
La Nobiltà è Servizio: La visione di Silvia Andronik Cantacuzino
per il futuro dell’Europa
Scritto da Alessio Tommasi Baldi il . Pubblicato in Araldica, Cavalieri, Nobili e Templari.
Proseguiamo con le nostre interviste onorati di conoscere meglio Sua Altezza la Principessa Silvia Lucia Reghekampf Andronik Cantacuzino, discendente di una dinastia con oltre mille anni di tradizione e l’eredità imperiale della famiglia Andronik, legata alla storia dell’Impero Romano d’Oriente, e di quella dei Cantacuzino, discendenti del celebre Vlad III Țepeș, figura imponente nella storia della resistenza europea contro l’invasione ottomana.
Intervista di Alessio Tommasi Baldi concessa a fine Agosto 2025
Grazie per aver accettato questa intervista, Altezza, è un privilegio poter parlare con Lei.

Può raccontarci le origini della Sua famiglia e il legame con l’Impero Romano e come si intrecciano le due grandi eredità familiari: quella bizantina e quella valacca?
Grazie per la sua domanda e per l’onore concessomi con questa intervista. La storia della mia famiglia è profondamente radicata in due tradizioni imperiali distinte ma armoniosamente intrecciate: l’eredità bizantina, attraverso il ramo imperiale dei Comneno-Andronico, e il ramo valacco, attraverso alleanze storiche e di sangue con le famiglie regnanti della Valacchia, inclusa la figura emblematica di Vlad III Țepeș. Dal ramo paterno, la famiglia discende da Andronico I Comneno, imperatore bizantino (1183–1185). Dopo la caduta di Costantinopoli, i discendenti furono accolti nelle corti caucasiche, in particolare in Georgia, dove divennero parte dell’aristocrazia e furono riconosciuti come principi nell’Impero Russo. Il ramo valacco-romeno, noto come Cantacuzino–Andronik, mantenne legami con le famiglie nobili dei Drăculești, Basarabi e Bălș, rafforzando l’unità cristiana contro l’Impero Ottomano. L’eredità di Vlad Țepeș si riflette nei valori di giustizia, coraggio e devozione all’identità ortodossa.
L’alleanza tra Piroska d’Ungheria (figlia del re Ladislao I) e la dinastia dei Comneno rappresenta un ponte tra l’Europa latina e l’Impero ortodosso, con influenze durature in Ungheria e nei principati romeni. Questa unione non fu solo politica, ma profondamente spirituale e culturale. I suoi discendenti — in particolare attraverso il figlio Manuele I Comneno — continuarono a rafforzare l’influenza di Bisanzio in Europa centrale, inclusa l’Ungheria e i principati romeni.
Può raccontarci qualcusa di sé? Di cosa si occupa e come un’eredità storica tanto prestigiosa influenza la Sua visione del mondo e le Sue responsabilità personali e pubbliche?
Come attuale capo della Casa Principesca Andronik Cantacuzino la mia attività è profondamente legata all’identità storica, spirituale e culturale di questa eredità. Il mio lavoro e la mia responsabilità, dunque, vanno dal coordinamento della Casa Principesca e dell’associazione culturale affiliata, alla rappresentanza della Casa in incontri con leader del mondo accademico, religioso, nobiliare e diplomatico, sia in Romania che all’estero. Poi c’è la partecipazione attiva agli Ordini cavallereschi tradizionali, in particolare lo storico Ordine del Drago, nel quale la nostra Casa riveste un ruolo storicamente e simbolicamente riconosciuto. Infine, l’organizzazione di conferenze, mostre, pubblicazioni e progetti dedicati all’eredità bizantina e alla storia romena e le attività filantropiche, di mentorship e promozione dell’educazione ai valori nobiliari per le nuove generazioni.
Tanto lavoro, quindi, d’archivio, corrispondenza ufficiale, preparazione di materiali culturali e gestione dell’agenda nobiliare — sempre in equilibrio tra tradizione e presente.
Quali sono, secondo Lei, le responsabilità spirituali ed etiche di chi discende da un’eredità così significativa?
Questa eredità imperiale e principesca non è un mero titolo, ma una vocazione profonda! Anzitutto dobbiamo dare continuità storica e spirituale all’eredità Comneno–Andronikashvili–Cantacuzino, non come una semplice genealogia, ma come una linea sacra che offre direzione, responsabilità e identità. Questo ci impone di vivere con integrità e con rispetto verso coloro che hanno servito i valori cristiani, ortodossi ed europei. Poi abbiamo il dovere di continuare ad essere ponte tra Oriente e Occidente. La mia famiglia rappresenta un ponte vivente tra la civiltà bizantina e la cultura romena ed europea. Così come le alleanze nobiliari medievali univano regni e tradizioni, credo nel potere della diplomazia culturale per unire nazioni e ideali.
