Skip to main content

Che fine ha fatto l’Albo dei Pedagogisti e degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici?

Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in .

Dalla pubblicazione della Legge n. 55/2024 alla difficile fase di implementazione, il settore delle professioni educative in Italia affronta una trasformazione normativa senza precedenti, ma con molte incognite ancora da sciogliere.Nel corso degli ultimi anni, le professioni educative e pedagogiche in Italia hanno vissuto una crescente attenzione da parte delle istituzioni, volte a riconoscere e valorizzare il ruolo fondamentale che pedagogisti ed educatori professionali svolgono nel tessuto sociale e formativo del Paese. Tuttavia, fino a poco tempo fa, queste professioni erano disciplinate in modo frammentario e non uniformemente riconosciute a livello nazionale, creando incertezza e difficoltà soprattutto sul fronte della regolamentazione e delle tutele contrattuali.

L’entrata in vigore della Legge n. 55 del 15 aprile 2024, pubblicata ufficialmente in Gazzetta Ufficiale il 23 aprile e attiva dall’8 maggio, ha segnato una svolta epocale: l’istituzione dell’Albo dei Pedagogisti e dell’Albo degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici, con la creazione dell’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative, rappresenta un passo decisivo verso una regolamentazione più rigorosa e riconosciuta a livello statale.

A quasi sei mesi dall’avvio di questo nuovo sistema, è però opportuno fare il punto su come questa rivoluzione normativa stia effettivamente prendendo forma, quali siano i requisiti per accedere agli albi, come si sta comportando il mondo del lavoro e quali implicazioni pratiche emergano per chi opera in questo settore delicato e strategico. Questo articolo si propone di esplorare in modo dettagliato la situazione attuale, tra norme, criticità e prospettive future.

Da quando la Legge n. 55 del 15 aprile 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale (23 aprile 2024) ed è entrata ufficialmente in vigore l’8 maggio 2024, il panorama delle professioni educative e pedagogiche in Italia ha vissuto una profonda trasformazione. L’istituzione dell’Albo dei Pedagogisti e dell’Albo degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici, insieme alla nascita dell’Ordine delle Professioni Pedagogiche ed Educative, ha segnato una svolta normativa volta a disciplinare un settore che fino ad allora aveva visto una regolamentazione spesso frammentaria e poco definita. Ma a sei mesi dall’entrata in vigore della legge, quali sono le condizioni attuali di questi albi? Come si sta concretizzando il loro funzionamento e quali sono le sfide ancora aperte per i professionisti che già operano nel settore?

La legge 55/2024 ha introdotto un obbligo formale di iscrizione agli albi professionali per esercitare come pedagogista o come educatore socio-pedagogico. Si tratta di un passo necessario per garantire un riconoscimento ufficiale, una maggiore tutela delle competenze e un’omogeneizzazione degli standard professionali in tutta Italia. L’articolo 4 della legge specifica i requisiti per l’iscrizione all’albo degli educatori socio-pedagogici, prevedendo come principale titolo abilitante la laurea triennale nella classe L-19 (Scienze dell’Educazione e della Formazione), da completare con un tirocinio formativo riconosciuto. Inoltre, vengono contemplati anche titoli equivalenti o riconosciuti da normative precedenti come la L. 205/2017, con particolare attenzione a una clausola transitoria che permette l’iscrizione a chi ha conseguito qualifiche entro date precise e ha maturato esperienza professionale significativa.

Uno dei punti più delicati è stato il termine per la presentazione delle domande di iscrizione in prima attuazione, fissato al 6 agosto 2024. Questo limite ha creato non pochi problemi per molti professionisti che hanno visto avvicinarsi la scadenza senza una chiara e univoca informazione, rischiando di non poter più esercitare in modo regolare se non si fossero iscritti in tempo. Malgrado circolino ipotesi di proroghe, l’assenza di un intervento legislativo concreto mantiene alta l’attenzione e la preoccupazione degli operatori del settore.

La normativa lascia una porta aperta anche a chi ha operato per anni nel settore senza una qualifica formale conforme ai nuovi standard. La legge 205/2017, all’articolo 599, tutela chi ha lavorato almeno 12 mesi prima del 1° gennaio 2018, permettendo la prosecuzione dell’attività senza timori di licenziamenti o variazioni contrattuali sfavorevoli. Tuttavia, la relazione tra questa norma e la più recente legge 55/2024 non è del tutto chiara e ha generato contenziosi e richieste di chiarimenti da parte di professionisti e sindacati, soprattutto in assenza di linee guida uniformi. Questa situazione è complicata ulteriormente dal fatto che molti enti pubblici e privati non hanno ancora aggiornato i loro regolamenti interni, creando disparità territoriali e difficoltà nell’omologazione delle competenze e titoli richiesti.

