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La storia di Fiume

L’Associazione per la Cultura Fiumana Istriana e Dalmata nel Lazio ha presentato un libro , martedì 23 maggio a Roma, nella sala ISMA del Senato, dal semplice titolo: Storia di Fiume.

Di questa città della quale si parla poco o niente si è evidenziato che è un autentica miniera di storia, di arte, e di quella cultura particolare che emana da un Italo Svevo: la cultura tranquilla e malinconica della pluralità di anima. Infatti, Fiume, come Pola, e Zara, delle quali si parla poco allo stesso modo, sono italiane, ma sono anche a cavallo dei paesi balcanici fin dalla loro fondazione, ed accettano questo loro modus , ci giocano, ne fanno scritti, convegni, amici, incontri, in una singolare fraternità.

Molti presenti, e di riguardo, per esempio S.E. L’Ambasciatore DANIEL LUNICA, e numerosi ancora, taciti ascoltatori di una descrizione corale della singolarità istriana, fuori dal velo della potente Trieste, che bene o male la influenza, e vicina a Venezia per dialetto, temi seguiti, tipo di terra e clima.

Apre la presentazione il facondo moderatore MARINO MICIC, il quale addita l’importanza di Fiume nel futuro dell’Europa, poi è la volta del Prof. GIUSEPPE PARLATO, che spiega come leggere il libro, non essendo facile, ma spesso controverso, e che su una rigorosa costruzione storica evidenzia la posizione geopolitica di Fiume, cerniera fra Ovest ed Est. Segue la esposizione LUCIANO VIOLANTE, e quindi PAOLO SCANDALETTI, che rileva la municipalità della città istriana, le genti soprattutto latine, il primo piano di benessere ed importanza fra il 1717 ed il 1800, con tutti i documenti storici che segnano questa salita. La parola finale è all’autore, GIOVANNI STELLI, o STEHL, come lo stesso sottolinea, fiumano di sangue. Lo scrittore porta più vicino allo auditorio le questioni storiche recentissime, la presenza di alleanze e di guerre, e dice: “ il Marxismo ha infettato la storia” per le falsità, ed ancora: “Fiume travolta dalla guerra e per dimenticare Tito”, e lamenta le difficoltà, dovute alla politica, di reperire le fonti per una ricerca, che spesso si arrestano a Zagabria .

Un libro dunque insolito,e, sotto diversi aspetti, coraggioso; un viaggio in ciò che è fascinoso dell’infinito pentagramma italiano, quello dove la pubblicità non serve, perchè è bello così.

Marilù Giannone .