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Dalle radici toscane alla vitalità di Pinocchio dopo 140 anni

Scritto da Davide Mengarelli il . Pubblicato in .

a cura Davide Mengarelli

Un viaggio eterno tra tradizione, innovazione e valori universali della coscienzaLa celebrazione dei 140 anni di Pinocchio ha riportato sotto i riflettori un’opera che, nonostante il tempo trascorso dalla sua prima pubblicazione, continua a incarnare una modernità sorprendente e un’attualità vivida che riesce a parlare con forza anche alla società contemporanea. Questo straordinario traguardo è stato festeggiato in un contesto denso di storia e di fascino, nella suggestiva Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze, luogo emblematico che ha accolto la presentazione di un’edizione in anastatica del testo originale e di un audiolibro innovativo, nato dalla collaborazione di tre grandi artisti: Lella Costa, Paolo Fresu e Glauco Venier, e pubblicato dalla casa editrice Giunti. L’edizione si distingue per un formato raffinato e ricercato: una rilegatura cartonata inserita in un cofanetto decorato con una stampa che richiama quelle tipiche della fine dell’Ottocento, dove trova posto anche la copertina in pop-up disegnata da Mazzanti e una cartolina con un QR Code che consente di accedere all’audiolibro. La sala stessa è stata animata da proiezioni delle più celebri illustrazioni di Pinocchio, che si sono susseguite nel tempo: dalla prima iconica opera di Mazzanti, passando per le interpretazioni di Mattotti e Mussino, fino alle versioni più recenti e popolari della Disney, in un continuum visivo che racconta l’evoluzione estetica e culturale del personaggio.
Questo compleanno ha avuto quindi un valore non solo commemorativo ma anche educativo e culturale, mettendo in luce l’eredità editoriale di un libro che ha attraversato secoli senza perdere la sua capacità di coinvolgere e stimolare il lettore. La direttrice editoriale ragazzi e YA di Giunti, Beatrice Fini, ha voluto sottolineare come l’opera di Collodi non sia un semplice racconto per l’infanzia, ma un patrimonio culturale vivo e in evoluzione, capace di rispecchiare la realtà sociale di ieri e di oggi.
La genesi di “Le avventure di Pinocchio” è affascinante e rivela molto dell’epoca e del contesto in cui è nato. Originariamente pubblicato a puntate sul “Giornale per i Bambini” a partire dal 7 luglio 1881, il racconto era incompleto e terminava con un finale tragico e drammatico, che vedeva il burattino impiccato. Il successo della storia fu tale da spingere l’editore Felice Paggi e la redazione a sollecitare Collodi a proseguire la narrazione, modificandone profondamente il tono e la struttura. La seconda parte, apparsa fra il 1882 e il 1883, introdusse la figura della Fata Turchina e un epilogo più lieto, grazie al quale Pinocchio si trasforma da burattino di legno a bambino vero e “perbene”. Questo ampliamento non solo ha completato la narrazione, ma ha reso l’opera un romanzo vero e proprio, che nel 1883 venne pubblicato come volume unico e destinato a diventare un classico intramontabile.
Questa evoluzione editoriale riflette anche un momento cruciale nella storia italiana, il periodo post-unitario in cui il Paese cercava di costruire non solo un’identità politica, ma anche linguistica e culturale. Pinocchio diventa così un veicolo per educare, un modo per unire gli italiani attraverso una lingua comune e un racconto condiviso, incarnando le speranze, le sfide e i valori di un’Italia in formazione. Ma il libro è anche una profonda critica sociale, un ritratto acuto dei problemi del tempo, dall’ignoranza all’ingiustizia, dalla povertà allo sfruttamento minorile, temi che restano ancora oggi purtroppo attualissimi.
L’incredibile successo di Pinocchio si misura anche nel numero impressionante di edizioni, traduzioni e adattamenti che ha generato: è il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia e il Corano, con oltre 260 versioni linguistiche e numerose reinterpretazioni televisive e cinematografiche, da quella classica e in parte edulcorata della Disney fino alle più recenti, come il film di Guillermo Del Toro premiato con l’Oscar. Questa capacità di essere continuamente reinterpretato e adattato ai tempi fa sì che Pinocchio resti una storia viva, che non smette mai di parlare a nuove generazioni.
