Skip to main content

Mr. Trump (the President) …Great Again!

Tra BECERI e IMPOTENTI

di Cecco d’Ascoli*

Una ne fa e cento ne pensa. Il Presidente Trump brilla per la sua iconoclastia politica: via dall’Unesco, via dall’Europa, via dall’Asia, via dalla NATO, via da tutto. Barriere sul Messico, gaffes con il Regno Unito, impotenza palese con la Corea del Nord, scarsa e disattenta cordialità con Putin e con Xi Jinping, amore per Israele (costi quel che costi), guerra diplomatica all’Iran.

L’ignoranza del mondo e delle buone maniere favorisce la sua inventività. Scivola fra numerose bucce di banana ma riesce sempre ad emergere. In fondo, è il Presidente degli Stati Uniti d’America e si può permettere molti scivoloni. Dietro di lui c’è la forza deibanchieri, dell’esercito, del Paese occidentale più importante del mondo. Ora, con l’unico successo registrato dall’inizio del suo mandato, quello fiscale, torna in sella come se nulla fosse accaduto e proclama la sua intenzione di trasferire l’Ambasciata USA da Tel Aviv a Gerusalemme.

È una decisione saggia, perché tutti, compresi gli Arabi, sanno che la capitale d’Israele è Gerusalemme, anche se fanno finta di niente. Trump ha il merito di mettere il dito sulla piaga e di dire: smettiamola con questa finzione. Apriti cielo! Il mondo della diplomazia è sconvolto. Dall’Unione europea alla Turchia, dalla Lega Araba ai Territori palestinesi, dall’Arabia Saudita all’Iran, dalla Giordania alle Nazioni Unite, tutti si strappano i capelli. La finzione è caduta. E ora? In un mondo di persone serie non dovrebbe accadere nulla. La realtà è là, in un Israele che da decenni ha fatto di Gerusalemme la sua capitale. Ma il mondo non è serio, e ciò costerà molti guai e parecchie morti, inutili. Gerusalemme est è la capitale virtuale della Palestina araba. Lo è da sempre e lo sarà ancora. In un mondo serio nulla impedirebbe la coesistenza di due capitali. Ma il mondo non è serio e se non si ammazza qualcuno, non c’è gusto.

La decisione di Trump è tanto giusta quanto improvvida. È come mettere il dito in un vespaio. Perfino Israele non è felice di questa decisione. Legittima, finalmente, lo Stato d’Israele ma apre un fronte imprevedibile di sciagure prevedibili.

Ma a Trump, cosa importa?

Prendiamo il suo successo fiscale. L’uomo ragiona così: in America ci sono ricchi e poveri. I poveri non pagano le tasse, non producono e, anzi, hanno bisogno di sussidi. Chi premiare? I ricchi, perché i ricchi spendono, si costruiscono ville, panfili, flotte aeree, qualche volta investono pure in imprese redditizie, danno lavoro a tanta gente, dai gioiellieri agli agenti di borsa ai muratori, attivano il circuito del mercato e, indirettamente, danno lavoro e quattrini ai poveri. Meglio che lo facciano loro piuttosto che lo Stato federale. È un ragionamento che non fa una grinza. È controcorrente e contro ogni logica politica e sociale, ma non importa, tanto i poveri non votano. E le borse volano.

In Europa, dove siamo molto più fini d’intelletto, ci si balocca con la solidarietà, si continua a fingere che Bruxelles sia la capitale provvisoria della UE, si rispettano i diritti di tutti, tranne quelli degli emigranti, si crede che il mondo si regga su un estenuante fair play che dura da decenni. Ma l’America non è l’Europa. L’America ha un leader, un po’ chiacchierato e disinvolto, convinto d’essere il padrone e idee balzane in testa.  Discutibili e pericolose, ma ha delle idee. In Europa le idee sono bandite perché disturbano.  Al massimo, si negozia ma, alla unga, di negoziati si muore.

Tra il fantoccio europeo inerte, vedovo inconsolabile di un’Inghilterra che rischia la frammentazione politica (Irlanda del Nord, Scozia, Galles, Città di Londra) e un becero forte, non c’è dialogo. L’alternativa è l’acquiescenza o l’allontanamento sdegnoso.

Ma chi ha il potere è lui, il becero. Noi, al massimo, abbiamo la Merkel, impaniata in un governo che non riesce a nascere manco con il forcipe. In Italia poi, a fronte di tutte queste belle iniziative, il flebile nostro Presidente del Consiglio (un galantuomo, per carità, ma vaso di coccio tra vasi di ferro) tira a campare fra strattoni e iniziative improvvide di una maggioranza incolore, lacerata dai dissensi, che lo sostiene. Si anima solo a colpi di voti di fiducia. Il governo è si regge sulla sua debolezza. Sta in piedi perché non dà fastidio a nessuno. Basta un intrigo perché si profili l’ombra della sfiducia. In un Paese come il nostro, dove d’intrighi ce ne sono tanti, si vive con il patema d’animo.

Si dimetterà o no la Boschi? E l’ineffabile Rossi, ha mentito o è stato solo discreto? Ci sono o non ci sono le mafie a Roma e a Ostia? La magistratura dice di no, la Bindi dice di sì. Dov’è l’oracolo? E il santissimo, intoccabile Monte dei Paschi? Travolgerà tutto con uno scandalo colossale oppure lo coprirà quello più piccolo dell’Etruria?

Magdi Allan e il Meluzzi, neo papa ortodosso, sono minacciati di morte, Salvini è raffigurato bendato con dietro la bandiera delle Brigate Rosse, ma l’Italia farisea s’indigna per quattro cretini a Brescia e per una bandiera nazista appesa alla finestra d’una caserma da uno sconsiderato. La bilancia del dare e dell’avere pesa sempre da una parte, a sinistra.

Il vivaio della sinistra è sempre più fiorente. Fassino sostiene che più partiti ci sono a sinistra più si fa un favore a Berlusconi. Forse è vero, ma è vero anche che più dura Renzi come segretario del PD più il PD si fa male da solo.

A furia di far favori, vuoi vedere che il meno favorito è proprio l’elettore che non sa a che santo (si fa per dire) rivolgersi?

*** *** ***

...*In realtà sotto il nome di  CECCO d’ASCOLI – un vero “geniaccio” vissuto tra il 1269 /1327  e morto a Firenze sul rogo (arso vivo perchè considerato “un eretico”) – si cela il nostro amico STELIO VENCESLAI, emerito docente e conferenziere. Da parte mia – e parlando anche a nome della Redazione, sono sicuro che Stelio sarebbe altresì ben lieto poter mandare al rogo – in luogo del noto astronomo ed astrologo – direttamente i vari “beceri ed impotenti” spesso messi alla gogna con i propri scritti. Comunque e nonostante il nome utilizzato come schermo, sia lo stile, sia il modo di periodare di Cecco D’Ascoli sono ben riconducibili allo stile e al periodare del nostro dotto amico Stelio. E, tanto per stare al gioco, pubblichiamo un banner scovato nella rete e dedicato a Mr. Trump, The Great President ed alla stessa AMERIKA! (G.M.)