Senato ha negato tale autorizzazione ed ora la questione è demandata al voto dell’aula, che, presumibilmente, si esprimerà a marzo. I partiti di opposizione, per pura demagogia, si sono scagliati all’unisono contro il voto della Giunta del Senato, e hanno alimentato in tutti i modi una campagna che non farà certo bene al sentimento di accoglienza ed anzi provocherà nell’animo degli italiani dimenticati dalle istituzioni sentimenti di rabbia.

Questi i fatti.  Come già accennato tutti i migranti irregolari sbarcati hanno ricevuto assistenza, cure mediche e sistemazione a spese del popolo italiano, ma 41 di essi (eritrei), dislocati presso una comunità cattolica se ne sono allontanati per confluire nel famoso centro sociale Baobab di Roma. Qui sono stati convinti da attivisti del centro, la cui ragion d’essere è quella di sbarcare il lunario sul dramma immigrazione clandestina, a rivolgersi ad un avvocato per presentare il ricorso.

Secondo il catechismo perché un peccato sia considerato mortale bisogna che esistano contemporaneamente tre elementi: piena avvertenza, deliberato consenso e materia grave. Similmente perché un reato sia perseguibile occorre la contemporanea presenza di due elementi qualificanti “oggettivo” e “soggettivo”. L’elemento oggettivo c’è perché i naufraghi sono stati trattenuti a bordo per 5 giorni dal 20 al 25 agosto, mentre manca l’elemento soggettivo dato che nella condotta punita dall’art. 605 del codice penale deve essere palese la consapevolezza di infliggere alla vittima una illegittima privazione della libertà personale.

La giurisprudenza ci ricorda che la Suprema Corte di Cassazione (vedi nota 1 in calce), con pronuncia n. 1808 del 2002, ha chiarito in modo inequivocabile che si deve escludere la configurabilità del reato se la privazione della libertà è il risultato di un’azione caratterizzata soggettivamente dalla finalità di realizzare l’esercizio di un potere da parte di chi sia legittimamente investito di autorità e non si configuri come comportamento slegato dall’attività istituzionale o che abbia fini personali.

Nel caso Diciotti il Ministro Salvini ha dunque agito esercitando un potere, di cui era legittimamente investito per la sua attività istituzionale, che mirava ad ottenere dall’UE la condivisione dell’accoglienza dei migranti, finalità che sarebbe stato impossibile soddisfare se avesse concesso il permesso di sbarco a tutti indiscriminatamente prima di aver raggiunto un accordo con l’Europa, data la perentorietà del trattato di Dublino che obbliga all’accoglienza il paese di primo arrivo.

Si è trattato dunque di una scelta politica che non può essere sottoposta a processo a differenza di atti con finalità personali.

Inoltre, sempre per restare sul terreno della scelta politica, il Governo, che vale la pena ripeterlo, durante la sosta della nave ha fornito ai migranti ogni genere di conforto necessario, ha realizzato l’unica misura di contrasto contro il reato, questo si gravissimo in ogni latitudine, di traffico di esseri umani troppo a lungo sopportato da tutti i governi europei ed italiani precedenti che si sono limitati ad un’accoglienza lucrativa.

Infine non va sottaciuto che il diritto collettivo del popolo italiano di vedere realizzate concretamente le politiche per le quali ha democraticamente eletto i suoi governanti non può certamente valere di meno del diritto individuale di pochi migranti che non correvano alcun rischio per la vita e che anzi avevano ricevuto ogni assistenza.

Torquato Cardilli.

Nota 1: Il dolo del delitto di cui all’art. 605 presuppone la coscienza della illegittimità del fatto: l’errore, anche colposo, per cui si creda di agire legittimamente, escluderebbe quindi la punibilità. Tale orientamento è stato ribadito dalla giurisprudenza in una pronuncia in cui si rileva che il reato di sequestro di persona richiede, sotto il profilo soggettivo, la consapevolezza di infliggere alla vittima una illegittima privazione della libertà personale. Ne consegue che deve escludersi la configurabilità del suddetto reato allorché la privazione della libertà costituisca il risultato di una condotta che, sebbene oggettivamente illegittima, sia contrassegnata soggettivamente dalla finalità di realizzare l’esercizio di un potere del quale l’agente sia legittimamente investito e non si caratterizzi come comportamento privo di ogni legame con l’attività istituzionale (Cassazione sez. VI, 9 dicembre 2002, n. 1808).

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Note a Margine – A prescindere dall’ esemplare analisi effettuata dall’ Ambasciatore Torquato Cardilli e dalla sua precisa narrazione cronologica dei fatti avvenuti, desidererei esprimere tre osservazioni, strettamente personali:  A) Se l’attuale Repubblica Italiana fosse ancora legiferata secondo i valori insiti nel concetto della “Res Publica”, nei tempi dell’ Antica Roma, ritengo che gli Avvocati ed i Portavoce di Baobab (con vari esponenti delle Gerarchie Ecclesiastiche) verrebbero senza indugio deportati nel Carcere Mamertino, per “Reati contro la Nazione Italia”. Tale trattamento, a mio giudizio, dovrebbe colpire anche le Agenzie di Rating “estere” per la loro subdola attività devastante contro il nostro Paese,  favorendo altresì una finanza apolide e speculativa ispirata da Soros & dai suoi Soci. (ma questo è un altro argomento!) // B) Visti i comportamenti e gli orientamenti di una certa Magistratura imperversante e serpeggiante in questa Repubblica, ritengo ci sia anche il rischio che qualche Tribunale – per voglia di apparire o di primeggiare – possa dar ragione alle istanze del Centro Sociale (?) Baobab. // C)  A questo punto vorrei “sparare a zero” (anche se solo metaforicamente) contro tutti coloro che, pur trovandosi colpiti da provvedimenti o in attesa di giudizio, sostengono sempre ipocritamente di credere nella Giustizia e nella Magistratura.  Personalmente io, già massacrato dalla magistratura (per un iniquo ed infame provvedimento nel 2006, poi confermato sino in Cassazione nel 2017, nonostante risultassi parte lesa), oramai non credo più nella giustizia dei nostri tribunali, né nel famoso “Giudice a Berlino”, ma solo in una possibile successiva “Giustizia Divina” _______ Giuliano Marchetti