
Eco-Biciclette e L’Europa
Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in Attualità.
Un viaggio attraverso le politiche, le infrastrutture e le trasformazioni sociali che hanno reso la mobilità ciclistica un elemento chiave per il futuro delle città europee, con un focus particolare sulle opportunità e le difficoltà dell’Italia.Negli ultimi decenni, la mobilità urbana in Europa ha subito una profonda trasformazione grazie alla crescente diffusione delle due ruote, soprattutto della bicicletta, diventata simbolo di sostenibilità, salute e innovazione tecnologica. Il progressivo aumento dell’attenzione verso l’ambiente, la necessità di ridurre il traffico e l’inquinamento, insieme alle nuove abitudini di vita post-pandemia, hanno favorito una rinnovata centralità della bicicletta nei sistemi di trasporto urbani ed extraurbani. Questa evoluzione, tuttavia, non è uniforme su tutto il territorio europeo: i Paesi del Nord vantano da decenni infrastrutture avanzate e una cultura consolidata, mentre il Sud, e in particolare l’Italia, affronta sfide complesse legate a barriere storiche, infrastrutturali e culturali. È proprio in questo contesto che si inserisce il dibattito sulla mobilità a due ruote, che va ben oltre il semplice spostamento, rappresentando una possibile chiave per la rigenerazione delle città e per un futuro più sostenibile e inclusivo. Esplorare come l’Europa si muove su due ruote e capire il ruolo dell’Italia in questo scenario è fondamentale per comprendere le potenzialità e i limiti della mobilità ciclistica oggi e domani.
L’Europa a due ruote rappresenta un fenomeno complesso e dinamico che coinvolge molteplici aspetti sociali, culturali, economici e ambientali, intrecciandosi profondamente con la storia, l’urbanistica e le politiche pubbliche dei Paesi europei. Le biciclette e i mezzi a due ruote in generale – tra cui scooter, motorini, e negli ultimi anni anche le monopattini elettrici – sono molto più di un semplice mezzo di trasporto: sono simboli di una mobilità sostenibile, di uno stile di vita attivo, e strumenti fondamentali per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della congestione urbana.
In Europa, l’uso della bicicletta ha radici antiche, ma la sua diffusione moderna si è intensificata soprattutto a partire dagli anni ’70 e ’80, quando la crisi energetica e l’aumento della consapevolezza ambientale hanno spinto molti governi e cittadini a rivalutare le potenzialità del trasporto su due ruote. Il continente europeo si distingue per avere alcune delle città più bike-friendly al mondo, con Amsterdam e Copenaghen in testa, che da decenni hanno investito in infrastrutture ciclabili, campagne di sensibilizzazione e politiche di incentivazione. Questi esempi hanno ispirato molti altri Paesi a seguire la stessa strada, dimostrando come la bicicletta possa integrarsi efficacemente nel tessuto urbano anche di metropoli grandi e complesse.
Le caratteristiche che definiscono l’Europa a due ruote includono una rete capillare di piste ciclabili, parchi per biciclette, sistemi di bike sharing pubblici e privati, normative che favoriscono l’uso della bicicletta, e una cultura diffusa che promuove il ciclismo come mezzo di trasporto quotidiano e non solo come attività sportiva o ricreativa. Questo modello ha implicazioni significative sul piano della salute pubblica, poiché incoraggia l’attività fisica e contribuisce alla riduzione delle malattie legate alla sedentarietà; sul piano ambientale, perché diminuisce le emissioni di gas serra e l’inquinamento urbano; sul piano sociale, perché migliora la qualità della vita nelle città, riduce il traffico e favorisce l’inclusione sociale.
Nonostante i numerosi successi, la situazione non è omogenea in tutta Europa e si riscontrano ancora notevoli differenze tra Nord, Centro e Sud Europa. Nei Paesi del Nord Europa, in particolare Olanda, Danimarca e Germania, la mobilità ciclistica è profondamente radicata, sostenuta da politiche pubbliche coerenti, infrastrutture di alta qualità e un atteggiamento culturale molto positivo verso la bicicletta. Qui la bicicletta viene utilizzata per tutte le fasce d’età e in molti contesti sociali, non solo come veicolo per il tempo libero ma anche come strumento per andare a scuola, al lavoro, per fare la spesa o per spostamenti di breve e media distanza.
Nel Centro Europa, Paesi come Austria, Svizzera, Belgio e Francia stanno facendo grandi progressi nell’ampliamento delle reti ciclabili e nella promozione del ciclismo urbano, anche se l’adozione è spesso più marcata nelle grandi città rispetto alle aree rurali o periferiche. In questi contesti si osservano anche iniziative innovative come la progettazione di città “a prova di bicicletta”, la sperimentazione di zone a traffico limitato, la diffusione di e-bike che permettono di superare barriere topografiche o distanze più lunghe, e l’integrazione della bicicletta con altri mezzi di trasporto pubblico.
