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Il Confronto Farmaci fra i Poveri e Disuguaglianze nei Prezzi

Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in .

Un’analisi dei contrastanti sistemi sanitari degli Stati Uniti e dell’Italia, tra costi elevati e innovazione terapeutica, e il ruolo cruciale delle politiche sanitarie pubbliche nel garantire l’accesso ai farmaci a tutti i cittadini.

Il tema dei costi dei farmaci da prescrizione è diventato un punto di contesa globale, con differenze abissali tra i vari sistemi sanitari del mondo. Se negli Stati Uniti i prezzi elevatissimi dei farmaci preoccupano milioni di cittadini e suscitano reazioni politiche, in Europa, e in particolare in Italia, il sistema pubblico sanitario ha fatto del contenimento dei costi e dell’innovazione terapeutica una priorità. Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato battaglie per abbassare i prezzi e allinearli a quelli europei, l’Italia si distingue come esempio di un sistema sanitario che, pur affrontando le sue sfide, riesce a mantenere l’accesso ai farmaci a un prezzo competitivo, grazie a politiche di negoziazione diretta e all’utilizzo di terapie avanzate. L’analisi dei due modelli rivela un contrasto significativo nelle politiche sanitarie e nella gestione delle risorse, ma anche un punto di convergenza fondamentale: l’innovazione terapeutica.Negli Stati Uniti, uno dei temi più discussi negli ultimi anni è quello relativo ai costi dei farmaci da prescrizione. Se da un lato la medicina e la tecnologia sanitaria sono all’avanguardia, dall’altro i cittadini statunitensi si trovano ad affrontare un costo della salute che è tra i più alti al mondo. Questo fenomeno ha suscitato numerosi dibattiti, non solo per le preoccupazioni dei consumatori, ma anche per le reazioni politiche. Nel 2018, l’allora presidente Donald Trump ha fatto una dichiarazione di grande impatto, annunciando la sua intenzione di ridurre i costi dei farmaci da prescrizione per gli americani, mirando a una tariffa che si allineasse a quella europea, accusando l’Unione europea di trattare con durezza e brutalità le case farmaceutiche. La sua promessa era di “pagare quello che paga l’Europa”, un atto simbolico che segnava l’inizio di una battaglia per ottenere prezzi più bassi per i cittadini statunitensi.

Ma, come sottolineato dagli esperti, la causa principale dei costi elevati non risiede solo nelle politiche governative, ma in un sistema sanitario che, a differenza di molti Paesi europei, è caratterizzato da un approccio privato, frammentato e complesso. Questo sistema, infatti, si basa su una serie di intermediari privati che operano attraverso piani assicurativi e contratti diretti con le aziende farmaceutiche, senza alcuna possibilità di negoziare i prezzi in modo centralizzato, come invece accade nel Vecchio Continente. Secondo un’analisi della Rand Corporation, nel 2022 gli Stati Uniti hanno speso circa 617,2 miliardi di dollari (circa 542,7 miliardi di euro) per i farmaci, una cifra ben superiore rispetto ai 233,5 miliardi di dollari (205,3 miliardi di euro) che i 24 Paesi europei hanno speso insieme.

Questa disparità nei costi dei farmaci tra gli Stati Uniti e l’Europa non è solo il risultato di differenze strutturali tra i due sistemi sanitari, ma anche di una gestione completamente diversa dei costi. In Europa, il sistema sanitario pubblico, sostenuto da politiche di negoziazione diretta e centralizzata, consente di mantenere i costi sotto controllo. In particolare, in Italia, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), supportato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha permesso di mantenere i prezzi dei farmaci tra i più bassi d’Europa, garantendo comunque una qualità elevata e un accesso universale alla salute per i cittadini.

In Italia, il sistema pubblico ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella regolamentazione dei costi dei farmaci, nonostante l’incremento della spesa sanitaria nel corso degli anni. Secondo i dati più recenti del rapporto OsMed 2023, la spesa farmaceutica totale (sia pubblica che privata) ha raggiunto i 36,2 miliardi di euro, con un aumento del 6,1% rispetto all’anno precedente. La spesa pro capite per i farmaci in Italia è pari a 612 euro, una cifra che, pur essendo superiore alla media europea (384 euro), risulta comunque più bassa rispetto ad altri Paesi come la Germania (673 euro), l’Austria (672 euro) e il Belgio (627 euro).

Robert Nisticò, presidente dell’AIFA, ha sottolineato come il nostro sistema sanitario pubblico riesca a ottenere prezzi competitivi per i farmaci grazie alla sua capacità di negoziare direttamente con le case farmaceutiche. “I farmaci da prescrizione in Italia sono tra i più convenienti d’Europa”, ha dichiarato Nisticò, evidenziando come la gestione centralizzata della spesa sanitaria sia una delle principali ragioni dietro a questo risultato. In effetti, l’Italia è riuscita a mantenere prezzi relativamente contenuti anche se la spesa è in crescita, pur affrontando le sfide legate all’aumento dei costi, che riguardano principalmente i farmaci innovativi come quelli biosimilari e i farmaci oncologici.

