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PiùLibriPiùLiberi – Un poliedro

Una Fiera libraria come manifesto e come umana comunicazione

E’ appena finita a Roma , il 9 dicembre, la Fiera della Piccola e Media Editoria nella Nuvola di Fuksas, un appuntamento regolarmente rispettato da diciassette anni, e con immenso successo. Svariati argomenti, svariati gusti e ricerche assolutamente svolti e soddisfatti, con qualche interrogativo, però, che sorge all’osservarla nel suo complesso.

Innanzitutto la deviazione di interesse data dalla Nuvola, che non fa calcolare giuste statistiche in merito ai numeri di presenze: chi è interessato alla Fiera e chi ai libri? E la Nuvola è un capolavoro o uno sforzo di capolavoro?

Sì perchè l’aspetto influenzato da essa, immediatamente seguente all’entusiasmo provocato da tante Case Editrici nel loro fulgore, piccole o medie che siano e indubbiamente maggiore di quello fornito dalle grandi, dove tutto è ormai condotto con nonchalance, è quello di un disperato aggrapparsi a temi ormai discussi troppo o addirittura al tramonto. Vedere concerti di titoli e riunioni a base di migranti, emigranti, girovaghi, naufraghi e quant’altro suscita poco curiale affettuosità come le direzioni vorrebbero, piuttosto malcontento o rifiuto: inutile fare raccolte nelle sale stellari, i partecipanti di loro volontà sono scarsi. Più che una ricerca alla lettura di valore, sembrano un manifesto, e già ritrito. Africa e Nordafrica ripetuti oltre altri Paesi e Continenti, che beano spalmando balsamo alla ferita della caporetto politica di sinistra, che spera disperatamente aggrappata ad una risalita. Fin dai testi per bambini, ai quali va ogni lode convinta per la veste grafica e la fantasia dello svolgimento di giochi. Quest’anno era l’anno della Grande Guerra, ma pochissimi sono stati i libri e gli eventi al confronto, ancora meno di due o tre proposte sul Sessantotto.

Che si riconoscano altri Stati, fatti storici e Continenti è privilegio di poche editrici: la Pisa University Press con una ricerca sul genocidio armeno, l’Ungheria di Magda Szabò, un passaggio amaro attraverso la risalita dalla occupazione sovietica, di Anfora, la Bulgaria, l’inglese Oscar Wilde della Lindau, e, argomento inconsueto dato il Paese poco evidenziato, l’Albania, la storia di un ex prigioniero delle carceri rosse, titolo più unico che raro offerto da Polistampa.

E’ un vero peccato che una Fiera così importante sia impiantata su questo assurdo contrasto, come due lottatori: quello ormai allo stremo, che presenta nelle salette libri sui Cinquestelle, Marx, ed improbabili capricci , e quello che ha spaccato la scorza imposta da volontà liberistiche, e da radici di sempre, soprattutto europee, fa sorgere fiori nuovi ed umani legati alla Storia, all’Arte come legame fra le genti, alla Conoscenza. Una Fiera poliedrica, quella di questo 2018, ricchissima di tematiche di vero procedere al meglio delle facoltà umane, che spenge le ammuffite basi di una falsa vecchia cultura e splende qua e là per gli stands, legandosi al cuore che vuol trovare un qualcosa di se’, ad una voce familiare che possa ritemprare nella foga del quotidiano, ad una ragione di ricerca e di studio, ad un focolare complice di distensione, di immaginazione, unione e vicinanza, singolarità e presa di coscienza per le eccellenze le quali, già in un tempo remoto, hanno concesso agli uomini di tentare, e continuare a farlo, l’evoluzione verso il Creatore.

Marilù Giannone