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Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio eventi e cerimonie del 21 ottobre

 

Santa Messa in Memoria del Beato Carlo d’Austria nell’Abbazia di Casamari a Veroli

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 17.00 nella Basilica dell’Abbazia di Casamari a Veroli (FR) è stata celebrata una Santa Messa in occasione della ricorrenza della memoria liturgica del Beato Carlo d’Austria, avo del Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta.

La Santa Messa, organizzata dalla Delegazione della Tuscia e Sabina dell’Ordine, è stata celebrata dal Rev. Prof. Padre Pierdomenico Volpi, monaco cistercense dell’Abbazia di Casamari, Cappellano di Merito dela Sacra Milizia, alla presenza di Cavalieri, una Dama e Postulanti dell’Ordine. Al termine della Celebrazione Eucaristica il Delegato della Tuscia e Sabina, Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce de Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha letto la Preghiera del Cavaliere Costantiniano, scritta dal Cardinal Antonio Innocenti, che fu Gran Priore dell’Ordine.

Il Beato Carlo I d’Asburgo, Imperatore d’Austria e Re Apostolico d’Ungheria nacque a Persenburg (Austria) il 17 agosto 1887 e morì a Funchal (Madeira, Portogallo) il 1̊ aprile 1922.
Karl Franz Josef von Habsburg-Lothringen, figlio primogenito dell’arciduca Ottone d’Austria, nel 1911 sposò la principessa Zita di Borbone-Parma, dalla quale ebbe otto figli. “Sub tuum presidium” venne inciso sulle loro fedi nuziali. Carlo divenne erede al trono in seguito all’assassinio nel 1914 dello zio Francesco Ferdinando. Due anni dopo, alla morte di Francesco Giuseppe, gli succedette automaticamente quale Imperatore d’Austria e Re Apostolico d’Ungheria: era il 21 novembre 1916. Fece per l’occasione questo proposito: “Farò tutto ciò che è in mio potere per bandire gli orrori ed i sacrifici della guerra il prima possibile, per ridare al mio popolo la benedizione della pace amaramente mancata”. Questo compito fu concepito dal giovane Carlo quale via per seguire Cristo e farsi santo, nell’amore per i popoli a lui affidati, nella cura del loro bene e nel dono della sua vita per loro. Sostenette la posizione del Papa Benedetto XV contrario all“inutile strage”. In seguito alla sconfitta nella prima guerra mondiale volle presenziare al solenne Te Deum alla vigilia del capodanno 1919. Gli chiesero perché volesse ringraziare il Signore nell’anno in cui perse tutto ed egli rispose: “l’importante è che i popoli abbiano ritrovato la pace” e per questo occorreva ringraziare Dio. Fu poi esiliato con la sua famiglia nell’isola portoghese di Madeira. La sua salute andò peggiorando. Zita raccolse una per una le ultime parole del suo sposo: “Ho sempre cercato di conoscere la volontà di Dio e di eseguirla nel modo più perfetto”. “Io devo ancora soffrire tanto affinché i miei popoli si ritrovino ancora tra loro”. Il giorno della sua morte Carlo volle avere vicino il figlio Otto: “Desidero che veda come muore un cattolico”. Il sacerdote espose l’Eucaristia nella stanzetta e Carlo esclamò: “Gesù, io confido in Te. Gesù, in Te vivo, in Te muoio. Gesù io sono tuo, nella vita e nella morte. Tutto come vuoi Tu”. Nel proclamare Beato l’ultimo imperatore, il 3 ottobre 2004, Giovanni Paolo II disse che questi doveva rappresentare “un esempio per noi tutti, soprattutto per quelli che oggi hanno in Europa la responsabilità politica!”. La sua memoria liturgica è celebrata il 21 ottobre nell’anniversario del matrimonio con la Serva di Dio Zita.

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Convegno sul legame cordiale tra il Monastero di San Domenico a Sora e il penultimo re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone

Lunedì 21 ottobre 2019 alle ore 18.30 nella Sala Corrier dell’Abbazia di San Domenico Abate a Sora in Provincia di Frosinone si è svolto un momento di ricerca storica e di riflessione sul legame cordiale tra il Monastero di San Domenico e il penultimo re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone agli albori dei movimenti per l’Unità d’Italia.

L’evento è stato organizzato dal Centro di Studi Sorani “Vincenzo Patriarca”, promosso dalla Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio e curato dalla comunità monastica dell’Abbazia di San Domenico Abate in occasione del 160̊ anniversario della morte di Re Ferdinando II.
Hanno preso la parola: il Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere di Gran Croce Jure Sanguinis, Delegato della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio che ha porso il saluto agli intervenuti; Rev. Prof. Padre Pierdomenico Volpi, O. Cist., Cappellano di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio che ha presentato la ricerca storica: “Ferdinando II e il Monastero di San Domenico”; Prof. Giacomo Cellucci, Postulante del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio che ha illustrato il clima spirituale all’interno della Corte di Napoli: “Ferdinando II e Maria Cristina di Savoia.

Ferdinando Carlo Maria di Borbone nacque a Palermo il 12 gennaio 1810 e morì a Caserta il 22 maggio 1859 fu re del Regno delle Due Sicilie dall’8 novembre 1830 al 22 maggio 1859. Succedette al padre Francesco I in giovanissima età e fu autore di un radicale processo di risanamento delle finanze del Regno. Sotto il suo dominio, il Regno delle Due Sicilie conobbe una serie di timide riforme burocratiche e innovazioni in campo tecnologico (come la costruzione della Ferrovia Napoli-Portici, prima in Italia, e la creazione di alcuni impianti industriali, come le Officine di Pietrarsa). Diede inoltre grande impulso alla creazione della Marina Militare e mercantile, nel tentativo di aumentare gli scambi con l’estero. Il suo regno fu sconvolto dai moti rivoluzionari del 1848. Alla sua morte, il trono passò al figlio Francesco II delle Due Sicilie, sotto il cui governo avrà termine la storia delle Due Sicilie, ricongiunte al Regno d’Italia in seguito alla Spedizione dei Mille e all’intervento piemontese.
L’abbazia cistercense di San Domenico Abate nel comune di Sora in provincia di Frosinone, alla confluenza del fiume Fibreno col fiume Liri fu fondata nella prima metà del secolo XI sulle rovine della villa natale di Marco Tullio Cicerone, dal benedettino San Domenico Abate su commissione del Governatore di Sora e di Arpino Pietro di Rainiero e di Doda sua moglie. Dall’inzio del secolo XII il monastero è legato all’Abbazia di Casamari. L’arrivo della monarchia sabauda sconvolse per l’ennesima volta la vita dell’abbazia: con decreto del 17 gennaio 1861, intimato il 9 gennaio 1865, essa fu acquisita, de iure, dal demanio insieme a tutti i suoi beni ed i monaci vennero espulsi con la forza il 18 dicembre 1865. Solo dopo una lunga e tormentata causa, il 20 novembre 1870 l’incameramento fu dichiarato illegittimo, perché il monastero e i suoi beni costituivano un ”beneficio curato” di appartenenza al Capitolo Vaticano per disposizione del Re Ferdinando II delle Due Sicilie e per concessione di Papa Pio IX con la bolla Ineluctabilis devotionis dell’11 marzo 1850. Il monastero e i beni vennero formalmente riconsegnati il 31 gennaio 1871 

 

 

 

 

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