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da CANTERBURY a Paestum, in pellegrinaggio tra BECKET e Matteo Renzi

Dalla TRAGEDIA alla FARSA

_____________di  TORQUATO CARDILLI 

Storicamente gli avvenimenti di rilievo ed i personaggi che ne sono protagonisti si presentano sul palcoscenico della vita politica due volte. Questa immagine della ripetizione storica degli eventi fu pensata un secolo e mezzo fa da Engels che in una lettera a Marx scriveva: “…sembra che tutto si presenti due volte, la prima come tragedia, la seconda volta come farsa pidocchiosa… “. Dov’è la ripetizione che ci interessa? Si svolge in un luogo sacro ed ha come protagonista un uomo di potere.

“Assassinio nella cattedrale” è un capolavoro teatrale, uscito dalla penna di Thomas Eliot. Esso descrive il ritorno in Inghilterra nel 1170 di Becket, arcivescovo di Canterbury, dopo un esilio di sette anni impostogli dal re, e il suo assassinio proprio nella cattedrale. L’opera teatrale si apre con un coro premonitore di eventi violenti, nello stile della tragedia greca: mentre tre sacerdoti riflettono sull’esilio dell’arcivescovo e sul pericolo derivante dalla crescita del potere della monarchia, arriva proprio Becket. Questi rifiuta le proposte di tre figure demoniache tentatrici che gli offrirebbero di salvarsi, e pronunciando un forbito discorso sul valore spirituale, accetta con fatale rassegnazione il suo destino annunciando ai presenti con parole di fatalità, che entro poco tempo essi potrebbero avere un martire in più da ricordare.

Irrompono sulla scena quattro cavalieri che avendo udito il disappunto del re sulla condotta di Becket, lo accusano di tradimento. L’arcivescovo dichiara la propria lealtà e richiede di essere processato pubblicamente, ma ciò non serve a risparmiargli la vita, mentre il coro preannuncia con il suo mesto canto il finale tragico. Becket si trova nella sua cattedrale e i cavalieri senza rispettare il luogo sacro lo uccidono. Fin qui la tragedia. Vediamo ora la farsa.

L’uomo della rottamazione che si riteneva invincibile è stato costretto a cedere, ad uscire dalla trincea anzi dal bunker e gettare la spugna come accade al pugile suonato. Esiliato dal popolo sovrano che gli ha sbattuto la porta in faccia sulla riforma costituzionale, è ritornato in scena come capo di una fazione votata all’insuccesso. Incurante dei vari passi falsi ed incidenti di percorso in tutte le prove elettorali dell’ultimo anno, decide di sfidare il buon senso e l’opinione pubblica.

Il 25 ottobre, nel suo tour elettorale con il treno Freccia Bianca che ha imbarcato il coro dei caudatari, arriva a Paestum per il suo comizio. Ed è qui che si è consumato l’ultimo atto grottesco, tanto che la stampa inglese non ha avuto peli sulla lingua nel ribattezzare il nuovo corso come “Farse Italy”.

Lontano dai clamori delle stazioni ferroviarie assediate dai manifestanti, senza attendere il permesso del vescovo e del parroco entra nella basilica paleocristiana della Santissima Annunziata (che era stata messa a disposizione per un evento culturale e non per un evento politico del PD), sale davanti all’altare come fosse un metropolita o un delegato papale ed ammonisce i famigli in adorazione.

In prima fila c’è il gotha della macchietta meridionale: il noto governatore della regione De Luca, il figlio Piero, membro della segreteria regionale, la segretaria del Pd campano Assunta Tartaglione, l’ex sindaco di Agropoli Franco Alfieri, anche noto come il re delle fritture di pesce. Arringando i presenti dal pulpito sillaba che non cederà di fronte a quanti vogliono scalzarlo, che prenderà i voti casa per casa e che c’è bisogno di una solidarietà piena dell’apparato. Dopo aver urlato ripetutamente “io non mollo”, imitando un altro che aveva proclamato “se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi”, ha preferito continuare su una strada senza sbocco e risalendo sul treno che lo porta in giro nel paese non ha trovato folle festanti, ma contestatori arrabbiati. Scorrendo la stampa internazionale e ascoltando i notiziari delle più importanti reti televisive si percepisce come sul nostro paese si appuntino gli strali dell’ironia, della commiserazione, della riprovazione, della critica.

Siamo diventati ormai un caso patologico di politici mendaci senza vergogna, capaci di fiumi di promesse contraddittorie, senza costrutto e senza fatti, di rinnegare la parola data, di deputati e senatori caudatari che ad un fischio del padrone, votano la fiducia come un gregge belante, continuando a confondere le sorti del loro padrone con quelle del paese, annebbiando le idee del popolo italiano, e restando insensibili di fronte alle sue reali condizioni.

Si vedrà quale destino fatale l’attende, non certo di sangue, ma certamente di disonore.