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Milano-Cortina 2026: le Olimpiadi che mettono l’Italia alla prova

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Tra ambizioni globali e contraddizioni locali, l’evento olimpico diventa uno specchio del Paese: sostenibilità ambientale, gestione pubblica, impatti sociali e sfide geopolitiche si intrecciano in una delle sfide più complesse del prossimo decennio.

Le Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 costituiscono un evento di rilevanza storica per l’Italia, non solo sul piano sportivo, ma anche come banco di prova per l’efficienza della macchina pubblica, la sostenibilità economica e la coesione territoriale. A meno di un anno dalla cerimonia inaugurale, prevista per il 6 febbraio 2026, emergono in modo evidente tutte le contraddizioni e complessità legate all’organizzazione di un evento globale in un Paese che fatica da sempre nella gestione strutturata e trasparente di grandi opere pubbliche. Da una parte ci sono le promesse iniziali di un’Olimpiade “a costo zero”, basata su infrastrutture esistenti e sull’idea di sostenibilità; dall’altra, i numeri attuali parlano di un impegno economico superiore ai 5 miliardi di euro, con ritardi accumulati, progetti rivisti, polemiche politiche e impatti sociali disomogenei.

Il cuore di questa contraddizione si riflette nella trasformazione della visione originaria: da un modello di efficienza e contenimento dei costi a una macchina economica che ha finito per inglobare opere che poco o nulla hanno a che fare con l’evento sportivo in sé. Strade, linee ferroviarie, ampliamenti aeroportuali, stazioni sciistiche: tutto viene incluso nella narrazione olimpica per giustificare investimenti massicci. Tuttavia, meno di un terzo delle opere previste sarà effettivamente completato entro i tempi stabiliti. Le sole infrastrutture sportive, vero nucleo dell’evento, saranno pronte in tempo. Il resto si muove a rilento o si scontra con problematiche croniche, come testimonia in modo clamoroso il caso della pista di bob di Cortina d’Ampezzo: un’opera emblematica, i cui costi sono esplosi da 50 a 128 milioni di euro, teatro anche di sabotaggi che hanno bloccato i lavori e generato ulteriori complicazioni. L’assenza di un piano di gestione a lungo termine per l’impianto mette ulteriormente in discussione la razionalità e la sostenibilità di questo investimento.

Parallelamente, si delinea un’Olimpiade “diffusa”, con eventi e competizioni distribuiti tra Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e persino Piemonte. Questa scelta, formalmente legata all’idea di inclusività territoriale, pone però sfide logistiche enormi: l’Italia dovrà garantire un sistema di trasporti capillare, efficiente e sostenibile tra territori molto diversi tra loro, in termini di infrastrutture, capacità ricettiva e condizioni climatiche. In questo contesto, la questione ambientale si impone con forza: gli sport invernali sono sempre più minacciati dagli effetti del cambiamento climatico, che ha già comportato la riduzione della neve naturale e l’aumento del ricorso alla neve artificiale. Ma innevare artificialmente intere piste richiede risorse idriche ed energetiche significative, aggravando l’impatto ambientale complessivo della manifestazione.

Eppure, nonostante le criticità, l’evento rappresenta anche un’opportunità economica rilevante. Secondo uno studio di Deloitte, solo il settore dell’hospitality legato ad Airbnb produrrà un impatto economico di circa 154 milioni di euro durante le settimane olimpiche, andando a coprire un vuoto strutturale nella disponibilità di alloggi. Si prevede l’arrivo di circa due milioni di turisti, con una richiesta di posti letto che, senza la piattaforma Airbnb, lascerebbe scoperte fino a 52mila unità abitative al giorno. La sharing economy si configura così come una risposta agile e scalabile a una domanda temporanea ma elevata, mostrando come la tecnologia possa sopperire ai limiti strutturali dell’accoglienza tradizionale.

