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Storie di diritto: il delitto d’onore.

 In Italia, fino al 1981, un omicidio commesso al fine di salvaguardare l’onore  era punito con pene ridotte rispetto al medesimo delitto di diverso movente, poiché era riconosciuto come l’offesa recata all’onore da un atteggiamento “disonorevole” costituiva una grave provocazione. La riparazione dell’onore poi non causava in generale riprovazione sociale e in qualche modo era tollerata e giustificata. 

Quale significato e quale storia

Quello di onore è un concetto che sicuramente contiene una forte prevalenza di astrattezza. Con esso si allude alla dignità morale di un individuo o, più pagate te, di una collettività: può talvolta presentare differenti connotazioni a  seconda della cultura di riferimento e al contesto storico.
In alcuni periodi ad esempio, “l’onore” riflette il rispetto ottenuto per essersi distinti con la propria condotta. E pertanto esso rappresenterebbe una sorta di premio: in altri contesti, il senso originario del termine è andato perduto col trascorrere del tempo ed è tramutato in una mera pretesa di rispetto.   

Il delitto d’onore si collegava a un’idea di giustizia nella quale le ingiurie e le offese personali si risolvevano in modo alternativo a quello di diritto(cioè giuridico, ndr): ecco quindi quale è la storia di questo particolare reato.                                                                               Il delitto d’onore era sì per il diritto dell’epoca  un reato, ma una sorta di “reato minore”, un delitto contraddistinto dalla motivazione soggettiva dell’autore: l’obbiettivo presunto è quello di salvaguardare una particolare forma di reputazione, di onore appunto, con particolare allusione a taluni ambiti relazionali quali i rapporti matrimoniali e familiari.     

Le origini di questo delitto sono antichissime. Difatti era già diffuso nell’antica Roma, dove il pater familias, o comunque il membro più anziano, aveva dicono  il diritto di ammazzare la figlia non sposata, ma sessualmente operante, la moglie adultera o la figlia che si opponeva a un’unione coniugale già combinata. Nell’Europa medievale la situazione non è poi così mutata visto che non era raro ricorrere a queste pratiche, dato che anche la legge ebraica prima di quella cristiana ordinava la lapidazione della moglie adultera e del suo amante.

L’onore della donna

Per comprendere a fondo le motivazioni che giacevano alla base del cosiddetto delitto d’onore, bisogna in primis osservare com’era stato inteso in Italia il concetto di onore per le donne, collegato essenzialmente alla sfera sessuale.
La donna infatti per conservare intatto il proprio onore, doveva osservare attentamente il mantenimento della verginità finché non sarebbe convolata a nozze e, in seguito, con la monogamia esclusiva. Finire a letto una ragazza non sposata richiedeva necessariamente  una riparazione, che in genere rispondeva al cosiddetto “matrimonio riparatore”.

Se la persona, (ovviamente l’uomo ndr),che aveva violato l’onore della fanciulla, non aveva in alcun modo la possibilità risolvere la questione, ad esempio perché era già coniugato con un’altra ragazza, allora i familiari maschi della donna avevamo il diritto di punirlo con forme di ritorsione variegate, che potevano persino concludersi con l’uccisione dell’uomo.
L’onore era pertanto un tema talmente radicato o, si potrebbe dire “sacro”, da tutelare, al punto da poter degenerare in comportamenti giuridicamente e addirittura penalmente rilevanti: la pressione sociale di fatto giustificava la violenza, e in certe circostanze, persino un assassinio.

Il delitto d’onore in Italia

Come dicevo in Italia fino al 1981 era in vigore una particolare norma, contenuta nell’ ex art. 587 del codice penale. Essa disponeva quanto segue: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale o nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella. Se il colpevole cagiona, nelle stesse circostanze, alle dette persone, una lesione personale, le pene stabilite negli articoli 582 e 583 sono ridotte a un terzo; se dalla lesione personale deriva la morte, la pena è della reclusione da due a cinque anni”.
Non è punibile chi, nelle stesse circostanze, commette contro le dette persone il fatto preveduto dall’articolo”.

