Skip to main content

Farmacie nell’Unione Europea

Scritto da Danilo Pette il . Pubblicato in .

Un’analisi del quadro normativo europeo che equilibra la protezione della salute con la libera concorrenza nel settore farmaceutico, esplorando l’evoluzione del modello di farmacia come presidio sanitario e punto di riferimento per la cittadinanza.La farmacia in Europa non è solo un esercizio commerciale, ma un elemento fondamentale del sistema sanitario pubblico, un nodo essenziale nella rete di servizi sanitari che garantisce la salute dei cittadini. Il suo ruolo va ben oltre la mera distribuzione di farmaci, comprendendo funzioni di consulenza, prevenzione, educazione sanitaria e sorveglianza sulla corretta gestione delle terapie. In questo quadro, la regolamentazione delle farmacie e il loro inquadramento giuridico non sono solo una questione economica, ma un tema di rilevanza sociale e sanitaria che risponde a principi costituzionali e comunitari. Le normative che regolano l’apertura, la distribuzione, la gestione e il controllo delle farmacie riflettono l’impegno dell’Unione Europea a garantire un accesso equo alla salute, una salute che è riconosciuta come diritto fondamentale nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (articolo 35), ma anche come elemento essenziale per il benessere delle popolazioni e la sostenibilità dei sistemi sanitari.
Le normative nazionali, benché variabili da Paese a Paese, sono state modellate attorno all’idea di evitare che il mercato dei farmaci sia ridotto a un gioco puramente economico, in cui la concorrenza e la ricerca del profitto rischiano di compromettere la qualità e l’accessibilità del servizio sanitario. L’equilibrio tra la libertà di stabilimento e la protezione della salute dei cittadini è stato al centro delle decisioni della Corte di Giustizia Europea, che ha sempre ribadito la legittimità di regolamentazioni nazionali in grado di tutelare la salute pubblica, anche a costo di limitare la libera concorrenza. Le sentenze, in particolare quelle relative ai vincoli territoriali, alla titolarità delle farmacie e alla distribuzione dei medicinali, non solo hanno sostenuto il diritto degli Stati membri di imporre limitazioni, ma hanno anche fornito un quadro normativo che consente agli Stati di bilanciare le esigenze di mercato con quelle di salute pubblica.
Il settore farmaceutico è uno dei più regolamentati, con una fitta rete di normative che riguarda ogni aspetto della filiera, dalla produzione alla distribuzione fino alla vendita al pubblico. Le farmacie, in quanto centri nevralgici di distribuzione dei farmaci, rappresentano uno degli ultimi presidi sanitari accessibili al pubblico, soprattutto nelle aree più isolate o periferiche. In questo contesto, la farmacia assume una funzione che va ben oltre la semplice fornitura di farmaci. Essa diventa una sorta di “pronto soccorso” per i cittadini, un punto di riferimento quotidiano per la consulenza sanitaria, l’educazione alla salute e la gestione delle malattie croniche. Il farmacista, infatti, non è un semplice commerciante, ma un professionista della salute, con competenze specifiche e responsabilità legate alla sicurezza del consumo di farmaci, alla prevenzione di errori terapeutici e alla gestione di patologie comuni.
La geografia delle farmacie in Europa è progettata per garantire che ogni cittadino, indipendentemente dalla sua residenza, possa avere un accesso equo ai medicinali. Gli Stati membri, attraverso specifici criteri di distribuzione e vincoli territoriali, si assicurano che le farmacie siano distribuite in modo capillare e che non vi siano concentramenti in aree ad alta densità, né desertificazioni nelle zone più periferiche. Questo modello di pianificazione ha spesso incontrato opposizioni da parte dei gruppi economici che spingono per la liberalizzazione del mercato, ma è sempre stato difeso da una visione di equità sanitaria che impedisce che il sistema sanitario diventi una mera questione di profitto. In alcuni Paesi, come l’Italia, la Germania e la Francia, la titolarità delle farmacie è strettamente legata alla presenza di un farmacista, una misura che ha lo scopo di garantire non solo la qualità del servizio, ma anche l’appropriatezza e la sicurezza dei trattamenti.
L’evoluzione normativa del settore farmaceutico in Europa ha visto, tuttavia, anche il sorgere di richieste di liberalizzazione, spinto in parte dalla globalizzazione e dalle dinamiche di mercato. Grandi gruppi multinazionali, interessati ad entrare nel mercato europeo, hanno cercato di superare i vincoli imposti dai regolamenti nazionali, sostenendo che una maggiore concorrenza avrebbe abbassato i prezzi e migliorato l’offerta. Tuttavia, le istituzioni europee e le giurisdizioni nazionali hanno sempre sottolineato che tali richieste, pur legittime dal punto di vista economico, devono essere valutate alla luce degli effetti che potrebbero avere sulla qualità del servizio e sulla sicurezza della salute pubblica. La Corte di Giustizia Europea, infatti, ha stabilito che le regolamentazioni che limitano l’ingresso di grandi catene o attori esterni nel mercato farmaceutico non solo sono legittime, ma necessarie per mantenere il controllo sulla distribuzione dei medicinali e per tutelare la salute dei cittadini.
