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Armando Diaz, Duca della Vittoria, al Museo dei Granatieri di Sardegna

L’Italia di Vittorio Veneto:
dal “Pensiero e Azione” al “Libro e Moschetto”

Per i Cento Anni dalla Grande Guerra è in corso al Museo Storico dei Granatieri di Sardegna una mostra dal titolo “Diaz – Una Stirpe di Militari, Mostra di Cimeli e Documenti Storici Inediti”, fino al 31 Luglio 2018, organizzata dai Granatieri, nella persona del Direttore del Museo, il Colonnello Bruno Camarota con il sostegno della Famiglia Diaz e del Ministero della Difesa.

Mostra curata con amore e dedizione, rigore e sobrietà, doti che appartengono all’indole del “Granatiere”, e che si riflettono non solo nelle loro gloriose imprese militari, ma anche nelle imprese civili ed estetiche, come il riuscitissimo restauro del mosaico del “Granatiere”. Un’ opera realizzata da un granatiere, raffigura un granatiere nell’atto di lanciare una granata, questo mosaico è stato restaurato e collocato sul lato esterno del Museo, grazie all’attenzione e alla competenza dei granatieri.

“Di Noi tremò la nostra vecchia gloria
Tre secoli di fede e una vittoria”
(G. d’Annunzio)

 

Questi versi del poeta Gabriele d’Annunzio si possono leggere sul portone d’ ingresso del Museo Storico dei Granatieri, il più antico Corpo Militare Italiano, fondato nel 1659 dal Duca Carlo Emanuele II di Savoia. Il Museo venne inaugurato nel 1924, un luogo che racconta le valorose gesta dei Granatieri a testimonianza del loro profondo Amor Patrio e del loro Senso del Sacrificio. Durante la Grande Guerra i Granatieri si diedero anima e corpo alla difesa della Patria, distinguendosi per valore e coraggio, un’impresa memorabile Il Salto del Granatiere, evento eroico verificatosi sul Monte Cengio, nel 1916.

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La mostra presente nel Salone d’Onore, dedicato ai regnanti di Casa Savoia, racconta in senso cronologico la storia di un grande uomo, il Duca della Vittoria, il napoletano Armando Diaz, che con la sua forza morale e le sue capacità militari portò il Regio Esercito Italiano, dalla più profonda tragedia militare alla più gloriosa vittoria dopo un anno esatto, da “Caporetto” 24 Ottobre 1917 a “Vittorio Veneto”, 24 Ottobre 1918.

Il Generale Diaz viene descritto come un uomo “elegante senza esibizioni, di poche e forbite parole, buon conoscitore del francese e sempre disposto a tornare al suo napoletano, autorevole ma non autoritario, esigente ma comprensivo”. La sera dell’8 Novembre del 1917, giornata fondamentale in cui si svolse il decisivo Convegno di Peschiera il Re-Soldato Vittorio Emanuele III in uno dei momenti più difficili della Grande Guerra, sostenuto da un’ “Incrollabile fede nella Vittoria” e da estrema fiducia nel Valore del Suo Esercito, dopo aver “Imposto” agli Alleati la Linea del Piave, come nuovo fronte, sostituì il Capo di Stato Maggiore Cadorna con il giovane Generale Armando Diaz. Il Re aveva incontrato Diaz il 16 Luglio del 1917 a Cassignano e avendone ammirato le sue capacità umane e militari disse: «Questo Generale un giorno potrà servire.» In mostra è presente il documento che attesta la Sua risposta: «Assumo la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito conto sulla fede e abnegazione di tutti… L’arma che sono chiamato a impugnare è spuntata: la rifaremo.»

Dopo una valorosa ritirata il Regio Esercito attestatosi sulla linea del Piave e del Grappa, “il fiume e il monte Sacro degli Italiani”, guidato e sostenuto dal nuovo Capo di Stato Maggiore, riprese vita e forza, grazie ad una Propaganda più mirata, sistematica ed organizzata nel cosiddetto Servizio P. In mostra nella sezione dedicata alla Propaganda presenti documenti che evidenziano questa azione positiva di sostegno spirituale per le truppe. Riportiamo un testo dove questo nuovo spirito si fa sentire: «Qui è vietato di pronunciare parola alcuna di scoraggiamento, di stanchezza, di critica o tendente a diminuire la nostra energia patriottica e la fiducia assoluta nei nostri capi militari e nei nostri alleati.»

Inoltre Diaz emanò subito diversi Comunicati, che mostrano il Suo valore civile e militare: “Attestamento su Piave rappresenta periodo di crisi che occorre superare al più presto. Ognuno dia tutto se stesso.” – “Rammento che sulla linea del Piave sono in gioco onore e salvezza della Patria” – Suprema necessità dell’attuale momento è la pronta ricostituzione morale e materiale dei reparti di fanteria e delle altre armi… Nessuno sforzo sarà eccessivo.