Il delitto d’onore poteva essere rappresentato anche dall’omicidio della moglie adultera (o parimenti del marito), dell’amante o di entrambi: in Italia era punito con pene che si differenziavano a seconda del movente alla base dell’omicidio e disciplinato appunto dall’articolo 587 del Codice Penale. L’articolo era intitolato “Omicidio e lesione personale a causa di onore” e fu abrogato dall’art. 1, della L. 5 agosto 1981, n. 442, intitolato “Abrogazione della rilevanza penale della causa d’onore”, il quale stabiliva: “Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni”.

Tutto nacque da due episodi verificatesi in Sicilia che suscitarono sdegno scalpore inducendo una riflessione civile. Si veniva da anni di profonde riforme. Già  nel 1968 venne infatti abrogato il reato di adulterio, nel 1970 poi venne introdotto l’istituto del divorzio e infine nel 1978 fu regolamentato l’aborto. Ecco, come detto, arrivare il 5 agosto 1981, con la legge 442, dove si abrogarono le disposizioni sul ‘Delitto d’onore’.

Ma già ben prima che si arrivò a considerarlo un retaggio culturale da superare, non solo nel costume ma anche nella legge, negli anni sessanta era cominciata una riflessione civile, in particolare in Sicilia, che in sostanza influenzò fortemente sia il cinema che la letteratura. Anzitutto smosse le coscienze un delitto d’onore commesso nel 1964 che fece sconcerto ed ebbe grande risonanza mediatica. Era infatti accaduto che tal Gaetano Furnari, un maestro elementare di Piazza Armerina, cittadina della provincia di Enna, dopo aver scoperto che il professore Francesco Speranza aveva sedotto sua figlia,  all’epoca una giovane studentessa, una mattina decise di fare irruzione nell’aula dell’università di Catania dove stava tenendo lezione e lo uccise barbaramente. Si aprì il processo e Furnari venne condannato in primo grado, alla pena di due anni e 11 mesi, mentre in sede di appello la condanna  commissionata venne aumentata a 4 anni e mezzo. Questo drammatico caso di cronaca, e il clima di generale indignazione che provocò nell’opinione pubblica, addirittura ispirò anche il film ‘Divorzio all’italiana’ con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli. Persino Leonardo Sciascia si espresse nel dibattito esternando un suo giudizio estremamente critico: “Sull’assurdità e stupidità del delitto d’onore e sull’inciviltà dell’articolo di legge che lo contempla”.

Nel 1981 infine non venne solamente abolita la norma sul ‘Delitto d’onore’, ma anche quella relativa al cosiddetto ‘matrimonio riparatore’, che di fatto rimuoveva la colpa di chi compiva quell’aberrazione che è la violenza sessuale su una donna, ma poi la sposava per “riparare il danno”. E anche per quanto concerne l’abolizione di questo articolo del codice penale, fu decisivo un altro clamoroso accadimenti che scosse la Sicilia, ossia il rifiuto reso pubblico di una giovane donna,  Franca Viola, di sposare proprio l’uomo che l’aveva rapita.

L’omicidio di Furnari e il no di Franca Viola contribuirono in maniera rilevante al cambiamento della legge e della cultura in generale su qualcosa di così inaccettabile e vergognoso. Da allora ad oggi il codice ha visto numerosi altri aggiornamenti, e per la piaga della violenza di genere sono state scelte e adottate pene ancor più severe, istituiti dediti ad aiutare le vittime e centri di ascolto e inoltre sono state avviate campagne di prevenzione. Tuttavia sono ancora tanti, decisamente troppi, i femminicidi compiuti da mariti, compagni ed ex partner.
Uno dei tanti aspetti che emerge nelle varie storie del delitto d’onore è quella dell’ “uomo abbandonato” che si rifiuta  accettare il fatto che la fidanzata o moglie da lui separatasi, lo abbia lasciato o abbia comunque intenzione di lasciarlo, puntando ad avere una propria vita autonoma, autodeterminandosi e decidendo di vivere senza di lui. Se il delitto d’onore aveva (o ha, dove è ancora contemplato) come chiave il tentativo di tutelare lo status e l’onore della famiglia nell’ambito di una società, il “delitto passionale” ha per contro assunto una dimensione più privata, perché in questo verso si sono modificate la società, la famiglia e le relazioni interpersonali.

