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Valentino, la moda ai tempi della guerra
Pink PP e Peace Dress

Nell’estate del 1991, Valentino disegnò un abito lungo, bianco dove la parola pace, tradotta in 14 lingue, era ricamata ovunque su tutta la sua lunghezza. Era il Peace Dress. Era il 1991 l’anno della Guerra del Golfo.

Oggi, come allora, la collezione di Valentino rispecchia i tempi, che a distanza di un trentennio non sembrano esser cambiati. Una guerra diversa quella di adesso, ancora circoscritta a due stati, l’immenso “impero” russo e l’Ucraina, indipendente ma da sempre considerata una sua appendice.

Se ne parlava da giorni, ma la notizia dell’invasione russa è arrivata quel giovedì mattina, di ormai tre settimane fa, quasi a ciel sereno quando i primi carrarmati hanno iniziato l’avanzata nel territorio dell’Ucraina.

La vita di una nazione completamente stravolta da un giorno all’altro, così come la vita di un’altra nazione che non volendo si trova a dover combattere. 

Nell’altra Europa invece si va avanti e siamo in piena fashion week con Milano e Parigi in primo piano catapultate in quel mondo luccicante fatto di lustrini e leggerezza.

Da quel momento, tutto è diventato surreale. Un contrasto tra il senso di euforia nelle strade di Milano, che festeggiava una ripartenza dopo la pandemia, ad un senso di paura, impotenza e angoscia. Uno straniamento. Due mondi opposti che stridevano l’uno con l’altro.

Ma non ci si può fermare. Sono stati molti in realtà gli stilisti che avrebbero voluto farlo, ma il non sfilare avrebbe significato fatto perdere il lavoro impiegato per la realizzazione della sfilata stessa ed “il lavoro è l’unico modo che conosciamo per reagire. Non lasciandoci paralizzare dalla paura della guerra. Cercando di ricordare che il privilegio della nostra libertà ora è più grande che mai”. Questo è quanto ha affermato Piccioli, direttore creativo di Valentino.

Una sfilata completamente in rosa, non un rosa qualunque però. Un punto particolare, il Pink PP che a breve sarà certificato anche da Pantone. Un rosa forte, acceso e brillante, intervallato soltanto da qualche abito nero a contrasto, come a voler significare la contrapposizione tra bene e male.

E così come 30 anni fa l’ultimo imperatore torna a far parlare di sé. Con l’abito della pace che divenne un messaggio universale di speranza tanto da esser premiato nel 2018 al Parlamento Europeo a Bruxelles in occasione del World Conference of Women, Fashion and Design. Ed oggi, con una sfilata rosa che contrappone il bene ed il male ed è stata già ribattezzata “un gesto d’amore assoluto”.

 

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