
Giuseppe Parlato: il ricordo dello storico che ha restituito le “Destre”
alla Storia della Nazione
Scritto da Cristian Arni il . Pubblicato in Arte, Cultura ed Eventi.
Convegno a Roma in omaggio al Prof. Parlato e al suo prezioso lavoro di ricercatore e studioso
Son trascorsi due mesi esatti dalla scomparsa del Prof. Giuseppe Parlato: era il 2 Giugno – Festa della Repubblica, ed il 1° Luglio si è svolto il Convegno “Storia e memoria della destra italiana: l’eredità di Giuseppe Parlato”, organizzato dalla Fondazione Alleanza Nazionale, presso la sede del quotidiano Il Secolo d’Italia, che la Consul Press desidera riproporre in questo anniversario.
Nel suddetto Convegno, la Destra ha inteso ricordare Giuseppe Parlato, tra i più autorevoli studiosi italiani del Fascismo e dei Movimenti Politici del Novecento, ove hanno delineato lo spessore etico della sua figura, umana e di storico i vertici delle Istituzioni, tra cui il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, il Ministro Alessandro Giuli del MIC, i parlamentari Roberto Menia, Paola Frassinetti, nonché numerosi intellettuali d’area, giornalisti ed accademici.
Un sentito omaggio, da cui è emerso un ricordo partecipato, un coro unanime da parte di chi ha conosciuto, più o meno direttamente il Prof. Parlato e da parte di quanti hanno esaminato o seguito il suo lavoro come storiografico, dedicando allo stesso la sua vita e le sue ricerche.
Una vocazione, la sua, nel tentativo riuscito di approfondire, indagare e far luce sulla destra italiana ed il fascismo, adottando il metodo dell’indagine storica portato avanti, con rigore scientifico e obiettività.
L’oggetto delle sue ricerche, il cui frutto rappresenta un’eredità preziosa e decisamente importante, risulta condensato nei suoi libri, ove sono tracciate le vie della sua indagine.
Naturalmente non potevano mancare i contributi e le testimonianze di suoi Studenti, ai quali il “loro Docente” ha saputo comunicare la sua passione attraverso l’insegnamento, spingendo le nuove generazioni al rigore della ricerca,
Il suo approccio e la sua metodologia evocano un altro grande storiografo moderno: March Bloch, come ricordato da Antonio Rapisarda, direttore de Il Secolo d’Italia, accostando i due studiosi per acume scientifico, rigore metodologico e meticolosità nell’analisi documentale, nonostante i differenti campi di azione: in Bloch l’indagine era sul Medioevo mentre in Parlato l’oggetto della sua ricerca era sul Fascismo e le Destre italiane.
A più voci è stato ricordato come l’oggetto delle sue indagini storiografiche fossero filtrate da uno sguardo lucido, attento, super partes, scevro da condizionamenti di qualsivoglia natura, o da coinvolgimenti emotivi e personalismi, per raggiungere un risultato il più obiettivo e razionale possibile.
Così, in una giornata rovente di inizio Luglio a Roma, in una Sala Convegni colma fino all’uscio, nonostante il caldo torrido, sono accorsi in molti per portare il proprio saluto al professore Parlato, redendogli omaggio; il Convegno viene condotto da eccellenti Relatori i quali si sono passati il testimone ricordando l’emblematica figura dello storico e l’importanza della sua eredità, a testimonianza del lavoro di ricerca compiuto, offrendo, ciascuno a proprio modo, un personale contributo, ricordo, e dell’uomo e dello studioso, presenti aache i suoi familiari.
Il coro unanime dei Relatori ha fatto perno sull’elevato spessore culturale, intellettuale e umano di Giuseppe Parlato, da tutti riconosciuto e ricordato per la sua meticolosa dedizione all’indagine storica, nonché per le sue qualità umane in cui sono state riconosciute tra tutte: signorilità, gentilezza, bonarietà e disponibilità umana e professionale.
Allievo di Renzo De Felice, noto per essere considerato il maggiore storico italiano del Fascismo, Parlato è diventato nel tempo faro e guida per le future generazioni, come rammentato da Roberta Angelilli -V.Presidente Regione Lazo ed Assessore allo Sviluppo- fiera di esser stata sua allieva, ricordandone proprio l’attitudine alla ricerca rigorosa, sottolineandone l’equilibrio con il quale stabiliva empatia con gli studenti, nella condivisione dei tracciati individuati dalle sue ricerche, senza mai ergersi su un “pulpito” dogmatico, evidenziando anche come gli insegnamenti di Parlato le abbiano cambiato letteralmente la vita.
