
Europa: serve forza per difendere la libertà
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Italia ed Esteri, Associazioni Militari e Forze Armate.
Europa: serve forza per difendere e proteggere la libertà dalle sfide geopolitiche.
C’è stato un tempo – e purtroppo è tuttora presente – in cui molti hanno dichiarato la fine dell’Occidente. La civiltà basata sul diritto, sulla libertà e sull’individuo sembra minacciata da un caos geopolitico senza fine, da conflitti continui e dall’ascesa di poteri cinici e impersonali.
Tuttavia, si cominciano a intravedere segnali di un possibile risveglio, soprattutto da parte di alcuni paesi del Nord Europa che cercano di riaffermare quei valori fondanti. Il recente vertice NATO all’Aia ne rappresenta un tentativo, anche se la sfida resta aperta e tutt’altro che risolta.
La svolta: non più illusioni, ma strategia
Il nuovo impegno assunto dagli alleati NATO – investire fino al 5% del PIL in sicurezza, difesa e infrastrutture strategiche entro il 2035 – non è una misura tecnica. È una dichiarazione di guerra morale contro la debolezza, il disarmo culturale, la resa senza combattere.
È il ritorno alla verità: non c’è pace senza deterrenza, non c’è prosperità senza forza, non c’è libertà senza sacrificio:
“freedom isn’t free”
L’Europa, da troppi anni pacificata nella retorica e paralizzata nelle azioni, è stata scossa.
E va detto con onestà: le sberle di Trump sono servite.
Senza l’irruenza trumpiana — scomoda, divisiva, ma terribilmente efficace — la NATO non avrebbe mai trovato la forza di rimettersi in piedi.
Trump ha costretto l’Europa a guardarsi allo specchio e a riconoscere la propria vulnerabilità, la dipendenza dagli Stati Uniti e la pericolosa illusione del “soft power” senza forza.
Ha imposto il linguaggio della realtà: se non paghi, se non investi, se non ti difendi, non hai diritto alla protezione.
Sono bastate tre minacce di ritiro americano per sbloccare miliardi di euro di investimenti e una svolta storica.
Lo statista non è chi accarezza il consenso, ma chi sradica l’autocompiacimento. Trump ha fatto questo. Ed era necessario.
Ha inchiodato i governi europei e le loro opinioni pubbliche, alle loro responsabilità.
L’Ucraina come pietra angolare
In tutto questo, l’Ucraina è il perno su cui ruota il destino strategico dell’Occidente. Non solo per la libertà di un popolo invaso, ma per il suo sottosuolo, le sue terre rare, il suo litio, il suo titanio.
Le nuove guerre si combatteranno (e si stanno già combattendo) per le risorse che servono all’intelligenza artificiale, all’elettronica, ai missili ipersonici e alla supremazia tecnologica.
E l’Ucraina è un tesoro troppo importante per essere abbandonato al revanscismo russo.
Con l’accordo sui minerali critici firmato con gli Stati Uniti, Kiev ha gettato le fondamenta di una alleanza economico-strategica irreversibile. Non ci saranno più concessioni gratuite alla Russia. Le regioni ricche di risorse sono oggi presidiate da interessi vitali americani. Putin può anche sognare, ma l’annessione totale dell’Ucraina è diventata un’illusione geopolitica.
Una nuova architettura occidentale
Il nuovo scenario che si delinea è chiaro: gli Stati Uniti non si ritireranno dall’Europa, ma pretendono un’alleanza adulta.
Il tempo del baby-sitting è finito.
L’Europa dovrà diventare protagonista. E potrà esserlo solo se libera da zavorre ideologiche.
Sì, diciamolo chiaramente: questo nuovo Occidente sarà possibile solo se le forze di sinistra resteranno all’opposizione perché, quando governano, disarmano. Quando influenzano, relativizzano. Quando dialogano, cedono.
Serve un’Europa che creda in sé stessa. Che non abbia paura di dire “patria”, “forza”, “ordine”, “cultura”, “civiltà”. Che non confonda il compromesso con la resa. Che scelga la difesa dei propri confini, materiali e spirituali.
L’Occidente si risveglia
Ma il risveglio non basta. Serve visione, coerenza, disciplina. Serve una classe dirigente che non voglia solo gestire il declino, ma guidare la rinascita. Serve la volontà di esistere ancora (MWGA – Make West Great Again).
Trump ha acceso il fuoco. Ora sta a noi tenerlo acceso.
Perché la libertà non si eredita: si difende ogni giorno.
