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Tradizioni a confronto:Scopriamo il segno del Cinghiale

Novembre

Italia-Cina: due Tradizioni a confronto 

Chiusura del ciclo zodiacale cinese: il Cinghiale

 

 

L’astrologia cinese si distingue da quella occidentale poiché adotta come calendario di riferimento le lunazioni. I segni zodiacali sono annuali e sono simboleggiati dai 12 animali che per primi   si presentarono al cospetto del Budda. Il mese di novembre è rappresentato da un animale roseo e ben pasciuto: si tratta del Cinghiale (ovvero Maiale selvatico, per essere precisi nella traduzione del vocabolo cinese) il cui elemento di base è l’Acqua. Tale elemento, non rispetta la tradizione astrologica occidentale; pertanto, l’Acqua è portatrice, nel complesso zodiaco cinese, di altri valori, quali la capacità di adeguamento alle svariate circostanze nelle quali ci si trova e una spiccata capacità ricettiva ed empatica. Chi è questo animale così morbido e selvatico al tempo stesso? Si presenta da sé: “Fra tutti i figli del Signore, io ho il cuore più puro. Con innocenza e fede io cammino nella luce portatrice dell’amore, donando liberamente me stesso. Sono più ricco e due volte benedetto, sono legato a tutta l’umanità da spirito di fratellanza. La mia buona volontà è universale e non conosce limiti: io sono il Cinghiale”.

 Il Cinghiale rappresenta la Purezza di cuore e la Figliolanza divina, simboli che sono altresì contenuti nel segno zodiacale dello Scorpione di seconda e terza decade, che contengono in sé le ceneri della rinascita e quindi dell’Innocenza dell’animo umano. Infatti, sebbene le due tradizioni culturali si differenziano per approccio e contenuti, si possono riscontrare analogie e similitudini nel cuore del messaggio che si vuole veicolare. Il Cinghiale, è governato dall’elemento Acqua, come detto, elemento che si ritrova nella prima decade dello Scorpione. Lo stesso rigore che esige la morte quando fa visita all’essere vivente prescelto tra tanti perché avvenga la metamorfosi della forma.  Analoga simbologia la contiene lo Scorpione, che per sua stessa natura, richiama la morte con il veleno che possiede e con il quale si auto annienta. Un giorno, uno scorpione chiede ad una tartaruga un passaggio sul suo dorso per attraversare il fiume. La tartaruga bonaria e paziente ha però una domanda da porre allo scorpione, prima di acconsentire che salisse sulla sua casa: “Se io ti permetto di appoggiarti a me, tu coglierai questa ghiotta occasione per uccidermi?” E lo scorpione risponde assecondando la sua indole: “Ma se ti uccido, io stesso morirò!” E con questa lapidaria risposta, la tartaruga acconsente a prestare il passaggio. Salito sul dorso con la piena approvazione dell’animale trasportatore, lo scorpione non perde tempo e agisce secondo quanto detta la sua stessa natura. Il suo pungiglione velenoso si infilza nelle carni della tartaruga, alla quale aspetta solo una breve e dolorosa morte. Prima di spirare, la tartaruga, consapevole dell’ingenuità con la quale si è approcciata alla creatura per eccellenza velenosa e mortifera, pone un’ultima domanda: “Perché l’hai fatto? Adesso morirai anche tu!” E lo scorpione risponde: “Non è colpa mia, è nella mia natura” e insieme muoiono. “Il corpo di tutti obbedisce alla morte possente ma in molti sogni mostra ai dormienti  ciò che ci è destinato di piacere e sofferenza.”

 

 

 om  Enrico Paniccia

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