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Giorgio Napolitano e l’Europa

Scritto da Fulvio Muliere il . Pubblicato in .

a cura di Fulvio Mulieri

Il ricordo di una figura chiave per la democrazia italiana e il progetto europeo al Parlamento di Strasburgo

La scomparsa di Giorgio Napolitano rappresenta una perdita profonda non solo per l’Italia, ma per l’intero progetto europeo. Uomo delle istituzioni e leader capace di interpretare le sfide del suo tempo, Napolitano ha incarnato un ideale di Europa unita, fondata su valori di pace, solidarietà e democrazia. Nel momento in cui il Parlamento europeo ha reso omaggio alla sua memoria, è emersa con forza l’importanza della sua visione politica: un’Europa che superi le divisioni nazionali per diventare una vera comunità federale, in grado di rispondere con efficacia alle crisi globali e di garantire ai cittadini un futuro di stabilità e diritti. Questo approfondimento intende esplorare il contributo di Napolitano al rafforzamento delle istituzioni europee e il suo ruolo nella definizione di un percorso politico che ancora oggi guida il dibattito sull’integrazione continentale.

L’Europarlamento di Strasburgo ha recentemente celebrato un momento di intensa solennità e profonda riflessione politica con l’apertura della sessione plenaria segnata da un minuto di silenzio in onore di Giorgio Napolitano, scomparso il 22 settembre. Una figura centrale nella storia della Repubblica Italiana e protagonista indiscusso della costruzione europea, Napolitano ha incarnato per decenni la tensione verso l’equilibrio tra identità nazionale e apertura sovranazionale, tra dovere istituzionale e lungimiranza politica. A rendere omaggio alla sua memoria è stata, in particolare, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ne ha tracciato un profilo denso di significato e attualità. Ha parlato di lui come di un uomo capace di mantenere vivo il fervore per un’Europa forte e unita, testimoniando un impegno costante per l’integrazione europea e per il ruolo centrale dell’Italia in questo processo.
Metsola ha richiamato l’attenzione sul fatto che Giorgio Napolitano è stato il primo presidente della Repubblica italiana a essere rieletto per un secondo mandato consecutivo, evento che rappresenta non solo una rarità istituzionale ma anche un chiaro segnale della fiducia che le istituzioni italiane riponevano nella sua figura in un momento di particolare crisi politica. Questo dato non può essere letto solo come una curiosità costituzionale: racchiude, piuttosto, il senso della necessità di continuità, saggezza e capacità di mediazione in fasi storiche complesse. È nel suo discorso d’insediamento del 2006 che Napolitano ha espresso un messaggio forte e profetico: la necessità del ripudio della guerra e il richiamo alla corresponsabilità collettiva nel garantire la pace. Concetti che oggi, in un contesto globale segnato da conflitti laceranti e nuove forme di tensioni geopolitiche, risuonano con rinnovata urgenza.
La commemorazione al Parlamento europeo è diventata quindi anche occasione di riflessione politica attuale. Il capodelegazione del Partito Democratico al Parlamento europeo, Brando Benifei, ha evidenziato come la figura di Napolitano sia più che mai attuale per chi oggi si confronta con le sfide della costruzione europea. Egli ha sottolineato la straordinaria capacità dell’ex presidente di leggere i tempi presenti senza dogmi, interpretando i segnali del futuro con uno sguardo aperto e lucido. Napolitano – ha spiegato Benifei – è stato un pioniere del pensiero politico europeo e, ancor prima, un uomo delle istituzioni, protagonista di dieci legislature parlamentari, senatore a vita, presidente della Camera e figura di riferimento anche per gli assetti costituzionali della Repubblica.
Il suo approccio al ruolo parlamentare era intriso di rispetto per la forma e sostanza democratica, convinto com’era che il Parlamento non fosse solo un’assemblea rappresentativa, ma un luogo di confronto reale, di dialogo e costruzione normativa. Questo spiega il suo impegno nella Commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo, che ha presieduto durante un periodo in cui si discuteva di una possibile riforma dei Trattati fondativi dell’Unione. Un compito delicato, che Napolitano affrontò con il suo solito senso della misura e profondità di analisi, gettando semi che solo oggi iniziano a dare i primi frutti.
Benifei ha ricordato come proprio da quella commissione siano emerse le proposte di revisione dei Trattati europei oggi oggetto di discussione, segnando un cambiamento rispetto al passato in cui ogni ipotesi di integrazione più marcata sembrava destinata a rimanere lettera morta. Questo spiraglio di riforma, sebbene ancora fragile e precario, rappresenta un’occasione da non disperdere, una conferma che il cammino verso un’Unione politica più coesa è ancora possibile, ma richiede coraggio, visione e senso di responsabilità.