Infine c’è una responsabilità pubblica e l’esempio di vita personale. La nobiltà non riguarda il privilegio — riguarda il dovere. Attraverso l’azione, l’educazione e la protezione dei più vulnerabili, abbraccio il ruolo di difensore dell’onore, della cultura e della fede, nel nome dei miei antenati e del nostro futuro condiviso.

Una missione, dunque, che trascende le generazioni con un’influenza morale e culturale?
Questa eredità non è solo un tesoro del passato — è una chiamata vivente. È nostro dovere non permettere che la memoria delle famiglie Bălș, Ghika, Cantacuzino, Sturdza, Racoviță, Șuțu o Andronikashvili venga dimenticata, ma anzi che sia integrata nella coscienza culturale dell’Europa. La Casa Principesca costruisce ponti tra ricerca storica, spiritualità ortodossa, identità nobiliare autentica ed educazione moderna. Sosteniamo i giovani che provengono da famiglie storiche o che sentono la chiamata dei valori tradizionali — perché la nobiltà non significa superiorità, ma servizio. Non è una corona da indossare, ma una croce da portare con dignità.
Questo si traduce, ad esempio, in collaborazioni con case nobiliari e organizzazioni in tutta Europa e in Oriente; in progetti storici con chiese, accademie e ordini cavallereschi; nella promozione di una piattaforma culturale paneuropea e nel consolidamento dell’Ordine Storico del Drago, nella tradizione delle alleanze bizantino–ungheresi–valacche.
Alle nuove generazioni voglio dire che la nostra eredità non ci appartiene. Ci è stata affidata dai nostri antenati e deve essere trasmessa ai nostri discendenti — più pura, più dignitosa e più viva. Deve essere difesa non con orgoglio, ma con dignità, silenzio attivo e azioni onorevoli. Questo è il cammino che seguo — nel nome di una storia vera e vivente, nel nome dell’Europa cristiana e della dignità umana. Con umiltà e determinazione.
Lei ha ricevuto lo scorso anno la Palma d’Oro di Assisi per il suo impegno umanitario. Quali sono le principali iniziative che ha portato avanti per la promozione della pace e della solidarietà?
Sono profondamente onorata di aver ricevuto la Palma d’Oro di Assisi, riconoscimento che riflette un impegno costante per la pace e la solidarietà, ispirato allo spirito di San Francesco.
Tra le iniziative principali, ho promosso il dialogo interreligioso e interculturale attraverso conferenze internazionali, coinvolgendo leader spirituali e civici per favorire la comprensione reciproca. Ho sostenuto progetti locali nei Balcani e in Europa orientale tramite la Casa Principesca, con attività educative e culturali per la riconciliazione.
Mi dedico anche alla formazione dei giovani, in particolare donne e persone emarginate, come mentore in ambiti legati alla pace e all’etica ambientale. Partecipo attivamente a eventi e media internazionali per promuovere narrazioni inclusive e spiritualità nella vita pubblica.
Recentemente ho scritto un saggio intitolato “La pace e la sostenibilità della pace nel contesto contemporaneo” affronta temi chiave ed integra giustizia sociale, ecologia e spiritualità, accolto positivamente in ambito accademico ed ecclesiastico.
Questo riconoscimento non celebra solo il passato, ma rafforza una vocazione: unire ricerca, spiritualità e azione concreta per costruire comunità pacifiche e resilienti.

Lei è madrina dell’Ordine del Drago. Può spiegare al nostro pubblico cos’è questo ordine, da quali valori è guidato, e quali sono le sue principali attività e quali sono i progetti e le iniziative che porta avanti?
L’Ordine del Drago è un ordine cavalleresco cristiano d’élite riservato all’alta nobiltà fondato nel 1408 dal re Sigismondo di Lussemburgo, con lo scopo di difendere la fede e la Corona dalle minacce ottomane, e preservare le alleanze nobiliari di origine bizantino-ungherese.
Simbolo di nobiltà, spiritualità e continuità storica tra Oriente e Occidente, l’Ordine si ispira a figure come Vlad III Țepeș, che ne fu autorevole membro e ne ereditò il simbolo e la missione del cavaliere cristiano-difensore, e alle dinastie dei Comneno e degli Árpád. Il drago avvolto su stesso con la croce rossa fiammeggiante, emblema dell’Ordine, rappresenta vigilanza spirituale, lealtà, sacrificio e lotta per la verità. Il drago non è una bestia temibile, ma un simbolo di vigilanza spirituale e impegno morale incrollabile.