La questione dei farmaci innovativi è al centro del dibattito sanitario in Italia. L’aumento della spesa farmaceutica è legato in gran parte ai farmaci ad alto costo, in particolare quelli che appartengono alla categoria dei farmaci biosimilari. Questi farmaci, sebbene inizialmente costosi, rappresentano una grande opportunità terapeutica per i pazienti, offrendo trattamenti per malattie complesse e croniche che una volta erano difficili da trattare.

Nel 2023, l’Italia ha registrato un primato in Europa per quanto riguarda la spesa e il consumo di farmaci biosimilari, con una percentuale del 80,8% sulla spesa totale e del 66,9% sul consumo complessivo. Questi farmaci sono diventati una parte significativa della spesa farmaceutica nazionale, contribuendo al miglioramento delle opportunità terapeutiche per i pazienti e al contenimento dei costi, grazie al loro prezzo più basso rispetto ai farmaci biologici originali.

Nonostante i costi iniziali più elevati, i farmaci biosimilari hanno mostrato un enorme potenziale nella cura di malattie complesse come il cancro e le malattie autoimmuni. Questo ha portato a un uso sempre più diffuso di questi farmaci, che permettono di ridurre i costi senza compromettere la qualità del trattamento.

Un altro aspetto cruciale del sistema sanitario italiano è il suo impegno costante nell’innovazione terapeutica. L’Italia è stata protagonista di significativi progressi nella ricerca farmaceutica, con un focus particolare sulle malattie oncologiche. “Oggi, circa 3,7 milioni di cittadini vivono dopo una diagnosi di tumore, un milione in più rispetto a dieci anni fa”, ha affermato Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. Questo dato riflette i notevoli miglioramenti nelle cure oncologiche, alimentati dalle scoperte innovative dell’industria farmaceutica e della ricerca scientifica.

In particolare, l’intelligenza artificiale (IA) sta giocando un ruolo fondamentale nella ricerca farmacologica, migliorando la precisione e la velocità con cui vengono sviluppati i trattamenti. La possibilità di accelerare i tempi della ricerca e identificare nuove molecole terapeutiche sta aprendo nuove prospettive per la cura delle malattie complesse.

In Italia, la crescita degli studi clinici decentralizzati sta trasformando la ricerca in modo significativo. Questi studi permettono ai pazienti di partecipare alla ricerca senza dovervi necessariamente accedere fisicamente, riducendo i disagi per chi è già debilitato dalla malattia. Inoltre, la somministrazione dei farmaci a domicilio, il telemonitoraggio e le televisite stanno migliorando la qualità della vita dei pazienti, creando un sistema sanitario più efficiente e accessibile.

Un’altra grande innovazione in corso in Italia riguarda i farmaci a RNA. Questi farmaci utilizzano molecole di acido ribonucleico per intervenire su specifiche vie biologiche, trattando malattie per le quali non esistono ancora terapie adeguate. I farmaci a RNA stanno guadagnando sempre più attenzione, grazie al loro potenziale nell’affrontare malattie genetiche, oncologiche e infettive.

Il Ministero dell’Università e della Ricerca, in particolare, sta investendo ingenti risorse per il progresso di queste tecnologie, considerandole la “nuova frontiera della medicina”. I centri di ricerca italiani, tra cui il Centro Nazionale per lo sviluppo di terapie geniche e farmaci a RNA a Padova, stanno diventando hub di eccellenza, in grado di attrarre ricercatori e scienziati e di trasformare le scoperte scientifiche in soluzioni terapeutiche concrete.

Il sistema sanitario italiano, pur affrontando sfide legate alla sostenibilità economica e alla crescente spesa farmaceutica, si distingue per la sua capacità di garantire una gestione efficiente dei costi e per la sua attenzione all’innovazione. Grazie alla presenza di un SSN robusto, supportato da istituzioni come l’AIFA, l’Italia riesce a mantenere prezzi competitivi per i farmaci e a promuovere la ricerca scientifica, con un focus particolare sulle malattie complesse.

Nonostante le difficoltà, il sistema italiano rappresenta un modello che, con gli adeguati investimenti e una gestione mirata, potrebbe continuare a essere un punto di riferimento per l’Europa e il mondo intero. La chiave del successo risiede nella capacità di coniugare innovazione e sostenibilità, garantendo ai cittadini accesso a trattamenti innovativi senza compromettere la stabilità economica del sistema sanitario. In questo contesto, la sfida è non solo economica, ma anche culturale, poiché il sistema sanitario deve rispondere a un bisogno crescente di equità, accessibilità e qualità dei servizi.

©Danilo Pette

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