Il Sud Europa, e in particolare l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia, presenta invece un quadro più eterogeneo, caratterizzato da una diffusione della mobilità a due ruote meno omogenea e da una serie di ostacoli infrastrutturali, culturali e normativi. Sebbene in molte città italiane si assista a una crescita significativa dell’uso della bicicletta, con programmi di bike sharing, l’ampliamento delle piste ciclabili e campagne di sensibilizzazione, il quadro complessivo è ancora lontano dai livelli di efficienza e sicurezza delle città del Nord Europa.
In Italia, la mobilità a due ruote è storicamente legata sia alla bicicletta che al motorino. Fino a qualche decennio fa, il motorino rappresentava uno degli strumenti principali per spostarsi soprattutto nelle aree urbane e periurbane, un mezzo pratico, economico e agile nel traffico. Negli ultimi anni, però, l’interesse si è spostato sempre più verso la bicicletta, in particolare con l’esplosione della mobilità elettrica che ha reso accessibili a un pubblico più ampio le due ruote, anche superando barriere di età o condizioni fisiche.
Le città italiane come Milano, Torino, Bologna, Firenze e Roma stanno vivendo un processo di trasformazione nel modo di concepire la mobilità urbana, con politiche che privilegiano sempre più il trasporto pubblico integrato alla mobilità dolce, rappresentata dalla bicicletta e dai mezzi elettrici leggeri. A Milano, ad esempio, il sistema di bike sharing BikeMi è diventato un punto di riferimento per chi desidera muoversi senza auto, grazie anche alla creazione di nuove piste ciclabili e alla pedonalizzazione di alcune aree. Torino ha investito in infrastrutture ciclabili, ma deve ancora affrontare una diffusa cultura automobilistica e alcune criticità legate alla sicurezza. Roma, pur avendo un potenziale enorme per la mobilità a due ruote, sconta ancora problemi strutturali e di mancanza di continuità nelle piste ciclabili, insieme a un traffico congestionato che spesso scoraggia l’uso della bicicletta.
Uno dei fattori che ha inciso fortemente sull’adozione della bicicletta in Italia è la conformazione geografica e urbanistica. Molte città italiane hanno centri storici con strade strette e spesso pavimentazioni irregolari, che non sempre si prestano facilmente alla creazione di piste ciclabili sicure e continue. Inoltre, la tradizione culturale dell’auto come simbolo di status e libertà personale ha frenato per lungo tempo la diffusione della bicicletta come mezzo quotidiano e pratico. Tuttavia, le nuove generazioni, più sensibili alle tematiche ambientali e alla qualità della vita, stanno modificando questa percezione, facendo crescere la domanda di mobilità sostenibile.
L’arrivo e la diffusione della bicicletta elettrica ha rappresentato una svolta importante. Le e-bike hanno abbattuto molte delle barriere tradizionali all’uso della bicicletta, come la difficoltà nel superare salite o percorrere lunghe distanze, rendendo il mezzo accessibile a persone di tutte le età e capacità fisiche. In Italia, questo ha portato a un vero boom di vendite e di utilizzo, tanto da stimolare anche il mercato delle bici pieghevoli e dei sistemi di sharing elettrico. Anche le aziende di trasporto pubblico hanno iniziato a integrare le biciclette con i loro servizi, ad esempio consentendo il trasporto delle bici a bordo dei treni o dei mezzi urbani.
Alla crescita del ciclismo urbano, l’Italia sta vivendo un incremento di interesse verso il cicloturismo, un settore che coinvolge sia la valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale, sia lo sviluppo di infrastrutture dedicate lungo percorsi storici o paesaggistici. Le ciclovie come la Ciclovia del Sole, la Ciclovia Adriatica e la Ciclovia Tirrenica stanno aprendo nuove opportunità per il turismo sostenibile, attirando appassionati italiani e stranieri, e stimolando economie locali che trovano nella mobilità lenta un volano per lo sviluppo.
Tuttavia, la mobilità a due ruote in Italia deve ancora confrontarsi con alcune criticità. La sicurezza stradale resta una delle principali preoccupazioni, a causa dell’interazione spesso difficile tra biciclette e veicoli motorizzati in città congestionate e con una cultura della guida non sempre rispettosa dei ciclisti. La carenza di infrastrutture ciclabili adeguate, continue e protette è un ostacolo che limita la diffusione del mezzo e disincentiva molti potenziali utenti. Inoltre, la normativa, pur migliorata negli ultimi anni, necessita di ulteriori adeguamenti per tutelare i ciclisti e promuovere comportamenti virtuosi tra tutti gli utenti della strada.
L’Europa a due ruote si sta evolvendo rapidamente anche grazie all’innovazione tecnologica e digitale. Sistemi di bike sharing integrati con app per smartphone, biciclette con sistemi di tracciamento GPS, piattaforme di mobilità multimodale che consentono di combinare bici, trasporto pubblico e car sharing, e l’uso di big data per pianificare infrastrutture più efficienti sono solo alcuni degli sviluppi più significativi. Questo processo di digitalizzazione contribuisce a rendere la mobilità ciclistica più accessibile, sicura e conveniente, rafforzando il ruolo della bicicletta nel sistema di trasporto urbano e regionale.