Tuttavia, l’effetto moltiplicatore dell’evento rischia di produrre distorsioni nel tessuto urbano. Milano, ad esempio, si trova al centro di un processo di riqualificazione urbana che rischia di tradursi in una vera e propria espulsione delle classi meno abbienti. Il Villaggio Olimpico nello scalo di Porta Romana è la punta dell’iceberg di un processo di gentrificazione che ricorda da vicino quanto già accaduto a Londra con i Giochi del 2012 o a Parigi con i Giochi del 2024. Intere aree della città vengono trasformate in quartieri residenziali e commerciali ad alto valore immobiliare, ma sempre meno accessibili. Il rischio è che l’eredità dell’Olimpiade non sia un bene pubblico condiviso, ma un vantaggio per pochi, in particolare per gli investitori immobiliari e i grandi gruppi edilizi.

Il mercato immobiliare è infatti uno dei settori più influenzati dall’arrivo delle Olimpiadi. Secondo MonitorImmobiliare, l’evento genererà una spinta importante sugli investimenti, soprattutto nelle zone periferiche, dove la combinazione tra nuove infrastrutture e maggiore visibilità territoriale potrebbe innescare un ciclo di crescita dei prezzi. Cortina d’Ampezzo, località simbolo dell’evento, è destinata a vedere un incremento dei valori immobiliari superiore al 10% entro il 2026 e fino al 20% entro il 2030. Ma questo boom potrebbe non essere accompagnato da benefici concreti per le comunità locali, che rischiano invece di essere marginalizzate. La speculazione immobiliare, infatti, potrebbe trasformarsi in una forma di esclusione sociale, dove il benessere è distribuito in modo diseguale.

A questa dimensione nazionale si intrecciano dinamiche geopolitiche e industriali di più ampia scala, che negli ultimi anni hanno profondamente modificato gli equilibri globali. Il 2023 ha rappresentato un momento di svolta per settori strategici come l’energia e la farmaceutica. La guerra in Ucraina ha colpito duramente le forniture energetiche europee, con la Russia che ha utilizzato il gas come strumento di pressione geopolitica. Di fronte alla riduzione delle esportazioni russe, l’Europa, e in particolare l’Italia, si è trovata costretta a diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento, aprendo nuove rotte energetiche e stringendo alleanze strategiche. In parallelo, la Cina ha rafforzato i legami con Mosca, intensificando le importazioni di gas attraverso il gasdotto Power of Siberia, consolidando un asse euroasiatico sempre più autonomo dalle dinamiche occidentali.

Anche nel settore farmaceutico si è assistito a una ristrutturazione radicale delle catene di approvvigionamento, messa in luce dalla crisi pandemica. La dipendenza dell’Europa da principi attivi prodotti in Cina e India ha mostrato tutta la vulnerabilità del sistema sanitario europeo. In risposta, l’Unione Europea ha cominciato a elaborare strategie per la localizzazione della produzione e la riduzione della dipendenza strategica. In questo contesto si inserisce anche il BIOSECURE Act degli Stati Uniti, che ha limitato le collaborazioni con aziende biotech di paesi rivali come la Cina, costringendo molte multinazionali a rivedere le proprie filiere produttive e logistiche. A tutto ciò si aggiunge la corsa globale alle materie prime critiche — litio, cobalto, terre rare — indispensabili sia per la transizione energetica che per le tecnologie biomediche. La Cina, ancora una volta, mantiene il controllo su gran parte di queste risorse, mentre Europa e Stati Uniti provano a reagire con strategie di riciclo, accordi bilaterali e investimenti in nuove miniere in territori geopoliticamente stabili.

In questo scenario globale in rapido mutamento, l’Italia si trova in una posizione delicata: deve dimostrare di essere all’altezza della sfida olimpica in casa, evitando sprechi e inefficienze, ma al tempo stesso deve collocarsi in modo credibile nel nuovo ordine economico mondiale, segnato dalla ridefinizione delle filiere strategiche e da una crescente competizione per le risorse. Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 diventano così una lente attraverso cui leggere non solo le ambizioni sportive del Paese, ma anche la sua capacità di affrontare il futuro con una visione integrata, che tenga conto delle implicazioni ambientali, sociali, industriali e geopolitiche di ogni scelta.

 

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