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Royal Ascot e la svolta green

La sostenibilità irrompe anche nel tempio della tradizione britannica. Dal 15 al 19 giugno tornerà uno degli eventi più amati dagli appassionati di equitazione, il Royal Ascot. Da oltre 300 anni la manifestazione unisce sport, tradizione e folklore. Oltre alle corse dei cavalli si assiste infatti allo sfoggio di mise attentamente studiate dalle invitate, molte delle quali di sangue blu. Da dieci anni a questa parte, l’organizzazione diffonde una pubblicazione realizzata in collaborazione con il luxury brand Longines; al suo interno si susseguono le regole di stile per partecipare alle giornate di gare, cocktail e mondanità. A sorpresa quest’anno c’è stata un’inaspettata virata green: “Sinonimo di stile individuale e scena delle tendenze sartoriali, la Royal Ascot Style Guide quest’anno celebra anche la sostenibilità e l’arte dello shopping consapevole. Vogliamo dimostrare a tutto il mondo che ad Ascot essere vestiti bene non significa necessariamente comprare qualcosa nuovo di zecca”, si legge nell’opuscolo.

Le persone non escono da oltre un anno, quindi vogliamo che per loro Royal Ascot rappresenti una sorta di debutto in società, è sempre interessante per noi guardare a ciò che è rilevante in un contesto di moda globale e integrarlo in quello che stiamo facendo. Pertanto quest’anno ci concentreremo nell’incoraggiare la gente indossare qualcosa di già usato prima, non importa se si tratta di un capo acquistato in qualche charity shop oppure se è già nell’armadio”, ha dichiarato Felicity Barnard, direttrice commerciale dell’ippodromo, come riportato da Vanity Fair Italia.

A tirare le fila della svolta eco-friendly c’è Bay Garnett, stylist nota come ‘Queen of thrift’, la regina della parsimonia. La guida segnala una serie di negozi vintage e alcuni siti di noleggio abiti, oltre a stilare una lista di label sostenibili. Il vademecum include maison che utilizzano fibre naturali e bio o materiali poco dannosi per l’ambiente. “Il Royal Ascot – spiega Garnett – è uno degli eventi più affascinanti e tradizionali della vita sportiva britannica: avere l’opportunità di portare il second-hand in questo contesto è stato molto emozionante. Ho colto al volo l’occasione. Questo è esattamente quel tipo di evento ha il potere di cambiare la percezione attorno ai vestiti già usati. Spero che la guida di quest’anno possa dimostrare che non solo questa è una scelta migliore per l’ambiente ma è anche un modo di vestirsi divertente, unico e alla moda”.

La svolta green non è stata accolta con entusiasmo da tutti. In proposito The Telegraph ha raccolto la testimonianza della designer Lisa Redman il cui atelier è una delle storiche mete delle lady invitate all’evento ippico: “Se non sosteniamo il design e l’artigianato britannico si rischia l’estinzione di queste incredibili competenze di cui abbiamo ancora bisogno. Ho già visto aziende con cui ho lavorato per anni tentare di rimanere a galla ed è triste perché posseggono archivi di tessuti pazzeschi, impossibili da trovare altrove. Senza trascurare il fatto che queste fabbriche danno lavoro a un sacco di gente nelle città in cui hanno sede. C’è una linea sottile tra il supportare il vintage e il second-hand e comprare cose nuove, dobbiamo anche essere sicuri però che queste attività così importanti non cadano nel dimenticatoio”. Chissà se le nuove linee green promosse dall’organizzazione raggiungeranno davvero il traguardo.

 

articolo via pambianconews.com

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