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Saturday Night e la storia della televisione (e del cinema?) americano

Scritto da Agostino Agamben il . Pubblicato in , .

A cura di Agostino Agamben

Saturday Night, recensione: Jason Reitman incide un grande film che porta alla luce le caratteristiche di un periodo stupendo dell’intrattenimento “all’americana”. La magia di quel periodo è arrivata fino a noi soprattutto attraverso film e serie televisive che riprendevano gli sketches comici di questo periodo e delle meravigliose alchimie che si erano create in questo luogo, una specie di “Seven show” qui in Italia ma di dimensioni cosmiche e con elementi che ancora perdurano al giorno d’oggi, tra nostalgia, bei ricordi e leggerezza dei tempi passati.

Cadeva il primo ottobre 1975. La data in cui debuttava il Saturday Night Live, uno dei programmi che hanno avuto il maggior impatto sulla storia della televisione americana, (ri)definendo i canoni della comicità e del costume americano. A quel tempo non era strano trovarci personaggi oggi praticamente “mitici” come Robin Williams, Richard Pryor e tanti tanti altri, un po’ come è facile riconoscere negli episodi degli anni 60 di “Ai confini della realtà” tutti gli attori del cinema di fantascienza dei 25 anni successivi (evviva gli americani, il riciclo di attori e l’ameritrash).

Quasi cinquant’anni di un live show che ha ospitato i più grandi comici e personaggi dello show-biz americano, volti che tutti abbiamo imparato a conoscere e amare anche dalle nostre parti. Dai Blues Brothers John Belushi e Dan Aykroyd con i Ghostbusters originali, a Chevy Chase, Andy Kaufman, Jane Curtin e un’infinità di volti che hanno popolate il sabato sera americano travolgendo il pubblico.

Un mondo che Jason Reitman ha deciso di omaggiare, appunto, in Saturday Night. Un’operazione costruita ad hoc per trasmettere in senso di caos controllato, anarchia e follia che serpeggiava nel dietro le quinte del format. Un’operazione cinematografica che arriva in sala con un’uscita evento di tre giorno il 21, 22 e 23 ottobre, dopo il lancio alla Festa del Cinema di Roma. Perché per quanto iconico, il SNL purtroppo è argomento per appassionati e/o gente che conosce bene l’americano.

Il caos e l’anarchia, in tempo reale, e talvolta a una velocità incomprensibile, la genialità di gente che era avanti ai suoi tempi.

Una prima puntata da mandare in onda, dal vivo, una forma ancora da trovare. Nel cuore e la mente di Lorne Michaels, il celebre creatore del programma, regna la stessa confusione che anima i corridoi del dietro le quinte, tra i troppi sketch e numeri da sfoltire, riordinare, provare, e i tanti comici che vagano alla ricerca di uno spazio da conquistare, tra quelli più esuberanti, sicuri di sé, affermati come Chevy Chase o Dan Aykroyd, quelli problematici come John Belushi, quelli che vorrebbero una maggior certezza di ciò che li aspetta, come Billy Crystal o il creatore dei Muppet, Jim Henson, che animava coi suoi siparietti i tempi morti di questo strabilante spettacolo.

Tutto questo accadeva mentre i responsabili della NBC, la televisione dove questo mitico programma veniva trasmesso, non cercano altro che una scusa per fermare tutto e ribadire che è meglio mandare in onda le repliche di grandi classici della tv come il Johnny Carson Show.

Un caos a cui dar forma, per trovare la quadra di un programma difficile da definire, perché nuovo e innovativo, rivoluzionario e avanti con i tempi, coraggioso e anarchico. Nel senso migliore del termine, quello capace di smuovere lo status quo con la sua energia ribelle di una generazione che portava il peso di genitori ormai ingrigiti davanti le battute ingrigite delle puntate di Happy Days

Jason Reitman in quanto figlio dello scomparso Ivan ha vissuto questo periodo seguendo il padre su alcuni di questi set da una parte vedendo i retroscena e dall’altra come adolescente dell’epoca

Dietro le quinte di un mitoha vissuto quel mondo, da figlio di Ivan e coinvolto con il programma e i suoi volti storici. Ne ha respirato la frenesia e l’anarchia creativa, che ha voluto portare su schermo, il suo backstage si muove (apparentemente) senza controllo tra i corridoi del teatro, tra camerini, set da ultimare e copioni ancora da finalizzare o addirittura mancanti, tra incidenti, imprevisti e organizzazione ancora da trovare.

È il senso dello spettacolo dal vivo che emerge in tutta la sua prepotenza, con virtuosismi di regia abilmente mascherati dall’apparente disordine, al servizio di un racconto capace di immergerci in quella situazione caotica quanto creativa, fucina di un cambiamento epocale, di una rivoluzione culturale, che stava per arrivare nel palinsesto della NBC (e non solo).

Un lavoro di regia impeccabile che si accompagna a uno altrettanto solido di scrittura, per una sceneggiatura curata dallo stesso Reitman insieme a Gil Kenan che tratteggia con cura tutte le figure coinvolte, senza mai scadere in eccessi o nella macchietta, riuscendo a sottolineare l’importanza del momento e definendo la situazione televisiva americana del periodo con rapide ma efficaci pennellate di dialoghi e situazioni. Una qualità di costruzione narrativa su cui poggiano alla perfezione le prove di tutti i membri del cast, a cominciare dal protagonista Gabriel LaBelle, che ci conquista con il suo Lorne Michaels, a Nicholas Braun impagabile nel doppio ruolo di Andy Kaufman e Jim Henson, fino a Matt Wood che riesce a incarnare la struggente malinconia di John Belushi, uomo simbolo di un epoca, consumato dal suo voler sempre il primo, sia nel bene che nel male.

Saturday Night Live, un fenomeno da conoscere

Il Saturday Night di Reitman è un tuffo in quel mondo, in cui gli appassionati ritroveranno riferimenti e citazioni infinite di un qualcosa che già conoscono e amano, ma il film ha la capacità di essere anche un modo per conoscere un fenomeno soprattutto americano di cui una fetta considerevole di pubblico nostrano potrebbe non essere adeguatamente a conoscenza. Il valore dell’opera di Jason Reitman è quindi duplice: da una parte di sentito e doveroso omaggio alla soglia del mezzo secolo di vita, ma dall’altro di far trapelare e capire l’importanza di quel programma e di quel momento storico anche a chi dovesse esserne a digiuno.

In quei frenetici 90 minuti c’è il brivido di un qualcosa di grande che sta per accadere, in bilico su quell’incredibile linea sottile tra la gloria e il baratro, che riesce per miracolo ad allineare tutti gli elementi dando vita a quel miracolo che è stato, ed è ancora, lo show creato da Lorne Michaels. Un film che è un regalo da parte di Jason Reitman e che non possiamo far altro che accettare correndo in sala per riceverlo e godere della sua profonda bellezza.

foto wikipedia                                                                                                                                                                                         

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