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Maestro Mario Alberti e indiani d’America

Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in .

Un concerto-evento ad Ariccia  la musica d’autore in racconto civile e spirituale. Otto tracce, una chitarra, una voce di riflettere sul presente.

Echi profondi e avvolgenti si intrecciano nella suggestiva cornice del Palazzo Chigi di Ariccia, dove Domenica 7 luglio alle ore 21:00 l’Assessorato alla Cultura, in un sodalizio virtuoso con l’Associazione Culturale La Terzina, propone una serata memorabile dedicata alla parola, al suono e all’anima: il concerto inedito del Maestro Mario Alberti, che porta sul palco l’ultima fatica discografica, “Indiani di Riserva”. Un titolo evocativo, un progetto dal respiro internazionale, pronto a trascendere i confini e a immergere il pubblico in un racconto sonoro di rara intensità e delicatezza.
La genesi del concerto va ricondotta direttamente alla pubblicazione dell’album, avvenuta il 25 aprile 2024 per la casa discografica ZdB. Un lavoro subito candidato alle Targhe Tenco, nelle sezioni “Miglior Album” e “Miglior Singolo”, segno di unanime apprezzamento critico e di una qualità artistica rara. Distribuito nei negozi digitali e presente contemporaneamente in ben 240 paesi nel mondo, “Indiani di Riserva” conferma la vocazione del Maestro Alberti alla musica d’autore di qualità, capace di servirsi del linguaggio musicale come strumento di riflessione sul contemporaneo e sulla memoria collettiva.
Il cuore della serata sarà costituito dalle otto tracce dell’album, reinterpretate in versione inedita chitarra e voce. Questa scelta sonora minimalista è il filo rosso che lega la serata alla filosofia musicale di Alberti: l’essenzialità come veicolo di verità emozionali, il dialogo intimo e diretto con l’ascoltatore. Saranno note spoglie, quasi ancestralmente umane, a mettere a nudo le melodie, evidenziandone l’essenza primigenia.
Il lavoro, ispirato alle storie e alle voci degli indiani d’America, traduce nel canto le esperienze di popoli i cui legami con la terra, con gli spiriti animisti e con una forma di vita profondamente integrata e rispettosa dell’ambiente, sono stati spezzati dalla corsa al progresso e dal dominio coloniale. Non si tratta di un mero omaggio etnografico: l’album pone in relazione quelle voci ancestrali con il nostro presente, carico di caos e disorientamento. In questa relazione risiede la potenza del progetto, capace di far risuonare le sofferenze di ieri nella nostra epoca schizzata e ipermoderna.
Ogni brano diventa una narrazione e un invito a interrogarsi: cosa significa vivere oggi nella fretta, nell’ipersonico, nell’indifferenza del consumo? E perché tornare a quelle radici antiche, quando la dimensione spirituale, il rispetto per la Terra e la consapevolezza in ogni azione sembrano lontanissimi? Alberto riflette queste domande attraverso immagini liriche, melodie che emergono lievi dalla chitarra e parole che lasciano spazio alla riflessione. “Indiani di Riserva” non è solo un gioco di parole: è denuncia, rimpianto, desiderio di riconnessione con ciò che abbiamo perduto e spesso ignorato.
La serata avrà un tono istituzionale ma al contempo intensamente popolare. Saranno presenti il Sindaco della Città di Ariccia, Dott. Gianluca Staccoli, la Consigliera Dott.ssa Anita Luciano, la Consigliera Dott.ssa Irene Falcone. La partecipazione del Prof. Aldo Onorati – tra i più autorevoli intellettuali italiani – conferisce ulteriore prestigio e arricchisce la serata di una dimensione intellettuale e culturale elevata. L’evento sarà curato dalla raffinata conduzione di Martina Nasini, che saprà traghettare il pubblico all’interno di un percorso sensoriale e narrativo che unisce musica, memoria e riflessione civile.
Il luogo scelto ha un valore simbolico e una bellezza mozzafiato: la Sala Maestra del Palazzo Chigi di Ariccia, celebre set cinematografico scelto da Luchino Visconti per alcune scene de “Il Gattopardo”. Qui la luce, le proporzioni e l’atmosfera storica diventano compagne di ogni nota: lo spazio architettonico si fa eco, offrendo alla musica un contesto di grandiosità e insieme di riservatezza. La struttura delle volte, il legno antico, le decorazioni d’epoca, restituiscono alla performance un’aura sacrale e raccolta, quasi liturgica.
In questa cornice, la presenza scenica di Mario Alberti si farà complice di un rituale musicale, dove ogni gesto, ogni accordo, ogni frase cantata avrà l’intensità di un monito e la delicatezza di un carezza. Lo sguardo del Maestro sarà diretto, profondo, pronto a incontrare l’uditorio, tanto da spezzare la barriera invisibile tra performer e pubblico. Ogni parola, ogni silenzio, costituiranno un frammento di confronto interiore. Nessuna scenografia superflua: solo lui, la chitarra, la voce.
In questo senso, “Indiani di Riserva” trova la sua ragion d’essere anche nella semplicità: la chitarra acustica diventa un megafono per storie lontane, per valori dimenticati. La scelta dell’arrangiamento intimo consente di mettere a fuoco il contrasto tra una gestualità musicale essenziale e la complessità dei temi trattati. La musica non abbellisce, ma rivela: mette a nudo il senso e sollecita l’ascolto partecipe.
