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Le Fondazioni Lirico-Sinfoniche ed il Decreto Cultura

Le innovazioni legislative del “Decreto Cultura 2019” (oggi Legge):
cosa accade nelle FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE 

“Pillole di economia” a cura di  GIUSEPPE PINO  

C’è forse chi si aspettava di più. C’è forse chi si aspettava qualcosa di diverso. C’è chi, più realisticamente, dalla recente emanazione del “Decreto Cultura” (oggi Legge) non si aspettava niente di nuovo; perlomeno da farci esultare. A conti fatti, il quadro complessivo rimane abbastanza invariato (nella sostanza) seppur riveduto (nella forma). D’altro canto, la bacchetta magica non la possiede nessuno. Ed è obiettivamente difficile immaginare – come per incanto – la possibilità di poter fornire soluzioni immediate a problematiche che si trascinano da tempo immemorabile, che andrebbero contestualizzate e affrontate ripartendo dal “punto zero”. Non solo recependo e apportando – di volta in volta – modifiche, integrazioni, aggiustamenti a quanto legiferato in precedenza.

Il “Decreto Cultura” del Ministro Alberto Bonisoli, interviene e introduce misure urgenti in diversi ambiti: dalle Fondazioni lirico-sinfoniche, al cinema e audiovisivo, alle manifestazioni UEFA 2020. Tante sarebbero le riflessioni scaturenti dalla lettura. Ma, in questo breve spazio di approfondimento, mi soffermo solo all’ambito delle Fondazioni lirico-sinfoniche ed alle relative norme in materia di assunzione del personale.

Se i due precedenti ministri avvicendatisi al Mibac (Massimo Bray e Dario Franceschini) avevano dovuto necessariamente occuparsi, in piena emergenza, della “tenuta dei conti” di gran parte delle Fondazioni lirico-sinfoniche (alcune già tecnicamente collassate, in default) emanando provvedimenti di urgenza, l’attuale ministro Alberto Bonisoli ha affrontato un’altra problematica, in stand by da tempo, cogente e non più procrastinabile: le assunzioni del personale.
La misura, seppur supportata dalle migliori intenzioni, però presenta luci e ombre. La fase di messa in pratica e realizzazione potrà dare adito a non poche interpretazioni; visto, tutto sommato, una buona dose di autonomia nell’applicabilità del dispositivo concesso alle Fondazioni.
Partiamo dalle ombre: pur stabilendo tempi certi e permanenze massime nell’inserimento con contratto ad “assunzioni a tempo determinato”; intervenendo anche nel sancire il principio di continuità anche a fruitori di “contratti ad intermittenza” (forse solo una boccata in più di ossigeno), non si forniscono – in verità – soluzioni concrete all’annoso problema del precariato. Tenuto conto che, sovente, parliamo di figure professionali molto qualificate, quasi sempre anagraficamente di mezza età e con esperienza. Rimane senza risposta il problema degli “stagionali”: altro ambito lavorativo legato prevalentemente a necessità d’impiego di “forza lavoro” straordinaria, spesso giovane, con inserimenti correlati a picchi straordinari di produzione o eventi particolari.
Resta altrettanto pressoché non affrontato, nel dispositivo di Legge, la corretta valorizzazione curriculare di tali posizioni in prospettiva futura. Vuoto pneumatico per quanto attiene a regolamentare, in qualche modo, incarichi libero professionali e consulenze esterne in ambito non strettamente artistico tantomeno tecnico; ruoli strategici di supporto sempre più impiegati e richiesti dai teatri nell’area governance & general management, finance & administration, tax & legal.
Luci, invece: certamente coraggiosa (tenuto conto della generale situazione economico-finanziaria del Paese) la scelta di sbloccare e far bandire concorsi per “assunzioni a tempo indeterminato”. Priorità ai vincitori già di concorso ed in graduatoria; ma, per diverse ragioni, non entrati in ruolo. Altresì di consentire una quota prestabilita di tali assunzioni (a concorso superato) a professionalità che abbiano maturato i requisiti richiesti nel ruolo “a tempo determinato” con una finestra aperta fino al 31 dicembre 2021. Unica pecca e limite: il disposto vale solo nell’ambito della Fondazione dove si è già prestato servizio.

In generale e tuttavia nel “Decreto Cultura 2019”, restano abbastanza farraginosi i meccanismi e criteri che determinano le priorità e le effettive necessità delle “dotazioni organiche” nel computo del fabbisogno di personale. Di fatto, potrebbero dar corso ad assunzioni molto centellinate e opzionate con il contagocce.
Il ministro Bonisoli, in occasione della presentazione della norma, ha dichiarato che è stato avviato “un percorso complessivo di riforma del mondo della lirica in Italia”. Vedremo, speriamo bene, tenuto conto anche della “crisi di governo” in corso. Potrebbe cambiare ancora tutto? La domanda è legittima!

 

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