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Crisi Nucleare e Un Futuro Incerto

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Nel cuore di una crisi diplomatica che coinvolge potenze globali, l’Iran e il gruppo E3 — Francia, Germania e Regno Unito — cercano di mantenere aperto un canale di negoziazione sul programma nucleare, mentre l’Europa affronta la sfida di unire gli alleati e evitare un ulteriore inasprimento delle sanzioni. Tra un accordo ormai in stallo, la “massima pressione” degli Stati Uniti e le richieste iraniane di una completa revoca delle sanzioni, la diplomazia internazionale si trova di fronte a scelte decisive.

La relazione tra l’Iran e il gruppo E3, composto da Francia, Germania e Regno Unito, è sempre stata complessa e contraddittoria. Se da una parte le potenze europee hanno cercato di svolgere un ruolo di mediatori tra Teheran e Washington, dall’altra, le divergenze internazionali, i cambiamenti politici e le sfide geopolitiche hanno ostacolato il raggiungimento di un accordo stabile e duraturo. Il tema centrale che ha dominato questa relazione negli ultimi anni è stato l’accordo nucleare del 2015 (JCPOA), che ha visto l’Iran impegnarsi a limitare il proprio programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. Tuttavia, con il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018 e il ripristino delle sanzioni sotto la presidenza di Donald Trump, la situazione è rapidamente degenerata, portando a un progressivo deterioramento dei legami diplomatici tra le potenze occidentali e l’Iran.

Nel 2025, nonostante gli sforzi per ripristinare il dialogo, le negoziazioni sono ancora bloccate, con il paese persiano che ha continuato a portare avanti il suo programma nucleare e le potenze occidentali che cercano di fermare la sua progressiva avanzata verso la capacità nucleare militare. In un contesto globale sempre più interconnesso e segnato dalla crisi ucraina, l’Iran è diventato un punto cruciale nelle strategie geopolitiche di molte nazioni. La diplomazia resta il principale strumento a disposizione per evitare un’escalation militare e garantire la sicurezza internazionale, ma le divergenze interne e le alleanze mutevoli complicano ulteriormente la situazione. Con il termine delle attuali negoziazioni che si avvicina, è chiaro che l’Europa si trova ad un bivio, dove la sua azione o passività determinerà il futuro dell’accordo nucleare e, potenzialmente, della sicurezza mondiale.

L’Iran e il gruppo E3, formato da Francia, Germania e Regno Unito, si trovano a un punto di svolta nelle loro relazioni diplomatiche. Dopo un lungo periodo di conflitti e frizioni, le tensioni sembrano essere arrivate a un livello critico. Il focus principale è il futuro dell’accordo nucleare del 2015, meglio conosciuto come il Piano d’Azione Completo congiunto (JCPOA), che oggi giace in una fase di stallo, con la sua operatività compromessa dalle azioni unilaterali degli Stati Uniti e da una serie di difficoltà diplomatiche che coinvolgono anche l’Unione Europea. Il gruppo E3 sta cercando di riaccendere una dialogo con Teheran, ma la mancanza di una strategia comune e le difficoltà interne alle alleanze europee potrebbero impedire una soluzione a lungo termine.

Le tensioni tra l’Iran e gli Stati Uniti sono cresciute negli ultimi anni, in particolare dopo che l’ex presidente Donald Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dall’accordo nucleare nel 2018, creando una frattura che ha minato la fiducia tra le potenze mondiali e Teheran. Nonostante gli sforzi per riavviare il dialogo, il clima resta teso. Gli Stati Uniti, sotto la presidenza di Joe Biden, hanno tentato di riprendere il dialogo, ma le difficoltà interne, le minacce di sanzioni e la posizione di intransigenza da parte iraniana continuano a rendere il processo diplomatico estremamente complesso.

Nel frattempo, l’Unione Europea ha cercato di mantenere un canale di comunicazione aperto, consapevole dell’importanza strategica di una risoluzione pacifica della crisi nucleare, sia per la stabilità regionale che per la propria sicurezza. Tuttavia, l’Europa si trova in una posizione di limbo, escludendo inizialmente se stessa dalle trattative dirette tra gli Stati Uniti e l’Iran, pur tentando di svolgere un ruolo di mediazione. Il gruppo E3, che comprende le tre principali potenze europee, ha dimostrato ripetutamente il suo interesse a trovare una soluzione, ma la coesione tra gli Stati membri sembra fragile e i segnali di disaccordo non sono mancati. La partecipazione dell’UE appare, infatti, solo marginale se non completamente subordinata alle dinamiche internazionali dominate dalla diplomazia anglo-americana.

La mancanza di trasparenza e coordinamento tra gli Stati Uniti e i membri del gruppo E3 è una delle principali difficoltà che i diplomatici europei devono affrontare. Da una parte, gli Stati Uniti continuano a perseguire una politica di “massima pressione” nei confronti dell’Iran, cercando di forzare Teheran a sedersi al tavolo delle trattative con l’obiettivo di ottenere concessioni su nucleare e altre aree sensibili. Dall’altra parte, le nazioni europee si trovano divise tra il desiderio di evitare l’escalation del conflitto e il bisogno di difendere la propria sicurezza, con un occhio attento al futuro delle sanzioni internazionali che continuano a pesare sull’Iran.

Queste difficoltà sono ulteriormente aggravate dalle minacce esplicite provenienti da Washington, che ha messo sotto pressione l’Iran con richieste di ripristinare l’accordo o affrontare ulteriori sanzioni. Sebbene Trump non sia più alla Casa Bianca, la politica di massima pressione resta un pilastro della strategia statunitense, anche sotto la presidenza di Biden. D’altro canto, l’Iran ha continuato a portare avanti il proprio programma nucleare, ripetendo con insistenza che l’energia nucleare del paese è destinata a scopi pacifici e che non intende dotarsi di armi nucleari.

