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“Quel Generale e quel Sergentino”…Storia e Guerre Mondiali
ricostruite tramite Lettere e Timbri Postali

Scritto da Franco D'Emilio il . Pubblicato in .

Il mondo è piccolo, si usa dire, soprattutto quando in un luogo diverso da quello abituale, anche molto lontano, ci imbattiamo in una persona che mai avremmo pensato di incontrare proprio lì. Questo vale pure per il mondo della memoria storica, quella archivistica, magari di un piccolo archivio familiare.

Una settimana fa, ho concluso il riordino e l’inventariazione di un fondo archivistico, relativo ad una famiglia di Roma, protagonista di tanta storia capitolina e nazionale. Dall’aprile 1875 ad oggi poco più di 150 anni di vicende familiari, testimoniate da documenti, raccolti in 18 cospicui faldoni, poi narrate da numerosi diari ad opera dei principali esponenti di ben sei generazioni, infine fissate nelle immagini fotografiche, riposte in alcune cassette lignee, tipo quelle per la confezione regalo dei vini, prodotti dalla stessa famiglia nelle sue tenute tra Toscana, Umbria e Abruzzi.
Proprio nel rovesciare sul tavolo le fotografie dell’ultima cassetta ho visto apparire e venirmi incontro con il verso del destinatario la busta ingiallita di una lettera: Sig. Pompeo Beriotto, Piazza 28 ottobre, Albenga (Savona); in alto, a sinistra, il motto esortativo fascistaVINCERE”; in alto, a destra, il timbro postale di partenza da Roma Ferrovia, tra le ore 11-12 dell’8 marzo 1943. XXI dell’Era Fascista.
Incuriosito, ho girato la busta sul verso del mittente, ritrovando, cosa davvero inattesa, un grande protagonista della storia militare italiana del primo 900, a conferma proprio quanto piccolo sia pure il mondo della memoria storica.

         

Mittente stampato: COMANDO GENERALE ARMA DEI CARABINIERI REALI, quindi poco più sotto e a caratteri di minor grandezza, IL COMANDANTE GENERALE e, ancora più sotto, aggiunto con macchina da scrivere a nastro di inchiostro blu, gen. Azolino Hazon. Quest’ultimo nome mi ha fatto sobbalzare, ritrovavo un valoroso combattente con il grado, allora, di colonnello, nella campagna d’Etiopia tra il 1935 e il ’36, appunto Azolino Hazon: mi ci ero già imbattuto durante la ricerca archivistica e la cura della mostra “Badoglio telegrafo. Il sogno africano dell’impero, 1935-1936, organizzata assieme al collezionista Franco Nanni e svoltasi con successo, oltre 2500 visitatori in soli due mesi, presso Casa Natale Mussolini a Predappio, dal 20 giugno al 30 agosto 2020.
Ma perché, adesso, sul verso di una busta militare del 1943, mittente stampato il Comando Generale Arma dei Carabinieri Reali – Il Comandante Generale, figurava solo tanto maldestramente aggiunta con la macchina da scrivere la dicitura “gen. Azolino Hazon”? La risposta m’è venuta dal biglietto, contenuto nella busta, datato Roma, 6 marzo 1943 -XXI, indirizzato dal generale Hazon a Pompeo Beriotto per ringraziarlo delle felicitazioni fattegli per la sua recente nomina, appunto quella a Comandante Generale dei Carabinieri Reali con decorrenza 23 febbraio ’43, dunque appena due settimane prima, fra l’altro con l’Italia in piena guerra e per questo con ben altre urgenze che quella di predisporre carta da lettera o anche solo un timbro, intestati al nuovo comandante.