Il Convegno è stato aperto dal V.Presidente della Fondazione AN e deputato di F.d’I. Antonio Giordano, tra i principali co-autori dell’ iniziativa, ed è stato successivamente coordinato dal direttore responsabile del Secolo d’Italia, Antonio Rapisarda.
Un segno di forte riconoscenza è giunto dalle parole di Paola Frassinetti, Sottosegretario Istruzione e Merito (F.d’I.), che ha ricordato il sostegno e contributo di Giuseppe Parlato affinché non si perdesse la memoria di una delle pagine della nostra Storia, troppo a lungo ignorata, promuovendo nelle scuole la conoscenza delle foibe in maniera oggettiva, tralasciando giustificazionismi e, in qualche caso negazionismi, definendo il professore un pilastro della nostra cultura per il grande senso critico ed obiettività, ma con grande attaccamento alle radici, ricordandolo come “compagno di viaggio” acuto, presente e profondo nelle sue analisi.
La pagina sulle foibe ha inevitabilmente coinvolto il delicato capitolo del confine nord orientale tra Friuli- Venezia Giulia, Croazia e Slovenia, dove si estende il roccioso altipiano del Carso dirimpetto al mare Adriatico, teatro e crocevia di genti e culture, teatro di tragedie che hanno caratterizzato tutta l’area, con epicentro Trieste, città di residenza del Senatore Roberto Menia, V.Presidente della Fondazione Alleanza Nazionale, che ha ricordato, con sentita emozione, il forte impegno di Parlato proprio per il capoluogo friulano, nel periodo in cui Menia ricopriva il ruolo di Assessore alla Cultura.
Il senatore ha criticato inoltre l’incomprensibile atteggiamento dell’Ordine dei Giornalisti, ostile a commemorare degnamente il Reporter triestino Almerigo Grilz – ucciso in Mozambico ove stava testimoniando il conflitto in corso – e che finalmente ha oggi una strada intitolata a suo nome nella Città di Trieste, proprio per per il suo impegno. Menia ha narrato l’episodio ottenendo un sorriso bonario dai presenti, citando le parole di Giuseppe Parlato che in seguito gli disse “Hai avuto coraggio”.
Il senatore ha poi ricordato l’importante contributo di Parlato nella valorizzazione del Museo del Risorgimento di Trieste, ritenendo il professore, l’unico a poter parlare – con cognizione di causa – su quel frastagliato e combattuto confine orientale del nostro paese, proprio perché la sua indole lo aveva portato ad approfondire la questione nella totalità del suo complesso, da storico, secondo gli insegnamenti di De Felice, di cui citiamo le sue stesse parole « Lo storico non può essere unilaterale, non può negare aprioristicamente le “ragioni” di una parte e far proprie quelle di un’altra. Può contestarle, non prima però di averle capite e valutate».
Successivamente Antonio Giordano ha omaggiato Parlato, attraverso il suo intervento ricordandone una passione d’acciaio per la storia della politica, identificando questi momenti nella memoria quale traccia indelebile della nostra identità presenti nel lavoro del professore “Non ci può essere cultura senza memoria e ciò che lega i due concetti è l’identità. Il lavoro di analisi di Parlato, il suo metodo storiografico sono lì a dimostrarlo”, focalizzando il suo intervento nei due termini a titolo del convegno: Storia e Memoria e ricordando la presenza del professore durante i corsi di formazione organizzati dalla Fondazione An, senza tralasciare la rigorosità e la stima di cui beneficiava da parte di amici, colleghi e chiunque entrasse con Lui in contatto.
«Ascoltandolo sapevamo di arricchire la capacità di comprendere il passato», così il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricordato nel suo intervento il professore Parlato, rendendo omaggio al suo metodo, ai suoi scritti e al grande impegno e lavoro compiuto nell’organizzazione degli ‘Archivi delle Destre’ : «Chiederò agli organi di Fratelli d’Italia ma anche agli altri partiti del centrodestra, di fare opera di informazione, non obbligo, a sindaci e consiglieri comunali per inserire nelle biblioteche comunali i libri di Giuseppe Parlato».
La Russa ha poi proseguito il suo ricordo sul professore. evidenziandone l’etica e la capacità di discernimento «Pur essendo un uomo che possiamo definire di destra, il suo pensiero riusciva a essere privo dalla ‘nebbiolina’ dell’appartenenza che, per quanto uno si sforzi, se sei parte e se sei stato militante, non puoi cancellare. Lui per il suo percorso, per storia e per la capacità di interpretare la funzione dello storico in modo corretto, ha saputo parlare di argomenti che per altri erano tabù. Ad esempio del neofascismo».
