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Tutela della natura, ambiente paesaggio e cultura della legalità

 Carabinieri Forestale “Lazio” Gruppo di Roma a tutela dei cittadini dell’ambiente della salute 

Raffaele Panico

Roma provincia, ad Albano Laziale, a Rocca di Papa e a Sant’Oreste in luoghi storici antichi e bellissimi, sono state sequestrate aree di smaltimento e gestione illecita di rifiuti speciali, con 5 persone denunciate, 4 veicoli sequestrati, un lotto di 3.200 metri quadri sequestrati con 7.000 metri cubi di rifiuti accatastati nel suolo e sottosuolo. Accumulati, lasciati sul suolo e parte interrati rifiuti speciali costituiti da imballaggi per ortofrutta, cassette in legno e plastica, ingombranti in ferro, legno oltre divani, materassi, frigoriferi, lavatrici, televisori, veicoli fuori uso, ovvero camper caravan, cassoni di camion e due autoveicoli utilizzabili per piccoli smottamenti sul lotto. Una vera e propria discarica illegale con attività diremo, parallela, che vedeva impegnati a vario titolo cinque persone tre italiani e due stranieri denunciati all’Autorità Giudiziaria.

 Nelle antiche terre dei latini siti archeologici e paesistici di primo ordine nel Mondo è ovviamente inevitabile un continuo e costante controllo del territorio che è natura, ambiente, paesaggio, siti d’arte molti dei quali già patrimonio dell’Unesco, come ad oggi l’Italia detiene il primato per numero nel Mondo intero, la cultura della salute dei siti e delle persone non può che essere oggetto di monitoraggio dall’attività serrata da parte dell’Arma dei Carabinieri del Corpo Forestale. Un illecito, in un’area di illegalità che mette a rischio la salute pubblica oltre allo scempio dei siti, attività che era ancor più nociva se si pensa che avveniva la combustione dei rifiuti abbandonati sul suolo: oltre settemila metri cubi di rifiuti d’ogni genere. Un vero e proprio sistema di smaltimento illecito ad alto tenore inquinante e tossico a danno della civile popolazione e della natura. Sepolti, interrati o bruciati al suolo o se cavi di rame combusti e poi riutilizzati.

Altro sito, stessa storia! I Carabinieri della Forestale, a settembre appena scorso, area – comune di Capena, qui la storia si ripete su circa 3.000 metri quadri di terreno: rifiuti d’ogni genere, pericolosi,  abbandonati, accumulati, al suolo e sottosuolo, quando costituiti da materiali edili di scarto calcinacci, fresato, cemento e ferrosi ma anche eternit. Insistevano due container senza titoli abitativi, abusivi, e utilizzati come uffici e spogliatoi. Tre le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria, il proprietario, il Direttore e la Ditta esecutrice.  Queste attività illecite sono ancor più gravi se si pensa che l’insistere sui luoghi oltre alle violazioni paesaggistiche ed edilizie, il loro accumulo sedimentato nel corso del tempo reiterato ha modificato permanentemente lo stato dei luoghi, con livellamento e riempimento del suolo, premessa per successive edificazioni abitative; è stato così alterato il profilo originario del paesaggio. Questione sempre improntata al senso storico, da sempre nel rapporto società cultura e utilizzo da parte dell’uomo del proprio ambiente naturale, ma oggi non si tratta più di cumuli di cocci o tegole o materiali di risulta di opus reticolato Romano, ovvero ai tempi della Repubblica e poi dell’Impero quando il decisore politico dell’Urbe – gli Edili delle antiche istituzioni Romane – destinavano siti per smaltire con diligente previsione e oculata politica volta alla sanità pubblica per analoghe esigenze d’impatto di natura antropica espansive (livellamenti per realizzare acquedotti, edifici, strade, porti fluviali….) ma, certo, senza la chimica e suoi derivati inquinanti che, di certo allora non aggravano e sussistevano.    

Segnalazioni sensibili di parte a tutela della sanità dei luoghi e a protezione della cultura della salute ha consentito di svelare tanto i gravi illeciti quanto ora a procedere alla rimozione, sistemazione, riordino e bonifica dei luoghi.

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