I valori fondanti includono la difesa della fede cristiana, la lealtà alla tradizione imperiale e la solidarietà tra i membri.
Dal XV secolo in poi, l’Ordine lasciò un’impronta profonda nei regni dell’Europa centrale e sud-orientale, in particolare in Ungheria, Serbia, Valacchia, Transilvania e Italia.
Oggi, l’Ordine continua come istituzione nobiliare e spirituale, promuovendo i principi della cavalleria autentica: dignità, responsabilità, fede e impegno per il bene comune. Come Madrina, considero una responsabilità spirituale custodire la tradizione, guidare le cerimonie, salvaguardare la purezza dei valori dell’Ordine, sostenere la sua rinascita spirituale nel mondo contemporaneo e incoraggiare le nuove generazioni di cavalieri ad abbracciare con dignità la loro eredità draconica. trasmettendo loro il significato profondo della nobiltà come servizio e impegno morale.
L’Ordine del Drago è presente anche in Italia, di cosa si occupa nel nostro Paese?
L’Italia ha un legame storico profondo con l’Ordine del Drago, risalente al Medioevo, quando molte famiglie nobili italiane ne abbracciarono la missione spirituale.
Oggi l’Ordine è attivo in diverse città italiane — tra cui Cuggiono (MI), Roma, Bari, Napoli, Venezia e Trento — con iniziative culturali, accademiche e cerimoniali che promuovono i valori della cavalleria cristiana.
L’Ordine in Italia promuove la difesa dell’identità cristiana europea, l’affermazione dei valori morali e spirituali nella società moderna, la riconciliazione storica, l’educazione dei giovani e la conservazione dei legami genealogici nobiliari. Il drago con la croce rossa non è solo un simbolo araldico, ma un richiamo all’onore, alla giustizia, al sacrificio e alla fedeltà.
L’Ordine del Drago non è una reliquia, ma una realtà viva: un cammino di fede, coraggio e servizio, che unisce generazioni e nazioni nel nome di valori eterni. È un cammino, non un ricordo. Un voto, non una decorazione.
In Italia, in Europa e ovunque anime nobili credano nella fede, nell’onore e nella dignità, l’Ordine mantiene viva la sua fiamma. Non richiede sfarzo, ma coraggio. Non parole vuote, ma azioni. Non privilegio, ma servizio. Questa è la vera nobiltà. Questo è il Drago.

In che modo l’Ordine si impegna nel promuovere la cultura, la solidarietà o il dialogo interculturale? Ha un impatto concreto nel tessuto sociale italiano o europeo?
Come ho detto, l’Ordine del Drago è oggi una realtà viva che promuove cultura, solidarietà e dialogo interculturale in Europa, con un impatto concreto e discreto nel tessuto sociale.
In ambito culturale, sostiene conferenze, pubblicazioni e collaborazioni accademiche su temi legati alla cavalleria, alla storia bizantina e all’araldica, trasmettendo valori come onore, dignità e memoria storica.
Sul piano sociale, l’Ordine è attivo in progetti caritativi, educativi e di sostegno a comunità in difficoltà, giovani, famiglie tradizionali e veterani, sempre guidato da uno spirito di servizio nobile.
Nel dialogo interculturale e religioso, promuove il rispetto tra le tradizioni cristiane (ortodossa, cattolica e protestante) e favorisce la riconciliazione storica tra i popoli europei.
A livello europeo, l’Ordine rafforza i legami tra famiglie nobili, intellettuali e società civile, riaffermando i valori fondanti dell’Europa attraverso l’azione concreta.
È una forza silenziosa ma presente, che mantiene viva la fiamma della nobiltà intesa come responsabilità, non come privilegio.
Lei è attivamente coinvolta nella diplomazia culturale e nel dialogo interreligioso e in iniziative culturali e filantropiche. Quali ponti si possono costruire oggi tra Oriente e Occidente, tra fede e modernità? E quali sono le cause che Le stanno più a cuore e che sente più urgenti nella società attuale?
Come Capo della Casa Principesca Andronik Cantacuzino, considero il mio ruolo una missione morale e spirituale: costruire ponti tra Oriente e Occidente, tra fede e modernità.
Attraverso pubblicazioni e conferenze, lavoro per ravvivare la memoria storica della mia famiglia e riaffermare l’identità nobile romena, bizantina e valacca, come nel progetto in corso presso il Palazzo Ghika di Bucarest. Poi c’è la promozione il dialogo interreligioso, in particolare tra ortodossi e cattolici, collaborando con clero, ordini nobiliari e diplomatici per favorire unità e riconciliazione unendo spiritualità e azione concreta.
