
Verità sull’immigrazione irregolare in Italia: numeri che mentono, realtà che urla
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Italia ed Esteri, Voci Aperte.
Verità sull’immigrazione irregolare in Italia: numeri reali, impatto sociale e dati ignorati dal mainstream. Scopri cosa non ti dicono.
Scritto nel 2025, in un’Italia che non sa più dove guardare
È il 2025, e l’Italia è un Paese che non ha governato, salvo qualche breve sussulto con Minniti prima e Salvini poi, il fenomeno dell’immigrazione fino all’attuale governo a guida Meloni.
La farsa dei numeri ufficiali
I numeri che ci vengono dati sussurrano una realtà addomesticata, mentre la verità urla dalle strade, dai vicoli, dalle periferie dimenticate, a volte dalle cronache.
Ci dicono che nel 2023 c’erano 321.000 migranti irregolari.
Trecentoventunomila. Una cifra che, a guardarla bene, fa quasi sorridere per quanto è assurda, ridicola, lontana dal vero.
Come si fa a credere a un numero così, quando ogni anno, solo dalla Sicilia, sbarcano mediamente 120.000 disperati, e dalla rotta balcanica ne arrivano altri 30.000?
E dove finisce questa popolazione invisibile alle statistiche ma presente sul territorio?
Matematica, non opinione
La verità, cari lettori, è che i numeri ufficiali sono una farsa. Una farsa orchestrata da chi ha interesse a minimizzare, a tranquillizzare, a far finta che tutto sia sotto controllo.
Ma noi, che viviamo in questo Paese, che vediamo con i nostri occhi, che sentiamo con le nostre orecchie, sappiamo che la realtà è un’altra.
Contrariamente a una certa narrativa che tende a minimizzare il problema definendolo semplice frustrazione, è logica, matematica elementare, onestà intellettuale.
Guardiamo i dati, quelli veri, non le favole. Nel 2023, 120.000 migranti sono sbarcati in Sicilia, parola del Ministero dell’Interno. Altri 30.000 sono entrati dalla rotta balcanica, stime di Frontex. Totale: 150.000 arrivi in un solo anno. E questo senza contare gli anni precedenti, che non sono stati da meno.
Ora, fatemi capire: se ogni anno entrano 150.000 irregolari e ne escono solo una manciata – perché i rimpatri sono una barzelletta – come diavolo fa il totale a essere solo 321.000? Dove sono finiti gli altri? Svaniti nel nulla? O forse nascosti sotto il tappeto di un sistema che non ha il coraggio di guardarsi allo specchio?
Parliamo dei rimpatri, già che ci siamo.
Nel 2024, su 13.200 ordini di espulsione, solo 1.620 sono stati eseguiti. Meno del 12%. Nove su dieci restano qui, a vagare come ombre per le nostre strade.
L’esercito degli invisibili
E dove dovrebbero andare, mi chiedo?
La Francia ha trasformato il confine in una fortezza, con droni e pattuglie che respingono chiunque osi avvicinarsi. L’Austria e la Svizzera, idem. La Germania, pure.
Altrove non è un’opzione, è un miraggio. E così, eccoli qui, intrappolati in un limbo che non è vita, ma sopravvivenza.
E la regolarizzazione? Un’altra illusione, un altro specchietto per le allodole. Nel 2024, 100.000 domande presentate, di cui solo il 20% accettate. Il resto, respinto.
D’altronde senza documenti, senza identità, come è possibile accettarle?
Vivono nell’ombra, questi migranti “invisibili”, come li chiama Medici Senza Frontiere.
Non compaiono nelle statistiche, ma ci sono. Nelle campagne, a raccogliere pomodori per due euro all’ora o nelle piazze di spaccio. Nelle città, a dormire sotto i ponti o nelle periferie, dove la tensione sociale è una bomba pronta a esplodere.
Ma guai a dirlo. Guai a sollevare il velo dell’ipocrisia. Le organizzazioni che dovrebbero monitorare il fenomeno, da ISMU a Frontex, si trincerano dietro metodologie astruse, dati parziali, stime che non reggono alla prova dei fatti.
