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Dinamiche Quantistiche del Potere

Scritto da Ottavia Scorpati il . Pubblicato in .

A cura di Ottavia Scorpati

Un’analisi delle forze invisibili che modellano il nuovo ordine globale, dove l’intelligenza artificiale e gli algoritmi agiscono come particelle fondamentali in un sistema complesso, alterando equilibri economici e politici e ponendo nuove sfide per la stabilità e l’equità mondiale.

La geopolitica del XXI secolo è sempre più influenzata da forze invisibili e “rendere invisibile” che vanno al di là della tradizionale diplomazia interstatale e dei conflitti armati. Tra queste, l’intelligenza artificiale (IA), gli algoritmi e le nuove tecnologie digitali emergono come elementi cardine che non solo determinano le strategie politiche, ma stanno anche ridefinendo le regole del gioco economico globale. Nelle ultime decadi, abbiamo assistito a una convergenza pericolosa tra interesse economico, potere geopolitico e innovazione tecnologica. L’intelligenza artificiale sta penetrando in tutti gli aspetti della vita umana, dal settore sanitario all’energia, fino al modo in cui vengono prese le decisioni politiche.

Mentre il mondo si trova a fronteggiare crisi globali legate alla salute, alla sicurezza energetica e alla crescita economica, nuove alleanze si formano nell’ombra, con attori privati e statali che si adoperano per esercitare il massimo controllo su queste tecnologie. L’influenza crescente degli algoritmi sta alterando gli equilibri di potere tradizionali, con la promessa di soluzioni rapide e efficienti che però nascondono rischi enormi per le democrazie e per la giustizia sociale. Allo stesso tempo, una nuova generazione di accordi segreti tra governi e aziende multinazionali sta modificando le dinamiche di potere a livello globale.

Nel contesto della geopolitica globale, l’algoritmo è ormai una delle leve più potenti. Le decisioni che influenzano milioni di persone, a volte anche miliardi, sono spesso guidate da sistemi automatizzati che analizzano enormi moli di dati, valutano scenari e suggeriscono soluzioni. Ma dietro queste tecnologie si cela una crescente concentrazione di potere. Se un tempo la geopolitica era il campo di gioco esclusivo degli Stati, oggi essa è diventata anche il dominio delle Big Tech, dei colossi farmaceutici e delle multinazionali dell’energia, che sempre più spesso negoziano in segreto per stabilire regole e strategie che vanno ben oltre le dichiarazioni pubbliche.

Nel settore farmaceutico, per esempio, le multinazionali sono diventate protagoniste di accordi con i governi per la produzione e distribuzione di farmaci, ma anche per il controllo di dati sensibili legati alla salute pubblica. L’introduzione di tecnologie avanzate, come la medicina predittiva e l’uso di “digital twins”, ovvero modelli digitali in grado di simulare comportamenti fisici o biologici di un individuo, ha radicalmente trasformato la gestione della salute pubblica, ma ha anche sollevato preoccupazioni in merito alla privacy dei cittadini e alla gestione di dati estremamente sensibili. Le aziende farmaceutiche sono così diventate non solo fornitori di soluzioni mediche, ma anche detentrici di un enorme potere informatico, con il rischio che questi strumenti vengano usati per scopi politici ed economici.

A livello energetico, l’introduzione di algoritmi avanzati sta cambiando le dinamiche di produzione e distribuzione. L’intelligenza artificiale viene sempre più utilizzata per ottimizzare i processi di estrazione, raffinazione e distribuzione di energia. Tuttavia, dietro queste soluzioni si nascondono alleanze e trattati poco trasparenti tra paesi produttori di energia e imprese tecnologiche, il cui scopo è quello di massimizzare il profitto a discapito della sostenibilità ambientale e delle politiche pubbliche nazionali.

L’esistenza di accordi segreti tra aziende private e governi non è una novità. Tuttavia, con l’ascesa delle tecnologie avanzate, il panorama si è complicato. La crescente influenza delle Big Tech nella politica globale, grazie alla capacità di gestire enormi volumi di dati e alla potenza degli algoritmi, sta portando a una nuova forma di diplomazia silenziosa. Alcuni dei più importanti trattati commerciali e alleanze geopolitiche in corso riguardano il controllo delle tecnologie emergenti, dalla comunicazione all’energia, dalla salute alla sicurezza nazionale.

In particolare, gli accordi tra Stati Uniti, Cina e Unione Europea sui temi della cybersecurity e dell’intelligenza artificiale sono un esempio di come la competizione per il dominio tecnologico stia plasmando le relazioni internazionali. Questi accordi avvengono spesso dietro le quinte, senza un’adeguata trasparenza, e sono focalizzati su vantaggi economici a breve termine, senza prendere in considerazione gli effetti a lungo termine sulla stabilità geopolitica. La digitalizzazione delle relazioni internazionali porta con sé nuovi rischi: cyber-attacchi, manipolazione delle informazioni e controllo totale sui flussi di dati internazionali.