                                                     

Il biglietto, dattiloscritto in blu nella parte iniziale, è chiaramente leggibile: Caro Beriotto, ti sono assai grato del buon ricordo che conservi del tuo vecchio tenente degli alpini e delle cortesi felicitazioni fattemi per la mia recente nomina. Ricambio memori saluti; non sfugge il particolare della parola “memori”, sottolineata perché subito ripresa nella parte successiva dello scritto, stavolta di pugno dello stesso generale Hazon, in una calligrafia di non facile lettura: E dico memori perché non potrei aver dimenticato il bravo sergentino d’allora, bravo sergentino in tutto, anche quando si recò da solo in montagna, sull’altopiano di Asiago, un sergentino degli Alpini … (non leggibile oltre). Si evince una reciproca stima tra i due uomini d’arme, conosciutisi poiché entrambi combattenti della Prima Guerra Mondiale nel 6° Reggimento Alpini, Hazon giovane ufficiale tenentino e Beriotto altrettanto giovane e audace sottufficiale sergentino; ciascuno, nel proprio grado, partecipe delle ripetute controffensive italiane sull’altopiano di Asiago contro gli Austriaci.
Ho voluto approfondire sulla biografia di Azalino Hazon e di Pompeo Beriotto. Di quest’ultimo ho appreso davvero poco: nato a Pola (Istria) nel 1888, coniugato con Emilia Boni e padre di Mario, nato a Sant’Ilario d’Enza il 9 aprile 1915, praticamente 45 giorni prima dell’entrata dell’Italia contro l’Impero Austroungarico; ho reperito, a firma di Emilio Sailer, Comandante del X° Corpo d’Armata, soltanto l’atto di promozione per meriti dal 1° Dicembre 1917 del sergente maggiore Pompeo Beriotto al grado di maresciallo. Nulla di più sul temerario sergentino che da solo si avventurava sull’altopiano di Asiago.
Molto più documentata, invece, la biografia umana e professionale del generale Azolino Hazon (sotto in foto), nato a Torino il 20 luglio 1883, ufficiale di formazione accademica in servizio tra l’Arma di Fanteria, Corpo degli Alpini, e l’Arma dei Carabinieri Reali, ampiamente ricordato come persona sempre di grande umanità e cordialità nei rapporti con i superiori e i sottoposti: né devono ignorarsi i meriti che gli valsero una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare, oltre a diverse promozioni sino al grado più elevato.             

Sottotenente degli Alpini a 23 anni, subito distintosi nella Campagna di Libia (1911-1912); tenente e capitano, a quest’ultimo grado promosso per valore di servizio, durante la Prima Guerra Mondiale. Dunque, assegnazione all’arma dei Carabinieri prima col grado di maggiore (1920), poi, a seguito di nuova promozione per merito e valore, col grado di tenente colonnello (1927), infine con quello di colonnello (1934). Nel 1937 avanzamento al grado di generale di brigata “per meriti eccezionali” nella Guerra d’Etiopia, 1935-1936: in questa veste stese la rigorosa e imparziale relazione sull’accertamento delle responsabilità italiane nell’uccisione per rappresaglia di 2509 etiopi dopo il fallito attentato del 19 febbraio ’37 a Rodolfo Graziani, viceré d’Etiopia. Infine, nel 1940 generale della II^ Divisione “Podgora”, nel ’42 Vice Comandante Generale e dal 23 febbraio ’43 Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, con la straordinarietà che tale ultimo incarico fosse assegnato ad un alto ufficiale, appartenente all’Arma stessa.

Quasi cinque mesi dopo, il 19 luglio 1943, un giorno prima del suo 60° compleanno, il valoroso generale Azalino Hazon moriva nel bombardamento alleato del quartiere romano di San Lorenzo, alla sua memoria è intitolata a Roma la grande caserma su piazza Bligny, accessibile da viale Romania, sede, appunto del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri (foto in alto). Mi sono chiesto quando e come il maresciallo maggiore Pompeo Beriotto, già audace sergentino sull’altopiano di Asiago durante la Prima Guerra Mondiale, abbia appreso la morte del generale, suo “vecchio tenente degli Alpini”, come lo stesso Hazon si definisce nel biglietto postale. Sono certo che avrà serrato le mascelle e frenato la commozione, come nel carattere rude degli alpini, indirizzando col pensiero e tanto cuor patrio quel “Ricambio memori saluti”, con la sottolineatura della parola memori, che tanto onora la memoria dei protagonisti e degli eroi di tanta storia della nostra Italia.

 


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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