Anche tenendo conto di un numero, peraltro non quantificabile con esattezza, di migranti che lasciano l’Italia per dirigersi in altri Paesi europei, e al netto dei pochissimi rimpatri, il saldo netto annuale rimane di decine e decine di migliaia di persone. Come è possibile che questo non si rifletta in un aumento esponenziale del totale degli irregolari stimati?
A chi conviene questo caos?
Dietro le cifre farlocche si cela un disegno preciso, articolato, subdolo. Un disegno che ha tutto l’interesse a minimizzare l’entità del fenomeno per non allarmare l’opinione pubblica, per non svegliare gli italiani da questo coma indotto.
Se si dicesse la verità — se si ammettesse che in Italia semplicemente non si sa quanti siano gli irregolari — si dovrebbe cambiare rotta.
Si dovrebbero chiudere i rubinetti, difendere i confini, mettere ordine.
Ma non conviene. Perché questi “invisibili” servono a qualcuno. Servono nei campi, a due euro all’ora. Servono nei cantieri, senza contributi. Servono a chi vuol spacciare la bufala dell’integrazione forzata come panacea. Servono a chi vede nell’Italia una colonia da rieducare, da mescolare, da svuotare e riempire a piacimento.
Assistiamo ad un profondo e rapido mutamento demografico e culturale, una pressione migratoria senza precedenti sui confini gestita con l’eleganza dei numeri truccati.
Altro che gestione umanitaria.
Qui si gioca con il destino di una nazione, e chi osa dirlo viene subito tacciato di estremismo, quando è solo onestà.
Una bomba sociale a orologeria
E la realtà, prima o poi, presenta il conto anche a coloro che hanno permesso e voluto tutto ciò.
È una bomba sociale pronta a esplodere, con conseguenze che vanno oltre i numeri: tensioni sociali, criminalità, disuguaglianze. Fingere che tutto sia sotto controllo è solo un modo per rimandare l’inevitabile.
Ne abbiamo già esempi eclatanti in Europa: in Francia, Svezia, Germania,
Anche da noi la realtà è lì, sotto gli occhi di tutti.
Basta camminare per le strade di Milano, di Roma, di Napoli.
Le conseguenze di questa mancata gestione si riversano drammaticamente sulla sicurezza. Non è un caso se la popolazione carceraria italiana vede una sovra-rappresentazione allarmante di cittadini stranieri, spesso irregolari.
Questo non significa criminalizzare un intero popolo, ma prendere atto di una verità scomoda: l’emarginazione, la mancanza di alternative legali, l’entrata di criminali veri e l’assenza di controllo dello Stato creano un ecosistema in cui la criminalità prospera. Ignorare questo dato significa ignorare il costo che tutti i cittadini, italiani e stranieri onesti, pagano ogni giorno.
Se si vuole, si può. La prova del 2018
La verità è che il numero degli irregolari è ben oltre quello dichiarato. Quanto oltre? Non lo sappiamo, perché nessuno ha il coraggio di contarli davvero. Ma la logica ce lo dice. Se entrano 150.000 persone all’anno e ne escono solo poche migliaia, il totale non può essere 321.000. È matematica, non opinione.
E allora, che fare? Continuare a fingere? A girare la testa dall’altra parte? Oppure pretendere che chi ha il potere di decidere affronti il problema con serietà, con onestà, con soluzioni vere? Non è questione di destra o di sinistra, di accoglienza o di respingimento. È questione di verità. E la verità, come ho sempre creduto, rende liberi perché ci mette nelle condizioni di trovare soluzioni.
Ed è proprio qui che cade il castello di carte dell’approccio ideologico che predilige l’accoglienza incondizionata senza valutarne la sostenibilità e le conseguenze sulla sicurezza.