Alla fine della serata, la platea di Palazzo Chigi si troverà avvolta da un’atmosfera carica di riflessione e di emozione. L’esperienza non si concluderà con un semplice applauso: il pubblico uscirà con una percezione più ampia del nostro rapporto con la natura, con il passato, e forse anche con lo spazio interiore di ciascuno. Coscienti di far parte di un mondo che corre, ma in grado di opporre alla fretta una lentezza consapevole, un ascolto rispettoso, un’attenzione attiva.
Ecco perché l’Assessorato alla Cultura e La Terzina hanno voluto un evento di questa portata: per offrire una parentesi di elevazione culturale, per favorire l’incontro tra arte e cittadinanza, tra emozione e riflessione condivisa. Porto ideale per una comunità che desidera guardare avanti senza dimenticare le radici, che sceglie la musica d’autore come strumento di crescita civile e spirituale. Il concerto è gratuito e aperto a tutti: un regalo per la Città, un invito a riscoprire la musica come medium etico e comunitario.
Sarà una serata “aperta”: nessuna barriera di classe, né vincoli d’accesso. I cittadini sono chiamati a comporre il pubblico di un rito collettivo dove le vibrazioni sonore si caricano di significati. Si potranno acquistare l’album presso gli store digitali o nei chioschi allestiti nell’area, contribuendo a diffonderne il messaggio lontano. L’intento non è solo artistico, ma educativo: risvegliare la sensibilità ambientale, l’empatia storica e la consapevolezza del ruolo individuale e collettivo nel mondo. Ogni nota diventa un seme per un futuro possibile dove il rispetto per la terra non è un’illusione, ma l’unico scenario sostenibile.
Il pubblico avrà dunque l’opportunità di ascoltare un Maestro che mette al servizio dell’arte e della comunità il valore della testimonianza. Che si tratti della crudezza di una denuncia o dell’intimità di un ricordo ancestrale, la musica di Alberti non si limita a intrattenere: scuote, sollecita, interroga. E lo fa in modo gentile, senza urla, puntando tutto sulla forza della parola cantata.
Il format – soltanto voce e chitarra – impone una presenza scenica senza filtri: nessun artificio tecnologico, soltanto la sincerità della performance live. Ogni trasgressione musicale è bandita, ogni micro-melodia trova spazio nei silenzi, così come ogni parola, pronunciata con la gravitas di una narrazione a cui non si può rimanere indifferenti. Una formula che sembra semplice, ma richiede grande maestria: padroneggiare ritmo, dinamiche, pause, significa dominare l’attenzione del pubblico.
Nei giorni successivi alla serata, Ariccia potrà dirsi avvantaggiata: il concerto diventerà suggestione collettiva, narrazione da divulgare e riproporre. La risonanza culturale sarà palpabile, e potrà unire generazioni diverse – dai ragazzi agli anziani – attirati da un evento inclusivo e raffinato. Il dialogo tra cultura istituzionale e cittadinanza si farà più forte, e si potranno ipotizzare ulteriori iniziative, seminari, incontri sui temi trattati dall’album: diritto alla terra, relazioni con la natura, memoria storica, appartenenza comunitaria.
La presenza del Prof. Aldo Onorati garantisce un seguito intellettuale: dopo l’esibizione, potrebbe intervenire con un breve intervento, aprendo un confronto critico sul significato simbolico dell’opera. Non è un semplice intervento di circostanza, ma uno strumento per integrare musica e riflessione. L’interazione tra pubblico, artista e intellettuale diventa così occasione per articolare una visione condivisa del presente, che si alimenta di memoria e di progettualità.
L’impronta della serata – affidata a Martina Nasini – è quella di un racconto ben calibrato, scandito da momenti di esecuzione, riflessione, elaborazioni narrative. Un flusso emotivo studiato, che custodisce però anche spazi di spontaneità: domande dal pubblico, eventuali richieste personalizzate, ambientazioni improvvisate. L’arte diventa allora dialogo, viva partecipazione, motore di comunità.
La distribuzione internazionale dell’album anticipa una dimensione globale, ma l’esibizione al Palazzo Chigi torna alla terra, nel senso di luogo e radicamento. Il contesto storico offre uno sfondo potente alla narrazione: la stessa location, intessuta di storia, colonizzazioni di potere e declinazioni viscontiane, si fa eco ai temi dell’album. “Il Gattopardo” di Visconti riflette già sul bisogno di legame con le radici, sulla trasformazione, sulla nostalgia: la sovrapposizione tra film e concerto dà senso alla scelta del luogo.
Il silenzio a raccogliere l’applauso, amplificarlo, farlo tornare su sé stesso come eco profonda. Nessuna chiusura formale; l’esperienza condivisa continuerà nel tramonto di Ariccia, nelle discussioni, nei pensieri accumunati. Ogni partecipante porterà con sé il seme di un ascolto trasformato in speranza: che anche nei giorni della frenesia, della rincorsa al quotidiano, si possa riservare un gesto solenne alla voce della natura, alla saggezza primordiale, all’etica della cura.
Ariccia avrà escluso la banalità: per una sera, sarà stata città dell’ascolto. Città che ha scelto di dedicare spazi, tempo e impegno a una musica che arricchisce lo spirito. Una comunità che si è fermata, ha guardato, ha ascoltato, ha accolto la vita dentro un brano. E che ora, guardando avanti, sa che un seme di bellezza può generare futuro.

Danilo Pette©

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