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Museo Cappella di San Severo

Il più misterioso mausoleo di famiglia del mondo,
pieno di arte, magia, spiritualità, simbolismi e scienza.

 

Nella città di Napoli, nelle vicinanze di Via dei Tribunali, nella parte più vicina alla famosa Piazza Dante sorge il misterioso museo chiamato Cappella di Sansevero, in passato chiamato Santa Maria della Pietà o Pietatella, oggi chiesa sconsacrata. La storia di tale luogo è avvolta nel mistero e nelle leggende.

La prima riferita al fatto che la chiesa sorgeva sopra un luogo che in passato fosse stato un Tempio a Iside. L’altra riguarda l’uomo che arrestato con ingiustizia soffermò il suo sguardo sulla chiesa, quando lo fece il muro crollò e rivelò una vergine invocata, una pietà. L’uomo venne scarcerato e per premiare la pietà la omaggiò facendo in modo che venisse accesa una lampada giorno e notte affianco a lei. Da allora si sparse la voce e la statua fu sommersa da un vero e proprio pellegrinaggio popolare.

Finché non arrivò persino al Duca di Torremaggiore Giovan Francesco di Sangro, la notizia della Madonna miracolosa e si recò per una malattia grave , ricevendo la grazia.

Altra storia fatta risalire alla notte del 16 e 17 Ottobre del 1590, luogo in cui avvenne l’omicidio di Maria D’Avalos e il suo amante Carlo Carafa, a opera del marito della D’Avalos, il compositore Carlo Gesualdo da Venosa. In cui si dice che la madre di Carafa cercò di erigere una chiesa alla Madonna come voto di salvezza per il figlio.

La chiesa è stata iniziata nel 1593 e nel 1613 passò al figlio di Giovan Francesco di Sangro, Alessandro di Sansevero. Il quale decise di ampliare il luogo con le spoglie di tutti i di Sangro. Iniziando la costruzione di uno dei più grandi mausolei della storia, luogo di culto e allo stesso tempo tempio massonico, carico di simbolismi in pieno barocco napoletano.

Ma verso fine 700, a opera di Raimondo Di Sangro, il museo prende forma a come è ora, con la costruzione delle più grandi opere, che la rendono unica nel mondo. Si indebitò per pagare artisti di fama mondiale come Giuseppe Sanmartino, Antonio Corradini, Francesco Queirolo e Francesco Celabrano. Grandi artisti che si misero a disposizione per realizzare le sue idee e progetti, su molti versi la simbologia massonica è talmente forte che ripercorre il passaggio dall’iniziazione all’essere gran maestro, ma con venature artistiche.

Tra il pavimento, volutamente fatto a scacchiera come il cammino arduo della conoscenza massonica, e altre statue e pitture dedicate alla famiglia. Spiccano tre grandi opere, La Pudicizia di Antonio Corradini, il Disinganno di Francesco Queirolo e il capolavoro del Cristo Velato di Sanmartino. In nome della scienza, per essere più precisi nel nome della medicina, ci sono anche le Macchine Anatomiche.

La pudicizia fu dedicata alla madre di Raimondo di Sangro, morta un anno dopo la sua nascita. La statua è composta da Corradini, dove il velo sopra la testa e per il resto del corpo sembrano reali. La statua ovviamente è un riferimento a Iside, la Iside velata, non solo la madre, per volontà di Raimondo di Sangro, oltre al riferimento biblico di Cristo che chiese alla Maddalena di lasciarlo stare quando risorse. Corradini morì lo stesso anno e non riuscì a iniziare il Cristo Velato che lo passò a Sanmartino.

L’Opera di Queirolo, il disinganno, fu invece dedicata ad Antonio, padre di Raimondo di Sangro. Dedicata ai vizi del padre, che lasciarono solo Raimondo accudito da suo nonno Paolo, un padre che poi si pentì tornando indietro, in casa con una grande fede sacerdotale. Un angelo che libera un uomo perso dal vizio, raffigurato come impigliato in una rete, scolpita con una maestria senza eguali.

Con la morte di Corradini, il compito del Cristo velato venne affidato a Sanmartino. Che operò con un’altra mano il velo marmoreo da scolpire. Sanmartino diede parecchia plasticità al velo, esaltando i passaggi lungo il costato e intorno alla faccia, sprigionando anche un forte carattere emozionale, trasparendo la sofferenza del Cristo, risaltando appieno il sudario. La bravura di Sanmartino è stata quella di non usare una base dettagliata, in maniera tale da ottenere un effetto realistico.

Le macchine anatomiche sono due scheletri umani con il sistema arterioso e venoso visibile. Studi hanno dimostrato che sono realmente scheletri umani, ma le vene e le arterie sono di cera e filo spinato. Secondo studi medici ci sono piccoli errori nella riproduzione dei vasi sanguigni che se fossero reali non avrebbe permesso la vita con quelle malformazioni, ma il sistema coronario era perfetto per l’epoca e anticipava di cento anni la conoscenza medica in materia. Lo scheletro femminile aveva una ricostruzione di un feto, ora non più presente perché rubato negli anni ’90 del 900.

Spesse volte la meraviglia genera paura e maldicenza ed è proprio quello che accadde a Raimondo di Sangro. Si dice che le macchine anatomiche fossero due suoi servi uccisi con un intruglio a base di mercurio, che imbalsamasse le vene e le arterie e che riuscì a ottenerlo grazie alle sue conoscenze alchimistiche.  Brutte dicerie affermarono che realizzò sedie con la pelle di sette cardinali uccisi, accecò Sanmartino per far sì che non realizzerà mai più un’altra opera come il Cristo Velato che comunque per svolgerla usò un panno vero, trasformato da Raimondo in marmo grazie a un suo intruglio alchemico.

Ma non c’è da meravigliarsi di queste dicerie. La cappella di Sansevero è un luogo meraviglioso, pieno di misteri, di magia, di arte e cultura. Un luogo troppo maestoso per molti, troppo in tutto per semplici menti non abituate a tanta grazia dell’arte e della scienza, ad anime sgraziatamente  semplici e rozze per apprendere appieno la grandezza di quel posto.

 

                                                                                                                                                              om Enrico Paniccia      

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