Perché, quando uno Stato vuole davvero fermare l’immigrazione irregolare, la ferma. Punto. Lo hanno fatto l’Austria e la Francia con controlli al confine serrati, pattuglie militari, droni e rifiuto delle quote UE. Lo ha fatto la Turchia, che tiene milioni di migranti nei suoi campi in cambio di miliardi dall’Unione. Lo ha fatto perfino la Grecia, che ha sigillato la frontiera terrestre con la Turchia con muri, droni e reparti speciali. E lo ha fatto, per un breve ma chiarissimo momento, anche l’Italia.
L’esperienza con Salvini agli interni del 2018, al di là delle sue controverse conseguenze sulla regolarità di chi era già sul territorio, ha dimostrato un principio inequivocabile: la volontà politica può incidere drasticamente sui flussi di ingresso.
Salvini al Viminale, e in meno di un anno gli sbarchi crollano del 90%. Altro che emergenza inevitabile. Bastò vietare gli attracchi, sequestrare le navi delle ONG recidive, e pretendere che Malta e Francia si prendessero la loro parte. E funzionò. E allora? Perché oggi ci dicono che non si può? Perché ci raccontano che è complicato, che è l’Europa, che è il clima, che sono i diritti umani? La verità è che non si vuole fermare nulla. Perché a qualcuno questa invasione serve.
Serve alle cooperative dell’accoglienza, serve alla grande distribuzione per avere braccia senza voce, serve a un certo disegno ideologico che vuole annullare le identità e rendere tutto intercambiabile: persone, lingue, valori, culture.
Non è ingenuità. È strategia.
Il dovere di dire No
E allora basta ipocrisie. Basta compassione a comando, pilotata dai salotti e dai talk show. L’Italia ha un solo dovere morale: difendersi. E il primo passo non sono le navi, né i rimpatri impossibili, ma una campagna mediatica durissima, martellante, mirata nei Paesi di partenza. Una campagna che dica chiaro, senza giri di parole: “In Italia non si entra illegalmente. Chi tenta, si assume ogni responsabilità. Chi arriva, verrà respinto. Chi sfida la legge, non troverà accoglienza ma rigore.” Non è questione di crudeltà.
È una sfida che mette a rischio le fondamenta del nostro patto sociale e la tenuta stessa dello Stato di diritto.
È difesa dell’identità, della sicurezza, della possibilità stessa di avere ancora un futuro come comunità coesa.
Se non diciamo oggi un no fermo, netto, incrollabile, domani ci ritroveremo stranieri in casa nostra. E allora non servirà più parlare di diritti: perché, quando uno Stato perde il controllo del proprio territorio, ha già perso tutto.
La Francia ne sa qualcosa.
La Francia è oggi uno dei Paesi europei più esposti al rischio di separatismo islamista interno, una realtà che si manifesta non attraverso eserciti o rivendicazioni formali di indipendenza territoriale, ma attraverso una crescente separazione culturale, sociale e legale in alcuni quartieri e periferie urbane.
Chi osa svelare tutto ciò viene subito demonizzato, silenziato, marchiato. Ma chi ha ancora occhi per vedere e mente per collegare i fatti, ha il dovere morale di parlare. Ora.
Chiudo facendoti questa domanda: ma tu che futuro vuoi per te e per chi ami?
FONTI
- Separatismo islamico: polemiche in Francia
- Francia: il futuro dell’islam, dall’assimilazione al multiculturalismo
- Fratelli Musulmani e Rischi per la Coesione Sociale in Francia
- Osservatorio sull’accoglienza dei minori non accompagnati in Europa
- IDOS: VIBO VALENTIA, 30.5.2025. PRESENTAZIONE DEL DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE 2024
- FRONTEX: Monitoring and risk analysis
- ISPI: Italia-Francia: scintille sui migranti
- ISPI: Migranti e migrazioni in Italia: la dashboard con tutti i numeri
- ISPI: Terrorismo ed estremismi: la prospettiva dell’intelligence italiana
- Nel 2023 sbarcati in Italia 158 mila migranti, +50%
- Bullismo, baby gangs e la sfida dell’integrazione