L’Unione Europea ha svolto un ruolo cruciale nel promuovere la mobilità sostenibile e il ciclismo, definendo strategie e finanziando progetti attraverso programmi come Horizon 2020, il Green Deal europeo e il Piano europeo per la mobilità urbana sostenibile. Tra gli obiettivi chiave c’è la riduzione delle emissioni di CO2, la lotta all’inquinamento atmosferico, il miglioramento della qualità dell’aria e la promozione di uno stile di vita sano. La Commissione Europea ha inoltre supportato la creazione di reti ciclabili transnazionali, come la rete EuroVelo, che collega migliaia di chilometri di piste ciclabili attraverso diversi Paesi, favorendo sia la mobilità quotidiana che il turismo lento.
Le politiche europee si sono concentrate anche sull’inclusione sociale, cercando di rendere la mobilità ciclistica accessibile a tutti, compresi gruppi vulnerabili come anziani, persone con disabilità, e fasce di reddito più basse. Il sostegno a programmi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza, e incentivi economici per l’acquisto di biciclette o di mezzi elettrici fanno parte di questo approccio integrato.
Nonostante questi progressi, l’Europa a due ruote deve ancora affrontare sfide importanti. La disomogeneità tra Paesi e tra aree urbane e rurali può limitare l’efficacia complessiva delle politiche. Le resistenze culturali e politiche, la necessità di investimenti consistenti in infrastrutture di qualità, e la necessità di una governance più coordinata sono elementi che richiedono attenzione e sforzi continui. Inoltre, la gestione dell’integrazione tra biciclette tradizionali, elettriche e nuovi mezzi di micromobilità rappresenta una sfida in termini di sicurezza, regolamentazione e convivenza negli spazi pubblici.
In Italia, queste sfide sono particolarmente evidenti. La recente pandemia di COVID-19 ha accelerato alcune trasformazioni nel modo di muoversi, con un aumento significativo dell’uso della bicicletta e della micromobilità, spinto dalla necessità di evitare i mezzi pubblici affollati. Molte città hanno sperimentato l’apertura temporanea di nuove piste ciclabili e zone pedonali, con risultati generalmente positivi in termini di sicurezza e qualità della vita. Tuttavia, la difficoltà nel rendere queste misure permanenti evidenzia i limiti strutturali e culturali ancora presenti.
Il governo italiano ha adottato negli ultimi anni una serie di provvedimenti per promuovere la mobilità sostenibile, tra cui incentivi fiscali per l’acquisto di biciclette e e-bike, fondi per la realizzazione di infrastrutture ciclabili, e programmi di mobilità scolastica sostenibile. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha dedicato una parte significativa delle risorse al miglioramento della mobilità urbana e ciclabile, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento e migliorare l’accessibilità. La sfida ora è tradurre queste risorse e intenzioni in interventi efficaci e duraturi, superando la frammentazione territoriale e le lentezze burocratiche.
Città come Milano stanno cercando di diventare modelli di smart mobility, dove la bicicletta è parte integrante di un sistema di trasporti multimodale e sostenibile. L’esperienza di queste realtà può fungere da esempio per altre aree urbane italiane e contribuire a creare una nuova cultura della mobilità a due ruote. A livello regionale e locale, alcune iniziative virtuose stanno emergendo, spesso grazie a collaborazioni tra enti pubblici, associazioni ciclistiche e imprese private.
La percezione della bicicletta in Italia sta cambiando anche grazie all’influenza dei media, alla maggiore visibilità di eventi sportivi come il Giro d’Italia, e all’attenzione crescente verso le tematiche ambientali e climatiche tra i cittadini. I giovani sono sempre più motivati a scegliere mezzi di trasporto sostenibili, e questo può rappresentare un punto di svolta per le politiche future.
L’Europa a due ruote continua a rappresentare un modello di mobilità innovativo e sostenibile, con una forte diversità territoriale che rispecchia la varietà culturale, sociale e geografica del continente. Il ruolo delle biciclette e dei mezzi a due ruote è destinato a crescere nei prossimi anni, sostenuto da politiche europee e nazionali, innovazioni tecnologiche, e da un crescente consenso sociale. L’Italia, pur con ritardi e difficoltà, si sta muovendo verso una mobilità più verde e integrata, ma deve affrontare ancora molte sfide per raggiungere livelli di sicurezza, infrastrutture e cultura ciclistica comparabili a quelli delle nazioni più avanzate.
La mobilità a due ruote rappresenta quindi una chiave fondamentale per la costruzione di città più vivibili, sostenibili e inclusive, capaci di rispondere alle esigenze di una società moderna e di preservare il pianeta per le future generazioni. La strada da percorrere è ancora lunga, ma l’orizzonte appare sempre più promettente, con l’Europa che conferma la sua vocazione a innovare e a mettere la sostenibilità al centro delle politiche pubbliche e delle scelte quotidiane dei cittadini.
©Danilo Pette