L’edizione celebrativa di Giunti, con il suo audiolibro letto da Lella Costa e accompagnato dalle note di Paolo Fresu alla tromba e Glauco Venier al pianoforte, offre una nuova dimensione di fruizione, capace di unire tradizione e innovazione. La lettura teatrale di Costa, definita “dà dipendenza”, e la musica, evocativa e profonda, danno vita a un’esperienza immersiva che rende la storia accessibile anche ai bambini ipovedenti, e a tutti coloro che possono beneficiare della dimensione sonora. Come sottolineato dalla vicesindaca di Firenze Alessia Bettini, questo non è solo un esempio di collaborazione artistica perfettamente riuscita, ma un passo importante verso un’inclusione culturale più ampia e moderna.
Cosa rende Pinocchio così contemporaneo nonostante i suoi 140 anni? Il fatto che le tematiche fondamentali che attraversano il racconto siano universali e senza tempo: la ricerca della propria identità, il percorso di crescita personale, la lotta contro le tentazioni e gli errori, la necessità di imparare dalla propria esperienza. Pinocchio è, prima di tutto, una metafora della vita stessa, come ha ricordato la stessa Alessia Bettini, un viaggio di trasformazione che tutti affrontiamo in qualche modo. Il desiderio di libertà, il valore della verità e l’importanza dell’indipendenza sono questioni che toccano il cuore di chiunque, indipendentemente dall’età o dal contesto storico.
Al centro di tutto c’è la coscienza, quella voce interiore che invita a guardarsi dentro, a riconoscere i propri errori e a cercare la verità, anche quando è difficile. L’onestà d’animo, la sincerità verso se stessi e verso gli altri, la capacità di perdonare e di essere perdonati sono forse gli insegnamenti più profondi che Collodi ci ha lasciato. Pinocchio, con le sue cadute e i suoi inganni, ci mostra la strada della redenzione, un cammino che culmina nell’amore incondizionato di Geppetto, capace di offrire sempre una seconda possibilità.
Non è quindi un caso se Pinocchio continua a unire generazioni diverse, suscitando emozioni e riflessioni profonde. Tutti, in qualche modo, siamo stati Pinocchio: bambini che sbagliano, cadono e si rialzano, che affrontano il mondo con ingenuità ma anche con coraggio. Questa empatia universale è il vero segreto della sua longevità e della sua forza narrativa.
Ripercorrere la storia editoriale di Pinocchio significa anche riscoprire la figura di Carlo Lorenzini, noto con lo pseudonimo di Collodi, che è stato non solo uno scrittore ma anche un giornalista e un uomo di grande sensibilità sociale. Nato a Firenze, Lorenzini si è formato anche in un ambiente particolare come il Seminario Vescovile di Colle Val d’Elsa, dove ha frequentato le scuole medie tra il 1837 e il 1842. È interessante notare come proprio in quella città esistano luoghi che portano il nome di Pinocchio, come la Costa del Pinocchio e la Fonte del Pinocchio, documentate fin dal XVIII secolo, elementi che forse hanno contribuito a ispirare lo scrittore nella scelta del nome per il suo burattino. La famiglia di Lorenzini aveva inoltre legami con la zona di Poggibonsi, rafforzando così il suo legame con il territorio valdelsano.
Questi dettagli storici e geografici alimentano la suggestione che il nome Pinocchio, oltre a essere un’invenzione letteraria, possa derivare da radici ben precise e reali. In Toscana, il termine “Pinocchio” ha diversi significati: può indicare il pinolo, ma anche essere un diminutivo del nome Giuseppe, come Geppetto stesso, oppure essere legato a termini dialettali che descrivono forme di vita o di natura. Ad Ancona, per esempio, il rione Pinocchio prende il nome dai pini italici, i cui frutti sono chiamati “pinòchi”. Questi intrecci semantici dimostrano come il nome scelto da Lorenzini sia carico di riferimenti culturali e popolari che ne amplificano il valore simbolico.
