
Stili di vita, prevenire è meglio che curare
Tra le parole che più ci piacciono ce n’è una che riguarda tutti: prevenzione.
Con questo termine si indicano le azioni e i comportamenti atti a ridurre fattori di rischio, morbilità, mortalità. Quando si parla di prevenzione, però, vanno fatte delle distinzioni. Vi è infatti la prevenzione primaria – ad esempio le vaccinazioni, la prevenzione secondaria – un esempio è lo screening precoce per il tumore alla mammella, la prevenzione terziaria – quella che mira alla migliore gestione della malattia, alla riduzione di complicanze e recidive.
È lapalissiano che sarebbe ideale intercettare ogni problematica di salute ancor prima della sua manifestazione, ma è ovvio che ciò non sia – purtroppo – sempre possibile.
Un progetto da conoscere
Il grande sforzo del SSN e della comunità scientifica è, quindi, quello di assicurare al Paese risorse umane ed economiche affinché tanto la prevenzione primaria, che la secondaria e terziaria, prevengano, intercettino e trattino tutte le patologie.
Tuttavia, il concetto di “meglio prevenire che curare”, coniato dal medico sociale e scienziato visionario Bernardino Ramazzini nel ‘600, resta ancor oggi un imperativo. Tre secoli dopo l’attività di quest’uomo di scienza un altro medico illuminato, Umberto Veronesi, concentrò la sua ricerca e la sua pratica sulla prevenzione delle malattie attraverso l’adozione di uno stile di vita sano (con la dieta in cima!).
Scomparso nel 2016, lascia un’eredità da non sperperare. Compie vent’anni la Fondazione che porta il suo nome, oggi impegnata in un progetto omonimo realizzato in collaborazione con IRCCS Neuromed di Pozzilli, Isernia: Progetto Umberto.
Si parte dai dati epidemiologici, allarmanti. Secondo quanto diffuso da AIOM i tumori restano una delle malattie più diffuse e sono la seconda causa di morte in Italia.
Le vittime stimate per l’anno 2021 sono circa 180.000, 377.000 le nuove diagnosi. Un quarto di queste ultime potrebbe essere prevenuto con semplici abitudini. Difatti, alimentazione sana, mantenimento del peso forma, attività fisica ridurrebbero sino al 30% il rischio di ammalarsi di patologie tumorali.
Equilibrio
Il Progetto Umberto ha come meta una rinnovata epidemiologia nutrizionale e biologica per la salvaguardia della salute e la prevenzione dei tumori. Per raggiungere l’obiettivo sono state progettate una piattaforma informatica congiunta, una bio-banca e una banca dati con lo scopo di approfondire il rapporto tra alimentazione e tumori.
Prima della classe la dieta mediterranea, modello alimentare indiscusso di alimentazione sana ed equilibrata, osservata speciale. Sarà infatti studiata da nuove angolazioni attraverso approcci integrati di epidemiologia, così da evidenziare come alcune caratteristiche degli alimenti possano influenzare il nostro rischio a lungo termine di sviluppare un tumore, in particolare a seno, colon retto e prostata.
Ma non solo: secondo l’ISS la prevenzione e la promozione di stili di vita sani è anche l’arma più valida per combattere le malattie croniche. Si noti che, tra queste, sono di particolare interesse le malattie croniche non trasmissibili. Menzionate anche con l’acronimo MCNT, sono responsabili – dati OMS su 194 Paesi – di una morte ogni due secondi in persone sotto i 70 anni. Patologia cardiaca, cancro, diabete e patologia polmonare hanno superato la patologia infettiva come principali cause di morte a livello globale. Questi decessi prematuri possono, però, essere in gran parte evitati.
Tutti, infatti, possono ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare queste malattie semplicemente adottando abitudini salutari. In questo caso la parola d’ordine non può che essere equilibrio. I nemici più tenaci da contrastare sono il fumo, la cattiva alimentazione, l’uso smodato di alcol e la scarsa attività fisica.
Cambiare i numeri
Le MCNT rappresentano una spesa assai ingente per le economie globali e nazionali. Il costo della perdita di produttività tra il 2011 e il 2030, dovuta ai quattro principali gruppi di MCNT, è stimato in 30.000 miliardi di dollari. Per questo, nel rapporto “Invisible numbers: the true extent of noncommunicable diseases and what to do about them” pubblicato a settembre 2022, l’OMS ha inteso rafforzare la consapevolezza sulla gravità della portata delle MCNT a livello globale. Il cambiamento sarà possibile solo se i governi avvieranno collaborazioni virtuose per stabilire le priorità su cui intervenire, attuando politiche e interventi che facciano davvero la differenza, e agendo sulla base dell’evidenza.
In tale senso, l’OMS rassicura che cambiare si può: una soluzione esiste. I Paesi, infatti, hanno il potere di invertire la tendenza dell’andamento delle MCNT attraverso volontà politica, giuste politiche e interventi adeguati, assistenza sanitaria nazionale più solida, difesa dei gruppi vulnerabili.
Il “Global Action Plan for the Prevention and Control of NCDs 2013–2020”, intanto, è stato esteso al 2030. Evidentemente, le azioni da compiere per ridurre i fattori di rischio delle MCNT andranno a sommarsi a diversi obiettivi e target sullo sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030. Obiettivo, aiutare i Paesi a identificare le priorità per ridurre la mortalità da malattie croniche non trasmissibili – dall’impatto sanitario e socio-economico devastante – e migliorare i servizi sanitari.