Un’altra causa centrale è l’educazione alla leadership etica: sostengo giovani in cerca di significato e identità, e sto lanciando il programma “Leadership Regale e Nobiltà Interiore”, per unire trasformazione personale e impegno sociale sostenendo giovani talentuosi con risorse limitate.
Infine, cerco di rafforzare il ruolo delle donne nella nobiltà.
Essere una Principessa significa portare una croce non per esibirla, ma con onore e amore. È mio dovere dare significato alla storia, ricostruire ponti tra popoli e culture, e servire sia la memoria che il futuro. Tutto ciò che faccio è per lealtà verso chi mi ha preceduta e responsabilità verso chi verrà dopo.
Guardando al futuro, quali progetti o visioni desidera realizzare per trasmettere la Sua missione alle prossime generazioni?
Per me, il futuro è una costruzione concreta fondata sull’eredità dei valori e nell’azione. La missione della Casa Principesca Andronik Cantacuzino deve diventare uno strumento vivente di trasformazione. Questo richiede non solo di preservare la dignità, ma di trasmetterla attraverso azioni chiare, educazione, diplomazia e filantropia.
Sto lavorando a progetti che uniscano educazione, spiritualità e responsabilità sociale, tra cui:
- Accademia Internazionale di Leadership Nobiliare e Spirituale – per formare giovani leader europei nei valori di onore, fede e discernimento. Un luogo dove questi valori diventino strumenti di vera leadership moderna e dove lo stile di vita aristocratico sia sinonimo di responsabilità, non di privilegio.
- Consiglio Nobiliare per la Dignità e la Pace – per promuovere riconciliazione e integrità morale in un mondo instabile. I leader spirituali e morali sono chiamati a costruire ponti, non muri.
- Mentoring e borse di studio – per sostenere giovani con vocazione e integrità, indipendentemente dalle risorse e formare “nobili” nel pensiero e nell’azione.
- Rafforzamento dell’Ordine del Drago – come baluardo spirituale e culturale europeo, con missioni e programmi attivi nel volontariato e nella diplomazia che proseguano gli ideali per cui l’Ordine fu fondato.
- Congresso Annuale delle Tradizioni Nobiliari Viventi – a Bucarest per creare progetti comuni tra famiglie storiche e leader religiosi e culturali per il ripristino dell’armonia e della memoria spirituale in Europa.
- Mostra sul Rinascimento Bizantino e le arti sacre – per trasmettere la memoria attraverso l’arte e il simbolismo. Queste iniziative saranno seguite da pubblicazioni e documentari pensati per ispirare ed educare i giovani alla nobiltà reale, silenziosa e incrollabile.
- Biblioteca Reale Digitale – per rendere accessibili archivi genealogici e storici sulle famiglie Komnenos, Cantacuzino, Drăculești, Sturdza, Ghika, Racoviță e altre a studiosi e giovani ricercatori. È un progetto dedicato alla memoria, all’identità e alla ricostruzione nazionale ed europea.
Infine, come madre e guida, so che l’esempio è la forma più potente di educazione perché il vero insegnamento nasce dall’azione coerente, non solo dalle parole. Questo modello è il dono più prezioso che posso offrire al futuro.
In conclusione: Il futuro della nobiltà non è un ritorno ai troni, ma alla coscienza. Un mondo in cui la nobiltà torni a significare onore, sacrificio, lealtà e amore attivo. Tutto ciò che costruiamo oggi continuerà attraverso persone, progetti e ideali viventi. La nostra eredità non è solo il passato, ma la direzione verso cui teniamo alta la testa.
Dove c’è luce, onore e verità — lì si trova il nostro destino.
Ringraziamo di cuore Sua Altezza la Principessa Silvia Lucia Reghekampf Andronik Cantacuzino per aver condiviso con noi non solo la ricchezza di una storia personale e familiare straordinaria, ma anche una testimonianza viva di impegno, fede e servizio verso l’umanità. In un tempo in cui il mondo sembra spesso disorientato, figure come la Sua ci ricordano che la vera nobiltà non è solo un’eredità di sangue, ma una vocazione all’armonia, al dialogo e alla costruzione di ponti di pace e collaborazione duraturi tra i popoli.
ricordiamo alcuni degli articoli già pubblicati dalla nostra testata in relazione alla Famiglia Imperiale Cantacuzino e all’Ordine del Drago e, precisamente, in data 28.02.2019, in data 13.01.2023 ed in data 26.06.2025 e la pagina Facebook ufficiale della Casa Imperiale Cantacuzino di Bisanzio, Valacchia, Moldavia e Transilvania