E sempre proseguendo il suo intervento. ha voluto poi sottolineare due significativi episodi:
> IL PRIMO, avvenuto nel corso della commemorazione per il “75° Anniversario della I^ Seduta del Senato”, citando una osservazione di Parlato di fronte all’auditorio sulla XII Disposizione transitoria della Costituzione, con cui «Segnalava che fosse impossibile ri-avere l’esperienza di un partito fascista o uno stato fascista. Ma nel 2° comma, lui disse, prevedeva che bastasse una legislatura, quindi 5 anni, perché le persone coinvolte ad alto livello non avessero altre conseguenze.»
> IL SECONDO, le parole pronunziate da Parlato davanti al Presidente della Repubblica: «Quando si parla di pacificazione non si inventa niente che i padri costituenti non avessero già previsto nel secondo comma».
Al termine del suo intervento, La Russa ha precisato come questo punto sia ancora attuale, in quanto «Oggi il tentativo di confondere storia e dibattito politico e di interpretare la storia secondo le proprie visioni e convenienze, è molto più forte di quanto avvenisse nel passato».
Non poteva mancare il contributo del Ministro Alessandro Giuli, titolare del MIC, con un suo focus su una frase chiave per descrivere l’Ex Presidente della “Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice”, ricordando il professore Giuseppe Parlato come «Colui che ci ha insegnato a studiare, a non avere complessi di inferiorità».
Nel suo intervento il Ministro Giuli ha richiamato l’attenzione sulla definizione di “accademico militante”, ricordando l’ex ministro Giuliano Sangiuliano «Al mio posto ci dovrebbe essere Giuliano Sangiuliano che diede a Parlato la giusta collocazione, alla direzione dell’Istituto Storico Italiano per l’Età Moderna e Contemporanea».
Nel rendere omaggio allo storico, il ministro Giuli ha poi ricordato con emozione «Io ho visto Parlato da ministro, fino alle ultime ore di vita, ho visto una luce indomita nei suoi occhi. E’ stato un accademico di lignaggio, un allievo tra i principali di Renzo De Felice, un accademico combattente. Da lui ho imparato il rigore della ricerca, della stesura dei testi. Ha insegnato molte cose ai giovani, ci ha insegnato che bisogna studiare, che non dobbiamo avere mai complessi di inferiorità, anche in stagioni in cui vivevamo in un sistema che ci escludeva».
E’ nelle parole del capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, uno sguardo alla memoria storica, in cui era emersa una consapevolezza proprio grazie all’importante contributo dello storico «Parlato diede un contributo importante anche alla percezione di noi stessi». L’intervento di Gasparri è un richiamo si alla memoria, ma una memoria in cui erano già presenti le tracce di un futuro che sarebbe giunto, del quale Giuseppe Parlato aveva intravisto gli orizzonti. «Ci ha fatto riflettere su tante cose L’ Msi quando nacque la Nato si schierò con la Nato, perché c’era l’Occidente e c’era la Russia, il movimento sociale votò in Parlamento a favore. Parlato nei suoi testi spiegò come Junio Valerio Borghese stesso guardava agli americani. Nel ’44 l’ex capo della Decima Mas prende contatti con gli americani, non per tradire, ma per realismo», nelle parole del capogruppo in Senato.
Per Gasparri da quel momento in avanti era individuabile la «Collocazione occidentale. E quel dibattito è sempre lo stesso».
Esordisce così. Gianni Scipione Rossi, storico, saggista, ex vice direttore Rai, “«Ho perso un amico», il quale si è soffermato sugli scritti di Parlato, titoli fondamentali del professore, ai fini della ricerca storica e del suo metodo di indagine.
Gianni Scipione Rossi ha voluto citare i lavori di Parlato sul fascismo di sinistra e sul corporativismo tra i quali uno dei libri più importanti dello storico, ‘Fascisti senza Mussolini’, ricordando di aver condiviso ben 40 anni di lavoro con il ricercatore, annoverandoli come anni indimenticabili tra scambi di idee, carte, documenti, un rapporto umano, professionale e prolifico.
Giunge poi una sua anticipazione su un libro postumo, con l’auspicio che presto possa vedere luce, «Si tratta di un libro sugli anni’50». Giunge puntuale, nell’intervento di Rossi, il ricordo di quanto Parlato sia stata una figura di «Storico perfetto per studiare il mondo delle destre».
L’indagine e le sue ricerche erano fondate su valutazioni prive di pregiudizi, basandosi sui documenti e sulle carte, come amava ricordare Parlato. Ancora una volta viene ricordato l’immenso lavoro di organizzazione ed “Archivio Storico delle Destre”; un Archivio che prima non c’era e che oggi offre l’opportunità di compiere ricerche in maniera seria ed attenta proprio grazie all’opera di Parlato, Rossi ha concluso il suo intervento dicendo che «E’ grazie a lui se tale storia è stata restituita alla storia nazionale».