In questa prospettiva, Napolitano avrebbe probabilmente visto come indispensabile l’ulteriore rafforzamento delle strutture comuni e la messa in sicurezza delle innovazioni già avviate, come ad esempio il Next Generation EU, uno degli strumenti più significativi emersi dalla pandemia. Si tratta non solo di fondi economici ma di un vero banco di prova della capacità europea di agire con unità e lungimiranza. Consolidare queste innovazioni, secondo la visione di Napolitano, significa dare struttura e continuità a una forma embrionale di sovranità condivisa, trasformando risposte emergenziali in meccanismi istituzionali permanenti.
Il percorso europeo di Napolitano non può essere disgiunto dal suo impegno nel Movimento Europeo, di cui è stato presidente per molti anni. In quella sede ha sempre portato avanti la sua idea di federalismo come antidoto ai limiti delle sovranità nazionali e al rischio dell’immobilismo. Il primo viaggio simbolico compiuto da Napolitano, subito dopo la sua elezione a presidente della Repubblica, fu all’isola di Ventotene, luogo simbolico del sogno europeo, legato al Manifesto scritto da Altiero Spinelli, che egli aveva conosciuto e sostenuto come europarlamentare eletto tra le file del PCI. Quel gesto, lungi dall’essere meramente celebrativo, conteneva un messaggio forte: il sogno di un’Europa federale non è utopia, ma orizzonte di lavoro quotidiano, un progetto politico da concretizzare con coerenza e determinazione.
Benifei ha colto l’occasione per rilanciare un appello alla chiarezza delle forze politiche nell’affrontare il dibattito sul futuro dell’Unione. Ha denunciato il pericolo di un europeismo retorico, vuoto di contenuti, incapace di incidere sulle vere trasformazioni necessarie. La riforma in senso federale – sostiene l’eurodeputato – non può essere una parola d’ordine generica, ma deve tradursi in scelte chiare e articolate, nella costruzione di una statualità europea, di una sovranità condivisa che rafforzi l’Unione nelle sue funzioni strategiche, senza annichilire le identità nazionali ma sublimandole in una cornice più ampia e solidale.
Le prossime elezioni europee, previste in un contesto geopolitico e sociale fortemente instabile, rappresentano secondo Benifei un momento decisivo. Sarà cruciale, ha ribadito, che il confronto tra le forze politiche non si limiti alla superficie ma entri nel merito dei diversi modelli di integrazione: da una parte, l’idea di un’Europa a trazione intergovernativa, limitata e permeata da pulsioni nazionaliste; dall’altra, una visione di Europa come federazione sovranazionale, dotata di poteri reali, capace di agire nel mondo e garantire ai cittadini europei benessere, diritti, sicurezza e prospettive. In questo dibattito, il pensiero e l’esempio di Giorgio Napolitano non possono che rappresentare una bussola per chi crede nel progetto europeo.
In più occasioni Napolitano aveva manifestato la propria convinzione che le democrazie europee avessero bisogno di riformarsi per non essere travolte dalla loro stessa lentezza decisionale. La crisi del 2008, l’instabilità migratoria, le minacce ibride e, infine, la pandemia, sono stati momenti che hanno messo a nudo l’inadeguatezza di alcuni strumenti dell’UE. Tuttavia, Napolitano non ha mai ceduto al pessimismo: ha visto in ogni crisi un’occasione per crescere, per costruire qualcosa di più forte, più giusto e più coeso. E in questa visione si inserisce anche l’urgenza di rafforzare il Parlamento europeo, unico organo elettivo diretto dell’Unione, che per Napolitano doveva diventare sempre più protagonista delle scelte strategiche, più simile a un vero parlamento federale che non a un’arena consultiva.
Non va dimenticato, inoltre, il contributo che Napolitano ha dato al dibattito interno alla sinistra europea. La sua figura ha accompagnato la metamorfosi del PCI in una forza politica europea pienamente inserita nei circuiti socialisti e democratici continentali. Questa trasformazione non è stata solo organizzativa, ma soprattutto culturale e politica: l’idea di un socialismo europeo moderno, compatibile con la democrazia liberale e con le istituzioni comunitarie, ha trovato in Napolitano un interprete autorevole e credibile. Il suo pensiero ha così contribuito a creare le condizioni per un dialogo tra sinistre europee e per un rinnovato ruolo dell’Italia nel quadro progressista continentale.
La commemorazione di Giorgio Napolitano al Parlamento europeo ha trascinato con sé molto più di un tributo alla memoria: ha offerto l’occasione di un rilancio culturale e politico, uno stimolo a guardare con ambizione e concretezza al futuro dell’Unione europea. Le parole pronunciate, le testimonianze offerte, le riflessioni condivise richiamano l’eredità di un uomo che ha dedicato la vita alla costruzione di ponti, alla difesa dei valori democratici, all’idea che l’Europa possa essere davvero “casa comune” per tutti i suoi cittadini.

 

 

 

 

 

 

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