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Macron, come Luigi XIV

MACRON: “L’EUROPE C’EST MOI”

___________ di  CLAUDIO TEDESCHI * 

L’affermazione di AfD  ha solleticato populismi e destre di ogni ordine e grado. Poi a bocce ferme si sono resi conto che l’elettorato di AfD era in massima parte della ex DDR, che alla guida vi era una lesbica sposata con una immigrata dello Sri Lanka e “padre/madre” di due bambini. Neanche l’uscita dal partito dell’ex leader Frauke Petry, insieme al marito ed altri due deputati, ha suscitato clamore. Salvo gli annunci dei media italiani sulla estrema destra tedesca che già si spacca.

Eppure come ha detto Simone Di Stefano in una intervista a Intelligonews: “La gente comune si rende conto che viviamo nel 2017 e non più nel 1918. Appare evidente a tutti che movimenti come CasaPound che si richiamano espressamente al fascismo non hanno nessuna intenzione di restaurare la dittatura e mettere fine alla democrazia, ma propongono sulla scena politica ricette efficaci che prendono spunto da quel momento storico. Va detto che neanche la democrazia è più quella di settant’anni fa. All’epoca in Inghilterra gli omosessuali venivano rinchiusi in manicomio, oggi a capo dei cosiddetti neonazisti tedeschi c’è una donna omosessuale fatto questo che ha provocato un cortocircuito mediatico. Gli unici che non hanno ancora capito che il mondo è cambiato sono purtroppo certi commentatori televisivi”.

Mentre la Merkel cerca di rattoppare i risultati per arrivare ad un governo “presentabile”, la Germania si rende conto che tutto è cambiato. La destra esiste, entra al Bundestag e non è tanto marginale. In fondo l’hanno votata più di 1 milione e mezzo di persone, certo non tutti con svastica e tatuaggi, ma sicuramente molti delusi della CDU e del SPD. Il Cancelliere per governare avrà bisogno dei voti verdi e liberali. Due partiti che si odiano e che hanno idee opposte sull’Europa.

Macron incurante del crollo della stampella tedesca continua con il piano di ristrutturazione dell’Europa. Mentre sotto le finestre dell’Eliseo la folla, delusa dalle promesse mancate specialmente in materia di lavoro, rumoreggia. Lo stesso Macron ha confermato la nascita dell’accordo tra Alstom e Siemens, dando il segnale che i giochi tra Parigi e Berlino per ridisegnare la nuova mappa dell’Europa sono partiti. Gentiloni ne ha preso nota, ormai l’Italia è il primo Paese del Nord Africa.

Italia. Stracittà o Strapaese? Nelle grandi città, specialmente nelle periferie, sono quotidiani tafferugli fra italiani e stranieri (anche se “integrati” e con cittadinanza) che stanno portando ad una crisi simile a quella che ha scosso le banlieu parigine. La risposta del Governo è stata quella di pagare il prezzo del ricatto: due miliardi di euro per “integrare” 75/mila stranieri abusivi dando case e lavoro. Tutto questo lasciando sulla strada migliaia, se non milioni, di italiani.

Ma non è tutto. Sull’onda dell’entusiasmo per il plebiscito della Catalogna, i lombardo-veneti spingono per il loro. Tra giornali (Libero), libri di varia umanità e cori di piazza, ecco accodarsi alla follia separatista anche Alemanno che con il suo movimento (di destra?, ma quale) dichiara di schierarsi a favore dei referendari. Cosa non si fa per un piatto di lenticchie di visibilità, quando ormai non si è più nulla. Non basta: “Pierferdy” Casini è stato insediato come presidente della Commissione sulle banche. E’ proprio vero, che il mondo gira, ma che quando si nasce democristiani ci si siede sempre sulla poltrona giusta. Infatti, compito preciso della commissione è salvare tutti quelli coinvolti nei disastri bancari, sia i politici sia gli amministratori. Che poi fra questi ci sia i Boschi ed i Caltagirone, è soltanto un caso.

Il vecchio di Arcore (81 anni!!) si ricandida alla guida del centrodestra in chiave popolare, Matteo Salvini cerca di “legare” un partito “slegato” dalla magistratura politicizzata (come ai tempi di Mani Pulite), mentre l’Evita della Garbatella (passata la sbornia per la Marie Le Pen) si offre di guidare la coalizione. In tutto questo guazzabuglio, cresce CasaPound che vede bussare alla sua porta personaggi insospettabili (ultimo Enrico Mentana), il cui fiuto politico fa loro capire dove esiste la possibilità di un “nuovo” nella vecchia e decotta politica di destra. Di Stefano ha detto giusto, il fascismo “storico” ormai è “storia” passata. Sono le sue idee ed i suoi princìpi che inseriti nella attualità possono permettere di cambiare la “storia” del domani.

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* Direttore de “IL BORGHESE”- pubblicazione politica-culturale non politicamente corretta