 

Durante il percorso espositivo è possibile ammirare documenti storici inediti, come l’estratto dell’Atto di nascita Napoli 1861, anno della Proclamazione del Regno d’Italia, che segnò il Suo Destino di portare a compimento l’Unità d’Italia, l’estratto del matrimonio nel 1895, oggetti personali come la divisa, l’elmetto, il berretto e le posate portatili. Una interessante sezione è dedicata alla corrispondenza con il Vate d’Annunzio, valoroso militare e protagonista assoluto della Propaganda, presente in mostra il dono che il poeta fece a Diaz il giorno della Vittoria, il timone di un aereo tedesco, la nuova arma che permise a d’Annunzio di compiere i Suoi Voli Simbolici: ricordiamo il volo su Trieste e Vienna, con esposto il volantino tricolore che lanciò su Vienna.

Importante la sezione dedicata al Duca Invitto, il Duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia, comandante della Invincibile Terza Armata durante la Grande Guerra, che comprendeva il 23° Corpo d’Armata comandato da Diaz e la Brigata dei Granatieri di Sardegna. Presenti vari documenti, significativo il testamento spirituale del Duca Invitto, scritto poche ore prima di morire, a Torino, il 4 Luglio del 1931. “Tutto per la Patria e per il Re… Desidero che la mia tomba sia, se possibile, nel cimitero di Redipuglia, in mezzo agli eroi della Terza Armata”.

Finita la guerra il Generale Diaz fu proclamato il 23 Ottobre 1919 “Cittadino Romano”, visibile in mostra questo importante e simbolico documento, insieme al documento che attesta l’Atto di Concessione del titolo di “Duca della Vittoria” il 24 Dicembre del 1921, in seguito alla solenne cerimonia del 4 Novembre della traslazione da Aquileia a Roma della salma del Milite Ignoto sull’Altare della Patria. Sul Monumento al Re Vittorio Emanuele II, Padre della Patria, venne posto a coronamento dell’Unità d’Italia, sempre nel 1921 il Bollettino della Vittoria con alla base un masso del Monte Grappa, “Monte Grappa Tu sei la mia Patria”.

Nel 1924 venne insignito, insieme al generale Cadorna, del titolo onorifico di Maresciallo d’Italia, istituito da Mussolini per rendere onore ai due Capi di Stato Maggiore della Grande Guerra. In mostra è esposto il prestigioso Bastone da Maresciallo, accolto in una teca, decorata con momenti evocativi della Grande Guerra. Tra le onorificenze più importanti, che gli vennero conferite, il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia, in mostra è esposta la Croce bianca e oro.

Questo uomo straordinario morì a Roma il 29 Febbraio del 1928, in una casa in Via Giovanni Battista, 11, oggi detto Palazzetto Diaz al N° 1 sulla facciata è posta una targa con il testo del Bollettino della Vittoria. Fu sepolto nella Chiesa di Stato di Santa Maria degli Angeli, vicino alla tomba di un altro valoroso eroe della Grande Guerra, il Duca del Mare, il Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel.

Con la Grande Guerra si portò a compimento il processo di Unificazione Nazionale, atto nascente dell’Identità Italiana. Il Regio Esercito con “Fede Incrollabile” e “Tenace Valore” dopo quarantuno mesi di aspre battaglie riuscì a mettere in fuga “Quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo”, espressione presente nell’ultimo Bollettino di guerra il N°1268, che rende onore a tutti i Combattenti, firmato Armando Diaz.

“Combattere per la Patria è onore,
morire combattendo è gloria”

Il Bollettino della Vittoria, documento fondamentale diffuso ovunque e inciso su ogni tipo di supporto (carta, disco, pietra, bronzo) e di tutte le dimensioni, ricorda la decisiva e valorosa battaglia di Vittorio Veneto, che entrerà nell’immaginario collettivo, come simbolo di Unità, Sacrificio, Concordia e Fedeltà al Re e all’Italia. In questo senso vanno ricordate le parole di Mussolini nel 1922 Maestà , Vi porto l’Italia di Vittorio Veneto”.

La Grande Guerra è l’evento più raccontato, più scritto, più documentato con il solo fine di conservare viva la memoria dell’atto fondativo dell’Unità della Patria e dell’Identità Nazionale. Quell’istante è indelebile nella Storia d’Italia e nella mente degli Italiani. Attualmente il 4 Novembre è dedicato alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, e ancora oggi “La Leggenda del Piave”, scritta dal napoletano E. Mario, nell’agosto del 1918, è l’Inno dedicato a tutti i Gloriosi Caduti.

“La Vittoria sciolse l’ali al vento
Fu Sacro il patto antico
Sicure l’Alpi libere le sponde”