Il commercio elettronico dei farmaci è un altro ambito in cui si è cercato di bilanciare la libertà di mercato con la protezione della salute. La Corte di Giustizia Europea ha affrontato la questione in relazione al caso DocMorris (sentenza C-322/01), dove è stato stabilito che la vendita online di farmaci può avvenire, ma solo nel rispetto di precise condizioni di sicurezza. In particolare, l’adozione di misure che garantiscano che i farmaci venduti online non costituiscano un rischio per i pazienti è essenziale. La sentenza ha quindi aperto la strada alla liberalizzazione di alcune pratiche commerciali, ma ha chiaramente affermato che la vendita di medicinali online non può compromettere la sicurezza dei pazienti né minare la qualità dell’assistenza farmaceutica.
Le ricadute economiche della regolamentazione del settore farmaceutico sono complesse e spesso contraddittorie. Mentre da un lato si sostiene che un sistema più libero e concorrenziale possa ridurre i costi e ampliare l’offerta, dall’altro si riconosce che una regolamentazione stringente garantisce un controllo maggiore sulla sicurezza dei farmaci, riducendo i rischi di frodi e abusi. Inoltre, la prevenzione e la consulenza svolta dalle farmacie rappresentano un valore economico difficile da quantificare, ma che è indiscutibile nel lungo periodo. La capacità del farmacista di intercettare segnali di patologie emergenti, di monitorare le terapie e di educare la popolazione sull’uso corretto dei farmaci ha un impatto positivo sulla salute pubblica e può ridurre i costi complessivi del sistema sanitario.
Nel contesto delle sfide demografiche e sociali che l’Europa sta affrontando, come l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle disuguaglianze sociali, le farmacie rivestono anche un ruolo fondamentale nel garantire l’accesso ai servizi sanitari in modo equo. In molte zone rurali o scarsamente popolate, la farmacia è l’unico punto di accesso ai servizi sanitari, svolgendo funzioni che vanno dalla consulenza sulla salute alla somministrazione di vaccini, passando per la gestione delle malattie croniche. Questo è stato particolarmente evidente durante la pandemia da COVID-19, quando le farmacie sono state in prima linea nella distribuzione di dispositivi di protezione, nella somministrazione dei vaccini e nell’effettuazione dei test diagnostici, rivelando ancora di più l’importanza delle farmacie nel sistema sanitario.
L’orientamento della Corte di Giustizia Europea, che ha costantemente ribadito il principio che la regolamentazione delle farmacie non deve essere subordinata esclusivamente agli interessi economici, si inserisce in una più ampia visione della salute come diritto fondamentale. La giurisprudenza della Corte si è sempre orientata nel confermare che le regolamentazioni nazionali che tutelano la salute pubblica, pur interferendo con il mercato, sono giustificate e legittime, a patto che siano proporzionate e non discriminatorie. La politica sanitaria dell’Unione Europea, pur con le sue sfide di armonizzazione, continua a considerare la salute come un valore primario da tutelare.
In un contesto in cui la globalizzazione e le nuove tecnologie digitali stanno modificando il panorama economico e sanitario, le farmacie, pur mantenendo la loro centralità nella distribuzione dei farmaci, sono chiamate a evolvere. L’emergere di nuove malattie, la crescente prevalenza delle patologie croniche e l’invecchiamento della popolazione europea pongono sfide sempre più rilevanti per i sistemi sanitari. Le farmacie, come presidi di salute sul territorio, potrebbero svolgere un ruolo sempre più rilevante non solo nella distribuzione di farmaci, ma anche nella gestione a lungo termine delle malattie, nella prevenzione e nella promozione di stili di vita sani.
La crescente digitalizzazione e l’espansione del commercio elettronico dei farmaci pongono nuove sfide normative che richiedono un coordinamento tra le politiche nazionali e quelle comunitarie. Le proposte di regolamento europeo sullo Spazio Europeo dei Dati Sanitari e sulla revisione della legislazione farmaceutica sono indicative della necessità di un approccio globale e integrato alle sfide future. L’equilibrio tra il libero mercato e la tutela della salute pubblica rimane uno dei temi centrali nella discussione sulla regolamentazione delle farmacie in Europa, un dibattito che sarà destinato a evolversi con l’evoluzione dei sistemi sanitari e del mercato mondiale.

©Danilo Pette

Condividi su: