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Dies Natalis Romae Aeternae

IL NATALE DI ROMA: TRA IERI, OGGI E DOMANI

Una riflessione (post celebrazioni del XXI Aprile)
per una Città proiettata nel futuro

di CRISTIAN ARNI 

Roma, 2771 dalla sua fondazione; Roma, tra Repubblica ed Impero, città dicotomica: divina e cialtrona, tra sacro e profano, Odi et amo catulliano, neanche a farlo apposta.

Roma: tra Occidente e Oriente, Nord e Sud del mondo allora s-conosciuto e racchiuso tra: superstizioni, credenze popolari nelle sue Colonne d’Ercole; Roma: dominio incontrastato, devozione da parte dei suoi sudditi, timore da parte delle popoli a Lei ostili.

Pronta ad essere amica di chi si piegava a lei, spietata con i suoi nemici; Roma, che tutto annesse al suo “volere e/è potere”, cornice su quel Mare Nostrum, crocevia di tanti scambi commerciali e conflitti, porto da cui partire e a cui approdare, teatro di importanti scambi commerciali per un’economia che tutto includeva.

Roma, villaggio globale ante-litteram, unita e scissa da dissidi e da discordie a volte interne, come nelle migliori tradizioni famigliari; trame di palazzo, intrighi politici, amori ed odii, lotte intestine per il potere, potere che induce alla follia allucinata di chi assurge a pieno titolo sopra le folle.

Roma, che dal 753 A.C. al 2018 D.C. assiste e resiste attivamente a tanti momenti critici e di passaggio, come quello epocale nella cronologia storica, e non solo, che segnerà la trasformazione dei culti pre-cristiani, pagani di stampo pre-indoeuropeo a quelli misterici e mitraici, a quelli che affondano nella tradizione ellenica, etrusca e sabina per giungere infine alle origini del cristianesimo prima e del cattolicesimo poi, attraverso un lungo e tortuoso percorso di trasformazione, sino alla fondazione di Santa Romana Chiesa Apostolica.

Roma, morta e risorta dalle proprie ceneri infinite volte, senza dare la responsabilità a Nerone perché Roma brucia ai nostri giorni per mano di ben altri “imperatori” scellerati, Urbe che da quelle stesse ceneri ri-genera la propria unicità nonostante tutto.

Roma, che tutto prese e poi tutto perse; città sempre al centro del mediterraneo, oggi diventata provincia di una globalizzazione soggiogata dalla liberalizzazione di un mercato febbrile ed aggressivo che tutto vorrebbe conquistare ed annettere a sé per il mero profitto.

Roma Caput Mundi, che divise il suo Impero in due entità precise: Impero Romano di Occidente ed Impero Romano d’Oriente; due centri nevralgici al dominio e alla divisione amministrativa: Roma da una parte, Costantinopoli dall’altra.

Roma, caduta ben due volte, in due atti conclusivi perché tanta era la sua grandezza che a Lei non era sufficiente una sola fine; due date che segnano la totale frammentazione di quel dominio: militare, politico, amministrativo e giuridico, che gli storici indicano, per convenzione, prima nel 476 D.C. ad Occidente, deposto da Odoacre l’ultimo imperatore, Romolo Augusto, poi nel: 1453 D.C. quando l’impero Ottomano conquistò Costantinopoli.

La Storia di Roma è lunga ma la sua magnificenza è ormai relegata ed assegnata ai libri ed alla memoria di questa Città/Mito moderno che fu simbolo di: unione, potere, arte, letteratura, diritto, politica, economia, ormai trasformata in squallido teatro di corruzione, mal governo, spreco di risorse pubbliche, piazza di spaccio, degrado morale/etico/ambientale, disprezzo del proprio patrimonio artistico e culturale che sopravvive ai suoi speculatori, edilizi e non, appaltatori e approfittatori che stanno ridisegnando il volto della Città Eterna per proiettarla verso un futuro incerto per essere la Capitale del paese che nonostante tutto conserva ancora parte del suo passato splendore.

Auguri Roma, auguri ai pochissimi Romani autoctoni ancora esistenti.