La storia editoriale di Pinocchio si intreccia con la sua fortuna editoriale. Inizialmente concepito come una semplice “bambinata” da Collodi stesso, che in una lettera al direttore del “Giornale dei Bambini” chiedeva di essere pagato per proseguire, il racconto ha subito una metamorfosi che l’ha trasformato in un classico universale. La prima edizione del romanzo, pubblicata nel 1883 per la Libreria Editrice Felice Paggi, è stata arricchita dalle illustrazioni di Enrico Mazzanti, che hanno fissato l’immagine iconica del burattino di legno. Solo nel Novecento l’opera ha conosciuto un vero boom, con milioni di copie vendute, divenendo un punto di riferimento imprescindibile per la letteratura per ragazzi e non solo.
Oggi, Pinocchio non è solo un libro da leggere ma un patrimonio culturale da studiare e celebrare. La Biblioteca Collodiana a Collodi custodisce una ricca collezione di volumi, edizioni rare, giornali e saggi dedicati a Collodi e al suo burattino, testimonianza tangibile dell’importanza di questa opera.
La relazione di Collodi con il territorio toscano e la sua vita giovanile al seminario di Colle Val d’Elsa sono stati oggetto di approfondite ricerche da parte di studiosi locali, che hanno evidenziato come il legame tra lo scrittore e la sua terra d’origine sia più profondo di quanto si pensasse. La recente installazione della fonte del Pinocchio nel punto esatto dove sorgeva la storica fontana è un gesto simbolico che avvicina ulteriormente il personaggio alla sua origine territoriale, rafforzando la consapevolezza di un’identità culturale condivisa.
Il cammino di Pinocchio, dall’umile inizio come racconto a puntate fino a diventare icona mondiale della letteratura per l’infanzia e simbolo universale della crescita, è la dimostrazione della forza delle storie autentiche e ben raccontate. È una testimonianza di come un’opera possa attraversare epoche e confini, adattarsi ai tempi pur restando fedele alla sua anima, capace di parlare a tutti: bambini, adulti, lettori di ieri e di domani.
Le tematiche sociali affrontate da Collodi sono straordinariamente attuali: la scuola, vista non solo come luogo di istruzione ma come spazio di formazione e crescita; la giustizia, intesa come ricerca di equità e verità; lo sfruttamento dei più deboli, in particolare dei minori; la coscienza individuale e collettiva, che invita a riflettere sulle proprie scelte e responsabilità. Pinocchio è anche una storia di riscatto, dove l’errore non è la fine ma l’inizio di un percorso di apprendimento e cambiamento, una parabola di speranza che ribadisce il valore della seconda opportunità.
Le parole di Lella Costa che accompagnano l’audiolibro di Giunti riescono a infondere nuova vita al testo, mentre la musica di Fresu e Venier arricchisce di emozioni ogni passo del viaggio narrativo. Insieme, questi artisti hanno dato vita a un prodotto culturale che non solo rende omaggio al passato ma apre nuove strade per il futuro della narrazione, per una fruizione più inclusiva e multisensoriale.
Il messaggio di Pinocchio, che da 140 anni continua a parlare a chiunque voglia ascoltarlo, è dunque un invito alla crescita personale, alla ricerca della verità e all’amore come forza redentrice. In un mondo che cambia velocemente, dove le certezze sembrano fragili e le sfide molteplici, la storia del burattino di legno resta un faro che illumina il cammino, ricordandoci che, anche quando cadiamo e sbagliamo, possiamo sempre rialzarci e trasformarci in versioni migliori di noi stessi.
La celebrazione di questo anniversario non è quindi solo una festa per un libro, ma un’occasione per riflettere sul valore della letteratura come strumento di crescita culturale, morale e sociale. Pinocchio, con la sua capacità di attraversare i secoli e parlare a tutte le età, conferma il potere delle storie ben raccontate di unire, educare e ispirare, trasformando un semplice burattino in un simbolo universale di umanità e speranza.

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