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Anchorage: non pace ma nuovi confini.

Anchorage: non pace ma nuovi confini.

Anchorage: non pace ma nuovi confini. Un incontro simbolico che segnala la ridefinizione di potere tra USA e Russia.

Non è l’Ucraina, non  è la pace ma ridisegnare nuove sfere e nuovi equilibri. Non ci si stringe la mano per compiacere i fotografi, nĂŠ per scrivere comunicati intrisi di retorica umanitaria.

In Alaska, davanti alle montagne eterne e al mare che custodisce le rotte dell’Artico, due uomini si incontrano per ribadire ciò che conta davvero: chi comanda e dove iniziano e finiscono i reciproci imperi.

Questo almeno l’intento del Presidente Trump. Che lo sia anche di Putin è tutto da vedere.

 

Che Zelensky non sia stato invitato non è un incidente di protocollo. È un messaggio.

Un atto deliberato, un colpo secco sul tavolo: l’Ucraina è solo una casella su una scacchiera più vasta. Qui si disegna la nuova carta delle sfere di influenza. Qui, tra il vento gelido e la neve eterna, si replica il copione che fu di Yalta: pochi, potentissimi, che decidono per tutti.

E non è un caso che il teatro di questo incontro sia proprio l’Alaska. Per anni, da Mosca, si è alimentata la nostalgia di un passato imperiale in cui questa terra era “russa”. Oggi Putin mette piede qui, non da conquistatore ma da ospite. Lo fa accettando, forse obtorto collo, la cornice americana. È come se dicesse: “Questa è casa vostra, e io lo riconosco”.

Parallelamente, mentre ad Anchorage si discute di confini invisibili ma reali, a Washington e in altre città blu l’ordine cambia volto. La Guardia Nazionale presidia strade che fino a ieri erano feudi intoccabili del progressismo militante. Non è solo un’operazione di sicurezza: è un colpo chirurgico alle città santuario, ai laboratori di ideologia woke, alle capitali del relativismo morale e politico. È la fase due del piano: dopo la proiezione di forza all’esterno, la bonifica interna.

Trump non gioca a rincorrere emergenze: costruisce scenari. Distrugge per ricostruire.

E questa volta la ricostruzione parte da due pilastri: la riaffermazione della sovranità sui confini esterni e la riconquista dell’anima nazionale all’interno.

L’Alaska non è soltanto un luogo. È un avvertimento.

E questo incontro, piaccia o no, non riguarda Kiev.

Riguarda il mondo che verrĂ .

Queste sono deduzioni basate sull’osservazione di fatti, dati ed eventi; non pretendo di affermare verità assolute, ma di offrire una possibile chiave di lettura.


Foto autore articolo

Gabriele Felice

Gabriele Felice Founder & CEO ISW Italian Store World | Connecting the Best of Italy with the Western Market | https://www.italianstoreworld.com https://medium.com/@Gabriele.Felice https://www.italiareportusa.com/author/gabriele-felice
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