Si ritiene che l’investimento sui best buys – set di misure attuabili in tutti i Paesi e potenzialmente in grado di prolungare la vita in buona salute di milioni di persone – potrebbe generare benefici economici e sociali per oltre 230 miliardi di dollari nei Paesi a basso reddito. Inoltre, se ogni Paese adottasse interventi di provata efficacia si potrebbero evitare almeno 39 milioni di morti per MCNT.
Stili di vita
Nutrizione adeguata (qualità e quantità) e salute sono, secondo l’OMS, diritti umani fondamentali. La dieta, se corretta, è uno strumento cardine di prevenzione per molte malattie, nonché di gestione e trattamento in molte altre. Si potrebbero salvare milioni di vite all’anno se tutti potessero consumare razioni sufficienti di frutta e verdura fresca.
La qualità del cibo si riferisce anche alla contaminazione e alla conservazione, aspetti che nel Grande Nord in cui viviamo sono scontati, ma che ad altre latitudini costituiscono causa di malattie e decessi. La quantità, chiaramente, conta. Tuttavia è essenziale anche la proporzione dei tipi di alimenti consumati nell’arco della giornata o della settimana.
L’idratazione è parte della nutrizione. L’acqua deve essere fresca e pulita, vanno invece consumate con riserva le bevande zuccherate che – se consumate spesso – mettono rischio la salute dell’individuo. I cibi e i liquidi che assumiamo, si sa, concorrono a determinare lo sviluppo umano, il quale deve essere completo sia a livello fisico che mentale.
Al concetto di sicurezza alimentare, intesa come diritto a una quantità equa di alimenti per ciascun essere umano, si aggiunge quindi una sicurezza intesa come preservazione della qualità organolettica e microbiologica degli alimenti, oltre che della loro tipicità e tradizione.
Aggiungiamo un tassello: fare regolare attività fisica è essenziale. Non si parla di sport, ma di movimento!
Allerta
A livello globale, solo il 30% dei Paesi possiede linee guida nazionali sull’attività fisica per tutte le classi di età. Meno del 50% dei Paesi ha una politica nazionale specifica per l’attività fisica, e si stima sia basso il tasso di sviluppo delle progettualità. Benché molte nazioni abbiano un sistema di monitoraggio dell’attività fisica nella popolazione adulta, si ritiene che solo il 75% di esse rilevi l’attività fisica praticata dai giovani e meno del 30% quella praticata dai bambini sotto i 5 anni di età.
Questa disattenzione crea danni enormi se mixata con una cattiva nutrizione. L’obesità, soprattutto nella popolazione in età pediatrica, nelle fasce meno abbienti e con minore tasso di istruzione, è responsabile dello sviluppo di moltissime malattie croniche non trasmissibili. Sarebbe sufficiente promuovere il trasporto attivo e sostenibile, e incoraggiare gli spostamenti a piedi e in bicicletta?
Forse no. Ma almeno si dovrebbero adottare misure a riguardo. Il 26,3% tra bambini e adolescenti è difatti in eccesso di peso. Non possiamo più stare fermi, pena la messa in predicato di queste generazioni che andrebbero incontro all’insorgere di malattie croniche tutt’altro che prive di rischi.
Si pensi ora in particolare all’attività fisica in età scolare. Sono moltissime le scuole sprovviste di spazi adeguati che, quindi, ricorrono alla turnazione tra classi a discapito del diritto al movimento. Svolgere attività fisica con regolarità significa – in ogni età della vita – fare una scelta a favore della propria salute.
L’OM definisce attività fisica “qualsiasi movimento corporeo prodotto dall’apparato muscolo-scheletrico che richiede dispendio energetico” e include le attività che vengono praticate nella vita di ogni giorno sia durante il lavoro che nel tempo libero, i lavori domestici, gli spostamenti abituali a piedi o in bicicletta.
Azione
Bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni dovrebbero praticare almeno una media di 60 minuti al giorno di attività fisica, soprattutto aerobica, di intensità da moderata a vigorosa. Dovrebbero praticare attività aerobica vigorosa ed esercizi per rafforzare l’apparato muscolo-scheletrico 3 giorni su 7. Inoltre. oltre agli effetti benefici generali sulla salute fisica, l’attività fisica aiuta l’apprendimento, rappresenta una valvola di sfogo alla vivacità tipica della giovane età, stimola la socializzazione e abitua alla gestione dei diversi impegni quotidiani.
Se praticata in maniera regolare l’attività fisica concorre a mantenere, se non migliorare, il benessere psicofisico della persona. È inoltre utile a regolare il ritmo sonno-veglia, a ridurre i sintomi di ansia e stress, le alterazioni dell’umore. Se fatta in gruppo o in compagnia allevia il senso di solitudine.
Il movimento libera endorfine. Ha effetto benefico sulla salute, aiuta la riduzione della pressione arteriosa e il controllo del livello di glicemia e colesterolo nel sangue. Aiuta poi a prevenire malattie metaboliche, cardiovascolari e neoplastiche, artrosi. Contribuisce inoltre a ridurre il tessuto adiposo in eccesso poiché facilita il raggiungimento del bilancio energetico. Comporta benefici evidenti anche per l’apparato muscolo-scheletrico e, nella popolazione anziana, può ridurre il rischio di cadute.
Contribuisce, infine, a gestire le principali patologie croniche non trasmissibili e quindi a migliorare la qualità della vita. Partiamo da loro, i bambini e gli anziani, per promuovere da subito stili di vita virtuosi.
«Andate avanti, perché il Mondo ha bisogno di scienza e ragione», ci ricorderebbe Umberto Veronesi.
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