In questo contesto di crescente tensione, l’Unione Europea ha tentato di giocare un ruolo di mediazione tra le potenze mondiali e l’Iran. Il gruppo E3 ha svolto un lavoro diplomatico importante per cercare di trovare una soluzione che possa accontentare entrambe le parti, ma senza un chiaro allineamento delle posizioni tra gli Stati Uniti e le potenze europee, le possibilità di successo rimangono incerte. I diplomatici europei hanno più volte dichiarato che il dialogo con l’Iran resta una priorità, ma il mancato coordinamento con gli Stati Uniti e la crescente pressione da parte di Teheran rendono difficile il raggiungimento di un accordo significativo.

La diplomazia dell’UE si è mossa su due binari. Il primo riguarda la possibilità di cercare di rilanciare l’accordo nucleare del 2015, ormai inoperante, mentre il secondo si concentra su un piano B, volto a preparare una risposta europea più incisiva in caso di fallimento della negoziazione, che potrebbe includere il ricorso allo snapback, un meccanismo che consentirebbe di reintrodurre automaticamente le sanzioni Onu contro l’Iran in caso di violazioni gravi. La Francia, la Germania e il Regno Unito sono stati chiari: se la sicurezza europea venisse minacciata, non esiteranno ad adottare misure restrittive.

Nonostante ciò, la minaccia di uno snapback ha suscitato preoccupazioni a Teheran, che ha avvertito l’Europa delle possibili conseguenze di una strategia di confronto. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha sottolineato che una politica di sanzioni e conflitto potrebbe innescare una crisi globale sulla proliferazione nucleare, con conseguenze dannose anche per i paesi europei. L’Iran ha chiesto all’Unione Europea di non rimanere passiva e di svolgere un ruolo più attivo nella ricerca di una soluzione, ribadendo la disponibilità a rilanciare i legami bilaterali a condizione che ci sia una reale volontà politica da parte europea.

Le sanzioni economiche che gravano sull’Iran rappresentano uno degli aspetti più critici nelle negoziazioni. Da parte iraniana, le richieste sono chiare: la revoca immediata di tutte le sanzioni economiche, che hanno avuto un impatto devastante sull’economia nazionale, in cambio di impegni concreti riguardo alla limitazione delle capacità nucleari del paese. Ali Shamkhani, consigliere influente della Guida Suprema Ali Khamenei, ha dichiarato che l’Iran è pronto a rinunciare alla costruzione di armi nucleari e a limitare l’arricchimento dell’uranio, ma ha sottolineato che queste concessioni dipendono dalla rimozione delle sanzioni economiche e dalla normalizzazione delle relazioni economiche e commerciali.

L’Iran è disposto a consentire la supervisione internazionale del proprio programma nucleare, ma solo in cambio di un miglioramento sostanziale delle condizioni economiche. Questo scambio, tuttavia, appare complicato, poiché le potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti, temono che qualsiasi allentamento delle sanzioni possa consentire a Teheran di riprendere la corsa verso la costruzione di armi nucleari. Le posizioni sono quindi contrastanti, e il margine di manovra per un compromesso sembra sempre più ristretto.

La diplomazia multilaterale non si limita solamente alla questione nucleare. Le crisi internazionali, come quella in Ucraina, hanno contribuito a rendere le dinamiche geopolitiche più complesse. La cooperazione tra l’Iran e la Russia, in particolare per quanto riguarda il supporto iraniano alla guerra in Ucraina, ha complicato ulteriormente la posizione di Teheran sul piano internazionale. La fornitura di droni iraniani alle forze russe ha alimentato le preoccupazioni occidentali sulla sicurezza internazionale e ha aumentato la difficoltà di riavvicinamento tra l’Iran e l’Occidente.

L’incontro a Istanbul tra il segretario di Stato americano, Marco Rubio, e i consiglieri per la sicurezza nazionale dei tre paesi europei ha dimostrato che le questioni iraniane non si possono più trattare separatamente da altre crisi geopolitiche. La posizione dell’Iran sulla guerra in Ucraina, la sua crescente alleanza con la Russia e le sue ambizioni nucleari hanno reso più complicata la negoziazione di un accordo con le potenze occidentali, che si trovano a dover affrontare una crisi multilaterale interconnessa. Il conflitto in Ucraina ha esacerbato le difficoltà diplomatiche e ha messo alla prova la capacità di trovare un equilibrio tra sicurezza, diplomazia e interessi economici.

Il futuro dell’accordo nucleare iraniano è a un bivio. Con la scadenza per l’attivazione dello snapback fissata per ottobre, l’Europa si trova di fronte a una decisione cruciale: scegliere se intensificare la propria azione diplomatica per evitare una spirale di sanzioni che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione, o accettare una posizione subordinata rispetto agli Stati Uniti. La diplomazia europea è fragile, ma ancora possibile. La finestra per risolvere la crisi nucleare iraniana si sta rapidamente chiudendo, e il tempo è essenziale. Se l’Unione Europea non saprà sfruttare questo momento per giocare un ruolo incisivo e indipendente, potrebbe finire per rimanere ai margini di una crisi che coinvolge la sicurezza globale.

In questo scenario incerto, le diplomazie dei vari attori internazionali, tra cui Iran, Stati Uniti e Unione Europea, dovranno lavorare insieme per trovare una soluzione che garantisca la sicurezza regionale e internazionale, senza compromettere le ambizioni nucleari di Teheran e la stabilità politica mondiale. Se le tensioni continueranno a crescere senza un accordo soddisfacente, la possibilità di una crisi nucleare globale rimarrà un rischio sempre più concreto.

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