Ma il movente dell’assassinio resta simile: essersi sentito tradito e umiliato, “mancato di rispetto” per aver perduto il controllo su una donna percepita come “di sua proprietà”, un vero e proprio “oggetto” a cui non sono consentite scelte autonome di espressione, di autodeterminazione, e di libertà in generale. Nel delitto d’onore va specificato potevano essere il fratello, o il padre, o qualsiasi componente della famiglia a ripristinare l’onore. Oggi giorno il tema dell’onore è gestito direttamente dal partner, ha arrestato la sua tradizionale funzione di controllo sulla moralità delle donne, anche per la cosiddetta famiglia allargata

Il delitto d’onore nel mondo

Il delitto d’onore è  riconosciuto e previsto ancora oggi in diversi ordinamenti giuridici di alcuni Stati.
Secondo le stime nel mondo si contano circa 5000 donne vittime del delitto d’onore ogni anno.
Eppure sono ancora tanti i Paesi in cui si registrano fatti che si possono configurare come delitto d’onore, nonostante sia magari sanzionato dalle leggi locali. Nel senso comune di potrebbe pensare che questa barbarie  sia tipica di realtà arcaiche a noi lontane, quali i  Paesi del Medio Oriente o quelli dell’ America Latina. Tuttavia questo fenomeno non affligge solo Uganda, Bangladesh, Israele, Pakistan, India, Brasile, Marocco, Giordania, Ecuador, ma anche Stati come Turchia, Gran Bretagna, Svezia e mantiene ancora un eco anche da noi in Italia.

Il caso Pakistan

Un quinto di tutti gli omicidi d’onore del mondo ha sede in Pakistan. Questo tipo di assassinio viene denominato dai pakistani nella lingua urdu Karo Kari, dove karo sta per uomo nero e kari per donna nera. Il colore nero è fortemente evocativo dato che fa riferimento alla corruzione morale.
La grande maggioranza dei delitti d’onore si verifica nelle zone rurali del Sindh: qui la “jirga”, ovvero l’assemblea dei leader comunitari, sostituisce in tutto e per tutto lo Stato.

Waziran Chahchar, 25 anni, è stata una delle numerose donne a essere torturata e uccisa dai parenti, per una questione di vendetta tra famiglie. La vicenda è sorta allorquando il papà di Waziran ha offerto un watta satta, ovvero uno scambio di coniugi che prevedeva un matrimonio incrociato tra i figli di due famiglie. Il rifiuto allo sposalizio da parte del figlio dell’altra famiglia ha scatenato una serie di ritorsioni terminanti con l’omicidio della povera donna.   Qandelle Baloch, 26 anni, è la protagonista di un’ altra storia di omicidio per delitto d’onore. La sua“colpa”  fu quella di avere infangato il buon nome della sua famiglia attraverso i post da lei diffusi su alcuni social media pakistani. Qandelle postava foto e video della sua quotidianità del tutto similari a quelli di altri influencer sparsi per il il mondo ma questo non andava bene per alcuni, si impegnava molto inoltre nella battaglia per i diritti delle donne, esortando i suoi connazionali a non chinare la testa e a scardinare le radicate abitudini e tradizioni pakistane. A ucciderla è stato suo fratello Waseem, che non poteva tollerare il disonore e la vergogna che Qandelle continuava a recare alla sua famiglia: In questo caso nonostante il perdono da parte dei genitori, l’uomo è stato comunque condannato all’ergastolo.

Questa vicenda ha scioccato l’opinione pubblica,  tanto da spingere all’ approvazione di una legge che prevede l’ergastolo per colui che commette delitti d’onore, e soprattutto cancella la possibilità di sfuggire alla carcerazione per mezzo del perdono dei familiari della vittima.  Ma i Karo Kari, purtroppo, si sono ormai affermati nella cultura del Paese, a tal punto da non giungere neanche più  in tribunale, venendo mascherati da incidenti: tutti i progressi che si sono fatti con le leggi non valgono nulla se la cultura di un popolo dice ancora che un crimine del genere è giustificato.

francesca Marti

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