Le aziende farmaceutiche, soprattutto quelle che operano nei settori delle biotecnologie e dei farmaci innovativi, sono state al centro di controversi accordi segreti durante la pandemia di COVID-19. La creazione dei vaccini, per esempio, ha visto la fusione di interessi tra governi e colossi farmaceutici come Pfizer, Moderna e AstraZeneca, con l’obiettivo di accelerare la produzione di vaccini. Tuttavia, dietro a questo apparente sforzo comune, si celano dinamiche che sollevano interrogativi in merito alla gestione dei brevetti, alla distribuzione dei farmaci nei paesi più poveri e all’accesso equo alle cure.

Alcuni analisti hanno suggerito che la pandemia abbia accelerato la formazione di una “economia della salute globale”, dove i paesi più ricchi si sono assicurati contratti esclusivi per l’acquisto di vaccini, mentre quelli più poveri sono stati lasciati con poche opzioni. Un altro aspetto preoccupante riguarda la possibilità che, sotto l’egida di una lotta contro le pandemie, vengano presi accordi segreti che possano favorire un controllo centralizzato delle risorse sanitarie globali.

Le implicazioni dell’uso massivo di intelligenza artificiale e algoritmi per il controllo della salute, della sicurezza e delle risorse naturali sono tutt’altro che neutre. Mentre la promessa di una medicina predittiva, di cure personalizzate e di una gestione più efficiente delle risorse energetiche può sembrare allettante, si pone il problema della governance di queste tecnologie. Gli algoritmi, se non regolamentati, rischiano di perpetuare le disuguaglianze esistenti, incrementando il divario tra i paesi ricchi e quelli poveri.

Le preoccupazioni etiche legate all’uso dell’intelligenza artificiale sono emerse in modo prepotente in settori come la salute, la privacy e l’occupazione. In ambito sanitario, ad esempio, gli algoritmi predittivi potrebbero diventare uno strumento per limitare l’accesso alle cure in base a determinati parametri economici o sociali. Se, per esempio, un algoritmo determina che un paziente ha basse probabilità di guarire, potrebbe non ricevere l’attenzione sanitaria necessaria, pur essendo potenzialmente in grado di migliorare con trattamenti innovativi.

Nel campo della sicurezza e della difesa, l’uso di IA e algoritmi complessi per la sorveglianza di massa e la gestione delle risorse militari potrebbe comportare una riduzione della privacy individuale e dei diritti civili. La “guerra algoritmica” è ormai una realtà, con attori statali e non statali che si avvalgono di algoritmi sofisticati per raccogliere informazioni, influenzare l’opinione pubblica e persino manipolare le elezioni.

In ambito energetico, l’utilizzo di IA per l’ottimizzazione delle risorse potrebbe, da un lato, portare a una gestione più efficiente dell’energia, ma dall’altro potrebbe accelerare il controllo da parte di pochi attori privati, che potrebbero monopolizzare il mercato e determinare le politiche energetiche globali. La transizione verso un’economia verde potrebbe quindi essere condizionata non solo dalla necessità di ridurre le emissioni di gas serra, ma anche dalla necessità di regolare la gestione delle risorse naturali e la distribuzione dell’energia.

La sfida dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi non riguarda solo l’innovazione tecnologica, ma anche il loro impatto sul mondo reale. Le nuove tecnologie sono destinate a trasformare radicalmente la geopolitica, l’economia e la società, ma solo se accompagnate da una governance globale adeguata e da normative che possano bilanciare gli interessi economici e il rispetto dei diritti umani. In assenza di una regolamentazione condivisa e di un impegno comune per garantire l’equità e la trasparenza, l’IA rischia di

diventare uno strumento di potere per pochi, invece che una risorsa per il bene comune.

L’emergere di un “nuovo ordine mondiale” basato sull’intelligenza artificiale, che mescola interessi privati e statali, presenta rischi enormi. La geopolitica del futuro sarà determinata non solo dalla capacità di produrre energia, di sviluppare farmaci innovativi o di costruire infrastrutture digitali, ma anche dalla capacità di garantire un equilibrio tra le diverse potenze globali e da una governance capace di affrontare le sfide etiche e sociali derivanti da queste tecnologie.

La lotta per il controllo degli algoritmi è solo all’inizio. La battaglia si gioca non solo tra Stati, ma anche tra grandi corporation, il cui potere è destinato a crescere, se non si riusciranno a creare meccanismi di regolazione e controllo più solidi e trasparenti. Il futuro della geopolitica e dell’economia globale sarà segnato dalla capacità di mantenere l’equilibrio tra innovazione tecnologica, rispetto dei diritti umani e giustizia sociale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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