È importante sottolineare la distinzione netta tra gli Educatori Professionali, figura regolamentata dal Decreto Ministeriale 520/1998 e già iscritta agli Ordini TSRM e PSTRP secondo la Legge n. 3/2018, e i nuovi educatori socio-pedagogici iscritti al neoistituito albo. Gli educatori professionali iscritti agli albi e agli elenchi speciali a esaurimento (ESE) continuano infatti a poter esercitare senza l’obbligo di iscrizione al nuovo Ordine pedagogico, poiché il loro ambito di azione resta definito in ambito sanitario, socio-sanitario, penitenziario e socio-assistenziale, come stabilito dal DM 520/1998. La Commissione di Albo Nazionale degli Educatori Professionali ha chiarito che non solo l’iscrizione al nuovo Ordine pedagogico non è necessaria per loro, ma anche che la doppia iscrizione non è vietata, benché non indispensabile per l’esercizio delle loro funzioni sanitarie.

Questi chiarimenti sono essenziali per evitare sovrapposizioni o conflitti tra due ordinamenti che, pur avendo connessioni, si muovono su ambiti diversi. L’Ordine dei Pedagogisti e degli Educatori Socio-Pedagogici si concentra su aspetti educativi e formativi che non rientrano nelle competenze degli educatori professionali tradizionali, i quali operano in contesti più sanitari e assistenziali.

La nuova regolamentazione ha modificato profondamente le modalità di accesso alla professione e ha introdotto nuove tutele, con un impatto significativo sul piano contrattuale e del riconoscimento sociale. L’obbligo di iscrizione agli albi infatti rappresenta un importante passo verso la professionalizzazione definitiva, ma la mancanza di norme chiare e condivise sulle tempistiche e i requisiti sta creando incertezze e frustrazione tra molti professionisti, soprattutto quelli che hanno titoli o esperienze eterogenee, ottenuti in contesti regionali diversi o con normative differenti.

La necessità di un aggiornamento e adeguamento dei regolamenti interni da parte di enti pubblici e strutture socio-educative è un altro fattore che sta rallentando la piena operatività dell’Albo. Ancora oggi, in molte realtà, la formazione continua obbligatoria – prevista come requisito fondamentale per mantenere l’iscrizione all’albo – non ha una struttura chiara né un riconoscimento uniforme a livello nazionale. Ciò rischia di compromettere la qualità degli interventi educativi e di mettere in difficoltà i professionisti nel rispettare le nuove regole.

Il percorso di costruzione di un sistema ordinistico stabile e funzionale per i pedagogisti e gli educatori socio-pedagogici è quindi ancora in pieno svolgimento. È evidente come la creazione degli albi rappresenti un progresso importante verso la valorizzazione e la tutela di queste figure chiave nella società italiana, impegnate quotidianamente nel supporto alla crescita, all’apprendimento e al benessere delle persone e delle comunità. Tuttavia, la complessità delle normative, le interpretazioni divergenti e la necessità di un intervento legislativo chiarificatore restano questioni da risolvere con urgenza.

L’implementazione dell’Albo dei Pedagogisti e degli Educatori Professionali Socio-Pedagogici è una realtà, ma la sua piena attuazione è tuttora in fase di definizione. Il dialogo costante tra professionisti, istituzioni, ordini e associazioni di categoria sarà decisivo per superare le difficoltà e costruire un sistema che non solo regoli l’accesso alla professione, ma assicuri anche la qualità delle prestazioni educative e la tutela dei diritti di chi opera nel settore con competenza e passione.

Per gli operatori del settore, il consiglio è di monitorare con attenzione le scadenze normative, aggiornarsi sulle novità legislative e mantenere un rapporto diretto con gli enti ordinistici e le associazioni professionali, per evitare di trovarsi in posizioni di precarietà legale o di esclusione dal mercato del lavoro. Il futuro degli albi pedagogici e degli educatori socio-pedagogici si sta costruendo proprio ora, fra regolamenti da uniformare, chiarimenti da ricevere e l’urgente necessità di strutturare un sistema di formazione continua adeguato e riconosciuto a livello nazionale.

La Legge 55/2024, pur essendo stata accolta con entusiasmo da molti operatori come un passo necessario per garantire dignità e tutela a una professione spesso trascurata, ha evidenziato un quadro di complessità che richiede tempi e strategie di attuazione ben calibrati. Solo così sarà possibile garantire una transizione ordinata che rispetti le esperienze pregresse e le competenze acquisite, senza penalizzare chi ha contribuito con il proprio lavoro al benessere sociale negli ultimi anni.

Ad oggi, l’Albo rappresenta dunque un’opportunità per elevare lo status delle professioni pedagogiche ed educative, ma anche una sfida organizzativa e culturale che coinvolge non solo i singoli professionisti, ma l’intero sistema formativo, istituzionale e sociale italiano.

L’attenzione resta alta: la normativa deve ancora essere accompagnata da provvedimenti attuativi, regolamenti dettagliati, protocolli condivisi e linee guida operative che possano finalmente sciogliere tutti i nodi aperti e dare certezza a chi quotidianamente opera nelle scuole, nei servizi educativi, nei centri di aggregazione, nelle comunità e nelle strutture assistenziali.

L’istituzione degli albi e dell’Ordine, quindi, più che un punto di arrivo, è un punto di partenza per la costruzione di un sistema professionale più strutturato e riconosciuto, in grado di sostenere adeguatamente una delle missioni più delicate e importanti della società: la formazione, l’educazione e la crescita delle nuove generazioni e delle persone in condizioni di fragilità o vulnerabilità.

.©Danilo Pette

 

Condividi su: